Tratto da Alfons Pérez, Pactos Verdes en tiempos de pandemias. El futuro se disputa ahora, ODG, Libros en Acción, Icaria Editorial, 2021 - 170 pp.
Traduzione: Giorgio Tinelli per Ecor.Network
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Miniere e riciclaggio in Europa
“Una percezione di incertezza riguardo alla fornitura di minerali può incentivare alcuni paesi ad aprire miniere che in precedenza erano considerate non convenienti. Se le tensioni commerciali continuano e i paesi preferiscono essere cauti di fronte a un'offerta instabile, potrebbero investire ingenti somme nell'industria estrattiva”. (Jane Korinek, economista OCSE)1.
L'elevata concentrazione geografica di alcune materie prime critiche, unitamente alle tensioni commerciali del contesto commerciale globale2 e alla dipendenza strutturale europea da questi elementi per il tessuto industriale ed energetico, ha indotto l'UE a rivolgere la sua visione all'estrazione domestica come soluzione praticabile. Tuttavia, questo ritorno all'attività mineraria domestica ha tre punti deboli che ne rendono difficile l'attuazione e possono essere al centro di conflitti: 1) ci sono alcune materie prime che o non si trovano in territorio europeo o sono state già totalmente estratte; 2) c'è una grande mancanza di informazioni al riguardo, motivo per cui alcune lobby stanno iniziando a spingere la Commissione ad aumentare la sua capacità di raccogliere e mappare questi dati; 3) l'opposizione popolare a questo tipo di impresa è notevole in Europa.

Dato che “solo il 12% dei materiali utilizzati (nell'UE) proviene dal riciclo”3, la Commissione Europea propone di promuovere l'economia circolare4 per migliorare il riciclo e il riutilizzo dei materiali. Tuttavia, i limiti del riciclaggio sono evidenti e l'industria ne è ben consapevole. La Confederazione europea delle risorse minerarie (EUMICON) ha affermato che "poiché gli sforzi di riciclaggio non saranno sufficienti per alimentare la domanda, la fornitura di materie prime primarie è insostituibile" e ha chiesto la necessità di un piano strategico a lungo termine per affrontare questo problema.
Il contesto geopolitico ha un peso molto importante nella ricerca della cosiddetta “sovranità delle risorse”: "Come può l'UE essere sicura che non finirà per diventare una potenza di secondo piano stretta tra due forze egemoniche, gli Stati Uniti e la Cina?" È la domanda posta da Maroš Šefcovic, commissario designato per la strategia a lungo termine, alla Conferenza di Strategia Europea dello scorso ottobre 2019. Tuttavia, rispondere a questa domanda implica un piano strategico ben strutturato attorno a delle premesse ben precise, ed è proprio ciò che la Commissione Europea ha pubblicato nel marzo 2020 nel suo Piano di Strategia industriale5. Il piano stabilisce quali elementi sarebbero fondamentali per la transizione verde, la transizione digitale e la competitività sullo scenario globale. Il breve testo che lo accompagna evidenzia la necessità di stabilire alleanze industriali per lo sviluppo dell'idrogeno, industrie a basse emissioni di carbonio, cloud computing e piattaforme industriali, nonché materie prime.
Per quest'ultima alleanza, all'interno dell'UE, si stanno già generando dinamiche che potrebbero favorire l'attività mineraria domestica:
Banca Europea di Investimenti (BEI): nonostante la nuova politica energetica della BEI cessi i suoi investimenti nel settore fossile, il suo ultimo rapporto del 15 novembre 2019 include nei suoi principi di "ammissibilità" per ottenere finanziamenti per progetti che essi abbiano relazione con la “fornitura di materie prime critiche necessarie per tecnologie a bassa emissione di carbonio nell'UE”6.
