INTRODUZIONE
L'America Latina e i Caraibi rimangono segnati dalla traiettoria storica dell'estrattivismo, che non è semplicemente un tipo di attività basata sull'estrazione massiccia delle cosiddette "risorse naturali", ma piuttosto un intero sistema che ha configurato e plasmato le nostre società, le nostre politiche, i nostri territori, corpi, immaginari ed ecosistemi. Dopo oltre cinque secoli, la condizione (neo)coloniale di essere fondamentalmente "esportatori di natura" per il mercato globale persiste, mentre continuiamo a essere i destinatari di terribili debiti ambientali.
Il primo decennio del XXI secolo in America Latina è stato caratterizzato da una notevole espansione dell'estrattivismo, alimentata dallo straordinario boom delle materie prime. Fu in questo contesto che emerse un'ondata di governi progressisti, che all'epoca generarono grande entusiasmo sociale e politico e si presentarono come progetti di cambiamento sociale e nuovi modelli di sviluppo. Questo articolo non intende approfondire i contributi e i limiti del "ciclo progressista" nella regione, ma è necessario evidenziare cinque delle sue principali conseguenze, che oggi fanno parte del contesto dei nuovi scenari politici ed estrattivi che ci troviamo ad affrontare in questo terzo decennio del secolo.
In primo luogo, pur esprimendo le proprie differenze con i governi conservatori e neoliberisti del passato e del presente, i governi progressisti, senza eccezioni, hanno mantenuto lo stile e l'imperativo estrattivista, che era anche associato al rafforzamento dei settori del capitale nazionale e transnazionale.
In questo senso, ci sono diversi modelli di continuità e somiglianza strutturale tra progressisti e conservatori/neoliberisti che devono essere sottolineati.
In secondo luogo, i primi hanno persino approfondito il modello, in alcuni casi a livelli che i loro predecessori non avevano raggiunto, come abbiamo visto con l'ascesa dell'agroindustria sotto il governo di Evo Morales 1 in Bolivia e l'apertura senza precedenti dell'attività mineraria sotto Rafael Correa in Ecuador 2.
In terzo luogo, i dati macroeconomici dell'inizio del secondo decennio di questo secolo sono chiari e convincenti: la dipendenza delle nostre economie dalle cosiddette materie prime 3 si è intensificata, consolidando un processo di ri-primarizzazione, che andava contro un'idea di "indipendenza" che veniva frequentemente utilizzata nella narrazione di questi governi.
In quarto luogo, questo estrattivismo progressista ha generato enormi impatti socio-ambientali in questi paesi, con l'espansione della deforestazione e dell'inquinamento, l'avanzata verso nuove frontiere estrattive e la ricolonizzazione dei territori, oltre a colpire migliaia di persone, tra cui contadini, indigeni, afrodiscendenti e residenti di quartieri poveri. In quinto luogo, e di conseguenza, ciò ha provocato gravi conflitti con questi popoli, comunità e organizzazioni sociali, molti dei quali hanno sviluppato significative mobilitazioni e movimenti di resistenza. Alcuni di questi movimenti hanno avuto un impatto nazionale e generato malcontento anche tra alcuni sostenitori di questi governi.
Verso la fine del secondo decennio del XXI secolo, i sintomi di esaurimento e declino di questo periodo progressista stavano diventando evidenti.
Accanto a queste recenti conseguenze, si sono manifestati i segni di battute d'arresto nelle precedenti politiche di inclusione e assistenza sociale, una riduzione dello spazio politico per la partecipazione popolare e dei processi di smobilitazione sociale, nonché graduali cambiamenti conservatori nelle alleanze, negli orientamenti e nelle promesse di trasformazione. Il progressivo degrado del MAS in Bolivia – che si sarebbe concluso con gravi divisioni interne, culminando nella sua sconfitta elettorale alle elezioni presidenziali dell'ottobre 2025 dopo quasi 20 anni di potere – e l'orientamento più centrista del peronismo sotto il governo di Alberto Fernández (2019-2023), che sosteneva un "liberalismo progressista", ne sono stati chiari esempi. Vanno altresì evidenziate le espressioni più regressive e decadenti rappresentate dai governi di Daniel Ortega in Nicaragua e Nicolás Maduro in Venezuela. Tutto questo lungo processo di declino stava generando contemporaneamente una grande disillusione in gran parte della società, il che aiuta in parte a comprendere la crescita e il rafforzamento di settori e leader politici di destra e di estrema destra (in particolare le presidenze di Jair Bolsonaro in Brasile; in Argentina, prima Mauricio Macri e poi Javier Milei; Nayib Bukele in El Salvador; o in Ecuador, i governi di Guillermo Lasso e Daniel Noboa), che hanno dato il loro tono a un nuovo periodo politico in America Latina.
