*** Quarta Parte ***

Il percorso dell'idrogeno/4Uno sguardo globale allo sviluppo dell'idrogeno e ai suoi impatti in Spagna e Cile

di Josep Nualart Corpas e Marina Gros Breto



Nel caso dei territori visitati durante il lavoro sul campo nel nord del Cile e in Spagna, è stato importante notare che molti dei progetti per la produzione di idrogeno sono previsti o già situati nelle cosiddette zone di sacrificio. Questi territori hanno già subito impatti con gravi ripercussioni sociali, economiche e ambientali, come l'inquinamento, lo spopolamento e il saccheggio del territorio.

Ex centrale termica di Andorra, Teruel
Progetto per l'idrogeno verde in Andorra

Impresa: Endesa SA
Settore: Produzione Idrogeno Verde
Status: Pianificato
Budget: 38.500.000 €

Descrizione:
Endesa S.A. sta sviluppando un impianto di produzione di idrogeno rinnovabile sul sito dell'ormai dismessa centrale termoelettrica di Andorra. L'idrogeno prodotto sarà utilizzato in settori con emissioni difficili da abbattere. Il Progetto per l'Idrogeno Verde in Andorra consisterà in un elettrolizzatore da 15 MW con tecnologia PEM (Proton Exchange Membrane) che produrrà circa 1450 tonnellate di idrogeno verde. Questo elettrolizzatore avrà una linea di connessione diretta con gli impianti di generazione da fonti rinnovabili, approfittando dei loro potenziali scarichi.

Progetto Catalina I

Impresa: Copenaghen Infrastructure, Partner (CIP) e Engas Renovable
Settore: Produzione di Idrogeno verde
Status: Pianificato
Budget: 2.000.000.000 €

Descrizione:
L'ambizione del Progetto Catalina I comprende lo sviluppo di un impianto industriale di produzione di idrogeno rinnovabile in Andorra (provincia di Teruel, Aragona) con una capacità di 2GW, che permetterà di produrre ogni anno fino a 336.000 tonnellate di idrogeno rinnovabile e 2.640.000 tonnellate di ossigeno, favorendo lo sviluppo di nuovi processi industriali e usi dell'idrogeno in Aragona. Nella sua prima fase la capacità installata sarà di 500 MW, saranno installati anche sette parchi eolici, sette impianti fotovoltaici con una capacità di 1,7 GW e le relative linee di evacuazione. L'impianto entrerà in funzione commerciale nel dicembre 2027, con una produzione annua massima di 84.000 tonnellate di idrogeno rinnovabile e 660.000 tonnellate di ossigeno.

Un caso paradigmatico è il processo di giusta transizione dell'ex centrale termoelettrica di Andorra (Teruel). Per coprire il nodo di Mudéjar, dopo la chiusura e lo smantellamento della centrale termoelettrica, il Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica ha indetto una gara d'appalto per la capacità di 1200 MW rimasta disponibile. A vincere è stato il progetto di Endesa, che fa parte del Piano di transizione giusta e prevede di costruire oltre 1.800 MW di nuova capacità, due impianti di stoccaggio a batteria e un elettrolizzatore da 15 MW per la produzione di idrogeno verde.

Tuttavia, la costruzione dell'elettrolizzatore è stata rimandata al 2030 perché, secondo le parole del presidente di Endesa, l'azienda elettrica ha escluso investimenti sull'idrogeno, dal momento che "almeno fino ad oggi" questa tecnologia "non è abbastanza matura per essere commercializzata" e richiede "molte sovvenzioni". La Piattaforma a favore dei paesaggi di Teruel denuncia che "l'impianto di idrogeno è stato uno dei motivi fondamentali per cui è stata vinta la gara d'appalto, perché generava occupazione". Ma ora che si è aggiudicato l'appalto, non è chiaro se verrà realizzato.
Sullo stesso territorio è stato annunciato anche il progetto per la produzione di idrogeno verde Catalina I che, al momento della stampa di questo documento, si trovava in fase di elaborazione ambientale. Copenhagen Infrastructure Partners (CIP) ha presentato il progetto Catalina alla prima gara d'appalto per l'accesso alla rete del nodo di Mudéjar ma, al non aggiudicarsi l'appalto, ha riprogettato la proposta.