Cambiamento dell'opinione pubblica: uno dei principali ostacoli previsti dall'industria per il ritorno dell'attività mineraria nazionale è l'opinione pubblica. Per questo, la Confederazione Europea delle Risorse Minerarie (EUMICON, secondo il suo acronimo in inglese) chiede all'UE che l'industria estrattiva delle materie prime sia percepita come una sunrise industry7. Come parte di questa dimensione, sono stati avviati progetti come Mireu8, finanziato dall'UE, per scoprire le percezioni degli europei riguardo all'attività mineraria.
Creazione di un nuovo mercato o deregolamentazione delle politiche ambientali? I costi dell'estrazione domestica potrebbero non essere competitivi con le importazioni dalla Cina o dall'Africa a causa di quadri normativi ambientali come la Rete Natura 2000, la Direttiva su Uccelli e Habitat o la direttiva quadro sull'acqua e la biodiversità. La nuova strategia industriale può esercitare pressioni per indebolire tali quadri normativi al fine di aumentare la competitività globale del settore.
L'aspetto geopolitico: Ursula von der Leyen ha annunciato il 10 settembre 2019 che avrebbe guidato la Commissione Europea "geopolitica". Per affrontare la dipendenza dalle materie prime critiche, la Commissione propone che gli accordi di libero commercio “incentivino” altri paesi ad elevare i propri standard ambientali. In particolare, la nuova commissione ha come priorità il continente africano, che dispone di grandi riserve di materie prime critiche come il coltan o i metalli platino9, e la promozione di riforme nei meccanismi di risoluzione di controversie dell'Organizzazione Mondiale del Commercio10.
Raccolta dati e digitalizzazione: l'agenda verde e digitale sono le due grandi priorità europee. La Commissione Europea intende aumentare la sua capacità di sistematizzare ed espandere le informazioni disponibili sulle risorse di materie prime critiche all'interno dei suoi confini. L'uso di nuove tecnologie come i satelliti Copernicus di nuova generazione potrebbe migliorare i dati esistenti.
Anche se forse il più grande ostacolo per l'estrazione domestica in Europa è il rifiuto sociale che questo tipo di attività comporta. Ci sono già conflitti aperti in Bulgaria, Romania e Grecia per l'estrazione dell'oro, nei Balcani per la lignite, in Catalogna per il potassio e molte altre voci11. L'esempio più chiaro di rifiuto popolare è stato l'arrivo della fratturazione idraulica (fracking12) all'inizio del 2010. In breve tempo si è generata una forte reazione dei cittadini in diverse parti del mondo: Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Messico, Tunisia, Algeria, Sud Africa, Canada, Stati Uniti, Australia e anche in Europa, dove sono state create numerose piattaforme locali in Irlanda, Regno Unito, Romania, Francia, Polonia e Spagna13. La risposta locale - insieme alla creazione di reti nazionali, regionali e internazionali - ha permesso di fermare l'avanzata del fracking e porre fine alla maggior parte dei progetti proposti che, infine, si sono rivelati speculativi14.
Accesso alle risorse: debito estero e accordi commerciali e di investimento
Oltre alle politiche di sicurezza, anche le discipline macroeconomiche, in modo più o meno subdolo, possono facilitare l'accesso a materie prime critiche. In primo luogo, il debito estero può costringere i paesi a sfruttare ed esportare materie prime per far fronte ai pagamenti. D'altro canto, i trattati commerciali e di investimento sono il quadro perfetto per proteggere le attività estrattive.
Il debito estero e l'estrazione di risorse hanno una lunga storia di relazioni. Negli anni '80, il forte aumento dei tassi di interesse e il calo internazionale del prezzo delle materie prime portarono a una crisi del debito del Sud del mondo. I paesi colpiti hanno fatto ricorso a crediti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM) che, a causa delle condizioni associate, hanno portato alla privatizzazione dei servizi e dei beni comuni, alla riduzione della spesa pubblica, alle riforme fiscali e all'apertura dai mercati nazionali all'esportazione di materie prime attraverso società transnazionali principalmente del Nord Globale. Tutto questo, per poter pagare i creditori15.