A questi fattori si è aggiunta la fragilità economico-strutturale dei Paesi della regione che, anziché evidenziare economie in espansione, hanno mostrato un'evoluzione volatile e poco dinamica, segnata da fattori di shock globali come il forte calo dei prezzi delle materie prime a partire dal 2014 o la pandemia del Covid19 4.
Il nuovo periodo latinoamericano, che potremmo esaminare nell'arco di tempo 2015-2025, non è semplicemente un'ondata di tendenze di destra, o quello che alcuni hanno categorizzato come l'emergere di un "secondo ciclo progressista" del XXI secolo 5 – dovuto all'arrivo di Pedro Castillo (Perù), Andrés Manuel López Obrador (Messico), Gabriel Boric (Cile), Gustavo Petro (Colombia), il ritorno di Lula da Silva (Brasile), o le continuità del MAS con Luis Arce (Bolivia) –: in realtà, non è segnato da una singola linea o tendenza politica particolare, né da una consolidata correlazione di forze. Ciò che sembra definire questo periodo, invece, è una grande instabilità, con rapidi flussi e riflussi, gravi crisi economiche come in Argentina, Cuba, Venezuela, Bolivia o Haiti; crisi politiche come in Perù, o crisi "di sicurezza" – come in Ecuador – e con vari focolai e cicli di proteste popolari molto rilevanti, come abbiamo visto negli anni 2018-2019 in diversi paesi latinoamericani (Nicaragua, Cile, Ecuador, Colombia, tra gli altri), che si sono attenuati dopo la pandemia.
Questa instabilità è determinata anche dalla dinamica della crisi globale, con l’aggravarsi della crisi ambientale, il susseguirsi di eventi meteorologici estremi – che hanno colpito anche la regione – e un’escalation di scontri armati mai visti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale 6, tra i vari fattori.
Da una prospettiva più ampia, è possibile evidenziare che l'attuale fase regionale è caratterizzata da significative regressioni politiche, un indebolimento del settore pubblico e un aumento di forme di deregolamentazione economica, con impatti significativi e multiformi. Esaminerò ora più in dettaglio le continuità e le nuove direzioni dell'estrattivismo, alla luce di queste recenti tendenze, che pongono sfide straordinarie per i movimenti popolari, i territori e la natura.
Evidenzio sette tendenze rilevanti: consensi pragmatici, ascesa degli autoritarismo e degli stati di eccezione, nuove espressioni della geopolitica delle risorse, impennata dell'attività mineraria e dei minerali critici, nuovi scenari del petrolio, la criminalità organizzata nell'estrattivismo e l'espansione dei progetti di "economia verde". Sebbene cruciale, il settore agroalimentare non viene affrontato. Vediamo.
II. NUOVA DIREZIONI DELL'ESTRATTIVISMO: SETTE TENDENZE RILEVANTI
II.I Consenso pragmatico, estrattivismo incontestabile
In questo nuovo periodo che stiamo vivendo, il clima politico è cambiato e, in generale, le narrazioni e le proposte più critiche dei governi della regione sono andate dissolvendosi e offuscandosi. Siamo passati dai discorsi magniloquenti sul cambiamento sistemico legati al socialismo del XXI secolo, dall'effervescenza del potere popolare e dagli esperimenti di trasformazione, dalla retorica dell'antimperialismo e del progetto di regionalismo alternativo, e dalla promozione dei diritti della Pachamama a un'impostazione di riflusso e di progressismi moderati e concilianti. Non ci sono più antagonismi proclamati contro il sistema o contro le classi economiche potenti: il capitalismo è abbracciato esplicitamente o implicitamente, l'impegno fondamentalmente riservato all'applicazione delle riforme. Ciò che prevale è un marcato pragmatismo in cui, in varia misura e in forme diverse, le critiche più profonde allo status quo vengono accantonate, appiattiti i programmi politici, evasi gli obiettivi di trasformazione.
