5 Impatti dei progetti per l'idrogeno verde sul territorio: i casi del Cile e della Spagna
I processi di estrazione, trasporto e utilizzo delle fonti energetiche hanno storicamente prodotto gravi danni ambientali come inquinamento, deforestazione e distruzione degli habitat, ma anche sociali come spostamenti di comunità, conflitti armati o guerre. La conseguenza più globale e di vasta portata di questo modello è il cambiamento climatico, che sta già mettendo in pericolo milioni di persone. Ad oggi, gli impatti reali che lo sviluppo dell'economia dell'idrogeno verde può causare non sono noti, la maggior parte dei progetti sull'idrogeno verde sono ancora in fase di studio di fattibilità. Solo il 6% è operativo o ha accordi di investimento per la costruzione e la messa in opera (vedi sezione 2.1). È tuttavia possibile intuire cosa potrebbe significare uno sviluppo dell'idrogeno che miri a sostituire l'uso dei combustibili fossili su un modello 1:1, senza valutare e ripensare le esigenze di una transizione eco-sociale in quanto viene mantenuto la struttura logica del sistema socio-economico capitalista, neocoloniale, patriarcale ed estrattivista e, quindi, i suoi strumenti, le tendenze e gli impatti potrebbero essere simili a quelli che si sono verificati in passato e in altri settori. Inoltre, si possono fare confronti per analogia fra progetti attualmente in cantiere sulla base della passata esperienza con i progetti fossili, l'estrazione mineraria e la diffusione delle energie rinnovabili.
Questa sezione raccoglie i risultati del lavoro sul campo svolto in Spagna, Cile e Argentina, come campione non esaustivo, ma qualitativo delle esperienze sul territorio. Nei mesi di novembre e dicembre 2022, l'Observatori del Deute en la Globalització (ODG) ha svolto un lavoro sul campo relativo agli impatti legati all'estrazione del litio e dell'idrogeno verde in Cile e Argentina. Con lo stesso obiettivo, alla fine di dicembre 2023 ODG e Ecologistas en Acción sono stati in Catalogna, Aragona, Paesi Baschi e Cantabria seguendo alcuni progetti situati sull'asse della probabile Rete Dorsale dell'Idrogeno in Spagna. A seguito di questi due viaggi, sono state raccolte una serie di esperienze e interviste con collettivi e organizzazioni che mettono in evidenza gli stessi impatti, seppur differenziati, sui diversi territori e sulle persone che li abitano.
Nel caso del Cile, nel giugno 2019 il governo ha presentato il Plan de Descarbonización de la matriz energética 52 e vede nella sua attuazione l'opportunità di posizionarsi come protagonista della “transizione verde” attraverso la promozione dell'idrogeno verde. A questo proposito, nel novembre 2020 il Cile ha approvato la Estrategia Nacional del Hidrógeno Verde 53, che identifica le regioni di Antofagasta, nel nord, e Magallanes, nel sud, come i due poli di produzione di idrogeno verde del paese. Attualmente il Cile ottiene oltre il 47% del suo mix di generazione elettrica da fonti rinnovabili e prevede di raggiungere il 70% di decarbonizzazione entro il 2030. Inoltre produce circa 58.000 tonnellate di idrogeno, principalmente da produttori di gas industriale, utilizzato come materia prima.
A livello istituzionale, i governi Piñera e Boric hanno firmato accordi con diversi paesi per l'esportazione di idrogeno verde. Il caso più rilevante è quello della Germania, dove è stato creato un gruppo di lavoro tra i due paesi per identificare progetti per l'idrogeno verde praticabili in territorio cileno 54. Il governo e le imprese cilene hanno firmato un accordo con le loro controparti nei Paesi Bassi 55 per promuovere le esportazioni di idrogeno fino al porto di Rotterdam. Inoltre, aziende europee come Engie, Siemens ed Enagás stanno partecipando ai progetti in fase di sviluppo in Cile, mentre RWE, Iberdrola, Enel e SNAM hanno mostrato il loro interesse 56. In Catalogna e nel resto della Spagna le grandi aziende energetiche e le lobby dei combustibili fossili stanno creando una narrativa ad hoc per far sì che l'idrogeno arrivi a svolgere un ruolo centrale nella transizione energetica e possa beneficiare dei fondi europei di Ripresa e Resilienza, i NextGenerationEU. Lo sviluppo di questi progetti rappresenta un'occasione mancata per determinare quali settori sono socialmente necessari e in che misura (decrescita/sufficienza). In entrambi i territori spiccano problematiche legate all'uso dell'acqua e del territorio per l'implementazione di progetti sulle rinnovabili e sull'idrogeno.
