ENERGY TRANSITION MYTHBUSTERS
Unpacking the 6 policy myths that threaten decarbonisation
Transnational Institute, Trade Unions for Energy Democracy
settembre 2023 - 58 pp.
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Contenuti:
RISULTATI COMUNI — Dal profitto privato alla transizione energetica pubblica
Mito n.1: - Il settore privato sta guidando una rapida transizione verso le energie rinnovabili
Mito n.2: - I liberi mercati sono la strada migliore verso un sistema energetico a basse emissioni di carbonio
Mito n.3: - Il calo dei prezzi delle energie rinnovabili rende inevitabile la decarbonizzazione
Mito n.4: - L’energia decentralizzata decarbonizzerà e democratizzerà il sistema energetico
Mito n.5: - I diritti di proprietà intellettuale contribuiscono a facilitare la transizione energetica
Mito n.6: - La protezione degli investimenti è necessaria per incoraggiare gli investimenti nella transizione energetica
CONCLUSIONI
Risultati comuni
Dalla speculazione privata alla transizione verso l'energia pubblica
Ascoltando le previsioni altisonanti e i commenti sfavillanti provenienti dagli attori che dominano l’industria energetica potresti ritrovarti a tirare un sospiro di sollievo. “Le prospettive per una transizione a basse emissioni di carbonio continuano ad essere estremamente brillanti,” secondo Bloomberg New Energy Finance, che ha riferito che l'anno scorso gli investimenti globali nelle tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio hanno superato un trilione di dollari 1.
Gli investitori privati e i mercati liberalizzati, ci dicono, stanno
aprendo la strada ad un futuro di energia pulita. I commentatori del settore sottolineano la diminuzione dei costi delle energie rinnovabili come prova che i combustibili fossili presto diventeranno un ricordo del passato. Finché gli investitori saranno protetti attraverso i diritti di proprietà intellettuale e gli accordi commerciali e di investimento, il capitale confluirà senza soluzione di continuità nella transizione energetica. I governi, a quanto pare, possono distendersi mentre il potere viene decentrato attraverso progetti rinnovabili su piccola scala e attraverso l'aumento del 'prosumer', cioè gli individui che diventano produttori di energia e consumatori. Purtroppo, queste affermazioni ottimistiche non possono essere prese alla lettera. In realtà, ciò che è in gioco qui è una serie di miti pericolosi - miti che minacciano di consolidare ulteriormente l'inazione e l'ingiustizia.
È difficile capire come qualcuno possa descrivere lo stato della transizione energetica come 'luminoso' quando il carbone, il petrolio e il consumo di gas continua ad aumentare. I combustibili fossili rappresentano ancora l'82% del consumo totale di energia primaria a livello mondiale 2. Alla fine del 2022 l'utilizzo globale del carbone era arrivato a un livello record 3. Uno studio dell'Agenzia internazionale per l'energia (IEA) del 2021 aveva previsto che il consumo globale di petrolio per il 2022 sarebbe aumentato in media di 2,1 milioni di barili al giorno in più rispetto al 2021, e di ulteriori 2,1 milioni di barili al giorno nel 2023 4.
Sì, gli investimenti nelle energie rinnovabili stanno crescendo - ma non abbastanza velocemente. Il tasso di crescita per la diffusione di nuove energie rinnovabili si è dimezzato tra il 2016 e il 2021 5. Gli investimenti globali per le energie rinnovabili hanno raggiunto un livello record di 0,5 trilioni di dollari nel 2022 - meno di un terzo dell'investimento medio annuo necessario tra il 2023 e il 2030, se vogliamo raggiungere l'obiettivo globale concordato di limitare il riscaldamento a 1,5 ºC rispetto ai livelli preindustriali 6. A metà del 2023, la valutazione dell’IEA era che solo tre dei cinquanta componenti della transizione energetica rispettano pienamente la tabella di marcia 7.