Ciò è stato chiaramente osservato in governi come quello di Boric che, nella pratica, ha sviluppato sempre più alleanze con i gruppi della Concertación e ha attuato misure sempre più distanti dalle rivendicazioni dell'espolsione sociale del 2019, una tendenza che si è intensificata dopo la sconfitta al referendum per la nuova Costituzione. Situazioni simili si sono manifestate in altri casi: ad esempio il governo di López Obrador (AMLO), anch'esso caratterizzato da ampie alleanze con il capitale per favorire interessi commerciali, nonostante le controversie che ciò ha causato all'interno di vari settori della base di Morena, il ritorno di Lula da Silva, che ha anche lui ampliato le sue coalizioni – e le sue trattative con il Congresso – includendo forze conservatrici ed ex alleati di Bolsonaro, e promuovendo misure economiche elogiate dai mercati, o anche nel governo molto più tecnico (rispetto a quello di Evo Morales) di Luis Arce, incentrato sull'efficienza statale e sulla stabilizzazione macroeconomica.
Questa onda di pragmatismo è anche effetto dei cattivi risultati economici prodotti dalle strategie di nazionalizzazione e dall'uso clientelare massiccio delle rendite, dei progressivi processi di smobilitazione e indebolimento della capacità di azione delle basi sociali, nonché della ricerca prioritaria della governabilità e della riduzione del dissenso attivo, al fine di raggiungere la maggiore stabilità economica possibile.
Tutto ciò andava a braccetto con i tradizionali e comuni approcci pragmatici propri dei settori di destra 7, orientati più verso risultati economici, politici e di sicurezza che verso richieste sociali. Ciò si è intensificato soprattutto nel periodo in analisi, di pari passo con la crescita – sia nella regione che nel mondo – dell'estrema destra e del neoconservatorismo, che hanno apertamente e spudoratamente attaccato tutte le politiche sui diritti sociali e ambientali, oltre che le procedure democratiche, sostenendo al contempo la risoluzione dei problemi politici e di sicurezza attraverso un approccio di 'pugno di ferro', relativizzando le cause sistemiche dei problemi e attribuendo questi ultimi all'esistenza di singoli nemici che devono essere combattuti o eliminati 8.
In questo quadro generale, l'estrattivismo è messo ancor meno in discussione. Per le destre estreme come quella di Javier Milei, la politica si è orientata verso la disarticolazione delle istituzioni e delle rivendicazioni ambientali, minando ulteriormente la difesa dei popoli indigeni, considerando il negazionismo climatico come verità assoluta e scatenando progetti estrattivi pianificati senza controllo e senza alcuna prerogativa ambientale 9. Tutto ciò è molto simile al caso Bolsonaro, che ha dichiarato guerra all'ambiente e ai popoli indigeni, smantellato le politiche di protezione della natura e incoraggiato l'avanzata aggressiva dei gruppi 'ruralisti', dell'attività mineraria e dell'industria del legname 10. Questa avanzata negazionista e abolizionista di tutto ciò che ha a che fare con l'ambiente, ha avuto un impatto sulla dimensione del senso comune della politica, sdoganando questa dirompente forma di fare politica ed eliminando i meccanismi di contenimento dell'estrattivismo. Ciò, da un lato, si sta manifestando in altri casi, come in quello del governo Noboa, il quale ha unito il Ministero dell'Ambiente con il Ministero dell'Energia e delle Miniere – subordinando di fatto il primo al secondo – in linea con la sua politica di ridimensionamento dello Stato. O in quello di Rodrigo Cháves in Costa Rica, che rompe con la lunga tradizione ambientalista del paese centroamericano, riducendo i fondi per il sistema di aree protette, inquadrando la protezione ambientale come un "ostacolo allo sviluppo del paese" e promuovendo nei suoi discorsi la possibilità di abbandonare l'emblematica moratoria sull'esplorazione e lo sfruttamento petrolifero 11.
D'altro canto, il fenomeno ha un impatto anche sui settori della società che sostengono questi governi, che possono essere o sono influenzati da queste concezioni, promuovendo cambiamenti di prospettiva e cultura politica favorevoli all'inosservanza dei diritti, il che pone enormi sfide per la rivendicazione ambientale e la trasformazione post-estrattivista nella regione.
