*** European Green New Deal ***

Estrattivismo verde: limiti e impatti biofisici/1

di Alfons Pérez

Tratto da Alfons Pérez, Pactos Verdes en tiempos de pandemias. El futuro se disputa ahora, ODG, Libros en Acción, Icaria Editorial, 2021 - 170 pp. 
Traduzione: Giorgio Tinelli per Ecor.Network.
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Il Green Deal europeo e la sua strategia di crescita verde si forgiano su una base materiale che va presa in considerazione. Nel caso del Patto Verde Europeo, come per altri patti verdi istituzionali, la tecnologia è un pilastro centrale della presunta trasformazione del modello economico per raggiungere la neutralità climatica.

L'impatto del COVID-19 [...] ha solo accelerato questa agenda di tecnologia verde e digitale che aumenterà le esigenze di "estrazione verde" e, quindi, la pressione sui territori con riserve di materie prime critiche1.

Queste materie prime non sono disponibili in quantità infinita: ci sono colli di bottiglia insormontabili per alcune di esse, soprattutto se aumenta fortemente la richiesta globale. Nonostante la retorica dei patti verdi istituzionali parli di "giustizia", di "non lasciare indietro nessuno" o del principio di "non arrecare danni significativi"2, paradossalmente la proposta comporta l'avanzamento della frontiera estrattiva e l'ampliamento delle aree di estrazione, lavorazione e fornitura di materie prime, i cui gravi impatti su persone ed ecosistemi vedremo in seguito.

Nel caso dell'UE, la Commissione europea è consapevole che tra il 1970 e il 2017 l'estrazione globale annuale di materie prime è triplicata e non accenna a smettere di crescere, il che rappresenta un rischio globale. Oltre il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico nelle aree di sfruttamento sono causati dai processi estrattivi e dalla lavorazione di materie prime, combustibili e cibo. Per risolvere questo problema, la Commissione propone una nuova economia circolare3 attraverso una “mobilitazione di tutta l'industria” unitamente a “un assoluto disaccoppiamento tra crescita economica e uso dei materiali”, scommettendo ancora una volta sull'innovazione tecnologica in una logica di imperativa crescita economica4.

[...] Se si tiene conto dei soli consumi interni, si può osservare nell'Unione Europea un aumento dell'efficienza nell'uso dei materiali di circa il 40% nel periodo 2000-2018, mentre l'economia è cresciuta del 30%. Ma se teniamo conto delle materie prime legate alla produzione e al trasporto dei beni importati, il consumo non ha smesso di crescere nell'UE, così come la sua dipendenza fisica.

Nel 2017, il volume totale dei beni importati era tre volte superiore di quelli esportati. Questa dipendenza strutturale dell'UE ha conseguenze che vanno oltre ai propri confini e, quindi, esiste una responsabilità esterna dei territori importatori rispetto all'intera filiera.

 

Dipendenze e politiche di sicurezza

La percezione della dipendenza e della sicurezza ha molto a che fare con la sfera emotiva, ed è per questo che il ricorso ad esse è una risorsa comune nella comunicazione politica. Tradizionalmente, il potere politico ha elaborato una narrazione che lega fortemente la dipendenza (materiale, energetica, alimentare, ecc.) con la vulnerabilità del territorio che la subisce e delle persone che lo abitano. Ciò legittima e consente delle politiche di sicurezza atte a garantire l'approvvigionamento con un ampio spettro di azioni: dalle misure soft di diplomazia alle misure hard di occupazione e militarizzazione dei territori.

Nell'Unione europea lo abbiamo visto di recente con l'Unione dell'Energia5 e la sicurezza energetica. L'idea alla base dei documenti ufficiali era che l'UE fosse fortemente dipendente dalle importazioni di energia, la stragrande maggioranza delle quali proveniva dalla Federazione Russa di Vladimir Putin. C'era quindi spazio per uno sforzo diplomatico e finanziario per diversificare i fornitori e ridurre la potenza del mostro russo attraverso la costruzione di vie alternative per assicurarsi energia. Sotto quel mantra di dipendenza, vulnerabilità e diversificazione, e con la necessaria azione diplomatica e finanziaria, è stato promosso uno dei progetti energetici più costosi e controversi della storia dell'UE: il Southern Gas Corridor, un mega-gasdotto che collegherà il regime corrotto e oppressivo dell'Azerbaigian con l'Italia meridionale, attraverso più di 3.500 km di percorso e un budget di 45.000 milioni di dollari. Questo assurdo progetto in termini di clima, transizione energetica e razionalità economica, è riuscito a lavare la faccia e la coscienza alla famiglia Aliyev, che governa la Repubblica del Caucaso dai tempi della caduta dell'URSS, ma anche alle aziende come British Petroleum (BP), principale promotore del progetto. Tutto per la sicurezza energetica6.

