
Sfide e criticità delle energie comunitarie
Lavorando insieme alle esperienze delle energie comunitarie, sia nella Scuola delle Tecniche e dei Tecnici che nell'Esposizione Virtuale, abbiamo identificato alcune sfide comuni. Una delle principali sfide affrontate da queste esperienze ha radici nella minimizzazione del loro potenziale. Spesso si argomenta che non è possibile sostenere l'intera matrice energetica di un paese con l'energia comunitaria, il che ci porta a considerare diversi problemi in questo contesto.
In primo luogo, la transizione energetica non può limitarsi a un dibattito sul cambiamento della matrice energetica basato su diverse tecnologie. Come già detto, c'è una discussione prioritaria da affrontare, legata a quesiti che consideriamo fondamentali: come concepiamo l'energia? per quali scopi? per chi viene prodotta? Se cambiamo il focus di questa discussione forse riusciremo a comprendere altri aspetti cruciali, come la necessità di una trasformazione culturale in cui l'energia non sia più considerata come una merce ma come un diritto e un bene comune, che sostiene gli intrecci della vita, la sua cura e ciò che diversi popoli e comunità propongono come “buen vivir”, “Sumak Kawsay” o “vivir sabroso”. Questo deve essere affrontato in modo contestuale in ogni territorio e comunità.
Ad esempio nel dipartimento di Quiché, in Guatemala,
l'esperienza “Luz comunitaria de la zona reina en defensa del territorio” (Luce comunitaria della zona regina in difesa del territorio) è una proposta di turbine comunitarie attraverso cui le diverse comunità maya promuovono l'autonomia energetica. Queste turbine comunitarie sono nate nelle comunità sfollate durante il conflitto armato degli anni 1980. La prima iniziativa ha incontrato numerose difficoltà, poiché andava contro il modello idroelettrico corporativo che espropria le comunità dei loro territori e dei loro beni naturali. Tuttavia, l'idea della luce comunitaria si è diffusa in altre comunità ed è riuscita a coinvolgerne più di sessanta, che hanno adottato questa iniziativa con il sostegno del Colectivo Ecologista Madreselva. Le turbine generano benefici significativi per la comunità, con tariffe accessibili gestite dalle autorità locali. Inoltre, sono stati attuati programmi di protezione della foresta comunitaria e di pratiche agroecologiche per le piantagioni. I giovani formati si occupano della manutenzione delle infrastrutture, mentre il collettivo continua a fornire consulenza sui progetti, promuovendo l'autonomia e una vita dignitosa di fronte a modelli estrattivsti.
Questo ci porta a una questione centrale, che è quella della scala. Il modello estrattivista e la stessa geopolitica ci hanno portato a credere che se qualcosa non comprende la totalità è inutile, e qui risiede una grande e significativa trappola che ostacola la capacità di affrontare i problemi in modo contestuale, tenendo conto delle particolarità di ogni territorio e delle sue esigenze. Tuttavia, le energie comunitarie sfidano questa prospettiva, in quanto emergono dal locale senza essere necessariamente confinate o isolate in un unico luogo, ma esprimendosi piuttosto in modi diversi in territori diversi, articolando i loro sforzi e le loro capacità con altre esperienze. In tal senso, è importante sottolineare che il comunitarismo non implica necessariamente l'isolamento.
