Estrattivismo e colonialismo si mascherano da energia rinnovabile

di M.ª Ángeles Fernández e J. Marcos

Tratto da:

Revista Soberanía Alimentaria. Biodiversidad y culturas
"Ruralismo frente a capitalismo energético"
N°41, Verano 2021 - 56 pp.

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* Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network


Le aree rurali e contadine del Nord e del Sud del mondo subiscono gli impatti di una transizione energetica che scommette su grandi progetti e per una rinascita dell'attività mineraria.

Dopo cinque secoli di sfruttamento minerario, il giacimento è tornato a vendere illusioni: "il litio è il nuovo potosí"1, hanno detto. Ma la storia è cocciuta e un potosí non vale ciò che presuppone il detto popolare né l'estrazione mineraria. «Noi delle miniere riceviamo solo i danni. Abbiamo la violenza, la contaminazione”, racconta il giornalista Ander Izagirre nel libro “Potosí, un nuovo viaggio nella città boliviana” dove ha scoperto la parte meno raccontata delle delizie minerarie.

La conflittualità sociale ha raggiunto anche altri territori dove sono state scoperte vene di litio. "Incoraggeremo la lotta affinché non si sprofondi nel pessimismo e la gente non si abitui all'idea che non si può fare nulla". E il virgolettato si può lasciare così, in assenza di una bocca concreta che lo enunci perché, in realtà, si può dire in modi molto simili da troppi angoli del pianeta, prevalentemente in zone rurali e contadine, poco importa in quale latitudine o longitudine, perché sono quelle che subiscono gli impatti di una transizione energetica che punta su grandi progetti e sul rilancio dell'attività mineraria.

"La costruzione di impianti solari fotovoltaici e parchi eolici, oltre ai veicoli elettrici, richiedono più minerali rispetto ai loro omologhi basati su combustibili fossili", ha affermato l'Agenzia Internazionale per l'Energia in un recente rapporto sulle prospettive dei minerali per le rinnovabili. E si sa che il litio è fondamentale per le batterie. E così anche nichel, cobalto, manganese e grafite. Il rame e l'alluminio, dal canto loro, sono essenziali per le reti elettriche.

In un mondo che si avvia verso la decarbonizzazione e la defossilizzazione dell'economia per cercare di sedare l'emergenza climatica e affrontare la fine delle risorse fossili, la ricerca di alternative energetiche che mantengano i livelli di consumo ruota attorno alla produzione di energia elettrica. E in questa direzione, corrono anche senza freni i grandi progetti di energia rinnovabile. E alla stessa maniera anche i minerali necessari per mettere in funzione queste tecnologie hanno provocato un boom minerario mondiale. Non ha importanza dove si colloca questa affermazione: la cosiddetta transizione energetica influisce comunque sull'estrattivismo. Nella conferenza online «Una visione critica della transizione energetica. Il rapporto con la terra”, organizzata recentemente da SABC Magazine, Jessenia Villamil, del CENSAT - Agua Viva de Colombia, parla di ‘zone di sacrificio’.


Le fasi del sacrificio

Costruzione. Per la costruzione di molte di turbine eoliche, viene utilizzato legno di balsa, un albero che cresce in alcune selve dell'America Latina. Il disboscamento illegale e indiscriminato è cresciuto nell'ultimo anno in Ecuador, ha denunciato la leader del popolo Sarayaku, Patricia Gualinga, durante l'iniziativa citata poco sopra. «L'anno scorso tutti i bacini dei fiumi amazzonici sono stati inondati per operare disboscamenti indiscriminati lungo i letti dei fiumi; ciòp ha causato anche la distruzione di molti isolotti fluviali dove vivevano molti animali", ha aggiunto.

Estrazione. Durante l'incontro si è anche parlato della situazione in Cile e delle attività di estrazione mineraria nella salina di Atacama. Al rame, fondamentale nell'economia del Paese, si è aggiunto il litio. La lotta per entrambi i prodotti sta generando una disputa per le risorse idriche in una distesa di sale già impoverita dall'emergenza climatica. “Nella zona sono presenti popolazioni indigene e culture ancestrali con stili di vita legati all'agricoltura e all'economia silvo-pastorale. Questo sfruttamento eccessivo riduce la capacità delle comunità di adattarsi ai cambiamenti climatici ed è una zona di stress idrico", ha affermato l'avvocato Nancy Yánez.