A questi argomenti bisogna aggiungere che la vulnerabilità e l'insicurezza non si verificano solo nei paesi che hanno bisogno delle forniture. La dipendenza ha il suo impatto anche nei territori di sfruttamento ed esportazione che, a seconda del peso relativo dell'attività sulla loro economia, possono subire una maggiore esposizione ai mercati internazionali, un aumento della disuguaglianza interna, con delle élite nazionali e transnazionali che catturano il business, lo smantellamento dei settori non relazionati all'attività estrattiva e un forte impatto sulle comunità e sui gruppi sociali in situazioni di vulnerabilità.

Dopotutto, le politiche di sicurezza sono autentici tentacoli neocoloniali che tengono conto solo di una visione parziale e distorta della realtà. Queste politiche configurano frontiere mobili che possono estendersi per assicurarsi risorse o che possono ripiegare come muri invalicabili per impedire il passaggio di migranti o rifugiati7.

 

Materie prime critiche per la transizione energetica

L'ultimo rapporto della Commissione Europea sulle materie prime critiche (2018) sottolinea il fatto che esistono materie prime critiche essenziali per la transizione energetica che "sono insostituibili nella costruzione di pannelli solari, turbine eoliche, auto elettriche e illuminazione a basso consumo energetico"8. Ha inoltre mostrato come ci siano 27 elementi critici9 che giocano un ruolo fondamentale nell'economia europea, il 62% dei quali proviene dalla Cina10. Per questo la Commissione specifica molto chiaramente nella dichiarazione del PVE che "l'accesso alle risorse è una questione di sicurezza strategica per l'attuazione del Patto Verde" e che è imprescindibile "assicurare l'offerta di materie prime sostenibili, in particolare quelle necessarie per la tecnologia rinnovabile, digitale, spaziale e di difesa ”11.

Questa corsa dell'UE per assicurarsi risorse strategiche va collocata in un contesto globale di concorrenza in cui anche altri paesi lotteranno per ottenere tali risorse. Quindi, [...] è importante tenere d'occhio la scala globale per individuare i colli di bottiglia nella fornitura di materie prime critiche.

In questo senso, lo studio “Approvvigionamento responsabile di minerali per energie rinnovabili”, realizzato da Earthworks per Institute for Sustainable Futures (ISF)12, afferma che “sarà necessaria una nuova estrazione mineraria per soddisfare la domanda a breve termine, e ci sono nuove miniere che sono già in fase di sviluppo legate alle energie rinnovabili per estrarre cobalto, rame, litio, terre rare13, nichel, ecc. Se non sono gestite in modo responsabile, hanno il potenziale per generare impatti sociali e ambientali”.

Lo studio di Earthworks proietta un futuro che non vada oltre un aumento della temperatura di 1,5°C e che raggiunga la decarbonizzazione del sistema energetico globale nel 2050. Con questo obiettivo propone cinque diversi scenari14 per la domanda di materie prime: domanda totale (efficienza nell'utilizzo di materiali come quello attuale e senza riciclo dei materiali), riciclo attuale (efficienza nell'uso di materiali come quello attuale e con gli attuali rapporti di riciclo dei materiali), riciclo potenziale (uguale al precedente ma in miglioramento nel riciclo), tecnologia futura (miglioramento dell'efficienza ma senza riciclo) e lo scenario di domanda minima (miglioramento dell'efficienza e riciclo).

La pubblicazione conclude che "la domanda repressa di energie rinnovabili e tecnologie di stoccaggio potrebbe superare le attuali riserve di cobalto, litio e nichel15". La tabella a sinistra (4) riassume questi colli di bottiglia per le materie prime più importanti necessarie per produrre tecnologia rinnovabile.