Un altro esempio concreto è l'uso della biomassa per la produzione di energia. Gran parte dei conflitti nelle aree rurali e urbane sono legati alla gestione dei rifiuti organici. In molte città, le discariche sono in saturazione e alcune sono addirittura collassate, causando gravi danni alle popolazioni circostanti. La proposta di utilizzare i rifiuti per la produzione di energia e fertilizzanti è senza dubbio una risposta non solo a questo problema, ma anche alla deforestazione, che è la principale causa di emissioni di gas serra nella maggior parte dei paesi dell'America Latina, compresa la Colombia. L'iniziativa della Rete Colombiana per l'Energia da Biomassa (Redbio col), che fa anche parte della Rete Biolac, consiste nell'utilizzo di questi rifiuti attraverso i biodigestori, riducendo così la pressione su foreste e selve, generando energia propria, riducendo i costi associati all'approvvigionamento energetico e ai fertilizzanti e sfidando il sistema energetico e agroalimentare che condanna le famiglie a una forte dipendenza da alti input ed elevati costi energetici. La generazione di gas dai rifiuti ha permesso di potenziare le economie locali, aggiungendo maggior valore ai loro prodotti e promuovendo l'autonomia energetica. Questa tecnologia, spesso considerata esclusiva delle aree rurali, è stata implementata anche in aree urbane come università, istituzioni pubbliche e persino complessi residenziali.
In questo contesto, porre l'accento sulla costruzione delle autonomie comunitarie non significa concepirle come entità chiuse che escludono qualsiasi dialogo con altre esperienze o, addirittura, con il settore pubblico e lo Stato, a patto che quest'ultimo sia ricettivo alle richieste e ai bisogni delle energie comunitarie e rispetti le loro autonomie e strutture organizzative. A questo punto, è fondamentale che il quadro istituzionale riconosca la natura delle energie comunitarie e le integri nella costruzione delle politiche pubbliche relative ai sistemi alimentare, energetico e idrico. In ultima istanza, ciò dovrebbe avvenire in un contesto di pianificazione territoriale partecipata, che riconosca e incorpori le proposte che sono, in tal senso, già in corso di elaborazione nei territori. Ciò significa garantire veramente il diritto alla partecipazione secondo le esigenze e le caratteristiche di ogni realtà locale.
Sempre in questo rapporto con il settore pubblico, è necessario che lo Stato promuova ricerche sulle energie comunitarie e dimostri la volontà di stanziare incentivi, finanziamenti e sostegno per questo tipo di proposte. È inoltre fondamentale rafforzare gli esercizi pedagogici che molte esperienze stanno sviluppando nei territori, nonché promuovere nella società una discussione più ampia sul tema. Questi sforzi pedagogici devono includere il rafforzamento delle esperienze e dei tecnici e tecniche locali, al fine di consolidare l'autonomia comunitaria nell'implementazione e nella manutenzione delle tecnologie. Inoltre, è essenziale che l'integrazione di queste esperienze comunitarie nella rete elettrica principale offra dei vantaggi, come la possibilità di commercializzare l'energia in eccesso generata dalla comunità, sia per quanto riguarda la rete stessa che i residenti interessati, senza doversi registrare come società di servizi pubblici. È inoltre importante promuovere e sostenere lo sviluppo di microreti comunitarie che possano ampliare la scala della portata di queste proposte e la loro distribuzione.
In relazione alla questione della scala, è importante sottolineare anche l'esperienza di Adjuntas Pueblo Solar (Città Solare di Adjuntas), guidata dall'organizzazione Casa Pueblo, che di fronte alla devastazione causata dall'uragano Maria a Porto Rico, che ha lasciato la popolazione senza elettricità per diversi mesi, ha optato per quella che ha definito “insurrezione energetica”, attuando un processo di solarizzazione del comune di Adjuntas, una cittadina di diciottomila abitanti in una regione montuosa di Porto Rico. Questa esperienza, iniziata con la resistenza a un progetto minerario, si è gradualmente evoluta in un processo che ha incorporato il dibattito sull'energia come questione centrale per raggiungere l'autonomia e la democrazie energetica.
