Tácticas sucias detrás de los negocios ‘verdes’
Boletín del WRM 274, Abril 2025 – 35 pp.
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Le comunità si ribellano all'accaparramento delle terre e alla violenza dello Stato
Editoriale della Segreteria WRM
In tutto il Sud globale le comunità che si oppongono al controllo delle multinazionali sui propri territori non solo subiscono violenze da parte delle multinazionali stesse, ma anche gas lacrimogeni, botte e repressione da parte dello Stato. Mettendo in discussione l'erronea e avida idea per cui "tutta la terra appartiene allo Stato", usata dai governi per proteggere gli interessi delle grandi imprese, le comunità restano ferme nella loro lotta per recuperare le loro terre ancestrali", perché sono un luogo sacro, un luogo che dà senso alla loro esistenza".
Questo editoriale vuole trattare del coraggio e della determinazione delle comunità che si mobilitano per denunciare e opporre resistenza al controllo delle imprese sulle terre comunitarie. Spesso le comunità si trovano ad affrontare non solo la violenza e il controllo delle loro terre da parte di grandi aziende, ma anche gas lacrimogeni, botte e repressione statale. Tutto ciò è scatenato da governi che, per proteggere gli interessi delle imprese, ricorrono a una “interpretazione erronea e avida” della costituzione della maggior parte dei paesi africani, secondo la quale “tutta la terra appartiene allo Stato”.1
È ciò che sta accadendo nella Regione del Litorale del
Camerun, dove la comunità Apouh à Ngog si oppone al ripristino delle piantagioni industriali di palma da olio sulle loro terre ancestrali da parte della Socapalm, una filiale camerunense della famigerata multinazionale Socfin. Per quasi 50 anni, le attività dell'azienda hanno reso la vita difficile alla comunità di Apouh à Ngog, il cui villaggio è stato sradicato dalla sua ubicazione originaria decenni fa dalle piantagioni industriali di palma da olio.
Sostituendo parti delle vecchie piantagioni di palma da olio, Socapalm non solo ignora le richieste della comunità affinché si tenga fuori dagli spazi vitali, immediatamente adiacenti al villaggio: le nuove piantagioni dell'impresa stanno anche invadendo progressivamente il perimetro del villaggio. "Se queste azioni non verranno fermate, noi donne che viviamo vicino a Socapalm, a Edéa, dovremo sopportare altri 50 anni di sofferenze, abusi, stupri, furti, fame, frustrazione e violazioni dei nostri diritti, della nostra privacy e della nostra dignità." Lo spiega l'Associazione delle Donne Residenti in SOCAPALM Edéa (AFRISE) in una petizione che richiede si ponga fine a questa occupazione di spazi vitali del villaggio da parte dell'azienda Socapalm, certificata RSPO.2
Nel gennaio 2025, le donne dell'AFRISE piantarono alberi di banane su 35 ettari di terreno conteso, che la Socapalm si stava preparando a ripiantare con palma da olio. Poco dopo, l'azienda irrorò le piante di banano con sostanze chimiche e tornò il 24 marzo, scortata da decine di soldati armati, per continuare a ripiantare. Nonostante la paura, i gas lacrimogeni e le botte, la comunità ha bloccato le ruspe dell'azienda e le ha impedito di continuare con le operazioni per diversi giorni. Mentre l'azienda proseguiva le sue piantagioni, più di 60 organizzazioni chiedevano la cessazione immediata dell'invasione delle terre ancestrali della comunità da parte dell'impresa. Esortarono inoltre il governo camerunense a garantire lo spazio vitale della comunità Apouh à Ngog, anziché inviare forze militari armate per proteggere gli interessi della Socfin, un'impresa che è un chiaro esempio di modello coloniale di sfruttamento della regione.
È quanto sta accadendo anche nel comune di Aracruz, nello stato brasiliano di Espíritu Santo, dove circa 1.000 donne del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) si sono mobilitate per esigere una riforma agraria e contro le molteplici forme di violenza contro le donne.3 Con lo slogan "L'agroindustria è violenza e crimine ambientale. La lotta delle donne è contro il capitale", hanno occupato terreni controllati dalla società Suzano, il più grande esportatore di polpa di cellulosa al mondo. Per anni, l'azienda ha condotto la sua attività nella più totale impunità, accumulando vaste aree di terra fertile e perpetrando violazioni contro i popoli indigeni, le comunità quilombola e i contadini senza terra. In un comunicato stampa, il MST denuncia che "le multinazionali non si preoccupano di ottenere terreni per risolvere il problema della fame nel Paese" e che sarebbe possibile insediare più di 100.000 famiglie sui 2,7 milioni di ettari di terra fertile brasiliana di proprietà di Suzano. Nel 2011, Suzano si è impegnata a cedere 22 zone occupate dall'azienda a insediamenti per contadini senza terra, ma poi non ha rispettato i suoi impegni.