Ad oggi, sebbene il COVID-19 mostri ancora una volta l'estrema vulnerabilità di queste economie di fronte alla domanda e alla situazione internazionale (minore domanda - prezzi più bassi - deficit fiscale), il FMI continua a promuovere le stesse strategie relazionate al pagamento del debito estero e l'estrazione di risorse naturali. Ad esempio, nell'aprile 2020, nel bel mezzo della crisi COVID-19, il FMI ha raccomandato al Mozambico, uno dei paesi coinvolti nella crisi del debito, di continuare con i suoi piani di esportazione di gas naturale per rilanciare la sua crescita economica e raggiungere un maggiore equilibrio fiscale16. Dall'altra parte, la Cina ha invece trasferito 150 miliardi di dollari a governi africani (Angola, Ghana, Kenya, Etiopia, Camerun, Mozambico, Costa d'Avorio, Zambia, Congo e Nigeria) e aziende statali per garantire l'approvvigionamento di materie prime e il suo progetto globale di infrastrutture Belt and Road Initiative17.
Nel caso dei trattati di commercio ed investimento (TCI), questi prevedono sistemi di protezione e l'inclusione di clausole per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati che consentono agli investitori di aggirare i tribunali nazionali e utilizzare tribunali privati per presentare le istanze legali. Questi tribunali finiscono per deliberare su questioni che riguardano comunità, popolazioni indigene e interi paesi e mettono a rischio l'autodeterminazione delle popolazioni indigene, i diritti umani e gli ecosistemi. Alcuni esempi di queste azioni legali sono:
• La società statunitense Occidental Petroleum (Oxy) ha chiesto all'Ecuador di pagare 1.770 milioni di dollari più interessi dopo la dichiarazione di questo, nel 2006, della scadenza di un contratto operativo a causa delle pressioni delle popolazioni indigene e dei movimenti sociali del Paese.
• La società canadese Crystallex ha avviato un'azione contro il Venezuela per ottenere 1.202 milioni di dollari più interessi per aver annullato un contratto per la gestione di una miniera.
• Nel 2017, Zamin Ferrous del Regno Unito ha presentato una denuncia contro l'Uruguay per avere 3.535 milioni di dollari in relazione a una nuova legge mineraria che aveva influito negativamente sulla sua attività.
• Nel 2019, la società statunitense Odyssey Marine Exploration ha intentato una causa contro il Messico per un importo di 3,54 miliardi di dollari per non aver potuto ottenere i permessi necessari per portare avanti il suo progetto di estrazione di fosfati al largo della costa della Baja California Sur.
• La società anglo-sudafricana Anglo American presentò nel 2014 una causa contro il Venezuela per un importo di 400 milioni di dollari relativa alla cancellazione delle concessioni di un progetto di estrazione di nichel a causa della violazione degli obblighi previsti dal contratto.
Le compagnie estrattive, in particolare le industrie petrolifere, di gas e di estrazione mineraria, traggono un grande ritorno da queste clausole e, al momento, sono più di 140 le cause intentate dalle società contro gli Stati18. I negoziati del trattato UE-Mercosur19; il trattato firmato all'inizio del 2020 con il Vietnam, paese con riserve di cobalto20; il CETA, un accordo tra Canada e UE che mette a rischio gli Stati membri anche contro le compagnie minerarie canadesi21, o l'Energy Charter Treaty, che ha rappresentato la tutela della denuncia Uniper contro l'Olanda22, sono strumenti che possono essere utilizzati contro qualsiasi paese. I TCI danno alle aziende la possibilità di citare in giudizio gli stati che propongono una maggiore regolazione o leggi progressiste che possono danneggiare le loro attività.
