
L’impatto sul consumo di acqua in Cile
Secondo il documento sulla strategia climatica a lungo termine del Cile, negli ultimi 30 anni il paese ha sofferto una diminuzione della disponibilità idrica pari al 20% nelle aree meridionali e al 50% nelle regioni centro-settentrionali. Il problema è legato all'aumento delle temperature che causano un disgelo più rapido e riducono l'acqua dei ghiacciai. Anche i regimi di precipitazione sono cambiati, peggiorando la situazione 64. Ciò rappresenta un problema quando si tratta di fornire acqua dolce locale per la produzione di idrogeno senza aggravare lo stress idrico esistente. Tuttavia, il Cile ha 6.437 km di costa, cosa che offre l'opportunità di utilizzare
l'elettrolisi dell'acqua di mare per ridurre o eliminare la necessità di acqua dolce. Il Cile ha il più grande sistema di desalinizzazione dell'America Latina e il governo ha proposto misure politiche per promuovere l'uso dell'acqua desalinizzata nei settori agricolo e minerario 65. Durante il lavoro sul campo svolto dall’Observatori del Deute en la Globalització nel nord del Cile nel novembre 2022, sono state ascoltate le voci di diversi appartenenti al popolo Chango, che hanno spiegato l'impatto degli impianti di desalinizzazione sui loro mezzi di sussistenza. Una di queste voci è stata quella di Raúl Riquelme, un pescatore e sommozzatore della penisola di Punta Cuartel, che ha spiegato che i sommozzatori sul fondale marino hanno i loro biosensori e che per la loro struttura dimensione e grandezza hanno rilevato che qualcosa di negativo sta accadendo nella baia. Inoltre altre attività, come la pesca a strascico, peggiorano ulteriormente questi impatti. Marcelo Silva ha commentato che le risorse marine, come i molluschi o i pesci, non sono più disponibili nell'abbondanza o alle profondità di prima. Ora devono andare più in profondità e più lontano per cercarle, e tutto questo comporta un rischio a cui non sono abituati.
L’impatto sul consumo di acqua in Spagna
Sebbene la produzione di idrogeno rappresenti una piccola frazione del fabbisogno idrico di tutte le industrie, l'ambizione dell'Europa di far crescere e decarbonizzare il proprio settore dell'idrogeno comporta una competizione sempre maggiore sull'acqua. La domanda deve essere gestita in modo adeguato, soprattutto nelle regioni già sottoposte a stress idrico o a periodi di siccità.
Secondo l’IRENA, entro il 2040 oltre il 46% di tutti i progetti per l'idrogeno pianificati in Spagna saranno probabilmente ubicati in aree ad alta carenza idrica. Il Portogallo e l'Italia hanno le percentuali più alte di progetti situati in aree con stress idrico elevato o estremamente elevato, rispettivamente con il 71% e il 69%. Ciò indica che la produzione di idrogeno nei paesi dell'Europa meridionale deve affrontare un elevato grado di competizione per l'acqua da parte di altri settori. Stimando il possibile consumo di acqua in Spagna dei diversi piani, strategie e scenari, e applicando il range proposto dalla società di consulenza GHD (da 60 a 95 l per kg di idrogeno), si ottengono i risultati riportati nella tabella qui sotto.

Tutti questi consumi si aggiungono a quelli già esistenti in Spagna, dove la situazione idrica sta diventando sempre più grave e lo scenario di un collasso idrico sta accelerando, soprattutto in regioni come Andalusia, Castiglia-La Mancia, Valencia, Murcia e Catalogna.
Quest'ultima ha dichiarato, il 1° febbraio 2024, lo stato di emergenza per siccità 66. Esiste un elevato grado di sovrasfruttamento dei fiumi, delle falde acquifere e delle zone umide, accentuato dal cambiamento climatico in atto. Negli ultimi 25-30 anni l'aumento delle temperature medie ha ridotto di circa il 20% l'acqua che scorre nei fiumi e nelle falde acquifere, e la tendenza continua. A ciò si aggiunge una siccità sempre più frequente e intensa. Inoltre la domanda di acqua, concentrata soprattutto nell'irrigazione con oltre l'85% del consumo idrico, continua a crescere, incidendo sulla disponibilità di acqua negli spazi naturali protetti.
