Dal NAFTA al T-MEC: 26 anni di libero commercio

Trenta anni fa, il primo gennaio 1994, l’entrata in vigore del North American Free Trade Agreement (NAFTA o TLCAN) ha aperto nuove opportunità per il saccheggio delle ricchezze naturali del Messico e per il sovrasfruttamento della sua forza lavoro da parte del capitale internazionale.
Lo stesso giorno, in Chiapas, l’inizio dell’insurrezione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale ha ricordato al mondo la necessità di battersi contro il neoliberismo, svelando la vera natura di un accordo di libero scambio che per i contadini e i popoli originari rappresentava una nuova fase di espropriazione e violenza.
Da allora il NAFTA si è evoluto in altre forme ed è stato assunto come modello per altri trattati rovinosi.  
In occasione del trentennale, la Rete Messicana d'Azione contro il Libero Commercio (RMALC) propone un volume che raccoglie il frutto di un lavoro di ricerca collettivo (che nei decenni non si è mai interrotto) sulle conseguenze del NAFTA e della sua versione rinegoziata nel T-MEC, e in generale sull’impatto dei trattati di libero commercio - analizzati nei loro meccanismi e dispositivi - sulla sovranità degli stati, sull’ambiente e sul lavoro.

Impatto che Luciana Ghiotto, una delle autrici, descrive come segue in una intervista a Pagina 12:
“In termini generali, ciò che hanno fatto è stato approfondire una matrice estrattivista nei paesi dell'America Latina. … [gli accordi di libero scambio] sono senza dubbio attualmente un lucchetto per qualsiasi tentativo di cambiare la politica economica all'interno dei paesi della regione, poiché consolidano una posizione basata sulla produzione di materie prime: l'estrazione di minerali, petrolio, gas, prodotti legati alle foreste, al mare, e tutto ciò che ha a che fare con la campagna (soia, cereali, carne). Ciò che i trattati fanno è mettere in sicurezza la matrice estrattiva rallentando ogni capacità di diversificazione produttiva e di industrializzazione, perché la base su cui si fondano gli accordi è che ogni paese deve specializzarsi in ciò in cui è "forte". Quindi, se i paesi dell'America Latina e dei Caraibi non possono essere inseriti nelle catene globali del valore e non possono far parte dell'incorporazione della tecnologia nei processi di produzione, allora devono dedicarsi a fornire al mondo le materie prime. In questo modo si garantisce una forma di inserimento nel mercato mondiale subordinata e dipendente, che è legata alla massiccia chiusura delle piccole e medie industrie negli ultimi 20 anni e alla tendenza a creare poca occupazione nei settori legati all'estrattivismo”.

Riportiamo di seguito parte dell’introduzione al volume di Marcela de Lourdes Orozco Contreras.
Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network.


Del TLCAN al T-MEC: 26 años de libre comercio
Luciana Ghiotto, Marcela de Lourdes Orozco Contreras, Samuel Ortiz Velásquez , Edgar Peralta Vilchis, Juan Manuel Sandoval Palacios, Jorge Alfonso Calderón, Salazar, Alberto Arroyo Picard, Pablo Damián, Quiroz Olivares, Miriam Aguilar García, Dolores Olivares López, Alejandro Quiroz Sorian, Alberto Arroyo Picard
Marcela de Lourdes Orozco Contreras [coord.] 
1a ed. - Ciudad Autónoma de Buenos Aires: CLACSO; México
D.F.: Red Mexicana de Acción Frente al Libre Comercio (RMALC), 2023.