In Spagna, l'Associazione spagnola per l'idrogeno ha identificato quasi 140 progetti distribuiti in tutto il paese 57. Gli ambiti di applicazione sono la produzione, la distribuzione, i settori integrati, quelli del trasporto e dell'industria, nonché le valli dell'idrogeno. Stabilisce anche se i progetti si trovano in fase di studio di fattibilità, in fase iniziale di sviluppo, in fase operativa o di delibera di investimento finale. La mappa ha permesso di individuare i progetti situati lungo la sezione 1 della Rete Dorsale dell'Idrogeno, che va da Xixón a Cartagena, passando per Tarragona. Altri criteri utilizzati per selezionare i progetti visitati durante il lavoro sul campo sono:
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che siano finanziati dal NextGenerationEu o da altri meccanismi di finanziamento pubblico
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che siano proprietà di grandi imprese
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che siano legati alla decarbonizzazione dell'industria
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che esista, da parte della popolazione locale, un interesse a generare opposizione.
Il complesso petrolchimico di Tarragona, l'ex centrale termoelettrica di Andorra a Teruel, il giacimento di idrogeno geologico di Monzón, il Corridoio Basco dell'Idrogeno e il progetto Besaya H2 a Torrelavega sono stati scelti perché soddisfano alcuni dei criteri sopra definiti.
Le autrici desiderano sottolineare il fatto che durante tutto il lavoro sul campo svolto in Spagna sono stati intervistati praticamente solo uomini. Se è vero che la lotta settoriale è generalmente molto mascolinizzata, ci sono voci di donne che sarebbe stato essenziale raccogliere. Si riconosce che, nonostante la metodologia di ricerca ecofemminista, limiti di tempo, i preparativi del viaggio e la disponibilità delle ricercatrici alle trasferte sono stati fattori chiave che hanno concorso a questa situazione. Nella valutazione di questo studio sono state adottate misure per migliorare in occasioni future.
5.1 Gli impatti sociali da una prospettiva ecofemminista
La produzione di idrogeno dovrebbe avvenire nel rispetto dei limiti planetari e nell'ambito di un modello favorevole alla sovranità energetica, evitando di replicare modelli sovradimensionati e speculativi che aumentano il debito ecologico ed energetico con i paesi del Sud globale. La natura incipiente dell'infrastruttura e della regolamentazione dell'idrogeno verde rappresentano una grande opportunità per l'Unione Europea di impostare un percorso di decrescita basato su principi di equità e giustizia sociale. Un nuovo modello che permetta ai suoi abitanti di avere accesso a un “buen vivir” che rispetti il resto delle società, assumendosi la propria responsabilità storica nel processo di estrazione delle risorse dalle regioni del Sud globale. Ma deve anche fornire strumenti e garanzie affinché la decarbonizzazione delle economie, e quindi la perdita della capacità negoziale dei paesi produttori, non portino a conflitti interni o a una recrudescenza della loro situazione.
Questo è esattamente il contrario di ciò che l'Unione Europea sta facendo in relazione all'idrogeno. Infatti l'idrogeno viene definito come uno degli elementi che segneranno le relazioni internazionali nella transizione energetica globale (vedi sezione 3). Si tratta di un vettore energetico richiesto dai paesi del Nord globale per consentire la decarbonizzazione dell'economia in linea con il mantra della crescita.
Questa situazione può dare origine a nuove pratiche di neocolonialismo energetico Nord-Sud. Pensare a un modello di transizione energetica che sia giusto nei confronti di altri popoli implica anche il rispetto dei limiti ecologici del territorio, evitando di depredare le risorse o di utilizzare i pozzi di assorbimento [di carbonio] altrui. Queste pratiche incrementano il debito energetico ed ecologico che la Spagna e l'Europa hanno nei confronti delle comunità e delle popolazioni del Sud globale, il cui consumo energetico procapite è inferiore a quello esistente nelle economie del Nord globale. Questo genera anche un grande debito economico, energetico, climatico ed ecosociale con i paesi estrattori.