Come nel caso di AFRISE ad Apouh à Ngog, le donne che occupano la terra ad Aracruz si impegnano a continuare a lottare per la terra per coltivare alimenti, poiché, come loro, si trovano ad affrontare uno Stato che si schiera dalla parte dell'impresa e non dei contadini.4
Questo è ciò che sta accadendo anche in Costa d'Avorio, dove 20 membri della comunità indigena Winnin sono stati arrestati nel dicembre 2024.
La comunità indigena Winnin ha espresso pubblicamente la sua opposizione alla privatizzazione delle sue terre ancestrali nella foresta di Monogaga.5 I Winnin vivono e dipendono da queste foreste da più di sei secoli. Tuttavia, il Ministero ivoriano delle Acque e delle Foreste ha assegnato una concessione alla Roots Wild Foundation, le cui attività hanno già generato conflitti con le comunità. Gli arresti e le minacce contro la popolazione Winnin prima della loro detenzione, sollevano serie preoccupazioni circa la criminalizzazione dei difensori della terra nella regione.
E' ciò che sta accadendo anche in Indonesia, Papua e in tutta la regione del Mekong, come si può leggere in due dichiarazioni che condividiamo in questo numero del bollettino. In Papua, il Movimento Solidaritas Merauke si è organizzato per condividere storie di sofferenza collettiva e traumi causati dai crimini commessi dallo stato e dalle multinazionali, in particolare quelli commessi in nome dei denominati Progetti Strategici Nazionali (NSP) del governo indonesiano.
La dichiarazione, redatta congiuntamente dal movimento Merauke Solidaritas, evidenzia le lotte della comunità contro l'espropriazione dei propri spazi abitativi da parte di questi megaprogetti statali e imprenditoriali che profanano ciò che le comunità ritengono sacro. In Thailandia, le comunità della regione del Mekong e le comunità Punan del Kalimantan del Nord, in Indonesia, si sono riunite per confrontarsi e informarsi sulle lotte comunitarie contro i megaprogetti delle dighe idroelettriche.
In una dichiarazione rilasciata in occasione della Giornata Internazionale d'Azione Contro le Dighe, il 14 marzo, hanno ribadito l'importanza di unirsi per dimostrare che "siamo uniti e risoluti nella lotta collettiva per difendere i nostri fiumi, le nostre foreste e il nostro futuro dalle false soluzioni 'verdi' e dall'avidità delle imprese".
In un'intervista del 2018 con WRM, un leader del popolo Akroá-Gamela del Brasile spiega perché, nonostante i timori di repressione statale e violenza da parte di avide imprese, le comunità rimangono salde nella lotta per rivendicare le proprie terre ancestrali: "perché è un luogo sacro, un luogo che dà senso alla nostra esistenza".6
Poiché la terra dà senso alla loro esistenza, le comunità si stanno ribellando alla violenza delle multinazionali e all'interpretazione errata e avida del governo secondo cui "tutta la terra appartiene allo Stato". Ad Apouh à Ngog, Aracruz e in molti altri luoghi, le comunità si stanno organizzando per proteggere e rivendicare le terre dei loro antenati: la lotta continua!
Contenuti:
LA NOSTRA OPINIONE: Le comunità si ribellano contro l'accaparramento di terre e la violenza dello Stato.
ONG al servizio del saccheggio dei territori: il caso della Fondazione Earthworm.
Il disboscamento delle piantagioni: le lotte comunitarie nella provincia del Cabo Occidental in SudAfrica.
Degradare i territori piuttosto che recuperarli: piantagioni per il mercato del carbonio nell'Orinoquia colombiana.
Thailandia: le grandi centrali idroelettriche non sono energia pulita! Le comunità in lotta contro le dighe si scambiano esperienze ed emettono un
dichiarazione conjunta.
Dichiarazione di Solidaritas Merauke, una chiamata d'emergenza dalla Papua: fermare il Progetto Strategico Nazionale di Merauke.
Per rileggere: Mega piantagioni di pino nella Patagonia argentina: invasione di terre, incendi e scarsità d'acqua.
"Il peggior fondo di conservazione di tutti i tempi".
Le comunità indigene Marudi si oppongono al progetto di carbonio di una Società del legno a Sarawak (Malesia).
Camerun: la lotta per le terre ancestrali continua.
* Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network
Note:
1) Boletín 241 del WRM. 2018. Una reflexión desde África: hay que vencer el miedo para construir movimientos más fuertes.
2) Petición. Camerún: Testimonios de mujeres que reclaman su tierra.
3) Contra el capital y el patriarcado, las mujeres del MST realizan una jornada de lucha y ocupan las plantaciones de eucalipto de Suzano en Brasil.
4) Brasil de Fato. 2025. Justiça determina despejo de ocupação de mulheres do MST em área da Suzano no ES.
5) Mongabay. 2025. Des leaders communautaires emprisonnés après s’être opposés à la privatisation controversée d’une forêt classée en Côte d’Ivoire.
6) Boletín 241 del WRM. 2018. Brasil: Yo soy Kum’tum, soy del pueblo Akroá-Gamela.