Nelle interviste realizzate, Ecologistes en Acció di Tarragona sottolinea la necessità di dare priorità agli usi pubblici invece che privati delle risorse naturali, come l'acqua, di valutare gli impatti dell'aumento del consumo e, quindi, della pressione sull'ambiente, in un momento in cui la mancanza d'acqua e le condizioni di siccità sono davvero allarmanti. Denunciano il fatto che la Generalitat sta pensando di ridurre i volumi di flussi minimi dei fiumi in Catalogna. In Andorra, la Plataforma a favor de los paisajes de Teruel segnala che Endesa possiede una concessione idrica di 18 milioni di metri cubi (hm3) per la centrale termica di Andorra. L'acqua proviene dal fiume Guadalope, precisamente dal bacino idrico di Santolea (Castellote), che è stato rialzato e parte dei lavori e della conduzione sono stati pagati da Endesa.
“C'è una risorsa contesa da tutti”, afferma la Piattaforma, poiché anche gli agricoltori sono interessati a quest'acqua e ciò entrerebbe in conflitto con l'uso dell'idrogeno. D'altra canto sottolinea che a causa delle condizioni aride della zona “si dovrebbe stabilire una priorità negli usi dell'acqua”. Anche nei Paesi Baschi c'è preoccupazione per l'uso dell'acqua, per la qualità che dovrebbe avere e per la gestione delle acque reflue. “I progetti sembrano molto belli, ma a livello pratico sono molto complessi". Se l'acqua di mare dovesse essere utilizzata ai livelli industriali previsti, la gestione della salamoia dovrebbe essere effettuata in modo appropriato o genererebbe gravi impatti ambientali.
5.3 L’implementazione delle energie rinnovabili
Il successivo fattore chiave per la produzione di idrogeno verde è l'energia rinnovabile. Il sistema energetico, così come è attualmente concepito, favorisce l'accumulo di capitale e i profitti aziendali rispetto alla sostenibilità della vita per la maggior parte della popolazione. Una transizione giusta e femminista significa anche analizzare criticamente il modo in cui utilizziamo l'energia e le disuguaglianze che ne derivano, chi finisce per utilizzare la maggior parte dell'energia e a spese di chi 67. Storicamente si è ritenuto che le energie rinnovabili, grazie alla loro possibilità di implementazione delocalizzata e territorializzata, potessero aprire la porta a una maggiore democratizzazione dell'energia e della sovranità. Tuttavia, la scelta di un modello di esportazione e di consumo intensivo dell'idrogeno verde favorisce l'esatto contrario.
Secondo la Hydrogen Science Coalition, solo per decarbonizzare l'idrogeno utilizzato oggi - 120 milioni di tonnellate (il 99% da fonti fossili) - servirebbe una quantità di energia elettrica eolica e solare pari a quasi tre volte quella prodotta a livello mondiale nel 2019 68.
Va notato che l'idrogeno verde incorre in forti perdite di energia in ogni tappa della sua catena del valore 69. La perdita totale di energia dipenderà dall'uso finale dell'idrogeno 70. Maggiori saranno le perdite di energia, maggiore sarà la capacità elettrica rinnovabile necessaria per produrre l’idrogeno verde. Questa necessità di capacità di produzione di elettricità rinnovabile deve aggiungersi a quella necessaria per decarbonizzare il mix elettrico per raggiungere gli obiettivi delle strategie energetiche. Sebbene siano necessarie, le energie rinnovabili presentano diversi problemi che devono essere presi in considerazione, come gli impatti dell'estrazione dei materiali necessari per la loro produzione, la trasformazione e l'occupazione dei siti in cui vengono installate, o anche la competizione su terreni in aree destinate a preservare la biodiversità o a pratiche agro-ecologiche. Lo sviluppo dell'idrogeno non può restare indifferente a tali impatti, deve studiare questi aspetti, effettuare una pianificazione adeguata e attuare procedure di valutazione dell'impatto ambientale.