Dall'introduzione di Marcela de Lourdes Orozco Contreras

La crisi della fine degli anni '70, aggravata dalla crisi del debito del 1982, ha implicato l'emergere del capitalismo globale attraverso la dispersione-concentrazione del capitale dovuta alla sua mobilità facilitata dal progresso tecnologico dell'elettronica e delle comunicazioni, che ha portato alla globalizzazione dei sistemi produttivi e finanziari, consentendo una nuova fase di espansione non solo estensiva ma anche intensiva del capitale sostenuta, verso gli anni '90, da trattati e accordi di libero scambio.
Come soluzione a questa crisi è stata impressa una nuova ondata espansiva ed estensiva del capitale transnazionale attraverso gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) in grandi megaprogetti industriali per la produzione di beni ad alto valore aggiunto, così come in grandi progetti industriali estrattivi (miniere, idrocarburi, monocolture, ecc.), infrastrutture per il trasporto di merci (sistemi multimodali ferroviari, stradali, portuali, marittimi, terrestri e aerei), megaprogetti turistici (grandi navi da crociera, turismo, ecc.) e, in larga misura, in portafogli di investimenti.

Per questa nuova ondata di espansione estensiva e intensiva il capitale transnazionale (produttivo e speculativo) ha richiesto nuovi meccanismi giuridici che hanno obbligato i governi degli Stati nazionali a mettere in campo diverse misure atte garantire, negli spazi nazionali, l'espansione degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) al fine di assicurare l'accumulazione transnazionale in ambito globale.

Esiste anche un'altra dimensione degli accordi di libero scambio che pochi autori considerano nelle loro analisi: la "securitizzazione", iniziata con la prospettiva della dottrina della sicurezza nazionale statunitense (secondo cui gli interessi economici, politici e militari degli Stati Uniti in altre parti del mondo facevano parte della sicurezza nazionale degli USA), che si è trasformata in sicurezza regionale in Nord America quando è entrato in vigore il il TCLAN [Tratado de Libre Comercio de América del Norte, o NAFTA nel suo acronimo inglese],  e poi in Sicurezza Multidimensionale come uno dei tre pilastri dell'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA). 
Gli altri due pilastri sono la promozione della democrazia, o "poliarchia", cioè la visione della democrazia delle élite economiche e politiche, ridotta ad uno spettro politico-elettorale che non tocca la sfera economica del libero mercato - funzionante secondo presunte leggi "naturali" - e  [la promozione] del presunto libero commercio tra i paesi firmatari dell'accordo.
In questa prospettiva, la sfera economica della prosperità entra a far parte della sicurezza nazionale insieme alla sfera politico-militare. Nel caso del NAFTA, fin dall'inizio dei negoziati noi della Red Mexicana de Acción frente al Libre Comercio (RMALC) avevamo avvertito che, più che di un accordo di libero scambio, si trattava di una questione di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti. Il T-MEC continua questa tendenza.

I lavori che compongono questo volume collettivo si concentrano sull'analisi dei meccanismi stabiliti nei vari nuovi trattati, in particolare il T-MEC che, paradossalmente, nella sua fase precedente - come NAFTA - ha stabilito il piano minimo per la negoziazione subordinata di accordi e trattati tra vari paesi.
Con l'avanzamento di questi [accordi] si è formata una nuova generazione di trattati. Riteniamo inoltre che il T-MEC rimanga nella prospettiva della sicurezza regionale e multidimensionale sopra descritta.

Il libro è diviso in due sezioni, un allegato e un'appendice.

- Sezione I. Contestualizzazione della rinegoziazione TLCAN
- Sezione II. Dal TLCAN al T-MEC/USMCA
- ALLEGATO: Analisi dell'Occupazione nei Trattati di Libero Commercio (TLC) e nei trattati bilaterali (TBI)
- APPENDICE: La dimensione del lavoro nel testo del T-MEC (che sostituisce il TLCAN)