In sintesi, la transizione energetica è in gravi difficoltà. Inoltre, dove si stanno facendo progressi, la narrazione dominante pro-privato e pro-mercato ottiene ancora una volta risultati drasticamente sbagliati. Il finanziamento pubblico, piuttosto che gli investimenti privati, è stato finora il principale motore della transizione: il 60 % del totale dei finanziamenti per il clima a livello globale è stato rappresentato da fondi pubblici nel 2019/2020 8. Contrariamente all'ideologia neoliberista - secondo cui il settore pubblico è avverso al rischio e il settore privato è innovativo - le istituzioni pubbliche hanno maggiori probabilità di finanziare i settori della transizione a rischio più elevato, con il settore pubblico che punta su tecnologie più lontane dalla commercializzazione come l'energia delle maree e delle onde o lo stoccaggio termico 9.
In effetti, la grande maggioranza degli investimenti privati nella transizione energetica dipende in larga misura dalle sovvenzioni pubbliche. Quando i governi che hanno guidato la transizione energetica come la Germania e la Cina hanno abbandonato i loro sussidi “feed-in tariff” per le energie rinnovabili, le conseguenze sono state drammatiche. In Germania, gli investimenti nelle energie rinnovabili sono diminuiti del 46 per cento nel 2015. E tra il 2017 e il 2018, gli investimenti in energia pulita in Cina si sono ridotti del 38 per cento (con investimenti nel solare in calo del 53 per cento) 10.
Il calo dei costi delle energie rinnovabili potrebbe cambiare tutto questo?
Molti sostengono che il costo dell'energia rinnovabile sta diminuendo a tal punto che presto raggiungeremo un punto critico in cui l'energia rinnovabile diventerà più economica dei combustibili fossili, dopodiché i modelli di investimento si sposteranno sostanzialmente.
Mentre il costo unitario delle energie rinnovabili è in calo, i dati sui prezzi delle energie rinnovabili tendono a oscurare i costi nascosti degli aggiornamenti infrastrutturali e delle modifiche necessarie per integrare le energie rinnovabili nella rete.
Questi costi nascosti aggiungeranno un 10-15 % al prezzo di un'unità di energia, una volta che le energie rinnovabili arriveranno a rappresentare il 25 % del totale dell’energia prodotta 11, e aumenteranno con il procedere della decarbonizzazione. Inoltre, il prezzo non è il fattore decisivo per la transizione energetica. L'evidenza - sia storicamente che oggi - mostra che il calo dei prezzi dell'energia spesso mina i profitti dell'industria energetica. A sua volta, il calo dei prezzi delle rinnovabili corre il rischio di penalizzare gli investitori 12. In maniera forse ancora più importante, esso si basa sul continuo sfruttamento del lavoro all'interno delle catene di approvvigionamento di fonti rinnovabili, che sono sempre più legate al lavoro forzato e alla schiavitù moderna 13. Il modello di transizione energetica basato sul profitto, quindi, è afflitto da contraddizioni e sta fallendo in base alle sue stesse regole. Sta anche guidando l'escalation della disuguaglianza e dell'ingiustizia. Un terzo della popolazione mondiale attualmente non ha accesso ad un’energia affidabile. Si stima che 860 milioni di persone in tutto il Sud del mondo non avessero accesso all'elettricità nel 2021, con un ulteriore 1,1 miliardi di persone che avevano solo accesso all'elettricità intermittente 14.
La situazione in Europa non è poi così diversa. In effetti, la povertà energetica è raddoppiata in un periodo di 10 anni in tutta Europa durante il periodo della liberalizzazione energetica 15 16. Sicuramente, come affermato dall'International Energy Agency: “Per la prima volta da decenni, il numero di persone senza accesso all'elettricità è destinato ad aumentare nel 2022” 17. Come siamo arrivati a questo punto?