Questo problema è particolarmente preoccupante se si aggiungono le dinamiche neocoloniali, in quanto i progetti per l'idrogeno rinnovabile nel Sud globale sono ad alto rischio di accaparramento di terre, sgombero di comunità, ingiusti accordi sull’indebitamento, perdita di biodiversità e conflitti per l'uso della terra. Nel caso del Cile, il principale ostacolo che si può incontrare nell'attuazione della Strategia Nazionale per l'Idrogeno Verde è la base materiale dei progetti previsti per l'idrogeno e le rinnovabili. L'obiettivo è quello di installare 1.800 GW di energie rinnovabili, 70 volte di più dell'attuale domanda del paese (si veda il riquadro “La base materiale della produzione di idrogeno verde”).
Nel caso della Spagna, la mancanza di pianificazione e dimensionamento, insieme alla mancata promozione della partecipazione dei cittadini e ad un'attuazione disomogenea, ha portato a una situazione di tensione e scontro in alcuni territori e progetti.
D'altra parte esiste il rischio che l'energia rinnovabile, invece di essere utilizzata per decarbonizzare il mix elettrico, venga utilizzata per la produzione di idrogeno, nonostante il principio di addizionalità. Secondo i testi proposti dalla Commissione, a partire dal 2028 un impianto di energia rinnovabile sarà considerato addizionale semplicemente se entrerà in funzione fino a 36 mesi prima della produzione di idrogeno. Calcolando approssimativamente la potenza delle energie rinnovabili necessaria per soddisfare la produzione di idrogeno nei diversi scenari governativi e di Enagás (vedi Tabella 3), i livelli che si ottengono sono molto elevati. Soprattutto gli scenari proposti da Enagás superano di gran lunga gli obiettivi di installazione di potenza eolica del PNIEC (revisione 2023) per il 2030, che sono di 62 GW e 76 GW per il solare fotovoltaico.
Riquadro 3: La base materiale della produzione di idrogeno verde
Un aumento della domanda di produzione di idrogeno, così come proposto, incrementerà la domanda di alcuni materiali necessari per la costruzione di elettrolizzatori, ma anche di rinnovabili addizionali per la produzione di elettricità. Ciò va inteso come un'aggiunta alle proiezioni sull'aumento dell'estrazione e dell'uso di materie prime per la transizione verde e digitale del Nord globale, rispetto alle previsioni. Il dispiegamento delle infrastrutture necessarie continua a dipendere da industrie distruttive e inquinanti, come quelle minerarie, per la produzione dei suoi componenti di base. I pannelli fotovoltaici, i cablaggi, i motori, gli inverter e le linee di trasmissione comportano l'utilizzo di grandi quantità di ferro, rame, zinco, nichel, silicio, piombo, argento, molibdeno e altri materiali estratti con enormi costi ambientali e con sistematiche violazioni dei diritti umani, soprattutto nelle aree del Sud Globale, ma sempre più spesso anche in Spagna.
Alcuni elettrolizzatori, tra i più impiegati nella produzione di idrogeno verde, utilizzano l'elettrolisi con membrana polimerica a scambio protonico (PEM nella sua sigla inglese) e richiedono iridio e platino per l'anodo e il catodo, oltre ad altri metalli nobili come l'oro. L'iridio e il platino sono materiali molto costosi e rari, la cui estrazione ha conseguenze ambientali e sociali molto significative. La maggior parte della produzione di questi elementi si trova nelle miniere del Sudafrica e il loro mercato è ristretto e dominato dalle potenze industriali.
Attualmente i metalli critici non vengono quasi mai riciclati. Le terre rare raggiungono a malapena un tasso medio di recupero e riutilizzo del 5%. È necessario un quadro normativo rigoroso per prevenire le estrazioni non necessarie, garantire il rispetto dei diritti umani e proteggere l'ambiente che circonda le miniere. L'Africa, in particolare, è il continente più colpito in termini di estrazione per le tecnologie.

Altro fattore da considerare è la grande disparità nell'implementazione delle rinnovabili sul territorio e le diverse richieste dei collettivi intervistati durante il lavoro sul campo in Spagna. Secondo i dati provvisori per il 2023 di Red Eléctrica 71, [in Spagna] il 50,3% della produzione di energia elettrica proviene da fonti rinnovabili. La fonte principale è l'eolico, che supera il nucleare e il gas. Circa il 5% dell'elettricità è stata esportata. Di seguito vengono analizzati anche i dati del 2022 per poterli confrontare con quelli delle comunità autonome visitate. Il 42,2% è stato generato da fonti rinnovabili. Tuttavia, gli impianti a ciclo combinato che producono elettricità da gas fossile, hanno contribuito per il 24,7%. Di questa elettricità generata, circa il 7% è stata esportata.