Nel primo articolo della prima sezione, intitolato "Accordi di libero scambio e crisi: appunti per una critica dei trattati di nuova generazione", Luciana Ghiotto - ricercatrice del CONICET (Argentina) con sede presso l'Università Nazionale di San Martín (UNSAM) - fa riferimento alla proliferazione dal 2012 di nuovi formati nei Trattati di Libero Commercio (TLC) con nomi diversi, che presentano una serie di caratteristiche che li distinguono da quelli firmati negli anni '90, ma nell'analisi dei quali sono stati fatti pochi progressi nel teorizzare i cambiamenti da una prospettiva sistemica, che possa rendere conto dei cambiamenti stessi.
L'autrice si propone di creare un nesso teorico tra il formato adottato dai TLC e il funzionamento del sistema capitalistico.
Sostiene che è necessario cercare una spiegazione basata sull'analisi della relazione tra l'accumulazione globale del capitale (e le sue crisi), il sistema internazionale degli Stati e la generazione di una specifica struttura giuridica globale. La prospettiva marxista dell'autrice parte dalla critica delle forme perverse del capitale per portarne alla luce il fondamento sociale, cioè la base umana della sua esistenza, il che significa aprire le categorie per mostrare la lotta di classe al loro interno.
I TLC sono mediazioni che oggettificano la relazione tra capitale e lavoro in un determinato momento storico. Sono forme giuridiche (modi di esistenza) dell'antagonismo sociale.

L'autrice precisa che per comprendere i nuovi TLC bisogna rivederli all'indomani della crisi del 2008, poiché proprio questa crisi ha espresso brutalmente la separazione tra denaro circolante e valore creato, mostrando l'instabilità e l'abisso su cui si muove attualmente il capitalismo, in un contesto di crescente incertezza su come garantire l'accumulazione in modo duraturo, e di incertezza sugli effetti generati dalla sempre crescente disconnessione tra capitale in eccesso e processo di estrazione del plusvalore.
Ghiotto individua alcuni elementi che collegano la crisi finanziaria a una particolare forma di protezione del capitale globale, ovvero i TLC. A tal fine, l'autrice passa in rassegna la tensione esistente tra il sistema internazionale degli Stati e il capitale globale, spiegando che gli Stati firmano gli accordi di libero scambio per la loro necessità di attrarre il capitale globale verso i loro territori, riducendo le proprie funzioni regolatorie e compromettendo la propria capacità di intervenire nello spazio nazionale rispetto al lavoro in una situazione di crisi di governance.

Per l'autrice la crisi del 2008 è un momento di acutizzazione della crisi intrinseca al capitalismo, dovuta alla sempre più marcata separazione tra il processo di produzione del valore e l'accumulazione del capitale. Questa crisi ha richiesto un massiccio salvataggio del settore finanziario da parte dello Stato.
Infine mostra come il Trattato Trans-Pacifico (TPP) sia quello che più esprime la crisi del 2008, a causa delle straordinarie prerogative concesse al settore finanziario e della spinta verso la modernizzazione degli apparati normativi statali.
Attualmente, afferma l'autrice, l'espansione del quadro giuridico non avviene in modo estensivo (geograficamente), ma intensivo. Così, "i nuovi TLC spingono alla modernizzazione degli Stati, generando l'adattamento degli apparati burocratici in base alla necessità di espansione del capitale”. Si tratta - conclude l'autrice - di "una modernizzazione massiccia attraverso questo tipo di TLC che ha un impatto sulla creazione di amministrazioni più efficienti dal punto di vista dell'accumulazione".

Nel secondo articolo di questa parte, "Il NAFTA e il suo ruolo nelle attuali relazioni economiche globali", Marcela Orozco Contreras stabilisce una correlazione tra l'emergere del processo di globalizzazione e le trasformazioni che esso ha comportato, che si sono manifestate con l'innesco di una serie di crisi basate sulla transnazionalizzazione della produzione e sulla priorità data alla facilitazione della mobilità del capitale.
Questi cambiamenti non sono stati di poco conto perché, attraverso una serie di eventi interconnessi, si è verificato un cambiamento fondamentale nel modello di sviluppo attuato nei paesi, che ha spostato la circolazione dei profitti dei mercati nazionali e del mercato internazionale verso un vero e proprio mercato globale in cui il capitale transnazionale, commerciale o finanziario che sia, ha preso le redini del sistema politico, economico, commerciale, finanziario e sociale del mondo.