La tabella a destra (5) fornisce dati che rivelano che la domanda di energie rinnovabili e stoccaggio supera gli attuali livelli di estrazione per quasi la metà degli elementi: cobalto, disprosio, litio, neodimio, nichel e tellurio. Nel caso del litio si ha una proiezione che va dal 1.565%, nello scenario più basso, all'8.845% in quello più alto, rispetto all'estrazione attuale. Il cobalto sarebbe tra il 679% e l'1.788%, il neodimio tra il 369% e il 592%, il nichel tra il 119% e il 313% e il disprosio tra il 406 e il 640%. Per cobalto, nichel e litio, come mostrato nella tabella 4, le proiezioni per il 2050 superano le riserve e renderebbero tale possibilità biofisicamente irrealizzabile.

Inoltre, va tenuto presente che le energie rinnovabili non sono attualmente tra i principali settori che richiedono materie prime critiche e dovranno competere con settori strategici come l'edilizia, l'aviazione, la tecnologia nucleare, l'elettronica e l'industria degli armamenti16. Quindi, la corsa e la competizione per ottenerle aumenteranno nei prossimi anni.

Per chiudere questo punto, va detto che lo studio di Earthworks, come la maggior parte delle opere di questo tipo, non mette in discussione la crescita economica né propone una gestione del fabbisogno energetico che lo riduca drasticamente.

 

Distribuzione geografica delle materie prime critiche.

La distribuzione geografica dell'attuale estrazione e delle riserve di queste materie prime critiche, traccia una mappa sicuramente diversa da quella dell'estrazione dei combustibili fossili. Mentre il Medio Oriente è stato l'epicentro geostrategico per l'approvvigionamento di idrocarburi, ora l'attenzione è rivolta ad altre aree del pianeta. Le regioni chiave per lo sfruttamento di questi elementi sono concentrate nel Sud del mondo e in regioni come l'Africa sub-sahariana, il Sud-est asiatico, il Sud America, l'Oceania e la Cina.

Per valutare la situazione attuale e futura occorre fare una distinzione tra estrazione, riserve e risorse. L'estrazione delle materie prime è già in atto e alimenta la domanda dei mercati nazionali e internazionali. Le riserve si riferiscono a materie prime legalmente, economicamente e tecnicamente estraibili. Infine, le risorse sono il risultato del processo esplorativo e sono stimate utilizzando modelli geoscientifici17. Perciò:

Estrazione: i grafici sopra mostrano una forte concentrazione di estrazione di litio in Australia (62%)18, nichel in Indonesia (25%) e cobalto nella Repubblica Democratica del Congo (70%).

Riserve: il Cile ha il 51% di litio, l'Indonesia il 24% di nichel, molto vicino al 22% dell'Australia e la Repubblica Democratica del Congo il 51% del cobalto18.

Risorse: la maggior parte delle risorse di cobalto si trova in Congo, Zambia, Australia, Cuba, Canada e Russia. Per il nichel le nuove scoperte hanno subito un notevole calo e sono iniziate le esplorazioni in aree più complesse come l'Africa centro-orientale e il sub-artico19. Il litio, invece, ha incrementato la scoperta di risorse soprattutto da Bolivia, Argentina e Cile, seguite da Australia, Cina, Congo, Canada e Messico. Anche paesi europei come Germania, Repubblica Ceca, Spagna, Portogallo, Austria e Finlandia hanno risorse di litio20.

Oltre alla distribuzione geografica di cobalto, litio e nichel, in Cina si concentra l'estrazione di altri elementi di vitale importanza per la transizione energetica22: l'81% dell'estrazione di terre rare, il 67% del tellurio e oltre il 50% dell'alluminio mondiale nel 2017.

 

Impatti dell'attività mineraria sulle comunità e sugli ecosistemi

Lo studio di Earthworks evidenzia come, con un tale scenario di domanda futura, gli impatti dell'estrazione e della lavorazione possano essere gravi. Tra le preoccupazioni espresse si menziona che l'estrazione di cobalto può generare contaminazione da metalli pesanti nell'aria, nell'acqua e nel suolo. Può avere ripercussioni anche sulla salute dei minatori e delle comunità vicine alle miniere, come ad esempio nella Repubblica Democratica del Congo, dove il cobalto viene estratto in una delle dieci aree più popolate del mondo. Attualmente ci sono nuove proposte di miniere in Congo, Australia, Canada, Indonesia, Stati Uniti, Panama e Vietnam.