Nelle zone meno industrializzate e colpite dallo spopolamento, gli annunci di grandi progetti sono accolti con grande interesse perché accompagnati da promesse di investimenti e creazione di posti di lavoro. I collettivi critici affermano che questa è una dinamica comune, ma che "il territorio è molto stanco di promesse". Denunciano che "pirati da tutto il mondo sono venuti qui nella foga delle sovvenzioni”. Non si tratta solo di fondi europei, ci sono anche aiuti a livello di amministrazioni locali che dichiarano i progetti di interesse generale per facilitarne la realizzazione.
Ad esempio, l'INAGA (Istituto Aragonese di Gestione Ambientale), è stato recentemente denunciato per irregolarità nell'implementazione delle energie rinnovabili (61). La Piattaforma sottolinea che per combattere lo spopolamento "sono necessari investimenti anche in altri settori: nel settore primario dobbiamo orientarci verso l'agroecologia, promuovere il turismo sostenibile o una corretta gestione forestale". Richiedono politiche di riabilitazione e di edilizia sociale, nonché una migliore copertura sanitaria. Lo spopolamento è in aumento a causa della mancanza di servizi sanitari ed educativi di base, della copertura digitale, della difficoltà di accesso agli alloggi e dei bassi salari. Inoltre sottolineano che "il treno è una scommessa che questa società deve fare, per la strutturazione del territorio e il trasporto delle merci". In passato la linea ferroviaria raggiungeva anche la centrale termica, quindi uno dei progetti che vedono con interesse per la riattivazione dell'area sarebbe un porto a secco.

 

                         

"Agisci a livello locale, pensa a livello globale. Qualsiasi cosa facciamo qui, per quanto piccola, deve avere un senso a livello globale. Tutto ciò che si investe deve essere per la resilienza e avere una visione per il futuro".
Moisés Falo, della Piattaforma per i paesaggi di Teruel.

Giacimento di idrogeno geologico a Monzón

Impresa: Helios Aragón S.L.
Settore: Estrazione di idrogeno bianco
Status: in attesa dei permessi
Budget: 900.000.000 €

Descrizione:
Progetto di ricerca esplorativa delle riserve di idrogeno i cui documenti iniziali puntano alla possibilità di estrarre circa 55.000 tonnellate/anno durante un periodo da “20 a 30 anni” a partire dal 2028.

Sempre in Aragona, la località di Monzón (Huesca) è all'inizio di un conflittuale progetto per lo sfruttamento delle riserve di idrogeno (il primo in Spagna).
Questo sfruttamento rientrerebbe nella categoria nota come "idrogeno d'oro" (vedi sezione 1). Il progetto promosso da Helios Aragón S.L. è stato dichiarato investimento di interesse regionale dal Governo di Aragona. La società, precedentemente legata a BP (British Petrolium), intende esplorare un possibile giacimento di idrogeno ed elio che in futuro potrebbe essere utilizzato anche come deposito di idrogeno. Secondo le loro dichiarazioni, la società prevede di installare una conduttura per trasportare l'idrogeno al polo dell'industria pesante (siderurgia) nel nord della città. Tuttavia al momento nessuna industria della zona utilizza idrogeno.

Ecologistas en acción del Cinca sta monitorando il progetto, che ha generato dubbi e timori tra gli abitanti della zona. L'organizzazione ambientalista denuncia che "al momento il progetto è fuori legge, in quanto l'azienda non dispone dei permessi di esplorazione richiesti". Il progetto è in attesa dell'approvazione della legislazione europea sull'idrogeno - nota come pacchetto idrogeno e gas - e della sua attuazione nel rispetto della normativa nazionale. L'organizzazione ritiene che, se approvato, è molto probabile che riceva finanziamenti pubblici.
L'organizzazione sostiene che prima di promuovere questo tipo di progetto “dovrebbe esserci un dibattito sul modello socio-economico che vogliamo a Monzón, dobbiamo chiederci se vogliamo continuare a crescere in termini di popolazione e quale modello di industria vogliamo”. Storicamente l'industria locale è stata molto inquinante e ha compromesso l'ambiente del fiume Cinca. Nel frattempo denunciano la mancanza di investimenti in servizi pubblici come il trasporto ferroviario passeggeri, le ambulanze e una seconda scuola secondaria.