Guardare a questi cambiamenti attraverso una lente globale, in cui si considerano il tutto e le parti in una dinamica dialettica, ci permette di enfatizzare l'analisi del funzionamento del sistema capitalistico, ben oltre il semplice emergere del neoliberismo.
L'autrice contestualizza inoltre questi cambiamenti citando alcuni eventi economici, politici e sociali rilevanti che rendono conto, in differenti fasi, della transizione a un'epoca qualitativamente diversa nello sviluppo del sistema capitalistico, in cui la mobilità dei capitali ha assunto la forma della sottoscrizione di accordi di libero scambio e di accordi di promozione e protezione degli investimenti.

In questo modo considera l'importanza del ruolo svolto dal Tratado de Libre Comercio de América del Norte (NAFTA) sia nella riconfigurazione geografica del capitalismo, attraverso la quale sono emersi gli Spazi Globali per l'Espansione del Capitale Transnazionale (EGECT) e le Zone Specifiche di Intensa Accumulazione (ZEIAs), sia nelle relazioni politiche ed economiche globali a partire dagli anni '90, considerando la loro articolazione con i progressi e le battute d'arresto dell'agenda commerciale internazionale condensata nell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e l'evoluzione del contenuto di tale agenda, che ha portato alla negoziazione di una nuova generazione di accordi noti come accordi megaregionali.

Questi accordi sono serviti ad aumentare ulteriormente la mobilità del capitale, considerata una priorità fin dagli anni '70, e ad ampliare i settori in cui esso penetra economicamente, generando così maggiori profitti anche nel contesto di crisi e recessioni. Secondo la Banca Interamericana di Sviluppo, si sta generando una "soglia di standard più elevati di quelli attuali, che si applicheranno alle relazioni commerciali con il resto delle economie mondiali e probabilmente ai futuri negoziati".

Fortunatamente le lezioni sociali del NAFTA in Messico (come la rivolta dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) hanno avuto ripercussioni anche nelle mobilitazioni sociali a livello globale (come il Forum Sociale Mondiale o il Movimento Occupy Wall Street), sebbene la correlazione di forze sia sempre più sfavorevole alla classe proletaria globale di fronte all'avanzata di quello che Robinson definisce come apparato dello Stato Transnazionale e dello Stato di polizia globale.

L'articolo valuta alcuni mega-accordi regionali come la RCEP (Asociación Económica Integral Regional/Regional Comprehensive Economic Partnership), il TPP (Tratado TransPacífico), il  TTIP (Acuerdo Transatlántico de Comercio e Inversiones) e il TISA (Acuerdo sobre Comercio de Servicios).

L'autrice ricorda che nella rinegoziazione del NAFTA, che ha portato al cosiddetto T-MEC (Tratado México- Estados Unidos-Canadá), sono stati incorporati vari aspetti che sono stati stabiliti nei cosiddetti mega-accordi, anche se il T-MEC non è considerato tale.

Il governo messicano, oltre ai temi della proprietà intellettuale, dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici, ha portato avanti una serie di riforme che proseguono in settori chiave come l'energia e le telecomunicazioni, portando alla privatizzazione e al potenziamento della transnazionalizzazione dell'economia messicana, a testimonianza del fatto che i maggiori impatti di questi negoziati riguardano gli aspetti normativi del commercio di beni e altri settori correlati.