Adjuntas Pueblo Solar è riuscita a installare centinaia di moduli fotovoltaici e ha iniziato a costruire le proprie microreti per generare energia in modo autonomo, locale e decentralizzato. Nel loro approccio, hanno dato priorità alla fornitura di servizi di base e hanno servito le famiglie più vulnerabili, comprese quelle con esigenze mediche che necessitano di assistenza tecnologica costante. Attraverso questa iniziativa, sono riusciti a creare le condizioni per l'indipendenza dalla rete elettrica, che a Porto Rico è sotto il controllo di un monopolio aziendale che, nei momenti di difficoltà, non risponde e anzi acutizza le disuguaglianze. Questa esperienza esemplifica le possibilità delle energie comunitarie su vasta scala e pone al centro l'autonomia e la solidarietà.
Un'altra sfida comune che le comunità energetiche devono affrontare è quella relativa all'installazione e alla manutenzione delle tecnologie e delle attrezzature, che risponde alle barriere imposte dalla tecnoscienza e dall'accesso limitato a queste conoscenze. La tecnologia gioca un ruolo fondamentale nell'industria energetica e le grandi potenze energetiche l'hanno strategicamente sfruttata per
consolidare la loro posizione dominante e per creare dipendenza. Attraverso massicci investimenti in infrastrutture e sviluppo tecnologico, queste corporazioni sono riuscite a controllare la generazione, la distribuzione e l'accesso all'energia in gran parte del mondo. La loro attenzione si è concentrata sulle tecnologie convenzionali, come le centrali elettriche a combustibili fossili e le reti di distribuzione centralizzate, che richiedono investimenti considerevoli e, una volta stabilite, creano una barriera significativa all'ingresso per i concorrenti più piccoli, comunitari e sostenibili. Hanno inoltre favorito sistemi di misurazione e di gestione dei dati che sono stati promossi con il discorso di migliorare l'efficienza energetica, ma sono stati anche utilizzati per mantenere il controllo e limitare la scelta di fonti energetiche più pulite e decentralizzate da parte dei (pro)consumatori. Questa strategia ha portato a una continua dipendenza da fonti energetiche altamente inquinanti e costose, perpetuando l'influenza di queste grandi potenze energetiche a scapito di alternative più sostenibili e decentralizzate.
I popoli e le comunità hanno sempre visto la tecnologia come un ostacolo alla realizzazione delle loro proposte. Di fronte a questo problema, la Scuola delle Tecniche e dei Tecnici delle Energie Comunitarie è emersa come uno spazio in cui diverse organizzazioni comunitarie di base possono scambiare esperienze e realizzare processi di formazione finalizzati a migliorare la promozione e la sostenibilità delle tecnologie nelle comunità che difendono i propri territori, contribuendo a migliorare i processi produttivi e la qualità della vita. In questo ambito si sono sviluppate conoscenze e interscambi su processi come la disidratazione solare, le cucine efficienti, l'energia fotovoltaica e i biodigestori, oltre ad altri modi di relazionarsi con l'energia, le tecnologie e la comunità. Così Juan Pablo Soler ricorda la costruzione della scuola:
"Dal 2013 in poi abbiamo iniziato a generare un processo di formazione metodologica che abbiamo ridefinito nel tempo in base a come il learning by doing (imparare facendo) ci dice che dobbiamo cambiare le cose, cioè una metodologia in continuo rinnovamento nata come interscambio di esperienze e che oggi si delinea già come uno spazio, una scuola di formazione [...]. Fare scuola a partire dalla pratica, iniziando ad incorporare alcuni principi, principi che partivano, per esempio, dal "learning by doing". Non aspettiamo che qualcuno venga da fuori per installarci tecnologia, perché così facendo generiamo dipendenza quindi abbiamo iniziato a proporre sistemi educativi di trasferimento delle conoscenze attraverso cui rompiamo la dipendenza e le persone che realizzano o gestiscono i sistemi sono le stesse popolazioni locali. (Soler, 2023)."4
Altre sfide che le energie comunitarie devono affrontare comprendono l'accesso e il costo di alcuni materiali, la centralizzazione della produzione di energia, la mancanza di diffusione delle conoscenze, l'assenza di volontà politica e di sostegno da parte del governo, la carenza di politiche per promuovere e rafforzare l'autonomia e il decentramento energetico, la privatizzazione di servizi e beni comuni come l'acqua o l'energia, gli impatti della crisi climatica, la violenza politica e la criminalizzazione del lavoro delle organizzazioni sociali, la mancanza di un approccio di trasformazione radicale in alcune prospettive di transizione energetica e i dibattiti sulla post-crescita.