L'Unione Europea aveva [originariamente] individuato il Nord Africa, l'Asia settentrionale, la Russia e la Cina per soddisfare i 10 milioni di tonnellate di idrogeno da importare per raggiungere gli obiettivi del REPowerEU, anche se i paesi che hanno mostrato la disponibilità a esportare sono in Nord Africa, Asia settentrionale e America Latina. Gli altri 10 milioni di tonnellate saranno prodotti internamente, il che comporterà anche pratiche estrattive intraeuropee, come quelle in atto in Spagna e in Italia. È il caso del tentativo del governo spagnolo di diventare un hub dell'idrogeno verde per il resto d'Europa, [obiettivo] che comporterebbe la produzione del 20% degli obiettivi intraeuropei del RePowerEU (2 milioni di tonnellate di idrogeno all'anno), alimentando l'idea di costruire grandi infrastrutture per il trasporto dell'idrogeno. Si ripetono così le dinamiche che privilegiano le esportazioni e l'economia produttiva, invece di politiche che tengano conto dei bisogni delle popolazioni per la riproduzione della vita e la cura del territorio. Se i piani andranno avanti, rappresenteranno l'ultima appropriazione neocoloniale e patriarcale delle risorse, in un momento in cui le risorse rinnovabili dovrebbero essere utilizzate per le esigenze energetiche locali e per gli obiettivi climatici, invece che per aiutare l'UE a soddisfare la sua strategia sul clima.
Da un punto di vista ecofemminista vale la pena chiedersi anche in quali mani siano lasciate la conoscenza e il processo decisionale, dal momento che i settori tecnici e industriali rimangono altamente mascolinizzati. Nel 2022, solo il 16% delle persone impiegate in questi settori erano donne 58. D'altra parte, a livello globale, le donne occupano i posti di lavoro peggiori all'interno delle industrie, con minori responsabilità e retribuzioni più basse. Il divario salariale spiega come il potere rimanga nelle mani degli uomini. La disuguaglianza non è evidente solo nella distribuzione del lavoro ma in ogni fase del processo industriale. Sebbene iniziative come Women in Green Hydrogen 59 siano interessanti per dare visibilità alle donne nel settore dell'idrogeno verde, senza un profondo ripensamento di come funziona l'industria, senza una messa in discussione di chi ha il potere decisionale, di chi c'è dietro le grandi imprese e a quali settori fornirà energia, potrebbe rimanere una semplice strategia di purplewashing 60. Nel caso dei territori visitati durante il lavoro sul campo nel nord del Cile e in Spagna, è stato importante notare che molti dei progetti per la produzione di idrogeno sono situati nelle cosiddette zone di sacrificio. Questi territori hanno già subito impatti con gravi ripercussioni sociali, economiche e ambientali, come l'inquinamento, lo spopolamento e il saccheggio del territorio.
Complesso petrolchimico di Tarragona
IQOXE
[compagnia petrolchimica specializzata nella produzione di ossido di etilene]
Imprese: Enagás renovables, IQOXE, Alter Enersun y Biotech.
Settore: Industria chimica.
Status: pianificato.
Budget: 32.258.000 €.
Sovvenzione: 10.794.000 € del programma H2 Pioneros, bando 1
Descrizione:
Questo progetto prevede la decarbonizzazione del processo industriale di produzione dell’ossido di etilene e della mobilità di IQOXE a Tarragona. L'uso principale dell'idrogeno verde prodotto (15MW) sarà industriale, in sostituzione del gas naturale nelle caldaie esistenti. Una piccola parte dell'idrogeno sarà destinato alla mobilità. L'ossigeno prodotto sarà utilizzato anche nell'impianto di ossido di etilene.
T-HYNET
Imprese: Repsol, Enagás renovables, IQOXE e Messer.
Settore: Industria chimica.
Status: pianificato.
Budget: 320..000.000 €
Sovvenzione: 62.000.000 € del programma europeo Innovation Fund.
Descrizione:
La prima fase del progetto prevede l'installazione di elettrolizzatori da 150 MW, che dovrebbero entrare in funzione nel 2026. In una seconda fase, a partire dal 2027, la capacità di produzione di idrogeno rinnovabile dovrebbe aumentare a 1 GW. L'idrogeno verde sarà utilizzato per sostituire l'idrogeno grigio da gas fossile, attualmente usato come materia prima nell'industria locale, come carburante industriale, nella mobilità e per immissione nella rete del trasporto del gas fossile.