La transizione post-estrattivista
Nel testo di questo capitolo abbiamo potuto esplorare i “colli di bottiglia” dell'approvvigionamento di materie prime per la transizione energetica globale che possono fungere da riferimento per il PVE. Gli scenari sono stati costruiti senza mettere in discussione la crescita economica e senza una gestione della domanda energetica che porti alla sua diminuzione. Con queste premesse, le proiezioni della domanda di materie prime come cobalto, litio o nichel provocheranno un forte aumento dell'estrazione che, ad un certo punto, andrà a scontrarsi con limiti biofisici, cioè non ci saranno materie prime sufficienti per la produzione o stoccaggio di energie rinnovabili. Questo senza contare che il settore delle rinnovabili entrerà in concorrenza con altri settori che si nutrono degli stessi elementi critici. In questo contesto di aumento del valore strategico di alcune risorse, è logico pensare che la pressione aumenterà anche sui territori di estrazione e sulle comunità che li abitano. Il debito o i trattati commerciali e di investimento possono fungere da apriscatole per accedere alle risorse insieme alle politiche di sicurezza che aprono la strada giustificando la necessità di assicurarsi tali materie prime.
Con tutto questo, è certamente difficile proporre alternative che vadano al di là della controversa attività mineraria responsabile. In ogni caso, un buon riferimento e fonte di ispirazione è il lavoro “Transition with Justice is a post-extractivist transition” di War on Want e London Mining Network23. Questa organizzazione afferma che gli studi sulla proiezione futura dell'estrazione mineraria, come accennato in precedenza, non indicano mai la necessità di una diminuzione del fabbisogno materiale ed energetico del Nord del mondo. Da lì dispiegano la loro proposta sulla base di due concetti che diventano centrali:
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L'estrazione indispensabile, articolata da Eduardo Gudynas, che propone di estrarre le risorse necessarie per garantire il benessere umano entro limiti ecologici,
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la sufficienza di risorse, coniata da Friends of the Earth, che mira all'equità e al benessere all'interno di limiti ecologici24.
Quindi, War on Want e il London Mining Network propongono:
1. Stabilire dei limiti come riferimento al lavoro svolto dalla Recourse Cap Coalition sul "tetto energetico"25 o l'idea di parlare dei budget e di come questi dovrebbero essere distribuiti in termini di giustizia sociale, ambientale e climatica.
2. Domanda giusta: a chi e a cosa serve? Ciò è particolarmente rilevante nel caso di materie prime critiche come cobalto, nichel o litio, con riserve già previste insufficienti a coprire la domanda.
3. Urban mining: che non vuole utilizzare le risorse del sottosuolo ma le risorse del "sottosuolo" o in superficie, quelle che sono già state estratte e possono essere riutilizzate. Lo studio riconosce che non ci sono informazioni sufficienti sulle scorte di materiali di superficie, ma potrebbero ridurre la domanda primaria e l'affanno di estrazione.
4. Economia circolare e prodotti fuori uso: propone di sviluppare un solido quadro normativo per responsabilizzare le imprese. Si prevede che il costo del riciclaggio diminuirà del 15% rispetto ai crescenti costi dell'estrazione. Il problema è che il riciclaggio richiede più lavoro e meno capitale rispetto all'estrazione mineraria ed è quindi meno attraente per gli investitori26.
5. Solidarizzare con le comunità che si oppongono al megamining: ascoltare le loro istanze e visioni, diverse e specifiche per ogni contesto e territorio.


L'infografica descrive la transizione da un modello neocoloniale, segnato da espropriazione, razzismo sistemico, patriarcato e potere e impunità aziendale verso una dimensione "oltre l'estrattivismo", caratterizzata da giustizia ed equità, il diritto delle comunità di autodeterminarsi per decidere il proprio futuro e una vita degna per tutt*. Aggiungiamo un ultimo punto, che è il lavoro della Campagna Globale per Rivendicare la Sovranità dei Popoli, Smantellare il Potere delle Transnazionali e porre Fine all'Impunità, una coalizione di 200 movimenti sociali, reti e organizzazioni per affrontare il potere delle grandi corporazioni. La campagna globale propone un Trattato Internazionale dei Popoli e l'istituzione di un Trattato Vincolante presso le Nazioni Unite che regoli le operazioni delle società transnazionali27.
(2. Fine)
NOTE:
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Keating, D., “Europe looks home for new mining opportunities”, Euractiv.com, 8 de enero de 2020.
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Gascón Alonso, R., “Guerra comercial China-EE. UU.: ¿hacía dónde se dirige?”, cincodias.elpais.com, 14 de octubre de 2020.
