GasLand è un film documentario del 2010 diretto da Josh Fox. È mirato a mostrare l'impatto negativo del processo di fratturazione idraulica o fracking (metodo di estrazione di shale gas, una particolare varietà di gas naturale) su alcune
comunità rurali e realtà cittadine negli USA. Il regista statunitense intraprende un personale viaggio attraverso gli states per documentare, attraverso testimonianze dirette, i disagi provocati alla popolazione, mostrando danni cronici alla salute di persone e animali e all'ambiente, in particolare attraverso l'immissione nel terreno e nell'aria di sostanze chimiche spesso sconosciute agli stessi addetti ai lavori che finiscono per contaminare le falde acquifere e i corsi d'acqua.
Nominato all'Oscar per il miglior documentario nel 2011, il film si concentra sulle comunità negli Stati Uniti colpite dalla perforazione del gas naturale e, in particolare, su un metodo di perforazione orizzontale nelle formazioni di scisto noto come fratturazione idraulica. Il film è stato un elemento chiave per mobilitare il movimento anti-fracking.

GASLAND
Regia: Josh Fox
Sceneggiatura: Josh Fox
Montaggio: Matthew Sanchez
Produzione: HBO, INTERNATIONAL WOW COMPANY
con Josh Fox, Dick Cheney, Pete Seeger, Richard Nixon, Aubrey K. McClendon, Pat Fernelli.
Documentario - USA, 2010, 107 min.
Trama:
Una multinazionale insiste per acquistare il terreno su cui vive Josh Fox, in Pennsylvania. Come ai tempi della corsa al petrolio, è disposta ad acquistare terre apparentemente senza valore a prezzi fuori mercato: spera di poterne estrarre gas naturale, come sta già facendo un po' dappertutto, lungo gli Stati Uniti. Il nuovo metodo di trivellazione è tra più invasivi e violenti mai sperimentati e le conseguenze per l'ambiente appaiono devastanti anche solo ad occhio nudo. Ma Josh Fox decide di andare in fondo alla questione e si mette a girare Texas e Colorado, Utah e Wyoming, con una telecamera e una serie di recipienti per raccogliere l'acqua. Le falde acquifere, infatti, sono talmente inquinate che chi
avvicina un accendino all'acqua che scorre dal rubinetto di casa, nei pressi delle stazioni di perforazione, vede il liquido infiammarsi quasi fosse alcool puro.
Con la romantica serenità di un suonatore di banjo (suo fedele compagno di viaggio) ma la determinazione di un novello Michael Moore, Fox entra nelle case di famiglie che non possono più farsi la doccia, di allevatori che vedono le loro bestie perdere il pelo e cadere come mosche, di cittadini che si sono visti recapitare grossi impianti per depurare l'acqua, per non finire vittime di emicranie croniche, dolori alle ossa, morti premature. Loro parlano, disperati, e consegnano cadaveri di uccelli congelati o barattoli di acqua nera ed esplosiva, che il laboratorio analisi della multinazionale di turno ha definito senza scrupoli, nero su bianco, assolutamente potabile e innocua, ma non c'è contraddittorio: nessuno, dall'altra parte, si prende la briga di offrire risposte.
Al suonatore solitario si sono aggiunti strada facendo tre operatori di supporto e, dopo un anno e mezzo di riprese, il documentario si è portato a casa il premio della giuria al Sundance 2010. In fondo, è sempre la stessa vecchia storia di don Chisciotte e dei mulini a vento, ma Josh Fox non è pazzo e non è solo, ci sono scienziati, amministratori locali e soprattutto centinaia di soggetti lesi dalla sua parte, per i quali vale la pena di usare la telecamera come un'arma. Un utilizzo lecito e talvolta, come in questo caso, persino da caldeggiarsi. L'importante è che non risulti innocuo.