Questa distribuzione cambia enormemente se tradotta nelle realtà territoriali. In Catalogna solo il 14,1% della produzione proviene da fonti rinnovabili, ovvero vi è una forte dipendenza dall'energia nucleare (57,6%) e dai cicli combinati (19,1%), mentre si importa l’8% della domanda. A Tarragona, i collettivi intervistati hanno sottolineato che attualmente due dei tre reattori nucleari operativi (Ascó I, Ascó II e Vandellòs II) sono totalmente inutilizzabili, come si è visto quando si sono verificati incidenti e la produzione è stata interrotta senza causare problemi a livello nazionale. Hanno anche evidenziato che esiste il pericolo che la sovrapproduzione di energia nucleare possa essere dirottata verso la produzione di idrogeno, se le normative europee lo consentiranno. C'è anche il rischio che vengano incrementate le importazioni di energia da altre comunità autonome, come l'Aragona.
Nel caso dell'Aragona, il 75% della produzione proviene da fonti rinnovabili, esportando quasi la metà dell'elettricità totale prodotta. Il progetto di Endesa in Andorra sarà sviluppato principalmente per fornire energia rinnovabile alla Sottostazione Elettrica (SET) del nodo di Mudéjar (1.200 MW), mentre la produzione di idrogeno rimarrà secondaria. La Plataforma en favor de los paisajes de Teruel denuncia che l'installazione di questi progetti per l'idrogeno si accompagna alla massiccia installazione di impianti eolici e fotovoltaici, che si produce già più energia rinnovabile di quanta se ne consumi nella regione e che la si esporta massivamente in altri territori. La Plataforma denuncia anche che Teruel si sta trasformando in una zona di sacrificio concentrandosi sull'esportazione di energia, sia sotto forma di rinnovabili che di idrogeno. Tuttavia sottolinea che “ha senso che l'idrogeno venga prodotto dove c'è produzione di energia elettrica”, soprattutto se è possibile approfittare dei momenti in cui la produzione è alta per non avere perdite.
I Paesi Baschi hanno l'11,2% di fonti rinnovabili, il 70,8% di cicli combinati e importano il 38% della domanda. I collettivi intervistati hanno sottolineato che le risorse disponibili devono essere misurate e dimensionate in modo adeguato, “manca una rilocalizzazione, questo ti fa considerare i limiti energetici”. Per responsabilizzarsi sui territori, “è fondamentale ricollocazione delle catene di subfornitura. Dobbiamo assumerci la responsabilità della base materiale della nostra transizione”. Denunciano il fatto che la generazione di idrogeno sta replicando il modello di generazione dell'elettricità: sono le grandi imprese a generare l'energia e la cittadinanza è esclusa. Tutti i finanziamenti sono destinati a progetti di produzione e distribuzione su larga scala. I collettivi intervistati indicano la necessità di aprire un dibattito nazionale sul modello industriale e sul modello di consumo che vogliamo. “Poiché Euskadi è un paese industriale, siamo un dissipatore di energia, ma quello che produciamo viene consumato qui?”
Nel caso della Cantabria, la produzione rinnovabile ha raggiunto solo il 24,1% nel 2020 e la regione importa due terzi dell'elettricità che consuma. Ecologistas en Acción Cantabria si chiede da dove verrà l'energia rinnovabile per alimentare il progetto situato nell'ex fabbrica SNIACE, visto che la potenza installata nella comunità autonoma è così scarsa. “Le imprese non hanno annunciato da dove verrà l'energia, (...) Termodinamicamente è impossibile, Molto probabilmente, considerata la poca energia rinnovabile installata, dovrà essere importata da altri territori”.