Una delle zone di sacrificio visitate è il complesso petrolchimico di Tarragona, il più grande polo industriale del sud d'Europa. I progetti che si pretende di sviluppare fanno parte della cosiddetta Vall de l'Hidrogen de Catalunya. I collettivi intervistati, Ecologistes en Acció de Tarragona e Plataforma Cel Net, denunciano che questo modello di transizione viene proposto senza un dibattito sociale sulla necessità di mantenere molti dei prodotti petrolchimici. Sottolineano inoltre la difficoltà di affrontare questa problematica, soprattutto in un contesto in cui l'idrogeno verde è visto come una maniera positiva di ridurre l'inquinamento, che oggi è uno dei problemi più gravi legati a questa industria. La piattaforma Cel Net denuncia che, in base al segreto industriale, "non si sa cosa si produce realmente nel polo industriale, né per chi". E questo ha un impatto particolare sull'inquinamento dal momento che, come affermano le attiviste, sono le stesse imprese a informare la Generalitat sulle sostanze chimiche che devono essere quantificate. "È sempre stato fatto così, le normative sono state adattate alle esigenze delle imprese", sottolineano. Inoltre Rafa Marrasé, giornalista e ricercatore ambientale, denuncia che "sotto l'ombrello dell'idrogeno le aziende inquinanti continuano a fare il loro business". Precisa che l'idrogeno viene usato come scusa per prolungare la vita utile delle compagnie petrolifere e che coesisterà con l'uso del petrolio: “Si sta cercando di combinare due modelli mentre si continuano ad aggravare gli impatti in una zona di sacrificio, come è stato storicamente il Campo di Tarragona”.
Una delle caratteristiche di riflesso è che, dopo tanti anni di pubblicità attiva da parte delle imprese, c'è una grande accettazione sociale dell'attività petrolchimica nella zona. Uno dei motivi è che esiste una dipendenza lavorativa ed economica. I padroni della chimica sono totalmente infiltrati nella città, tanto che il rappresentante istituzionale della Repsol è stato insignito di un premio istituzionale in occasione del suo pensionamento. Lo stesso vale per il settore dell'istruzione: qui l'industria petrolchimica offre corsi di formazione professionale per profili tecnici e, nel caso della Repsol, ha addirittura una cattedra presso l'Università Rovira i Virgili.
(3. Continua)
* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network.
El rastro del hidrógeno. Una mirada global al desarrollo del hidrógeno y sus impactos en el Estado español y Chile
Josep Nualart Corpas e Marina Gros Breto
Observatori del Deute en la Globalització, 2024 - 76 pp.
Download:
Note:
52) Biblioteca del Congreso Nacional de Chile, Plan de descarbonización y Estrategia transición justa y sostenible.
53) Gobierno de Chile, Estrategia Nacional de Hidrógeno Verde, novembre 2020.
54) Gobierno de Chile, Chile y Alemania firman acuerdo para impulsar el hidrógeno verde en Chile.
55) H2news, Rotterdam 2023: Empresas chilenas y holandesas entregaron una declaración que impulsa la cadena de valor internacional de hidrógeno en la zona de la bahía de Mejillones, 08/05/2023.
56) Gobierno de Chile, El nuevo mapa del Hidrógeno Verde en Chile.
57) Asociación Española del Hidrógeno, Censo de proyectos de hidrógeno.
58) Fundación La Caixa, El ámbito de las STEM no atrae el talento femenino.
59) Women in green hydrogen.
60) Purplewashing o "lavaggio lilla" è un termine che nel contesto femminista si riferisce alla varietà di strategie politiche e di marketing mirate alla promozione di istituzioni, paesi, persone, prodotti o aziende facendo appello al loro impegno per la parità di genere.
Immagini:
1) Immagine tratta da: Josep Nualart Corpas e Marina Gros Breto, El rastro del hidrógeno. Una mirada global al desarrollo del hidrógeno y sus impactos en el Estado español y Chile, Observatori del Deute en la Globalització, 2024.
2) Antonio Garcia, Planta solar fotovoltaica Bolero, Región de Antofagasta, Unsplash.
3) Parque eólico Punta Sierra, Región de Coquimbo. Immagine tratta da: Gobierno de Chile, Estrategia Nacional de Hidrógeno Verde, novembre 2020.
4) Tarragona: Polígono Petroquímico, di Jorge Frangan. Licenza CC BY 2.0.
5) Immagine tratta da: Josep Nualart Corpas e Marina Gros Breto, op cit.
6) Tarragona: Polígono Petroquímico, di Jorge Franganillo. Licenza CC BY 2.0.