Per i progressisti pragmatici, mettere in discussione l'estrattivismo è inaccettabile e il tema ambientale sta manifestamente regredendo rispetto agli anni precedenti. Inoltre, di fronte all'ascesa dell'estrema destra, rafforzano l'argomentazione secondo cui bisogna "resistere con ciò che si ha" e "trincerarsi" per impedirgli di arrivare al potere, rendendo le critiche all'estrattivismo ancora meno significative, soprattutto perché è la fonte di sostegno economico per le loro strutture di potere e di governabilità. Per citare esempi di queste espressioni, l'amministrazione López Obrador ha sminuito l'importanza delle questioni ambientali e ridotto i budget istituzionali per questo settore 12, imponendo al contempo alle comunità locali il megaprogetto di punta del "4T", il cosiddetto "Treno Maya". Nel frattempo, nonostante l'opposizione degli ambientalisti, il governo Lula, attraverso l'IBAMA (Istituto per l'Ambiente e le Risorse Naturali Rinnovabili), ha autorizzato la concessione di licenze petrolifere per il Blocco 59 nella Foz do Amazonas nel maggio 2025, un''area ecologicamente sensibile che si trova alla foce di questo importante fiume. A ottobre è stata autorizzata la perforazione di un pozzo in questo blocco. Questa misura potrebbe aprire la strada all'espansione petrolifera in Amazzonia: altri 34 blocchi sono già stati assegnati alle aziende ed entro giugno è stata pianificata un'asta di 47 blocchi nello stesso bacino (e più di 330 a livello nazionale). Ciò è stato fatto ignorando un rapporto dei tecnici dell'agenzia ambientale, che si opponevano all'iniziativa, e sotto la forte pressione di ministri, membri del Partito dei Lavoratori (PT) e membri del Congresso 13. Inoltre, la proposta è stata concretizzata nei preamboli della celebrazione della COP 30 di Belém, mentre Lula la giustificava affermando che si trattava di "finanziare la transizione energetica"14.
Forse una voce fuori dal coro di queste tendenze è stata quella del governo di Gustavo Petro, che ha portato nel dibattito regionale la necessità di allontanarsi dall'estrattivismo e dai combustibili fossili in America Latina, la centralità della lotta al cambiamento climatico e la promozione di una "decarbonizzazione" dell'economia, al fine di costruire una "Colombia potenza mondiale per la vita".
Nello specifico, Petro ha promosso con forza la legge anti-fracking, che, a luglio 2025, era stata presentata al Congresso per sei volte come proposta di legge, sempre bloccata dai ritardi imposti dai deputati contrari alla misura 15.
Si tratta di una misura che potrebbe essere paradigmatica anche a livello globale. A sua volta, è stata proposta una riforma fiscale (approvata nel dicembre 2022) che ha imposto tasse più elevate per petrolio e carbone, alimenti non sani e alcuni prodotti in plastica, nonché per persone ad alto reddito e società finanziarie, con l'obiettivo di scoraggiare i combustibili fossili e raccogliere fondi per la transizione energetica.
Tuttavia, la Corte Costituzionale ha annullato diversi articoli di questa riforma, tra cui il divieto di dedurre le royalties petrolifere e minerarie, che si prevedeva avrebbero generato fino a 3,2 miliardi di pesos 16. In ogni caso, va anche notato che Petro è stato criticato per aver preso in considerazione l'implementazione di crediti di carbonio 17 e per la rivendicazione di un'attività mineraria per la 'transizione energetica' 18, con gli impatti socio-ambientali che ciò comporterà.
(1. Continua)
--> Questo saggio è parte del Dossier “No hay plan B. Desafíos y alternativas frente al saqueo extractivista y al cambio climático”, su Huelladelsur.ar
* Originale in
spagnolo Qui
** Illustrazione di copertina di Huellas del Sur
*** Traduzione di Ecor.Network
Note:
1] Webber, J (2018). Evo Morales, el “transformismo” y la consolidación del capitalismo agrario en Bolivia. La cuestión agraria y los gobiernos de izquierda en América Latina. Campesinos, agronegocio y neodesarrollismo, 1, 189-222.
2] Báez, M. Sacher, W (2014). Los discursos del Buen Vivir y el sumak kawsay, y la minería metálica a gran escala en Ecuador: rupturas y continuidades con el modelo de desarrollo. Centro de Investigaciones Interdisciplinarias en Ciencias y Humanidades, UNAM.
3] CEPAL. Anuario Estadístico de América Latina y el Caribe 2011.
