*** ECUADOR ***

Olón, un mini-Yasuní sulla costa ecuadoriana

di Alberto Acosta

In queste terre equatoriali non c'è tempo per annoiarsi. Nel mezzo di una situazione di crisi multiple, un nuovo scandalo ha scosso l'ambiente politico. Una società di proprietà della moglie del Presidente della Repubblica intendeva costruire un complesso residenziale di lusso in ciò che rimane di una foresta di mangrovie, meno di tre ettari, nella provincia di Santa Elena. La reazione della comunità della zona è stata immediata, così come l'indignazione di ampi settori della società. Tanto che la suddetta società è stata costretta a sospendere il suo progetto.

In mezzo al caos, il presidente Daniel Noboa ha emanato un decreto per creare una commissione al fine di iniziare finalmente a rispettare il mandato popolare riferito al progetto Yasuní-ITT (Ishpingo-Tambococha-Tiputini), votato in maggioranza nelle urne dello scorso 20 agosto. Questa decisione, secondo alcune interpretazioni, sarebbe stata presa per distrarre l'opinione pubblica dallo scandalo Olón, che si è rivelato un duro colpo per la credibilità del presidente.


I retroscena di questo Oloncidio

Nonostante sia stato sospeso il progetto immobiliario, vale la pena comunque conoscere a grandi linee alcuni dettagli di questo caso, che mette a nudo in maniera chiara, come si gestisce un Governo di Padroni.

Il tentativo di abbattere la foresta in questa zona costiera chiamata Esterillo de Oloncito, ci riporta ad una lunga storia di lotte comunitarie. Non è la prima volta che la famiglia del presidente è coinvolta in queste dispute fondiarie con le comunità della costa. Basti ricordare quanto accaduto con la comune Engabao a Playas, nella stessa provincia di Santa Elena, che causò scontri e sgomberi violenti. Situazioni che spesso comportano la rottura dell’unità delle comunità, come avvenne a Oloncito.

23 anni fa gli abitanti di quel territorio di Olón, circa 300 famiglie, riuscirono a far dichiarare la mangrovia come bosco e vegetazione sotto protezione, in virtù della sua ricchezza vegetale e faunistica. Questo tipo di territorio fa parte del Patrimonio Naturale dell'Ecuador, come stabilito nell'articolo 404 della Costituzione di Montecristi. Inoltre, secondo una sentenza della Corte Costituzionale del 2021, nei boschi di mangrovie - massicciamente distrutti soprattutto dall'attività di allevamento dei gamberi - le infrastrutture pubbliche possono essere costruite solo se devono garantire servizi alle comunità e comunque sempre nel rispetto degli ecosistemi.

Il progetto in questione è promosso dalla società Vinazin SA, fondata dall'attuale presidente dell'Ecuador nel 2016. Noboa vendette la società a un impiegato amministrativo di alto livello della compagnia di navigazione della famiglia del presidente e da due anni la moglie del presidente, Lavinia Valbonesi, risulta essere l'unica proprietaria dell'impresa. Fino a qui tutto sembra in ordine nel mondo degli affari, in cui la famiglia presidenziale è a capo di uno dei più grandi empori imprenditoriali del paese.

Facciamo un altro passo verso il presente. Ora Noboa non è solo un uomo d'affari, ma anche il presidente della Repubblica. E allora vediamo che in questo tipo di governo di padroni, come è avvenuto con il presidente-banchiere, la gestione presidenziale non è separata dalla sua dimensione imprenditoriale. Ciò spiega come il progetto immobiliare di Olón abbia avuto un’accelerazione vertiginosa con l’avvento del nuovo governo. In due settimane, all'inizio di quest'anno, con una sorta di provvedimento espresso - per nulla comune in questo tipo di cose -, l'azienda di Valbonesi ha ottenuto l'autorizzazione ambientale dal Ministero dell'Ambiente, presieduto da una giovane ministra di 26 anni, che non ha esperienza nel campo della gestione, ma fa parte del gruppo ristretto dei Noboa.

Ma non è tutto, gli studi di fattibilità sono stati realizzati dalla società Geosísmica, di chi è oggi Ministro dei Trasporti e dei Lavori Pubblici, responsabile anche del portafoglio dell'Energia. Per chiudere il cerchio, il direttore generale della società Vinazin SA è il presidente nazionale del partito di Noboa, l'ADN. L'iter per la costituzione della società è stato portato avanti dall'avvocato che oggi ricopre la carica di ministro dell'Interno. E per proteggere l'inizio dei lavori a Olón, il regime non ha esitato a inviare soldati nella zona.

Bisogna anche tenere conto che Lavinia Valvonesi, in qualità di “first lady”, agisce in diversi ambiti della gestione di governo. Così, pochi giorni prima dello scandalo Olón, ricevette in pompa magna una donazione da parte della compagnia mineraria canadese Dundee Precious Metals per progetti sociali nel 'paramo' di Quimsacocha, proprio nella zona in cui detta società intende operare, nonostante, a seguito di un referendum popolare del marzo 2019 nel cantone di Girón, provincia di Azuay, sia vietata l’attività mineraria. Volontà popolare - tra l'altro - che si intende revocare dichiarando incostituzionale quella consultazione.


Da Olón ai tanti Yasuní

Nel mezzo dell'agitazione mediatica causata dall'evidente abuso di potere a Olón, è apparso il decreto presidenziale per mettere in moto il processo di sospensione dell'attività petrolifera nel blocco 43 o ITT nello Yasuní. Questo decreto deve essere valutato per ciò che rappresenta questa decisione, tenendo conto che il tempo per adeguarsi alle disposizioni della Corte Costituzionale, approvate dalla maggioranza nelle urne, sta inesorabilmente scadendo. Senza minimizzare questa decisione presidenziale, al di là del fatto che potrebbe essere vista come una cortina di fumo, è evidente che il decreto appare incompleto: non ci sono scadenze, né è stato stabilito alcun finanziamento. Non solo, della commissione fanno parte solo funzionari del più alto livello ministeriale e della compagnia petrolifera statale Petroecuador. Non c'è nessun rappresentante del popolo waorani, né delle varie organizzazioni che hanno portato avanti la campagna del Yasuní.

Evidenziando l’importanza storica di mettere in atto tutte le azioni necessarie per cristallizzare il significato della schiacciante vittoria del 20 agosto scorso nella consultazione popolare, recuperando il messaggio profondo del cammino verso una società ed un’economia post-estrattivista, è possibile comprendere cosa è accaduto in Olón.

Questo è un esempio di vera e propria difesa comunitaria di un territorio. Una situazione che si ripete in molte altre regioni del Paese, come sta accadendo attualmente nel cantone di Sigchos, nella provincia di Cotopaxi, la cui comunità deve far fronte all’estrazione mineraria e alla brutale repressione del governo. In sintesi, è necessario comprendere che l'essenza della lotta per lo Yasuní è presente nei territori in cui i suoi abitanti difendono la vita.
 

*  Versione originale in spagnolo  su Rebelion.org  qui
** Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network



 

20 maggio 2024 (pubblicato qui il 23 maggio 2024)