*** Seconda parte ***

La grande truffa/2Come i grandi inquinatori stanno promuovendo l’agenda climatica dello "zero netto" per ritardare, ingannare e negare

di Jesse Bragg, Rachel Rose Jackson, Souparna Lahiri


Case study: perché la REDD+ è solo un ulteriore diversivo pericoloso

La riduzione delle emissioni dovute alla deforestazione e al degrado delle foreste (o REDD+, con il "+" che rappresenta "la conservazione delle foreste e il miglioramento degli stock di carbonio delle foreste"), è un programma lanciato nell'ambito della United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) più di 15 anni fa.i

L'idea era che la REDD+ avrebbe ridotto le emissioni attraverso incentivi finanziari finalizzati ad evitare la deforestazione e il degrado delle foreste.

Ma in un decennio e mezzo, da quando ha iniziato ad essere attuata, la REDD+ si è rivelato molto controversa e tutt'altro che un successo.ii iii iv v vi

Attraverso il tentativo di finanziare la natura e mettere un prezzo commerciabile su di essa, la REDD+ non ha neppure realizzato la sua visione di ridurre le emissioni nella scala suggerita.vii

Dal suo lancio sono stati istituiti più di 350 progetti REDD+ in 53 paesi a un costo di oltre 24 miliardi di euro per le finanze pubbliche.viii

Complessivamente, questi progetti coprono un territorio delle dimensioni del Marocco.

La REDD+ è stata descritta come "una delle politiche ambientali più controverse che sia mai esistita. Ha diviso i governi, la società civile e le organizzazioni dei Popoli Indigeni, e ha dimostrato di essere altamente controversa all'interno delle stesse Nazioni Unite".ix

Sebbene gli inquinatori e alcune ONG conservazioniste continuino a promuovere la REDD+ come soluzione climatica, i gruppi per i diritti umani e le organizzazioni dei Popoli Indigeni hanno costantemente ribadito il suo ruolo di "facilitatrice dell’espropriazione e dell’estrazione delle risorse, e di falsa soluzione alla crisi climatica,"x e come una strategia che consolida il controllo imprenditoriale sul territorio e espande i profitti". xi
Fra gli aspetti negativi della REDD+ includiamo che:

1 Riduce gli ecosistemi complessi delle foreste a “ramoscelli di carbonio”. Questo sposta l'attenzione dalla conservazione della biodiversità al pericoloso approccio di dare priorità alla semina di alberi a crescita rapida in tempi più veloci possibili nel maggior numero possibile, indipendentemente dal fatto che questo approccio funzioni nel contesto degli ecosistemi naturali.

2 Viola i diritti e non rispetta le culture delle comunità forestali indigene, che possono essere sgomberate dalla loro terra tradizionale e lasciate fuori dai processi decisionali che hanno un impatto diretto sui loro mezzi di sussistenza.

3 Manca di meccanismi che affrontino costantemente le debolezze sistemiche - come ad esempio il fatto di garantire che la protezione delle foreste in un luogo non si limiti a spostare la deforestazione in un altro - così come manca della quantificazione e contabilizzazione precisa delle emissioni.

4 Può portare, o può promuovere, una varietà di impatti devastanti, tra cui il land grabbing, la delocalizzazione forzata, la militarizzazione e la perdita di mezzi di sussistenza e di biodiversità.
Questi diversi impatti sono stati documentati attraverso la pubblicazione di rapporti e copertura mediatica.

Nonostante questi aspetti negativi e le costanti controversie, la REDD+ ha continuato ad essere sostenuta come soluzione alla crisi climatica da parte di paesi ed imprese inquinanti.
 

I quattro errori concettuali delle strategie climatiche dello "zero netto"

I problemi riguardanti le strategie dei grandi inquinatori per lo "zero netto" delle emissioni sono numerosi, ma ci sono quattro errori fondamentali che vale la pena evidenziare qui.