Corridoio Basco dell'idrogeno
Elettrolizzatore Petronor da 2,5 MW (Muskiz, Vizcaya)

Impresa: Petronor SA
Settore: Industria di raffinazione
Status: Costruito
Budget: confidenziale

Descrizione:
Costruzione di un impianto di produzione di idrogeno rinnovabile mediante elettrolisi dell'acqua, con una capacità di 2,5 MW. Si prevede di produrre 350 tonnellate all'anno di idrogeno rinnovabile per uso industriale, principalmente nella raffineria, in sostituzione dell'idrogeno grigio utilizzato nella desolforazione del petrolio. Inoltre, trasportato attraverso un idrogenodotto da Nortegas, l'idrogeno rinnovabile sarà utilizzato anche nella piattaforma logistica del Parco Tecnologico di Abanto Zierbana, situato a 1,5 chilometri da Muskiz, per alimentare autobus e trasporto pesante. Si prevede che le strutture includano anche un impianto di stoccaggio di idrogeno pressurizzato. Come sottoprodotto si otterrà anche ossigeno rinnovabile.

Bilbao Large Scale Electrolyzer 100MW (Bilbao)

Impresa: Bay of Biscay Hydrogen S.L. (Petronor Alba)
Settore: Industria della raffinazione
Status: pianificato
budget 200.000.000 €

Descrizione:
Costruzione di un impianto di produzione di idrogeno rinnovabile mediante elettrolisi dell'acqua, con una capacità di circa 100 MW. L'impianto comprenderà tutte le installazioni e i sistemi associati necessari per un funzionamento h24. Si prevede che le istallazioni includano anche un deposito di idrogeno pressurizzato. Come sottoprodotto si otterrà anche ossigeno rinnovabile.

In Euskal Herria, nell'ambito del cosiddetto Corridoio Basco dell'Idrogeno - che comprende più di 50 progetti e 80 soggetti, Repsol-Petronor ha sviluppato un elettrolizzatore da 2,5 MW presso la raffineria di Muskiz. Si tratta della prima fase dell'uso di un elettrolizzatore più grande di 100 MW, il progetto Bay of Biscay Hydrogen, che riceverà finanziamenti dalla Commissione europea attraverso i fondi IPCEI. Secondo le dichiarazioni del presidente di Repsol, il progetto è attualmente bloccato, così come l'impianto di produzione di combustibili sintetici su scala industriale nel porto di Bilbao, in attesa di un quadro normativo più stabile e “favorevole”.

I collettivi intervistati, tra cui Ekologistak martxan, Greenpeace, la rete Gas No Es Solución, la Plataforma Interkonexio Elektrikorik Ez! di Gatika, Euskal Gune ekosozialista, Juventud por el Clima/Fridays for future de Bilbao e il sindacato ESK, chiedono fondamentalmente un migliore dimensionamento dei progetti e di poterli focalizzare sulle realtà territoriali. Esiste un'ampia diffusione di progetti all'interno del Corridoio basco dell'idrogeno, orientati principalmente verso i servizi della raffineria Petronor, che è uno dei principali agenti economici della regione. Questa impresa sarebbe la grande beneficiaria degli investimenti, dato che questi aiuti le permetteranno di prolungare la vita dei suoi impianti senza dover riconsiderare il suo modello di produzione o la sua ragion d'essere.
"Petronor, anticipando il declino dei combustibili fossili, sta diversificando e creando piccole imprese, utilizzando la strategia che sa fare meglio di chiunque altro al mondo, ovvero prendere soldi dal Governo basco”, ha dichiarato Ekologistak martxan.

Le organizzazioni denunciano che c'è una chiara mancanza di pianificazione e che gli aiuti sono indirizzati a un modello su larga scala, invece di essere indirizzati a piccoli progetti che permeano maggiormente la società e permettono di concentrarsi sui bisogni reali.
“È una strategia che si basa sul creare una montatura pubblicitaria per generare domanda e poi riuscire a piazzare il prodotto.
La maggior parte dei progetti sono piccoli e non hanno ottenuto fondi europei, ad eccezione di Petronor”. Le attiviste sottolineano che questo stesso modello, fatto di grandi progetti produttivi e infrastrutture per il trasporto come il Corridoio basco dell'idrogeno, viene utilizzato anche per la diffusione delle energie rinnovabili e delle reti di interconnessione transeuropee.
Secondo la piattaforma Interkonexio Elektrikorik Ez! di Gatika “Un modello più locale permetterebbe di rispondere alle esigenze del territorio e sarebbe molto più efficiente in termini di riduzione delle perdite di energia”.

 

Besaya H2 a Torrelavega

Impresa: Copsesa y RIC Energy
Settore : Produzione di idrogeno verde
Status: pianificato
Budget 750.000.000 € (prima fase)

Descrizione:
Come annunciato a maggio, l'impianto di idrogeno previsto, chiamato Besaya H2, genererebbe circa 250 posti di lavoro nella prima fase e avrebbe inizialmente una capacità di 500 MW con un investimento di 850 milioni di euro. L'impianto sarà sviluppato in più fasi e la sua costruzione dovrebbe iniziare nel 2025, con l'intenzione di renderlo operativo entro il 2027.