Nel terzo articolo, intitolato "L'apparato produttivo messicano: tra le tensioni commerciali USA-Cina e la rinegoziazione del NAFTA", gli autori Samuel Ortiz Velásquez e Edgar Peralta Vilchis analizzano la firma del Tratado México-Estados Unidos-Canada (T-MEC) del 30 novembre 2018, che sostituisce il NAFTA, prima che venisse ratificato dai congressi dei tre paesi.
Gli autori affermano che, per l'amministrazione del presidente Donald Trump, l'accordo doveva mirare a ridurre lo squilibrio commerciale, in particolare con il Messico, e a rilanciare l'occupazione industriale negli Stati Uniti, oltre che a cercare di aumentare la competitività della regione.
Gli autori esaminano alcuni capitoli del T-MEC che sono rilevanti per lo sviluppo dell'industria manifatturiera messicana per l'esportazione. Mettono in discussione anche alcune implicazioni per l'industria della regione, ponendo l'accento sull'industria automobilistica, che considerano la più grande vincitrice dell'integrazione nordamericana, dal momento che il capitolo 4 dell'accordo introduce nuove regole di origine specifiche per i prodotti dell'industria automobilistica che mirano ad aumentare il valore aggiunto regionale, compresa l'incorporazione di una nuova disposizione chiamata Valore del Contenuto del Lavoro (VCL).

Gli autori ricordano che per una maggiore protezione contro l'avanzata della Cina nella regione, il capitolo 32 articolo 32.10 dell'accordo, obbliga i governi a dare un preavviso di almeno tre mesi della loro intenzione di avviare negoziazioni per trattati di libero scambio con un'economia non di mercato. Una novità di questo accordo è che l'articolo 32.2 sottolinea l'importanza della stabilità macroeconomica e l'articolo 33.4 proibisce la manipolazione dei tassi di cambio per ottenere un vantaggio competitivo sleale. In questo modo si cancella la possibilità di utilizzare il tasso di cambio come strumento per rendere competitive le esportazioni.

Gli autori sostengono infine che le crescenti tensioni commerciali scatenate dall'amministrazione Trump contro la Cina e il Messico, se da un lato hanno messo in luce la vulnerabilità e la dipendenza dell'apparato produttivo messicano dagli Stati Uniti, dall'altro hanno rivelato l'urgente necessità di modificare l'attuale modello di sviluppo vigente in Messico. È quindi urgente approfondire le relazioni economiche con l'America Latina (come mercati di esportazione) e con l'Asia. Il modo migliore per far progredire le relazioni con la Cina è aumentare l'afflusso di nuovi investimenti esteri diretti da parte di imprese a capitale nazionale.

Nel quarto articolo, "Il NAFTA rinnovato, la sicurezza regionale e la formazione di un esercito transnazionale in Nord America", Juan Manuel Sandoval Palacios ribadisce ciò che lui stesso e la RMLAC hanno affermato più di 25 anni fa, quando sono stati annunciati i negoziati sul NAFTA, ovvero che il Trattato in un primo momento era stato concepito e continua a essere una questione di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti, e poi una questione di sicurezza regionale per il Nord America e il resto del continente americano, in base al concetto di sicurezza multidimensionale.
L'autore mostra come il NAFTA abbia funzionato per più di un quarto di secolo in funzione del capitale transnazionale e degli interessi economici e politico-militari degli Stati Uniti vincolati al loro Complesso Industriale Militare. Così, quando l'ex presidente Donald Trump annunciò che avrebbe cancellato il trattato, dopo averne proposto la rinegoziazione sostenendo che ne aveva beneficiato soprattutto il Messico - dove erano fuggiti i posti di lavoro americani - un gruppo di militari, ex comandanti dei Comandi Nord e Sud degli Stati Uniti, gli hanno chiesto di non cancellarlo, in quanto "fondamentale per la sicurezza nazionale e regionale" avvertendo che, senza il trattato, la strategia e le sfide della sicurezza degli Stati Uniti sarebbero state a rischio.
Il Trattato, secondo gli ex comandanti, oltre a contribuire alla crescita economica ha anche stabilito un contesto di fiducia tra i paesi membri che consente di affrontare una serie di problemi come il traffico di droga, il terrorismo, la cybersicurezza, la criminalità organizzata e la migrazione. Gli ex comandanti hanno concluso la loro lettera al presidente Trump affermando che "il NAFTA è molto più di un accordo commerciale, è un aspetto fondamentale della nostra sicurezza nazionale".
Questa presa di posizione dei militari è stata immediatamente sostenuta dall'Americas Society/Council of the Americas, organismo formato da dirigenti di multinazionali e creato per sostenere il NAFTA, l'Alleanza per la sicurezza e la prosperità del Nord America (ASPAN, nota anche come NAFTA-Plus o NAFTA-II) e la rinegoziazione di tale accordo.