Nel caso dell'estrazione del litio, l'impatto maggiore potrebbe verificarsi nel “triangolo del litio” tra Argentina, Cile e Bolivia, a causa della possibile contaminazione delle risorse idriche e degli effetti che potrebbe avere sulle comunità che da esse dipendono. Lo stesso accade con l'estrazione del nichel che può danneggiare dalle risorse di acqua dolce fino agli ecosistemi marini in Canada, Russia, Australia, Filippine, Indonesia e Nuova Caledonia23.

Infatti, i possibili impatti causati dall'attività estrattiva sono un problema cronico, strutturale e attuale. Sono numerose - a tutt'oggi - le fonti di conflitto socio-ambientale minerario. Il Global Atlas of Environmental Justice (EJOLT)24, preparato dai ricercatori dell'Università Autonoma di Barcellona, ​​registra 648 conflitti socio-ambientali su scala globale legati all'attività mineraria. Tra questi, ci sono già conflitti legati alle materie prime critiche necessarie per la transizione energetica: dalla lotta dei lavoratori della miniera di cobalto di Bouazar, in Marocco, che denunciano condizioni di lavoro vicine alla schiavitù25, all'inquinamento delle acque e degli ecosistemi delle compagnie minerarie Glencore-Katanga in Congo26, con minacce e violenze contro gli attivisti. Altri gravi conflitti attuali sono le piogge acide e le emissioni di anidride solforosa causate anche da Glencore in Zambia27, le lotte degli indigeni Karonsi'e Dongi contro la compagnia mineraria Vale S.A., in Indonesia28 e il conflitto aperto sulle risorse di litio nella salina di Uyuni, Bolivia29, con un forte conflitto tra attività estrattiva e tutela dell'acqua e del turismo che beneficia le popolazioni locali.

L'aspetto più duro dei conflitti socio-ambientali si riflette nel rapporto “Defending Tomorrow”30, di Global Witness. Lo studio rivela che il 2019 è stato il più drammatico per i difensori del territorio e dell'ambiente. 212 attivisti sono stati uccisi e il settore più coinvolto è stato quello minerario, con 50 morti. Possiamo trovare casi in Colombia, Filippine, Brasile, Messico, Honduras, Guatemala, Venezuela, India, Nicaragua, Indonesia, Congo, ecc. Purtroppo non si tratta di una situazione specifica, ma piuttosto di una dinamica che viene da lontano e che ha avuto negli ultimi 15 anni 1.500 morti, 230 del settore minerario e agricolo31.

Se si analizzano i dati sulla repressione disaggregati per genere, si evince che un'attivista su dieci è donna, sebbene questo dato nasconda altri tipi di violenza strutturale che le attiviste donne subiscono quotidianamente. Le donne assumono frequentemente compiti di cura, riproduzione sociale e sostenibilità della comunità, e sono responsabili della cura dei bambini e degli anziani, dell'alimentazione, della salute e dell'assistenza sociale, e vengono escluse e messe a tacere nei processi decisionali quando arrivano i progetti estrattivi. Nel caso in cui accedano a posizioni di visibilità pubblica, affrontano minacce specifiche che vanno dal discredito personale della loro vita privata alla violenza sessuale, e sono stigmatizzate per andare contro i ruoli tradizionali di genere32.

 


NOTE:

  1. Le materie prime critiche sono risorse minerarie considerate critiche per l'economia e la sicurezza nazionale. Questo termine è stato introdotto dall'esercito degli Stati Uniti durante i preparativi per la seconda guerra mondiale. Più informazioni qui.

  2.  Il principio “do not significaly harm” o non causare danni significativi si riferisce all'evitare che una popolazione sia esposta a più rischi per una azione.

  3. L'economia circolare è una strategia che mira a ridurre sia l'ingresso di materie prime che la produzione di rifiuti, chiudendo i cicli o flussi economici ed ecologici di risorse.

  4. Comisión Europea, The European Green Deal, 2019.

  5. Comisión Europea, Energy Union, 20 de octubre de 2020.

  6. Pérez, A., La trampa global del gas: Un pueste al desastre, 2017.

  7. Pérez, A., “Las personas refugiadas frente a la seguridad energética europea”, elDiario.es (blogs), 26 de diciembre de 2016.