La storia del modello di mercato si riduce ad
una combinazione fra “liberalizzazioni e sovvenzioni”, dal momento che la crescita delle energie rinnovabili ha avuto luogo nonostante, piuttosto che attraverso la liberalizzazione 18.In realtà, non c'è mai stato un mercato libero dell'energia rinnovabile, né ci sarà mai. Viceversa, il settore delle energie rinnovabili è sostenuto da sovvenzioni pubbliche. Queste sovvenzioni coesistono con politiche di liberalizzazione, che hanno concentrato il potere nelle mani di poche imprese oligopolistiche. Queste imprese sono ora di fronte ad una 'spirale di morte' dal momento che i loro costi crescono e il loro guadagno cala.
Le imprese statali sono state scoraggiate o (come l'impresa sudafricana Eskom) gli è stato vietato di investire nella generazione rinnovabile. Hanno dovuto invece sostenere gli investimenti privati, coprire l'aumento dei costi di rete e concentrarsi sul recupero dei costi di produzione e di servizio a scapito di un incremento dell'accesso delle persone all'energia. Con le utilities sempre più sotto pressione, alcuni governi hanno iniziato ad emettere “capacity payments” [pagamenti ai gestori privati degli impianti per coprire i loro costi fissi in cambio della garanzia di essere disponibili quando il gestore del sistema lo richiede, NdT], per poter fornire in ogni momento la fornitura di generazione del “carico di base” al fine di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento 19.
Qui vediamo il modello “liberalizza e sovvenziona” in pieno svolgimento. I governi stanno compensando la loro mancanza di controllo sul settore energetico fornendo sussidi per tutti, sia verdi che sporchi. Allo stesso tempo, questo modello di mercato disastroso continua ad essere sostenuto da un insieme di quadri giuridici che aggravano il problema. Prendiamo le leggi sulla proprietà intellettuale (IP), che assegnano alle imprese i diritti esclusivi di utilizzo, licenza e profitto dalle nuove innovazioni. I loro fautori sostengono che la proprietà intellettuale stimola gli investimenti proteggendo la quota di mercato delle imprese. Il risultato, tuttavia, è un sistema altamente escludente, che ha limitato la produzione di tecnologie per l'energia pulita a una manciata di imprese, in gran parte in paesi ad alto reddito 20. Tra i primi 10 produttori di turbine eoliche a livello globale, ogni singola impresa si trova in Europa, negli Stati Uniti o in Cina 21. Questo oligopolio globale della produzione rinnovabile è uno dei motivi per cui l'intero continente africano produce solo l'1,5 % dell'energia solare del mondo, pur avendo la più grande capacità produttiva possibile 22 23. Oppure possiamo prendere in considerazione i meccanismi dell’Investor State Dispute Settlement (ISDS), che consentono alle società di citare in giudizio i governi per le politiche che influenzano i loro profitti. Gli investitori sostengono che hanno bisogno di protezione attraverso l’ISDS per fornire certezza giuridica e stabilità. In pratica, questa 'protezione' è un'arma potente per l'industria dei combustibili fossili, che ripetutamente fa causa ai governi per misure che cercano di limitarne il consumo. I Paesi Bassi, per esempio, sono stati citati in giudizio due volte per i loro piani per fermare la produzione di energia elettrica del carbone entro il 2030, con cause intentate per un totale di 2,4 miliardi di euro di compensazione 24.La protezione degli investimenti si estende anche alle tecnologie rinnovabili. Ad esempio, molte cause ISDS sono state avviate contro la Spagna dai cosiddetti investitori rinnovabili, ma in realtà la stragrande maggioranza dei ricorrenti erano entità finanziarie, non produttori di energia. Quasi la metà di loro aveva anche investimenti nei combustibili fossili e nell’energia nucleare, e molti semplicemente avevano acquistato impianti esistenti a causa di rendimenti superiori a quelli di mercato invece di espandere la produzione rinnovabile 25.