In primo luogo, la stragrande maggioranza di questi piani sono incentrati sul raggiungimento dello "zero netto" entro la scadenza del 2050 prevedendo -per decenni - poche azioni per ridurre le emissioni alla fonte.

Una tempistica troppo lunga per un piano credibile di riduzione delle emissioni che garantisca di mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius.xii
Molti di questi piani mancano di veri e propri parametri di riferimento da qui al 2050, il che consente di continuare il business as usual per decenni prima che qualsiasi azione sia richiestaxiii e di ignorare i principi di base dell'equità globale, che esigono che le entità più ricche agiscano più rapidamente per ridurre le emissioni e per fornire sostegno agli altri.
Eppure, quando questi piani vengono annunciati, coloro che li sostengono ricevono i benefici o la credibilità del marchio ”net zero” senza mai dover fare il lavoro di riduzione delle emissioni.
Tutto questo è troppo poco e troppo tardivoxiv, dato che abbiamo bisogno di intraprendere il lavoro di trasformazione necessario per ridurre drasticamente le emissioni al più tardi entro il 2030.xv

In secondo luogo, questi piani si basano su strategie altamente improbabili per far sparire le emissioni come per magia (vedi il capitolo: I pericolosi diversivi dei grandi inquinatori).
In alcuni casi, appaiono come technological fixes [La technological fix è l’idea che tutti i problemi si risolvano con nuove e migliori tecnologie N.dT.] che non esistono ancora, o non esistono in scala [adeguata], come la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
xvi
Queste tecnologie suscitano numerose obiezioni, non ultima il fatto che possono sostenere od aumentare le emissioni, o il consumo di prodotti ad alta intensità di emissioni come il gas fossile, e provocare enormi danni alle comunità che rischiano di essere delocalizzate o colpite negativamente.
Queste tecnologie garantirebbero inoltre il proseguimento di una serie di altri abusi sull’ambiente e sui diritti umani - connessi con i combustibili fossili, come le emissioni di metano, la contaminazione dell'acqua per il fracking e le trivellazioni petrolifere, nonché le perdite e le esplosioni di oleodotti.

In più queste tecnologie potrebbero non funzionare, catturando effettivamente in alcuni casi solo il 10 per cento delle emissioni, a fronte di previsioni infondate dell'85 - 90 per cento.xvii

In altri casi questo lasciar intendere che le emissioni possano scomparire assomiglia alle cosiddette "Nature Based Solutions".

Queste strategie trascurano il fatto che in realtà i pozzi naturali di carbonio del mondo - come le foreste - non possono essere costretti ad assorbire una maggior quantità di carbonio, o assorbirla più velocemente, solo perché i grandi inquinatori stanno bruciando combustibili fossili ad un tasso sconsiderato.xviii xix

In realtà la natura della Terra non ha abbastanza capacità di assorbire la quantità di carbonio che tutti questi impegni sullo "netti zero" implicano.
Inoltre si è scoperto che alcuni dei programmi in cui i grandi inquinatori investono riguardano progetti che si sarebbero attuati indipendentemente [da loro], e che altri programmi sono causa di un aumento complessivo delle emissioni.

Una recente indagine del Guardian e di Unearthed ha scoperto che le compensazioni di carbonio sotto forma di conservazione della foresta utilizzate dalle principali compagnie aeree per rivendicare "voli a zero emissioni di carbonio" erano "basate su un sistema difettoso e molto criticato", una situazione giustamente descritta come "scandalosa".xx

In terzo luogo, il concetto di "zero netto" sancito dall'accordo di Parigi presuppone che una tonnellata di carbonio emessa da qualsiasi fonte abbia lo stesso valore di una tonnellata di carbonio sequestrata.