Nella sua analisi l'autore dimostra che il NAFTA ha portato anche alla militarizzazione della regione nordamericana e, più in generale, dell'intero continente, dato che tutti i trattati, a partire della sua firma, si sono basati non solo sul consenso ma anche sulla coercizione. In altre parole, la sicurezza di cui si parla non è solo economica ma anche e soprattutto militare.
Sandoval Palacios sottolinea anche come la "securitizzazione" stia avanzando e, all'interno di questa, la militarizzazione del Nord America, in particolare del Messico, fino ad arrivare alla creazione di un esercito transnazionale nella regione (che sta avanzando verso altri luoghi) a cui le forze armate messicane partecipano per vie di fatto. Alla fine conclude ricordando che il T-MEC continuerà la tradizione di promuovere congiuntamente la prosperità e la sicurezza dell'America del Nord.

La seconda sezione di questo libro è composta da 4 articoli.

Nel primo, intitolato "Analisi di alcuni capitoli del T-MEC: consolidamento della subordinazione dell'economia messicana al dominio degli Stati Uniti", Jorge Alfonso Calderón Salazar formula l'ipotesi secondo cui, davanti alla prospettiva che il presidente Andrés Manuel López Obrador, salito al potere nel 2018, modificasse la politica economica attuata negli ultimi 25 anni, l'ex presidente Enrique Peña Nieto avrebbe negoziato accordi commerciali internazionali con clausole che includevano i punti centrali delle cosiddette "riforme strutturali", che avrebbero dovuto impedire al nuovo governo di annullare la privatizzazione del settore energetico e l'apertura agli investimenti transnazionali nelle telecomunicazioni e nel settore finanziario.
Il Tratado Integral y Progresista de Asociación Transpacífico (CPTPP), il nuovo accordo globale tra Messico e Unione Europea e, soprattutto, il Tratado entre México, Estados Unidos y Canadà (T-MEC), firmato da Enrique Peña Nieto, avrebbero avuto lo scopo di dare alla nuova legislatura e al presidente Andrés Manuel López Obrador meno spazio di manovra, e di ostacolare il cambiamento della politica economica.

Le politiche di liberalizzazione del commercio, di aggiustamento strutturale e di deregolamentazione degli investimenti esteri, attuate a partire dagli anni '80, hanno acutizzato il controllo dei settori strategici dell'economia messicana da parte delle imprese transnazionali. Il NAFTA ha accentuato questa dinamica e ha generato una crisi agricola nel settore dei cereali di base, poiché ha messo gli agricoltori messicani in competizione con il settore agricolo più importante del mondo, che beneficia anche di elevati sussidi.
L'autore ricorda che in pratica si è trattato di una rinegoziazione di tutti i capitoli e che, con il nuovo trattato rinegoziato con Messico e Canada, l'ex presidente Donald Trump "ha inviato un doppio segnale: di vittoria politica e di mantenimento delle promesse fatte al suo elettorato più duro, e di permanenza di una relazione commerciale che ha portato grandi benefici agli Stati Uniti".

Dopo aver analizzato diversi capitoli del T-MEC (energia, agricoltura, investimenti e altre questioni), Calderón Salazar sostiene che il nuovo governo federale e il Senato della Repubblica dovrebbero effettuare una revisione approfondita e dettagliata del testo e degli allegati di tutti i capitoli del nuovo accordo commerciale, valutare i punti fondamentali dei negoziati e, se necessario, definire una propria agenda di proposte per modificare il T-MEC in difesa degli interessi del Messico.
Conclude il suo lavoro con una serie di proposte.