In Cantabria, gli annunci di importanti progetti di produzione di idrogeno sono accolti con scetticismo.
Sviluppato da Copsesa (un'impresa edile cantabrica) e RIC Energy (un'impresa energetica con un portafoglio di progetti di energie rinnovabili e idrogeno in Castilla e León), il progetto Besaya H2 viene inizialmente presentato come il più grande progetto di produzione di idrogeno in Europa, tramite elettrolizzatori con una capacità iniziale di 500 MW per entrare in funzione nel 2027. L'impianto dovrebbe sorgere sul sito della fabbrica Sniace, ormai chiusa, a Torrelavega (Cantabria). Le imprese hanno acquistato 70 ettari che dovranno essere decontaminati a causa degli usi industriali che venivano fatti in precedenza in quelle strutture.
Ecologistas en Acción di Cantabria sta monitorando gli annunci e denuncia che, nonostante l'indicazione che si tratterà del più grande investimento nella storia della Cantabria, la presentazione è stata fatta senza un progetto. Attualmente, una delle principali preoccupazioni è la mancanza di informazioni trasparenti e affidabili per poter analizzare a fondo il progetto.
La provenienza dell'energia rinnovabile per alimentare l'elettrolizzatore e l'acqua resta un incognita. Ci sono dubbi anche sulla destinazione finale dell'idrogeno prodotto nell'impianto, dato che apparentemente non ci sono industrie nelle vicinanze che potrebbero utilizzarlo. I ricercatori riconoscono una mancanza di pianificazione energetica da parte del governo cantabrico: “Qui la politica energetica è completamente esternalizzata, è necessaria un'agenzia energetica cantabrica per affrontare la transizione energetica”.
Denunciano inoltre la mancanza di investimenti pubblici in progetti a basso consumo energetico, mentre uno dei problemi principali della Cantabria è l'invecchiamento della popolazione e la mancanza di servizi e mezzi, come i trasporti, problemi che non trovano soluzione.

Antofagasta, Cile

Nel caso di Antofagasta, nel Cile settentrionale, la realizzazione di progetti di idrogeno nel territorio avrà anche un grave impatto sociale. Vale la pena notare che si tratta di una delle regioni più aride del pianeta, che ospita parte del deserto di Atacama ed è quindi un'area con scarsa disponibilità di acqua. Per ottenere l'acqua necessaria alla produzione di idrogeno verde, è prevista l'installazione di impianti di desalinizzazione o l'utilizzo di centrali termoelettriche, il che rappresenta una minaccia per i Chango, una popolazione indigena situata sulla costa settentrionale del Cile e il cui sostentamento si basa sulla pesca artigianale e sulla raccolta di alghe e piccoli molluschi a bassa profondità.

Patricia Paez, presidente del sindacato dei pescatori di Tocopilla e leader dell'associazione Mujeres Changas, afferma che l'industria dell'idrogeno verde è già arrivata sul suo territorio per restare. Si rammarica del fatto che avrà un impatto sulle loro risorse, sul loro stile di vita e sulla loro salute perché tutto arriva contaminato. Tutti i frutti di mare arrivano contaminati dall'acqua che è piena di salamoia e, purtroppo, inquina tutto l'ambiente circostante.

Le comunità indigene si sentono inoltre abbandonate dalle amministrazioni locali, in quanto non dispongono di condizioni adeguate per poter mantenere la catena del freddo al fine di commercializzare i prodotti raccolti il giorno stesso o il giorno prima. Marcelo Silva, consigliere regionale del popolo Chango, pescatore e presidente dell'Associazione dei pescatori di Cala Hornitos, lamenta il fatto che la sua cala si trova a 17 chilometri dalla prima delle sette centrali termoelettriche di Mejillones e, sorprendentemente, deve dipendere da un generatore a olio combustibile con orari di funzionamento limitati. Denuncia inoltre le cattive pratiche delle grandi aziende energetiche che gestiscono le centrali termoelettriche e che all'esterno vendono la loro immagine rispettosa delle comunità, ma in realtà non è così.