4] UNDP (2024) Un subibaja: El crecimiento económico en América Latina y el Caribe. https://www.undp.org/es/latin-america/blog/un-subibaja-el-crecimiento-economico-en-america-latina-y-el-caribe
5] Entrevista Con Luciana Cadahia (2022). El triunfo de Petro anuncia un nuevo ciclo progresista. https://jacobinlat.com/2022/07/el-triunfo-de-petro-anuncia-un-nuevo-ciclo-progresista/; Klachko, P (2024). Segundo turno del ciclo progresista en América Latina y el Caribe. Avances, tensiones y retrocesos: un balance provisional. Yeiyá, Revista de Estudios Críticos, 5(1), 97-127.
6] Poast, P (2023) Not a World War But a World at War. https://www.theatlantic.com/international/archive/2023/11/conflicts-around-the-world-peak/676029/
7] Comini, N. Sanahuja, JA (2018). Las nuevas derechas latinoamericanas frente a una globalización en crisis. Nueva sociedad, (275).
8] Lupu, N. Oliveros, V. Schiumerini, L (2021). Derecha y democracia en América Latina. Población y sociedad, 28(2), 80-100; Muggenthaler, F. Hoetmer, R. Robayo, A. Aguirre, M (2020) Nuevas derechas autoritarias. Conversaciones sobre el ciclo político actual en América Latina. Quito: Fundación Rosa Luxemburg/Ediciones Abya-Yala.
9] Parodi, C (2024). Un año de negacionismo climático y despojo territorial: el desgobierno de Javier Milei. https://latfem.org/un-ano-de-negacionismo-climatico-y-despojo-territorial-el-desgobierno-de-javier-milei/; FARN (2025). Presupuesto 2024: crónica de un ajuste anunciado para el cuidado del ambiente. https://farn.org.ar/documentos/presupuesto-2024-cronica-de-un-ajuste-anunciado-para-el-cuidado-del-ambiente/
10] Pericás, LB (2020). La destrucción ambiental sin límites de Bolsonaro. https://jacobin.com/2020/09/jair-bolsonaro-brasil-amazonia-salles
11] Salom, A (2025). Las políticas ambientales de la administración Chaves: Ha incurrido en pecados capitales. https://www.larepublica.net/noticia/las-politicas-ambientales-de-la-administracion-chaves-ha-incurrido-en-pecados-capitales
12] Oceana (2023). Análisis del presupuesto para el sector ambiental 2018-2024. https://mx.oceana.org/wp-content/uploads/sites/17/2023/11/Analisis-del-presupuesto-para-el-sector-ambiental-2024.pdf
13] Sumaúma (2025). Desembocadura del Amazonas: el gobierno de Lula da Silva autoriza la prospección de petróleo y debilita la COP30. https://sumauma.com/es/foz-do-amazonas-governo-lula-autoriza-a-exploracao-de-petroleo-e-enfraquece-a-cop30/
14] Telesur (2025). Lula asegura que explotación petrolera en el Margen Ecuatorial puede efectuarse sin dañar el entorno natural. https://www.telesurtv.net/lula-asegura-que-explotacion-petrolera-en-el-margen-ecuatorial-puede-efectuarse-sin-danar-el-entorno-natural/
15] Alianza Colombia libre de Fracking (2024) Rechazamos el sabotaje en Comisión V de Senado al Proyecto de Ley que prohíbe el fracking y la explotación de Yacimientos No Convencionales, y exigimos un debate de cara a la opinión pública. https://colombialibredefracking.wordpress.com/2022/11/28/rechazamos-el-sabotaje-en-comision-v-de-senado-al-proyecto-de-ley-que-prohibe-el-fracking-y-la-explotacion-de-yacimientos-no-convencionales-y-exigimos-un-debate-de-cara-a-la-opinion-publica/
16] La República (2024). Corte Constitucional podría tumbar nuevos artículos de la reforma tributaria de 2022. https://www.larepublica.co/economia/corte-constitucional-podria-tumbar-articulos-de-la-reforma-tributaria-de-2022-3832079
17] García, M (2024). Breve balance del gobierno Petro y su apuesta de transición energética. https://www.rosalux.org.ec/breve-balance-del-gobierno-petro-y-su-apuesta-de-transicion-energetica/
18] Quintero, D (2023). Minerales para la transición en Colombia: un camino incierto. https://climatetrackerlatam.org/historias/minerales-para-la-transicion-en-colombia-un-camino-incierto/