Come possiamo vedere, molte delle sfide che le energie comunitarie devono affrontare sono radicate in diverse concezioni dell'energia: per chi, in che modo viene prodotta e per quale scopo. Tuttavia, le energie comunitarie sono riuscite a superare alcune di queste sfide. Nella maggior parte dei casi, gli ostacoli vengono superati attraverso le mingas, il “lavoro collettivo”, la convivenza e altre pratiche comunitarie che spesso esistono in queste comunità e che aiutano a superare gli ostacoli economici. I fondi rotativi comunitari sono stati utilizzati anche per il prestito di risorse per lo sviluppo di singoli progetti, come nel caso delle comunità indigene di Tolima sostenute dal Grupo Semillas. Allo stesso modo, in alcune occasioni, hanno ricevuto anche risorse finanziarie dalla cooperazione internazionale, che di solito sono limitate ma contribuiscono alla realizzazione di esperienze. Infine, vi è stato un sostegno ai progetti comunitari da parte delle amministrazioni locali, come nel caso di Lebrija, a Santander, dove il sindaco, motivato dall'esperienza della Scuola delle Tecniche e dei Tecnici, ha deciso di finanziare la costruzione di centinaia di cucine. I tecnici e le tecniche della comunità hanno partecipato alla costruzione di alcune di queste cucine.
Queste esperienze dimostrano la fattibilità dell'autogestione e dell'autonomia energetica delle comunità, la creazione di proposte concrete per abbandonare l'energia basata sui combustibili fossili, le innovazioni tecnologiche e metodologiche nel corso dei loro processi, la diversificazione delle fonti energetiche, la partecipazione attiva delle donne nella costruzione e nella sostenibilità di questo tipo di esperienze, la creazione e la trasmissione
generazionale dei saperi, il miglioramento della qualità della vita e la rivendicazione dei propri modi di concepire e vivere nel mondo. In breve, queste proposte accumulano conoscenze e pratiche che creano e progettano altri mondi possibili, più giusti e sostenibili, basati sull'autonomia e sulla dignità. Ciò implica un'ampia comprensione dell'energia e del rapporto con essa, e la promozione di cambiamenti culturali che portino a un uso più consapevole dell'energia e dei nostri beni comuni, portando a una comprensione olistica e a un'esperienza vivida delle transizioni socio-ecologiche.
In termini di integralità, diverse proposte relative alle energie comunitarie adottano approcci multidimensionali, combinando diverse fonti di energia, processi organizzativi/comunitari e conoscenze proprie e contestuali. In questo caso, vorremmo evidenziare l'esperienza dei "Panieri di tecnologie e pratiche: una proposta per la sovranità energetica e alimentare del Bueno del Monte”, guidata dalla Fondazione UTA e dalla Finca Tosoly "Lo Bueno del Monte", esperienza che è stata sviluppata a Santander, in Colombia. Questa iniziativa lavora per rivitalizzare le pratiche tradizionali di coltivazione del riso e del grano al fine di rafforzare la sovranità alimentare da una prospettiva agroecologica. Per raggiungere questo obiettivo, hanno sviluppato le Scuole di Stili di Vita Sostenibili, dove hanno esplorato e proposto il concetto di “panieri comunitari di tecnologie e pratiche”. Questi panieri prevedono la creazione di prodotti integrali adattati alla realtà e ai progetti di vita di ogni comunità, che includono attrezzature e conoscenze rilevanti per la produzione agricola (ad esempio, produzione di biofertilizzanti, raccolta dell'acqua piovana, orti familiari) e l'autogestione dell'energia (ad esempio, biodigestori, disidratatori solari, bicimacchine), lo scambio di conoscenze e il lavoro collettivo nelle comunità rurali.