Il secondo articolo di questa parte, "Il capitolo sugli investimenti nel T-MEC: continuità e cambiamenti con il NAFTA, valutazione critica dei risultati e delle alternative", di Alberto Arroyo Picard, è diviso in quattro sezioni. Nella prima l'autore analizza gli articoli del capitolo sugli investimenti del T-MEC e afferma che un confronto con il NAFTA è inevitabile.
Nella seconda sezione, Arroyo Picard analizza criticamente i risultati concreti del NAFTA negli ultimi 25 anni e se sia possibile aspettarsi qualcosa di diverso con il T-MEC. Come RMALC e a titolo personale, Arroyo Picard ha già effettuato analisi empiriche dei risultati degli Investimenti Diretti Esteri in Messico, oltre a una abbondanza di scritti sia propagandistici che critici sull'argomento; pertanto la sua analisi si limita ai dati più duri e contundenti.

In conclusione, l'autore analizza come le organizzazioni internazionali abbiano cambiato la loro posizione sui trattati di libero scambio e di investimento, passando da promotori a critici di questi trattati.
Il governo messicano è andato controcorrente continuando a sottoscriverli.
Si chiede se gli accordi di libero scambio (TLC) o i trattati bilaterali di investimento (TBI) siano indispensabili per attrarre gli Investimenti Esteri Diretti e riflette su quali siano i principali elementi che le imprese prendono in considerazione quando decidono dove investire. Affronta inoltre il significato dei TLC e dei TBI nella nuova fase del capitalismo globale e mette in evidenza alcuni degli elementi che i movimenti sociali considerano alternativi.

Nel terzo articolo di questa parte, Pablo Damián Quiroz Olivares, Miriam Aguilar García, Dolores Olivares López e Alejandro Quiroz Soriano analizzano il capitolo 24 sull'ambiente del T-MEC.
Autori e autrici sostengono che il meccanismo trilaterale di applicazione e conformità di questo capitolo del T-MEC rimane uno strumento inoperante ai fini del miglioramento del quadro legislativo per la protezione dell'ambiente e dell'applicazione delle leggi ambientali nei tre paesi. Peggiore ancora è il carattere non vincolante di quanto concordato. Questo capitolo rafforza l'incapacità di prevenire il deterioramento e la distruzione di ecosistemi, habitat e specie perché soggetti a un intenso sfruttamento commerciale.

Sottolineano che colpisce l'attenzione l'eliminazione, nel T-MEC, degli impegni stabiliti nell'articolo 104 del NAFTA, relativi alla sua incompatibilità con i trattati in materia di ambiente e conservazione. Nell'articolo 103 di tale trattato "originariamente si contemplava in modo distorto il rapporto con altri trattati internazionali in materia ambientale, stabilendo che in caso di incompatibilità tra tali accordi e il NAFTA, quest'ultimo avrebbe prevalso nella misura dell'incompatibilità e, in modo alquanto contraddittorio, nel suo articolo 104 indicava, rispetto agli impegni con 5 trattati internazionali e bilaterali elencati, la possibilità per ciascun paese di dare priorità agli accordi di tali trattati ambientali rispetto a quanto concordato nell'articolo 103".

Autrici e autori ritengono che i negoziatori del T-MEC danno al trattato il carattere di essere il "...più avanzato, completo e di maggior qualità riguardo all'ambiente di qualsiasi altro accordo commerciale...".
Però a loro avviso si tratta solo di apparenza, un far sembrare impegni vincolanti con una serie di accordi internazionali (vincolanti o volontari), attraverso l'enunciazione di alcuni elementi e l'elencazione di impegni chiave da essi derivanti. Il T-MEC non stabilisce alcun impegno aggiuntivo o rafforzativo, dato che il linguaggio giuridico di questo trattato rimane al livello di riconoscere, incoraggiare e considerare.