5.2 Impatti sul consumo di acqua
           
Insieme all'energia rinnovabile, l'acqua è un input fondamentale per la produzione di idrogeno verde.
Secondo la IRENA (International Renewable Energy Agency), i prelievi di acqua dolce per la produzione globale di idrogeno potrebbero triplicare entro il 2040 e sestuplicare entro il 2050 rispetto alla situazione attuale (62)
Su scala mondiale si stima che questo consumo rappresenti solo il 2,4% di quanto destinato al settore energetico nel 2050. Tuttavia, a livello locale, i progetti dell’idrogeno consumano volumi significativi di acqua, per cui non si possono ignorare i contesti locali e regionali al momento di pianificare lo sviluppo dell'idrogeno, soprattutto in luoghi soggetti a stress idrico cronico. La transizione su larga scala verso l'idrogeno può potenzialmente creare una domanda competitiva di risorse idriche, soprattutto nelle aree regionali che già affrontano problemi significativi di sicurezza idrica. Si stima che oltre il 35% della capacità produttiva mondiale di idrogeno verde e blu (operativa e pianificata) si trovi in regioni ad alto stress idrico.

Riquadro 2: Quanta acqua richiede la produzione di idrogeno?

A livello chimico, per ogni chilo di idrogeno prodotto si devono consumare 9 kg di acqua.
In pratica, il consumo di acqua è significativamente più elevato, poiché l'elettrolisi richiede un flusso di acqua demineralizzata molto pura. A seconda della qualità dell'acqua in entrata, ne potrebbe andar perduto tra il 30 e il 40%.  Inoltre, l'acqua viene consumata anche per il raffreddamento degli elettrolizzatori, ci sono perdite per evaporazione, ecc.
IRENA stima che siano necessari tra i 25,7 e i 32,2 litri per ogni chilogrammo di idrogeno prodotto, a seconda della tecnologia di elettrolisi utilizzata. Tuttavia, le stime della società di consulenza ingegneristica GHD sul consumo di acqua per la produzione di idrogeno verde sono più elevate: il consumo di acqua è compreso tra 60 e 95 litri di acqua per chilogrammo di idrogeno prodotto (63).
Questa stima incorpora l'acqua per l'elettrolisi, il raffreddamento e il trattamento dell'acqua grezza per generare le condizioni di elevata purezza necessarie all'elettrolizzatore, nonché la gestione delle acque reflue che hanno un alto contenuto di sali e altre impurità. Per il fabbisogno idrico totale, si deve tenere conto anche del tipo di vettore dell’idrogeno utilizzato (ammoniaca, idrogeno liquefatto o vettore di idrogeno organico liquido).
Se l'acqua utilizzata è salmastra, di mare o proviene da acque industriali residuali, il volume di acqua grezza aumenterà, così come l'effluente/salamoia. Si stima che l'utilizzo dell'acqua di mare aumenti la quantità di acqua grezza necessaria da 2,5 a 5 volte, e il costo del capitale e del consumo energetico del processo di desalinizzazione sono ridotti rispetto a quelli dell'elettrolizzatore.
Le agenzie internazionali raccomandano la desalinizzazione dell'acqua di mare come fonte sostenibile di acqua per i grandi impianti di idrogeno verde situati sulla costa e in territori con scarsità d'acqua.
Tuttavia, la realtà è diversa: la salamoia scartata dagli impianti di desalinizzazione nella regione di Antofagasta sta causando problemi al sostentamento della popolazione Chango.
Se la salamoia prodotta dalla desalinizzazione viene scaricata nell'oceano, può rappresentare un rischio per la vita acquatica a causa delle elevate concentrazioni di sale e della differenza di temperatura. Se non viene diluita, è più pesante dell'acqua di mare e tende a depositarsi sul fondo, soffocando gli animali.

(4. Continua)
 

* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network.
 


El rastro del hidrógeno. Una mirada global al desarrollo del hidrógeno y sus impactos en el Estado español y Chile 
Josep Nualart Corpas e Marina Gros Breto
Observatori del Deute en la Globalització, 2024 - 76 pp.

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Note:

61) AraInfo, Denuncian en juzgados y fiscalía “Irregularidades del INAGA y el MITECO en las autorizaciones de la líneas eléctricas asociadas a megacentrales renovables”, 22/01/2024.
62) IRENA e Bluerisk (2023) –Water for hydrogen production”, International Renewable Energy Agency, Bluerisk, Abu Dhabi, United Arab Emirates.
63) Coertzen, R.; Potts, K.; Brannock, M.; Dagg, B., “Water for Hydrogen”, GHD.


 

11 luglio 2024 (pubblicato qui il 12 luglio 2024)