  8. Comisión Europea, Report on Critical Raw Materials and the Circular Economy, 2018.

  9. Un materiale critico, secondo l'International Resource Panel, è un materiale di elevata importanza economica che può subire rischi di approvvigionamento (geografico o geopolitico) e per il quale attualmente non esiste un sostituto commercialmente valido.

  10. Ibidem

  11. European Commission, The European Green Deal, 2019.

  12. Dominish, E.; Florin, N.; Teske, S., Responsible Minerals Sourcing for Renewable Energy, 2019.

  13. Le terre rare non sono realmente terre, ma hanno ereditato il nome dalla chimica perché gli ossidi erano chiamati terre. Le cosiddette terre rare sono un insieme di 17 elementi chimici: scandio, ittrio e i 15 elementi del gruppo dei lantanidi (lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, prometeo, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio , tulio , itterbio e lutezio).

  14. Gli scenari sono stati sviluppati dal Institute for Sustainable Futures (ISF) nella University of Technology Sydney (UTS) asssociati con la German Aerospace Centre (DLR), Institute for Engineering Thermodynamics, Department of Systems Analysis and Technology Assessment (STB)

  15. I tre elementi vengono utilizzati per fabbricare batterie agli ioni di litio o Li-Ion, progettate per lo stoccaggio di energia elettrica. Il litio viene utilizzato per la produzione dell'elettrolita e dell'anodo della batteria e il nichel e il cobalto per il catodo. Per il resto degli elementi, controlla questo report.

  16. War on Want; London Mining Network, A Just(ice) Transition is a Post-Extrative Transition. Centering the extractive frontier in climate justice, 2019.

  17. CODELCO, Recursos y reservas minerales, 2016.

  18. Shedd, K. B., “Cobalt”, U.S.Geological Survey. Mineral Commodity Summaries, 2020, p. 50-51.

  19. McRae, M. E., Nickel. U.S.Geological Survey, Mineral Comodity Summaries, 2020.

  20. Jaskula, B. W., “Lithium”, U.S.Geological Survey. Mineral Commodity Summaries., 2020, p. 98-99.

  21. Neodimio e disprosio sono utilizzati per le batterie delle auto elettriche e per i magneti nelle turbine eoliche.

  22. Este porcentaje no incluye la extracción de EE. UU., porque no se publican sus datos.

  23. Dominish, E.; Florin, N.; Teske, S. (2019). Responsible Minerals Sourcing for Renewable Energy, 2019.

  24. Environmental Justice Atlas (s.d.), EJAtlas – Global Atlas of Environmental Justice.

  25. Maroun, C., Cobalt Mining in Bouazar and workers’ struggle, Morocco, 18 de agosto de 2019.

  26. Campaña Global para Desmantelar el Poder de las Transnacionales; Transnational Institute; Amigos de la Tierra Internacional, Glencore-Katanga Mining Ltd., Democratic Republic of Congo (DRC), 19 de febrero de 2019.

  27. Campaña Global para Desmantelar el Poder de las Transnacionales; Transnational Institute; Centre for Trade Policy and Development (CTPD), PPT case: Glencore copper and cobalt mining, Zambia, 18 de agosto de 2019.

  28. Glynn, T.; ICTA-UAB, Karonsi’e Dongi people and Vale mine in Sorowako, Sulawesi, Indonesia, 18 de agosto de 2019.

  29. Pérez, M.A., Extracción de Litio en el Salar de Uyuni, Bolivia, 18 de agosto de 2019.

  30. Global Witness, Defending tomorrow. The climate crisis and threats against land and environmental, 2020.

  31. EFE, “Más de 1.500 activistas ambientales han sido asesinados en los últimos 15 años”, elPeriódico (Sociedad), 6 de agosto de 2019.

  32. Global Witness racconta le situazioni vissute da donne come Cressida Kuala (Papua Nuova Guinea), Francia Márquez (Colombia) e Bai Bibyaon Ligkayan Bigkay (Filippine) nella loro lotta contro i progetti minerari.


 

Pactos Verdes en tiempos de pandemias. El futuro se disputa ahora
Alfons Pérez
ODG, Libros en Acción, Icaria Editorial, 2021 - 170 pp. 

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12 settembre 2021 (pubblicato qui il 15 settembre 2021)