Per quanto riguarda le importazioni di idrogeno, i piani dell'Unione Europea possono fomentare i paesi del Sud Globale per far sì che questi, invece di dedicare gli sforzi a decarbonizzare la propria produzione elettrica, utilizzino l'energia rinnovabile per la produzione di idrogeno da esportare, mettendo a rischio la loro stessa transizione energetica. Un'analisi di Transport and Environment, basata su uno studio della società di consulenza Ricardo (2023)72, mostra che la domanda di elettricità per la produzione di idrogeno verde da esportare in Europa è davvero elevata e preoccupante in almeno tre dei sei paesi analizzati. Questi paesi non disponevano praticamente di elettricità rinnovabile nel 2022, ma prevedevano comunque un'elevata domanda interna di elettricità e di esportazioni di idrogeno nel 2030 (cfr. Figura 8).

Quadro 4: Impatto dell'idrogeno sul clima
L'idrogeno non è un gas a effetto serra (GEI). Tuttavia, è una molecola piccola e soggetta a perdite che possono riscaldare indirettamente il clima attraverso reazioni chimiche con gas serra come il metano, l'ozono, il vapore acqueo stratosferico e prodotti irroranti, aumentandone la permanenza nell'atmosfera. Studi recenti indicano che, nell'arco di 20 anni, il potenziale di riscaldamento globale (Global Warming Potential -GWP) è 37 volte superiore a quello dell'anidride carbonica. In altre parole, contribuisce 37 volte di più al riscaldamento globale 73. La quantità di idrogeno che può essere emessa (fughe o sfiati 74) dalle infrastrutture è incerta, poiché non è stata misurata sistematicamente. Le stime variano dallo 0,2% al 20%. Un tasso di emissione del 10% su un orizzonte di 20 anni ridurrebbe solo alla metà l'impatto sul clima delle tecnologie a combustibile fossile che si intende sostituire, il che è ben lontano dalla percezione comune che l'idrogeno verde sia neutro per il clima. Ebbene, su un periodo di 100 anni, gli impatti sul clima potrebbero essere ridotti intorno all'80%75. Va inoltre tenuto presente che il tasso di fughe può aumentare a causa dell'interazione dell'idrogeno con i materiali che compongono le infrastrutture di produzione e trasporto, poiché le sue proprietà fisico-chimiche danneggiano i materiali, in particolare l'acciaio.
CONCLUSIONI
Le conclusioni che si possono trarre da questo rapporto sono le seguenti:
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Lo sviluppo del mercato globale dell'idrogeno è in una fase molto iniziale, dato che solo il 6% dei progetti ha un accordo di investimento. In ogni caso, le proiezioni fatte dai governi e dalle aziende private di energia a combustibili fossili, principali promotori di questo vettore energetico, non mettono in discussione gli usi e i consumi di ciascun progetto. Questo potrebbe perpetuare un modello energetico centralizzato, oligopolistico e opaco, dando all'idrogeno un ruolo maggiore di quello che realmente dovrebbe avere in una giusta transizione energetica.
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La maggior parte dei progetti per la produzione di idrogeno sono a basse emissioni e concentrata in Europa, Australia e Nuova Zelanda, America Latina, India, Stati Uniti e Cina. Lo sviluppo di un mercato globale basato sulle esportazioni potrebbe trasformare l'idrogeno in una commodity, come è accaduto per le altre risorse energetiche. Questo è un problema perché l'enfasi è sulla redditività economica dei progetti invece che sul contribuire a soddisfare i bisogni della società.
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L'Unione Europea ha sviluppato il REPowerEU come strategia per liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili russi. La quantità di idrogeno da consumare entro il 2030 è stata aggiornata da 10 a 20 milioni di tonnellate, importandone la metà da altre regioni del pianeta. Gli studi e i meccanismi alla base di questa strategia approfondiscono le dinamiche neocoloniali che l'Unione Europea ha storicamente avuto nel campo dell'energia, dal momento che i paesi identificati come potenziali esportatori si trovano in Nord Africa, Asia settentrionale e America Latina.
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I meccanismi di finanziamento più comunemente utilizzati per i progetti sull'idrogeno nell'UE sono le garanzie, che incentivano la partecipazione del settore privato riducendo il rischio di investimento grazie alla presenza di istituzioni pubbliche come garanti. Le garanzie sono un meccanismo finanziario pericoloso perché i rischi possono verificarsi in futuro, non al momento della firma.