L'integralità delle proposte energetiche comunitarie riconosce e abbraccia diversi flussi energetici, dal sole, al cibo, all'energia umana, a diversi processi produttivi. Queste proposte sono pensate per rispondere alle esigenze delle comunità in varie dimensioni, oltre a concepire le relazioni come uno scambio costante e reciproco tra i diversi elementi della natura, anziché ridurle a semplici transazioni di mercato. Nel caso della proposta dell'UTA e della Finca Tosoly “Lo bueno del Monte”, sono riuscite ad articolare la diversità dei processi nella costruzione della sovranità energetica e alimentare di diverse famiglie rurali, il che ha permesso di rafforzare le loro proposte produttive. Su questo stesso modello, esistono numerose esperienze che integrano una varietà di conoscenze, pratiche e strumenti tecnologici pensati per rispondere alle esigenze e alle priorità dei contesti in cui nascono.
Le donne sfidano il modello energetico centralizzato e patriarcale
D'altra parte, per quanto riguarda il ruolo delle donne nella costruzione e nel sostegno di queste iniziative, è fondamentale il loro contributo a progetti il cui obiettivo centrale è la costruzione di una vita dignitosa, la permanenza nei territori e la promozione del "buen vivir" per le loro famiglie e comunità. Spesso, senza etichettarsi come femministe, le donne lavorano a favore di pratiche antipatriarcali, anticapitaliste e antiestrattiviste, e favoriscono una visione alternativa del mondo. Ciò comporta un'attenzione all'eco-dipendenza e all'interdipendenza, nonché alla lotta contro la mercificazione dell'acqua, della terra e dell'energia e alla difesa
dell'autonomia territoriale. Allo stesso tempo, è importante notare che il discorso sull'energia e sulla transizione è spesso mascolinizzato e legato a interessi corporativi, il che esclude altre voci e prospettive sul tema. Tuttavia, crediamo che concentrandoci su proposte che esplorano altri modi di rapportarsi all'energia, si apra uno spazio per voci diverse, che vanno dalla comunità, al territorio, alle donne, ai e alle giovani, ai bambini e alle bambine, tra gli altri.
Alcune di queste proposte hanno contribuito a facilitare i compiti quotidiani delle donne legati al lavoro di cura e alla riproduzione della vita.5 Esempio notevole è l'esperienza del “Vivaio delle donne di Roble, energia solare per coltivare piante medicinali e per transizioni giuste" nella Valle del Cauca, un'esperienza guidata da un gruppo di donne afro-discendenti. Queste donne hanno installato alcune cisterne e un sistema di raccolta dell'acqua piovana che ha evitato loro di dover percorrere lunghe distanze per andare a prendere l'acqua, come facevano prima. Inoltre, il vivaio è ora dotato di pannelli solari che consentono di sfruttare l'energia solare per varie attività al suo interno. Questo ha dato loro la possibilità di ascoltare la radio mentre lavorano e di prolungare la giornata lavorativa nel vivaio dopo il tramonto, permettendo loro di trascorrere più tempo tra compagne. Inoltre, il vivaio è diventato una fonte di reddito grazie alla trasformazione delle piante medicinali in prodotti per l'autogestione della salute, cosa che non solo contribuisce alla loro autonomia economica, ma rafforza anche il loro ruolo nella comunità e recupera i loro saperi ancestrali.
Un altro esempio in tal senso sono le cucine a legna efficienti, che non richiedono lo stesso consumo di legna e quindi contribuiscono alla riduzione della deforestazione. Inoltre, promuovono orti di legname per produrre la legna necessaria al loro funzionamento. Questa pratica evita alle donne e ai bambini di dover reperire grandi quantità di legna da ardere, migliorando al contempo la salute delle donne e riducendo i problemi respiratori causati dalle tradizionali cucine a legna. L'esperienza “Cucine a legna efficienti e orti di legname per la conservazione della foresta comunitaria e il buon vivere” ne è un esempio.