Ma questo ignora le profonde differenze tra la longevità e la stabilità degli stock geologici e terrestri di carbonio.xxi

Gli obiettivi dello “zero netto" basati su questa ipotesi sono quindi intrinsecamente viziati e perpetuano il mito secondo cui le emissioni ordinarie possono continuare in un settore ed essere rimosse altrove.xxii

Infine, e forse è la cosa più importante, le strategie per lo "zero netto" ignorano la semplice verità che la crisi climatica non è un problema di tecnologia, ma un problema di volontà politica e di relazioni di potere radicate. Abbiamo le giuste soluzioni per affrontare la crisi climatica.xxiii xxiv xxv xxvi

Le comunità in prima linea nella crisi chiedono da anni queste soluzioni. Ciò che ci manca sono le politiche che richiederebbero drastiche riduzioni delle emissioni e una rapida attuazione di queste soluzioni.
E ci mancano perché gli stessi inquinatori, ora spingendo sullo "zero netto", hanno trascorso decenni ad interferire nella politica climatica e a rendere torbido il discorso pubblico.xxvii xxviii xxix xxx xxxi


La frenesia "net zero" delle corporations: il grande greenwash

Nel 2020 l'analisi di Oil Change International ha evidenziato il totale fallimento di otto corporations dei combustibili fossili nei loro piani per rispettare almeno i capisaldi fondamentali di una reale azione sul clima, che fosse in linea con l'impegno dell'accordo di Parigi di mantenere l'aumento della temperatura globale entro gli 1,5 gradi Celsius.xxxii
Ma questo fallimento va ben oltre le corporations degli idrocarburi, come rivela l'analisi degli autori di questo dossier e di altri report riguardo ai piani di azione climatica per lo "zero netto" dei principali inquinatori di tutti i settori.

La Tabella 1 riassume solo alcuni dei fatti che illustrano perché gli impegni "zero netto" sul clima di 17 imprese nei settori dei combustibili fossili, dell'energia, dell'alimentazione, dell'agricoltura, della tecnologia, della finanza, dell'aviazione e della vendita al dettaglio sono tutt'altro che azioni reali.
Su tutta la linea, mentre queste aziende stanno proclamando il campionato del clima sotto forma di promesse sullo "zero netto", la
fine print dei loro piani racconta una storia molto diversa: che non si fermeranno davanti a nulla per continuare ad intascare un profitto, e che hanno poca o nessuna intenzione di ridurre le emissioni.

 

TABELLA 1

Energia e combustibili fossili

TOTAL

La Total progetta un aumento del 50% della produzione di petrolio e gas dell’intero gruppo tra il 2015 e il 2025.xxxiii

La Total pianifica di ridurre le emissioni Scope 3 (ovvero le emissioni indirette associate all'intera catena del valore) solo in Europa, in particolare UE, Regno Unito e Norvegia.xxxiv Si tratta di paesi che hanno già politiche nazionali "net zero". In altre parole, si sta impegnando - solo in quei paesi - a fare il minimo presumibilmente necessario per poter continuare ad operarvi.

SHELL

Piuttosto che diminuire le emissioni alla fonte, Shell prevede di aumentare le sue operazioni sul gas naturale liquefatto (GNL) del 20% fino al 2025.xxxv xxxvi

Shell ha ancora in programma di spendere 8 miliardi di dollari l'anno per la produzione di petrolio e gas, e 4 miliardi di dollari l'anno per il gas fossile.xxxvii
Il piano della Shell si basa sulla compensazione di 120 milioni di tonnellate di CO2 all'anno entro il 2030. E’ una quantità superiore all'intera capacità del mercato globale delle compensazioni volontarie del carbonio del 2019 (104 milioni di tonnellate di CO2), solo per questa singola corporation.xxxviii

BP

Gran parte (un terzo) della sua produzione di petrolio e gas proviene dalla sua quota del 20% nella compagnia petrolifera russa Rosneft.xxxix Questa produzione è esplicitamente esclusa dai piani dichiarati dalla società per ridurre la produzione.xl
BP è il più grande azionista della maggiore società di forest carbon-offsetting degli USA, con un grande conflitto di interessi finanziari.xli

ENI

Per rendere conto delle emissioni che Eni intende compensare, la società avrà bisogno di quasi 8 milioni di ettari di terra ogni anno entro il 2030.xlii

Non solo questa quantità di terra è insostenibile, ma l'Eni non ha specificato dove sarà questa terra, o le potenziali implicazioni per le comunità locali che possono dipendere da questa terra.