La problematica è poliedrica. Quando si parla di produzione di minerali ed energia, non si può ignorare la situazione della Repubblica Democratica del Congo, da decenni in guerra per il controllo delle materie prime. Oltre alla violenza e alla distruzione di determinati ambienti, alcune organizzazioni hanno denunciato lo sfruttamento minorile. "È impossibile separare il cobalto che è stato scavato da una miniera in cui i dipendenti hanno attrezzature di sicurezza e salari dignitosi da quello che proviene da un bambino o un contadino sfruttato", spiega a La Vanguardia Siddhart Kara, esperto di moderni processi di schiavitù.

Megaprogetti. Impatto visivo, impatto acustico, interferenze radiotelevisive, contaminazione delle falde acquifere, danni al patrimonio archeologico e naturalmente alla fauna e alla flora, mutamenti dei modi di vita, divisione nei pueblos... Il discorso disegna una sfilza di impatti chiari ed evidenti che hanno portato le persone in piazza per difendere la ricchezza delle aree rurali. El Bierzo Oeste è uno delle tante enclaves dove si vogliono costruire grandi parchi eolici. Da qualche mese lì è nato il collettivo Rural Sostenible, una piattaforma cittadina contro gli annunciati megaprogetti.
Susana Dávila è una delle portavoce e non si ferma un attimo: raccolta firme, organizzazione di manifestazioni, denunce a progetti...
Il suo resoconto degli impatti è ampio e, tra l'altro, denuncia che gli impianti saranno collocati sui crinali delle montagne dove nascono le sorgenti che riforniscono i paesi, li abbeverano e irrigano i raccolti; si trovano a soli 700 metri dal Camino de Santiago, uno dei motori economici della zona. "Dobbiamo imparare da altre lotte, dalle lotte contadine, perché tutti questi progetti sono nelle zone rurali", ricorda Dávila. Parla al plurale perché nell'ultimo anno i megawatt rinnovabili associati ai megaprogetti non hanno smesso di crescere in tutto lo Stato spagnolo. Un agricoltore navarrese, di fronte alla proclamazione di un parco eolico sulla sua terra, ha scritto che l'impianto è incompatibile con la sua attività agricola e che “il modello di installazione di questi grandi parchi fotovoltaici su terreni rurali non edificati comporta danni irreversibili al paesaggio e alla biodiversità, danni all'equilibrio naturale e all'ambiente”. E aggiunge: "Come agricoltori e proprietari di terreni agricoli, ci opponiamo con forza a questo progetto perché incompatibile con la nostra attività, che è stata per lungo tempo il nostro sostentamento e il nostro lavoro". Altre voci denunciano la speculazione sui terreni agricoli, da un lato, e la perdita di valore dei territori, dall'altro. La neonata Alianza Energía y Territorio (Aliente) è un insieme di piattaforme che denuncia questo boom, con la speculazione e gli impatti che comporta: "L'attuale sviluppo delle rinnovabili avrà un effetto irreversibile sulla biodiversità", afferma. Tra gli altri animali, muoiono molti uccelli, circa 700 grifoni all'anno, secondo alcune fonti.

Funzionamento. Crescita finanziaria e nuove opportunità di lavoro sono i due asset di punta di chi scommette in questa direzione. Le strutture già operative vengono utilizzate per valutare i supposti benefici. Nel Parco El Merengue, di Plasencia, l'estate scorsa, un lavoratore ha avuto un colpo di calore. La delibera dell'ispezione della Direzione Generale del Lavoro, alla quale abbiamo avuto accesso, imputa una grave infrazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro e ha comminato all'azienda una sanzione di oltre 20.000 euro. "Gravi carenze di sicurezza", "lavoro estremo", "a 43° C" o "mansioni altamente pericolose" sono le descrizioni contenute nel documento. Di certo, queste persone sono state licenziate poco dopo aver creato una cellula sindacale e aver chiesto miglioramenti. Né Siemens Gamesa, la società incaricata della manutenzione, né la Giunta di Extremadura hanno voluto rispondere in tal senso. Entrambi giustificano il loro silenzio asserendo che sono decisioni "discrezionali".
Come spiegato in Senato dal professore di Geografia dell'Universitat Rovira i Virgili Sergi Saladié, in realtà, il massiccio dispiegamento di rinnovabili lascia poco impatto economico sul territorio e il suo funzionamento quotidiano non ha alcun beneficio dal punto di vista occupazionale. Nel suo discorso si è riferito alla scommessa per la produzione distribuita, che porti più riequilibrio territoriale. Magari affinché non succeda come in Catalogna o come per la stragrande maggioranza dei parchi eolici, che, come confermato, sono “piantati” in popolazioni piccole e con una popolazione anziana.