Pertanto, le soluzioni pro-privato e pro-mercato che ci vengono promesse minacciano gravi perdite per le persone e il clima. Abbiamo bisogno di alternative. Per alcuni, la risposta è il decentramento della fornitura di energia attraverso la promozione di iniziative rinnovabili su piccola scala. Ma qui giace un altro mito. Il fotovoltaico sul tetto ha il potenziale per soddisfare circa il 18 % del fabbisogno di energia elettrica dell'UE, ma solo se ogni singolo tetto della regione compatibile con il solare ha installato un impianto fotovoltaico.
Le energie rinnovabili decentrate sono essenziali e devono essere massimizzate, ma semplicemente non possono reggere da sole. I programmi energetici della Comunità devono affrontare sfide sostanziali quando sono costretti a competere in un mercato a scopo di lucro. In effetti, si possono sollevare seri interrogativi sulle credenziali democratiche delle iniziative energetiche decentrate a causa del rischio di esclusività. Ecco perché l'obiettivo non dovrebbe essere il decentramento, ma la democratizzazione. Come illustrato dal modello integrato di potere pubblico del Costa Rica che combina imprese statali, comunali e cooperative, dobbiamo aumentare la responsabilità e collegare efficacemente le iniziative decentrate con quelle della produzione di energia di più larga scala - e viceversa - al fine di ottenere energia pulita per tutti. In definitiva, la transizione energetica richiede pianificazione e coordinamento su diverse scale. Questo richiede il recupero di energia dal mercato e la collaborazione tra i servizi pubblici, le comunità e i governi a ogni livello. Un settore pubblico rivitalizzato e democratizzato può aprire la strada. Ciò significa proprietà pubblica del settore energetico con responsabilità e partecipazione dei lavoratori del settore energetico e degli utenti dell'energia 26. Significa investimenti pubblici diretti nella transizione energetica, con un livello di ambizione e di urgenza proporzionato alla portata della crisi che stiamo affrontando. E significa riconoscere il ruolo dell'energia come necessità sociale di base attraverso un approccio 'Global Public Goods', che privilegia l'equità, la giustizia e l'accesso all'energia rispetto al profitto privato.
* Traduzione di Ecor.Network.
Immagini e grafici tratte da:
- Transnational Institute, Trade Unions for Energy Democracy, Energy Transition Mythbusters, settembre 2023, p.58.
- Climate Policy Initiative, Global Landscape of Climate Finance, 2021, p. 12.
- IEA, IRENA, United Nations Statistics Division (UNSD), World Bank, World Health Organization (WHO), Tracking SDG 7: The Energy Progress Report, 2021, p. 39.
- Red Carpet Court, When corporations ransack countries: a primer on investor-state dispute settlement (ISDS).
Note:
- Cheung, A., Energy Transition in 2023: Into a New Era, 2023.
- BP, Statistical Review of World Energy 2022, 2022.
- IEA, Coal 2021: Analysis and forecast to 2024, 2021.
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- Sweeney, S., Treat, J. and Chavez, D., Energy Transition or Energy Expansion, TNI and TUED, 2021, p. 3.
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- Sweeney, S., Treat, J. and Shen. I.H., The Rise and Fall of “Community Energy” in Europe, TUED, 2020, p. 42.
- Sweeney, S., Treat, J. and Chavez, D., Energy Transition or Energy Expansion, TNI and TUED, 2021, p. 30.
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- Weghmann, V., Going Public: A Decarbonised, Affordable and Democratic Energy System for Europe’, European Federation of Public Service Unions, 2019, p. 5.
- La liberalizzazione può essere intesa come la riduzione degli ostacoli al libero mercato nelle attività economiche.
- IEA, For the first time in decades, the number of people without access to electricity is set to increase in 2022, 2023.
- Vedi Myth #1 per una discussione dettagliata su come i fondi pubblici e le politiche governative hanno sostenuto i progressi compiuti sulla transizione rinnovabile.
- Weghmann, V., Going Public: A Decarbonised, Affordable and Democratic Energy System for Europe’, European Federation of Public Service Unions, 2019, pp. 14-15.
- TUED (di prossima pubblicazione), Towards a public energy future, p. 12.
- Ibid. p. 13.
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