L’Eni prevede di aumentare ancora la produzione di petrolio e gas fino al 2025.xliii

CHEVRON

L'asticella di Chevron per l'azione climatica è tra le più basse di tutte. Non ha nemmeno ufficialmente promesso di raggiungere lo "zero netto", e solo recentemente ha annunciato di prendere in considerazione un "percorso verso lo zero netto".xliv

I piani aziendali di Chevron difficilmente potrebbero descrivere il business as usual in modo più chiaro. Chevron è ancora intenzionata ad essere una società basata sui combustibili fossili per i prossimi 10 o anche 20 anni.xlv

DRAX [biomasse]

Il più grande inquinatore del Regno Unito e più grande combustore di alberi del mondo ha affermato, nel dicembre 2019, di essere la prima azienda al mondo ad annunciare l'ambizione di diventare negativa al carbonio entro il 2030.xlvi

Per arrivare a questo, Drax si affida alla tecnologia Bioenergy with Carbon Capture and Storage (BECCS), [i cui risultati] non sono dimostrati, che porta alla distruzione delle foreste e alla monocoltura delle piantagioni di alberi.xlvii Queste false soluzioni non riescono ad evitare le emissioni e sono anche un'ulteriore opportunità per fare soldi per Drax.
Drax Power Station riceve attualmente al giorno oltre £ 2 milioni di sovvenzioni del governo britannico.
xlviii

ENVIVA [biomasse]

Nel febbraio 2021, il più grande produttore mondiale di pellet di legno si è impegnato a raggiungere emissioni "zero netto" entro il 2030.xlix
Nel suo annuncio, la società non ha specificato quanto avrebbe ridotto direttamente le emissioni, ma ha detto che prevede di acquistare compensazioni forestali per compensare tutte le emissioni che non riesce ad evitare, con un focus sui programmi di compensazione forestale nel sud-est degli Stati Uniti il cui maggiore azionista è la BP.l
Enviva ha un forte interesse commerciale nel Sud-Est degli Stati Uniti, e può trarre profitto da questi programmi di compensazione forestale. Gran parte del suo legname proviene da questa regione, dove ha già contribuito in modo significativo alla deforestazione.li
Nel Sud-Est degli Stati Uniti le piantagioni di alberi hanno sostituito le specie locali che sono state abbattute, e queste piantagioni sono a loro volta utilizzate per alimentare i mulini di Enviva [perla produzione di pellet] piuttosto che essere lasciate crescere per assorbire carbonio.

Finanza

MORGAN STANLEY

Morgan Stanley non ha fissato un obiettivo specifico per la riduzione delle emissioni o per la graduale eliminazione dei combustibili fossili nel prossimo futuro.lii
Morgan Stanley rimane tra le maggiori banche di finanziamento dei combustibili fossili a livello globale. Nel solo 2019 ha finanziato l’espansione dei combustibili fossili per quasi 11 miliardi di dollari.liii

BLACKROCK

BlackRock si è impegnata a vendere la maggior parte delle sue quote di investimento sui combustibili fossili. Ma a causa di una lacuna nella propria policy, possiede ancora 85 miliardi di dollari in assets del carbone.liv
Questa scappatoia permette a BlackRock di investire ancora in imprese che traggono fino al 25% dei loro introiti dal carbone.

Tecnologia

MICROSOFT

Microsoft è il più grande partner tecnologico per l'industria petrolifera e del gas.
La sua intelligenza artificiale aiuta i giganti dei combustibili fossili a scoprire ed estrarre il petrolio. Greenpeace ha riferito che "il contratto di Microsoft con Exxon Mobil da solo potrebbe portare ad emissioni superiori al 20% dell’impronta di carbonio annuale di Microsoft ".
lv

Microsoft non è riuscita ad indicare una data per la sua fase di eliminazione dei combustibili fossili.lvi
Gli obiettivi "zero netto" di Microsoft presumono la rimozione di sei milioni di tonnellate di biossido di carbonio nel 2030.