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L'Unione Europea ha approvato diversi meccanismi di finanziamento e aiuto per i progetti sull'idrogeno, mentre la Spagna lo farà attraverso la NextGenerationEU, più precisamente i PERTE.
Il budget totale di questi meccanismi per i progetti sull'idrogeno supera i 25.000,00 milioni di euro in finanziamenti pubblici. Anche se l'idrogeno fosse necessario per la transizione energetica, c'è il rischio che molti dei progetti finiscano per essere degli “stranded asset” o “beni incagliati”, in quanto puramente speculativi, o perché la tecnologia richiesta o lo sviluppo del mercato dell'idrogeno non sono stati all'altezza delle aspettative. Se così fosse, ci troveremmo con molti progetti Castor a cui fare fronte76.
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Le grandi imprese spagnole che hanno beneficiato del fondo IPCEI HyUse, dei PERTE ERHA e di Decarbonizacion Industrial sono state ArcellorMittal, CEPSA, Iveco ES, H2B2, ENEL, Repsol, BP, Nordex, SENER, Iberdrola e Enagás Renovables, in ordine decrescente.
Vale la pena notare che sono tutte grandi imprese del settore energetico e dei combustibili fossili, o leader nel loro settore. Ciò conferma l'ipotesi che siano le grandi imprese, insieme ai governi e alle istituzioni pubbliche, a guidare la transizione energetica. In questo senso, le infrastrutture e lo sviluppo del mercato dell'idrogeno rispondono ai loro interessi e non ai bisogni fondamentali delle persone e della società.
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I piani e le strategie per la promozione dell'idrogeno verde sono lontane da una visione ecofemminista. Oltre alla riduzione del divario di genere nei settori tecnici e industriali, è necessario un profondo cambiamento nel quadro della produzione e del consumo. Dinamiche come lo spopolamento sono più pronunciate nei territori in cui il lavoro delle donne non è incoraggiato e l'economia di cura non è rafforzata.
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La società civile organizzata ritiene che i progetti per l'idrogeno della Spagna manchino di una pianificazione e una dimensione che permettano un dialogo sociale sulla decrescita/sufficienza del territorio, e per costruire un futuro non dominato dalle logiche che hanno portato a questa situazione di emergenza. Evidenzia inoltre l'opportunità mancata di determinare, a livello locale, quali settori siano socialmente necessari e in che misura debbano essere mantenuti.
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I collettivi che stanno esercitando una voce critica nei confronti del modello di attuazione sono quelli che già lavorano per la cura e la difesa del territorio e che stanno vedendo come questo problema aggiunga un ulteriore strato di complessità alla loro realtà locale, aggravandone alcuni impatti. In generale, però, la percezione è che gli investimenti per lo sviluppo dell'industria per la produzione di questo vettore energetico siano ritenuti prioritari, e che rispondano a una logica di mercato e di crescita verde che, ancora una volta, saccheggia i territori, mentre la necessità di investimenti per il sostegno della vita è gradualmente e sempre più trascurata.
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La transizione verso l'idrogeno su larga scala può potenzialmente creare una domanda competitiva delle risorse idriche, soprattutto nelle zone che già affrontano problemi significativi di sicurezza idrica.
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Un territorio come la Spagna deve ridurre la domanda di acqua in modo netto per evitare il collasso idrico e garantire il diritto umano all'approvvigionamento idrico e ai servizi igienici. Per questo motivo, i progetti per l'idrogeno verde devono essere pianificati e dimensionati in modo appropriato, in base alle capacità idriche del territorio in cui in cui si intendono sviluppare e, in via prioritaria, devono rispondere alle esigenze di utilizzo dell'idrogeno di quel territorio.
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I piani dell'UE possono rappresentare un pericolo per la transizione energetica dei paesi terzi, se questi indirizzano l'elettricità rinnovabile necessaria per la loro transizione alla produzione di idrogeno verde per l'esportazione.
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In Spagna, è necessario adottare un approccio che stabilisca le priorità e i luoghi in cui l'idrogeno dovrebbe essere prodotto, utilizzato e per quali scopi. Per evitare che non si producano gli effetti indesiderati degli impatti addizionali delle energie rinnovabili, queste devono essere dimensionate in base alle esigenze dei territori e alle loro capacità.