Distribuzione. Una volta prodotta l'energia nelle zone rurali, questa deve essere portata nei centri di consumo, deve essere distribuita. Uno studio pionieristico dell'Università di Granada e dell'Università Complutense di Madrid ha analizzato l'impatto di una linea ad alta tensione su un'area di alto valore paesaggistico, come la Valle del Lecrín, a Granada. "Si tratta di sacrificare un'economia regionale per il bene di un progresso che contribuisce poco al territorio", afferma lo studio, che parla di un impatto economico incalcolabile e di danni infiniti. Oltre alla perdita di valore degli immobili nell'area, l'indagine conferma la suddivisione dell'ambiente paesaggistico, “generando un grande impatto visivo e ambientale”.
Il professore UPV/EHU Álvaro Campos ritiene che le rinnovabili richiedano ampie aree di territorio e che la Spagna mostri una distribuzione demografica molto particolare, poiché gran parte della popolazione è concentrata vicino alle coste e nella capitale: «La specializzazione territoriale che si apre con la transizione alle rinnovabili porta con sé l'industrializzazione di alcune regioni per l'approvvigionamento energetico di altre, il che comporta indubbiamente grandi impatti sulla biodiversità e sui modi di vivere locali in queste nuove aree produttive».

Tornando all'inizio, al litio. Indispensabile per le batterie, che immagazzinano l'energia elettrica prodotta dalle denominate fonti rinnovabili. Come viene gestita l'energia elettrica prodotta che viene portata nelle città? Il litio è la chiave. Una miniera di questo minerale minaccia Cáceres, città dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO e che intendono trasformare nella punta di diamante delle batterie per veicoli elettrici e altri dispositivi elettronici. Santi Márquez, uno dei portavoce della piattaforma Salvemos la Montaña de Cáceres, critica: «Si comincia a sostenere che l'Estremadura saccheggiata sarà nuovamente saccheggiata e subirà un assalto minerario. Noi subiremo il danno, il resto verrà portato fuori. Il prezzo reale di un potosí.
 

La critica situazione dell'acqua

Schiavitù infantile, morte di uccelli, perdita di biodiversità, nuove forme di colonialismo, speculazione sui terreni agricoli, disboscamento indiscriminato... L'esercizio di narrare gli impatti delle energie rinnovabili su larga scala può essere infinito. E l'acqua compare quasi sempre nella somma dei danni: “Questo sovrasfruttamento riduce la capacità delle comunità di adattarsi ai cambiamenti climatici. La situazione dell'acqua è critica”, commenta Nancy Yánez.

"Molti progetti idroelettrici sono progettati per soddisfare la domanda del settore minerario", osserva Juan Pablo Soler, anche lui del CENSAT e legato al movimento Ríos Vivos della Colombia. E continua: "I progetti di energia rinnovabile vengono venduti come pacchetti tecnologici e avranno un impatto sulla cultura e sui beni comuni, come l'acqua, generando migrazioni forzate”. Queste parole di Sandra Rátiva Gaona, sociologa e attivista di Oenergía Cooperativa, aprono il documentario 'La Energía de los Pueblos' e riassumono quanto detto finora: "Non cambia nulla, cambia solo la tecnologia, ma si mantiene lo schema del consumo eccessivo nelle città e zone industriali a costo di intaccare ecosistemi e comunità nelle zone rurali”.

NOTE:

1“Vale un Potosì” è un'espressione popolare la cui interpretazione più fedele è “vale una fortuna”: si riferisce alle miniere di Potosí - oggi in territorio boliviano ma in epoca coloniale appartenente al vicereame del Perù - dove c'erano ricchissime miniere del miglior argento [NdT]

 

29 novembre 2021 (pubblicato qui il 02 dicembre 2021)