(2. Continua)

* Traduzione Ecor.Network
** Photo thekirbster (Flickr)

 



The Big Con. How Big Polluters are advancing a “net zero” climate agenda to delay, deceive, and deny
di Jesse Bragg, Rachel Rose Jackson, Souparna Lahiri
Corporate Accountability International, Global Forest Coalition and Friends of the Earth International, in collaboration with Corporate Europe Observatory and other groups, 2021 - 24 pp.

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NOTE:

i REDD+ Web Platform, United Nations Framework Convention on Climate Change.

ii RETHINKING REDD+,” Centre for Science and Environment, 13 dicembre 2018.

iii Jessica L. DeShazo, Chandra Lal Pandey, and Zachary A. Smith, Why REDD will Fail, Journal of Forestry 115, no. 4 (luglio 2017): 323.

iv Mucahid Mustafa Bayrak, Lawal Mohammed Marafa, Ten Years of REDD+: A Critical Review of the Impact of REDD+ on Forest-Dependent Communities, Sustainability 8, no.7 (2016): 1-22.

v  Friends of Earth International, The great REDD gamble, October 2014.

vi Joanna Cabello and Tamra Gilbertson, A colonial mechanism to enclose lands: A critical review of two REDD+-focused special issues, Ephemera Journal 12 no.1: 162-180.

vii Lisa Song and Paula Moura, An Even More Inconvenient Truth: Why Carbon Credits For Forest Preservation May Be Worse Than Nothing, ProPublica, 22 maggio 2019.

viii Study On EU Financing Of Redd+ Related Activities, And Results-Based Payments Pre And Post 2020: Sources, Cost-Effectiveness And Fair Allocation Of Incentives, European Commission (Settembre 2018): 1-302.

ix Global Forest Coalition, 15 years of REDD+ Has it been worth the money?, 2020.

x Ibidem.

xi La Via Campesina, Volume 44.6: La Via Campesina in Action for Climate Justice, Henrich Böll Stiftung Publication Series Ecology, 2018.

xii ActionAid, Corporate Accountability, Friends of the Earth International, Global Campaign to Demand Climate Justice, Third World Network (TWN), WhatNext?, Not Zero: How ‘net zero’ targets disguise climate inaction, ottobre 2020.

xiii Friends of the Earth International, Chasing Carbon Unicorns: The deception of carbon markets and “net zero, febbraio 2021.

xiv Aryn Baker, ‘If This Task Was Urgent Before, It’s Crucial Now.’ U.N. Says World Has 10 Months to Get Serious on Climate Goals, Time, 26 febbraio 2021.

xv Global Warming of 1.5°C, Intergovernmental Panel on Climate Change (2018): 1-32.

xvi Report: Fossil fuel carbon capture & storage, Friends of the Earth Scotland, 11 gennaio 2021.

xvii Taylor Kubota, Stanford study casts doubt on carbon capture, Stanford News, 25 ottobre 2019.

xviii Forest Cover, Global Forest Coalition no. 61 (maggio 2020): 1-23.

xix GRAIN, Corporate greenwashing: “net zero” and “nature-based solutions” are a deadly fraud, GRAIN, 17 marzo 2021.

xx Joe Sandler Clarke and Luke Barratt, Top airlines’ promises to offset flights rely on ‘phantom credits’, Unearthed, 5 aprile 2021.

xxi Friends of the Earth International, Chasing Carbon Unicorns: The deception of carbon markets and “net zero, febbraio 2021.

xxii Global Forest Coalition, Roll up, roll up! The Net Zero Circus is coming to a forest near you, 30 settembre 2020.

xxiii Liability Roadmap.

xxiv The People’s Demands For Climate Justice.