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Comisión Europea, The European Green Deal, 2019.
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La Commissione insiste molto sul potenziale dell'economia circolare e lo cita 20 volte nel testo del Green Deal europeo, che è lungo 28 pagine.
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Comisión Europea, European industrial strategy, 10 de marzo de 2020.
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Banco Europeo de Inversiones, EIB energy lending policy. Supporting the energy transformation, 2019.
-
Una sunrise industry es una industria que es nueva o relativamente nueva y tiene las expectativas de crecer y ser importante en el futuro.
-
MIREU (s.d.), “Mining and Metallurgy Regions of EU”, Home page.
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Cole, L., “Breaking new ground: The EU’s push for raw materials sovereignt y”, Euractiv.com, 18 de noviembre de 2019.
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Comisión Europea [nota de prensa], EU takes legal action against export restrictions on Chinese raw materials, 19 de julio de 2016.
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Environmental Justice Atlas (s.d.), EJAtlas – Global Atlas of Environmental Justice.
-
El frackinges una técnica agresiva que permite fracturar rocas que contienen gas y/o petróleo con el fin de extraerlo. La fractura se realiza a través de la inyección de un cóctel de componentes químicos, arena y grandes cantidades de agua, y sus riesgos ambientales levantaron la voz de alarma.
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Martín-Sosa, S. (coord.), Resistencia global al fracking. El despertar ciudadano ante la crisis climática y democrática, Madrid, Libros en Acción, 2015.
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Pérez, A., La trampa global del gas: Un pueste al desastre, 2017.
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“¿Quién debe a quién?”, Vivir en deudocracia. Iban un portugués, un irlandés, un griego y un español...Barcelona, Icaria Edicions, 2015.
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Wheatley, J.; Cotterill, J., “African debt to China: ‘A major drain on the poorest countries’”, Financial Times, 26 de octubre de 2020.
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Fondo Monetario Internacional (FMI) [nota de prensa], Republic of Mozambique : Request for Disbursement Under the Rapid Credit Facility; Staff Report; and Statement by the Executive Director for the Republic of Mozambique, 20(141), 2020.
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Moore, J., & Pérez-Rocha, M., Casino del extractivismo: las empresas mineras apuestan con la vida y la soberanía de América Latina usando el arbitraje supranacional, 2019.
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No Tratados de Comercio e Inversión, La UE firma uno de los tratados más peligrosos tres 20 años de negociaciones, 2 de julio de 2019.
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Emerging Europe, “What can emergint Europe expect from the EU’s Vietnam Trade deal?”, Emerging Europe. Business, 14 de febrero de 2020.
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Darby, M., “Coal generator uses investment treaty to fight Netherlands coal phaseout”, Climate Home News, 21 de mayo de 2020.
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War on Want; London Mining Network, A Just(ice) Transition is a Post-Extrative Transition. Centering the extractive frontier in climate justice, 2019. Recuperado de https://londonminingnetwork.org/wp-content/uploads/2019/09/Post-Extractivist-transition-report-2MB.pdf
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Amigos de la Tierra Europa, Sufficiency: Moving Beyond the Gospel of Eco-Efficiency, 2018. Recuperado de http://www.foeeurope.org/sites/default/
files/resource_use/2018/foee_sufficiency_booklet.pdf
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CEEWeb, Energy Budget Scheme for Europe, 2016. Recuperado de http://www.ceeweb.org/wp-content/uploads/2017/02/EBS_2016_en.pdf
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La produzione primaria è ad alta intensità di energia e capitale, mentre la produzione secondaria è molto più ad alta intensità di lavoro (OCSE, 2019: 106).
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Per maggiori informazioni sull'iniziativa, consultare la pagina Dismantle Corporate Power: https://www.stopcorporateimpunity.org/
Pactos Verdes en tiempos de pandemias. El futuro se disputa ahora
Alfons Pérez
ODG, Libros en Acción, Icaria Editorial, 2021 - 170 pp.
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