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L'aumento del fabbisogno di materiali per coprire la domanda di idrogeno si sommerà alle dinamiche estrattiviste del Nord globale, ed è quindi opportuno ridimensionare adeguatamente il fabbisogno di idrogeno dei territori, per non incentivare queste dinamiche oltre che per garantire il rispetto dei diritti umani e proteggere l'ambiente circostante le miniere.
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L'efficacia dell'idrogeno come strategia di decarbonizzazione dipende direttamente da come vengono affrontate le emissioni e le fughe. È necessario effettuare valutazioni ambientali strategiche per i piani e le infrastrutture a idrogeno e per i loro potenziali impatti sul clima.
(Fine)
* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network.
El rastro del hidrógeno. Una mirada global al desarrollo del hidrógeno y sus impactos en el Estado español y Chile
Josep Nualart Corpas e Marina Gros Breto
Observatori del Deute en la Globalització, 2024 - 76 pp.
Download:

Note:
64) Gobierno de Chile – Estrategia climática de largo plazo de Chile: https://cambioclimatico.mma.gob.cl/wp-content/uploads/2021/11/ECLP-LIVIANO.pdf
65) Herrera León, Sebastián & Cruz, Constanza & Kraslawski, Andrzej & Cisternas, Luis. (2019). Current situation and major challenges of desalination in Chile. Desalination and water treatment. 171. 93-104. 10.5004/dwt.2019.24863.
66) Diario Oficial de la Generalitat de Catalunya – Resolució ACC/220/2024 per la qual es declara l’estat d’emergència I per sequera hidrològica a les unitats d’explotació Embassaments del Ter-Llobregat, Embassaments del Ter i Embassaments del Llobregat, es declara la sortida d’alerta de la unitat d’explotació del Consorci d’Aigües de Tarragona i s’actualitzen diversos estats de sequera pluviomètrica: https://dogc.gencat.cat/ca/document-del-dogc/?documentId=977626
67) Amigas de la Tierra - Si no es feminista no es justa- Voces análisis y acciones de mujeres en pos de una transi- ción energética justa” Amigos de la Tierra Internacional 2020. https://www.tierra.org/si-no-es-feminista-no-es-justa/
68) Hydrogen Science Coalition: https://h2sciencecoalition.com/data-resources/
69) Secondo IRENA le perdite energetiche si stimano tra il 30-35% nell'elettrolisi, tra il 13-25% nella conversione ad altri portatori, un 10-12% nel trasporto e il 40-50 % se si usa in pile di combustibile.
70) IRENA - Making the breakthrough: Green hydrogen policies and technology costs, International Renewable Energy Agency, Abu Dhabi. https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2020/Nov/IRENA_Green_Hydrogen_breakthrough_2021.pdf?la=en&hash=40FA5B8AD7AB1666EECBDE30EF458C45EE5A0AA6
71) Red Eléctrica de España – Balance eléctrico: https://www.ree.es/es/datos/balance/balance-electrico
72) Transport & Environment - Europe’s hydrogen plans reliant on uncertain imports https://www.transportenvironment.org/discover/europes-hydrogen-plans-reliant-on-uncertain-imports-report/
73) Sand, M., Skeie, R.B., Sandstad, M. et al. A multi-model assessment of the Global Warming Potential of hydrogen. Commun Earth Environ 4, 203 (2023).
https://doi.org/10.1038/s43247-023-00857-8 https://www.nature.com/articles/s43247-023-00857-
74) El venteo es una técnica que se utiliza en diferentes infraestructuras del sector energético que consiste en
emitir directamente a la atmósfera el gas que se procesa o se obtiene como subproducto de la actividad principal. Normalmente se utiliza como medida de seguridad.
75) Ocko, I. B. and Hamburg, S. P.: Climate consequences of hydrogen emissions, Atmos. Chem. Phys., 22, 9349–9368,
https://doi.org/10.5194/acp-22-9349-2022, 2022. https://acp.copernicus.org/articles/22/9349/2022/
76) Caso Castor: https://casocastor.net/