xxv Real Solutions, Real Zero: How Article 6.8 of the Paris Agreement Can Help Pave the Way to 1.5°, Working Group for Real Solutions (2019): 1-4.

xxvi Friends of the Earth International, People. Power. Now. An Energy Manifesto, 2018.

xxvii Corporate Accountability, Polluting Paris: How Big Polluters are undermining global climate policy, Corporate Accountability, 2017.

xxviii Tamar Lawrence-Samuel, Rachel Rose Jackson, and Nathan Thanki, 13. The pivot point: realizing Sustainable Development Goals by ending corporate capture of climate policy, Spotlight on Sustainable Development (2017).

xxix InfluenceMap, Big Oil’s Real Agenda on Climate Change: How the oil majors have spent $1Bn since Paris on narrative capture and lobbying on climate, marzo 2019.

xxx Felicity Lawrence, David Pegg and Rob Evans, How vested interests tried to turn the world against climate science, The Guardian, October 19, 2019.

xxxi Greenpeace, Exxon’s Climate Denial History: A Timeline.

xxxii Oil Change International, Discussion Paper: Big Oil Reality Check — Assessing Oil And Gas Climate Plans, 23 settembre 2020.

xxxiii Total, Getting to Net Zero, settembre 2020.

xxxiv Total, Total Adopts A New Climate Ambition To Get To Net Zero By 2050, 5 maggio 2020.

xxxv Jillian Ambrose, Shell to expand gas business despite pledge to speed up net zero carbon drive, The Guardian, 11 febbraio 2021.

xxxvi Shell, Annual report and accounts 2020.

xxxvii Shell, Shell accelerates drive for net-zero emissions with customer-first strategy, February 11, 2021.

xxxviii Reuters Staff, Shell turns to forests and the earth to soak up its emissions, Reuters, February 11, 2021.

xxxix Rosie Frost, “What do green campaigners think of BP’s plans to reach net zero?, Euronews Green, 6 agosto 2020.

xl BP, BP sets ambition for net zero by 2050, fundamentally changing organisation to deliver, 12 febbraio 2020.

xli Phoebe Cooke, Shell, BP, and Easyjet: The Big Polluters Designing the Rules for Voluntary Carbon Offsets, DeSmog, 22 gennaio 2021.

xlii David Sheppard and Leslie Hook, Eni to plant vast forest in push to cut greenhouse gases missions, Financial times, 15 marzo 2019.

xliii Eni, Boosting Our Transformation.

xliv Kevin Crowley and Alix Steel, Chevron CEO Sees Path to Net-Zero, Warns on Tech, Policy Hurdles, Bloomberg, 10 marzo 2021.

xlv Ibidem.

xlvi Drax, Drax sets world-first ambition to become carbon negative by 2030, 10 dicembre 2019.

xlvii Global Forest Coalition, Drax and the art of corporate capture: Subsidizing the world’s largest biomass power station, 20 aprile 2021.

xlviii Biofuelwatch, #AXEDRAX CAMPAIGN.

xlix Enviva, Enviva Targets Net-Zero Operations by 2030, 17 febbraio 2021.

l Finite Carbon, BP Acquires Majority Stake in Largest US Forest Carbon Offset Developer Finite Carbon, 16 dicembre 2020.

li Michael Grunwald, The ‘Green Energy’ That Might Be Ruining the Planet, 26 marzo 2021.

lii Morgan Stanley, Morgan Stanley Announces Commitment to Reach Net-Zero Financed Emissions by 2050, 21 settembre 2020.

liii Rainforest Action Network, Banking on climate change: Fossil fuel finance report 2020, 2020.

liv Jasper Jolly, BlackRock holds $85bn in coal despite pledge to sell fossil fuel shares, The Guardian, 13 gennaio 2021.

lv Greenpeace, Oil in the cloud, 19 maggio 2020.

lvi Brad Smith, Microsoft will be carbon negative by 2030, Microsoft, 16 gennaio 2020.

 

29 agosto 2022 (pubblicato qui il 06 dicembre 2022)