Riflessioni finali
L'urgenza di trasformare il sistema energetico nel contesto delle transizioni socio-ecologiche implica una profonda trasformazione socio-culturale del modello di produzione, gestione, proprietà e consumo. Ciò implica a sua volta la riconfigurazione del modello energetico egemonico, caratterizzato da un'elevata concentrazione di grandi imprese private che controllano la produzione e la distribuzione di energia elettrica (Grupo de Acción por la Energía Ciudadana, 2023). Dobbiamo invece avanzare verso un modello che dia un ruolo centrale alle iniziative locali, democratizzi la produzione e la generazione di energia e promuova queste proposte con un approccio intersettoriale, guidato da organizzazioni, comunità, cooperative e altre forme di organizzazioni comunitarie.
In concreto, è necessario che il quadro istituzionale preveda incentivi fiscali e finanziamenti per il rafforzamento, lo sviluppo e l'implementazione di questo tipo di esperienze. Ciò deve essere collegato a un quadro normativo chiaro e favorevole, che riconosca e promuova questo tipo di iniziative. Allo stesso
modo, è necessario che l'accesso alla rete elettrica pubblica faciliti l'integrazione dell'energia generata a livello comunitario e che vengano stabiliti meccanismi equi per la remunerazione dell'energia in eccesso immessa nella rete, nonché la possibilità di una commercializzazione tra residenti. La partecipazione e il collegamento di queste esperienze nei processi decisionali sul sistema energetico è altrettanto centrale, così come la difesa del territorio e una visione olistica dello stesso, in cui cibo, energia e acqua non siano necessariamente divisi, ma si stabiliscano percorsi, itinerari e politiche più integrali. Ci sono inoltre altri aspetti da approfondire, come la promozione e lo sviluppo nazionale di alcune tecnologie e materiali che mantengono la dipendenza e rendono più costosi gli approvvigionamenti.
Queste domande ci portano alla necessità di rendere visibili e rafforzare le energie comunitarie, affinché si affermino sempre più come una rete e un sistema alternativo che promuova la cura e la riproduzione della vita attraverso la sovranità energetica, alimentare e idrica nei territori. Le energie comunitarie hanno bisogno di garanzie per le loro proposte. Devono inoltre essere rese visibili, riconosciute e rispettate, mettendo in evidenza il loro carattere comunitario e autonomo come aspetto centrale. Richiedono inoltre un rapporto equo con il sistema energetico nazionale e internazionale, che trasformi le relazioni di potere imposte dalle grandi imprese energetiche. Ciò ne implica il riconoscimento come attori chiave, invece di cercare di cooptarli e di costringerli ad adottare strutture formali come le imprese o figure simili. Sono inoltre necessari incentivi finanziari, programmi di formazione e rafforzamento dei promotori locali, la promozione dell'industria nazionale per ridurre la dipendenza tecnologica esterna e l'attuazione di programmi di assistenza tecnica locale, tra le altre misure.
Una giusta transizione energetica progredirà quando assumeremo il controllo dell'energia, la maniera in cui viene prodotta e quella in cui si decide di utilizzarla.
Rafforzare le energie comunitarie significa mettere al centro la riproduzione della vita!
(2. Fine)
→ Tratto da: Revolucionando un mundo en crisis Transformaciones socioecológicas y energías comunitarias di Tatiana Roa Avendaño, Eliana Carolina Carrillo Rodríguez. Versione in
spagnolo da 
* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network
Note:
4) Ver Censat Agua Viva - Amigos de la Tierra Colombia [@censataguaviva-amigosdelat2863] (14 de noviembre de 2023).
5) Labores en las cuales han sido históricamente socializadas en el marco de la división sexual del trabajo.