Nel quarto articolo, gli stessi autori e le stesse autrici, Pablo Damián Quiroz Olivares, Dolores Olivares López, Miriam Aguilar García e Alejandro Quiroz Soriano, analizzano il capitolo 28 del T-MEC. Suggeriscono che questo è uno dei nuovi capitoli dell'accordo in cui si stabiliscono norme da incorporare come parte del diritto internazionale sul commercio e gli investimenti, cioè nuovi diritti societari.
Sostengono che, "attraverso gli accordi e le procedure amministrative e legali vincolanti, adottate nella negoziazione del T-MEC, viene colpito l'esercizio del potere sovrano di una nazione di stabilire, in risposta ai suoi legittimi interessi nazionali, norme e legislazioni nazionali...", e aggiungono che "gli accordi accettati incondizionatamente dai negoziatori governativi e dalle imprese messicane aprono la strada affinché interessi esterni approfittino di questi diritti societari sui generis per adattare le disposizioni legislative dei paesi dipendenti e con minor potere ai loro interessi commerciali”. Per questo motivo, sottolineano, l'accettazione di incorporare questo nuovo capitolo si trasforma in una forma di controllo e di ingerenza in primo luogo da parte del paese più potente, e il capitolo 28 consentirà l'intervento di governi, camere legislative e corporations transnazionali.

Concludono che la politica di ingerenza e dominio degli Stati Uniti non mostra differenze sostanziali tra le amministrazioni democratiche o repubblicane, si osserva solo una maggiore o minore enfasi sull'applicazione di misure e sanzioni extraterritoriali contrarie al diritto internazionale, per cui l'interferenza negli affari interni di altri paesi non è mai stata assente. La legalizzazione del capitolo 28 del T-MEC lascia aperta una nuova forma di intervento in quelle che dovrebbero essere decisioni sovrane, attraverso un accordo che facilita l'intervento esterno nelle politiche e nelle legislazioni nazionali, e legittima una forma di ingerenza simulata che si sta sviluppando come parte del diritto internazionale commerciale.

L'allegato a questa pubblicazione include il documento di Alberto Arroyo intitolato "La grande promessa incompiuta: Lavoro nei TLC e nei TBI", pubblicato originariamente in: Ghioto, L. e P. Laterra (Editrici) (2020) 25 anni di accordi di libero scambio e investimenti in America Latina. Analisi e prospettive critiche. Argentina: Fundación Rosa Luxemburgo e Plataforma "América Latina Mejor sin TLC". Questo lavoro contiene un'appendice su "La dimensione del lavoro nel testo del T-MEC (che sostituisce il NAFTA)".

In questo articolo Arroyo dimostra quanto sia falso che gli accordi di libero scambio e/o i trattati di investimento generino "maggiori e migliori posti di lavoro", come hanno promesso e propagandato i sostenitori di questo modello. Per farlo analizza i casi del Messico, che è uno dei paesi dell'America Latina e dei Caraibi che in 25 anni ha firmato il maggior numero di TLC e di TBI, e dell'Ecuador, che ha 26 TBI, pur includendo anche i dati di tutta l'America Latina.

Nell'appendice a questo articolo, Arroyo analizza brevemente la dimensione lavorativa del T-MEC, che non era ancora entrato in vigore al momento della stesura del testo per cui non è stato possibile misurarne gli effetti. L'autore afferma che secondo la propaganda ufficiale, ripresa anche da alcuni sindacati, il T-MEC "ora può essere sostenuto" poiché difende e sanziona la violazione dei diritti individuali e collettivi dei lavoratori. Arroyo analizza le varie parti del testo del T-MEC in cui viene affrontata la dimensione del lavoro e ne evidenzia le novità, i progressi e i limiti. La questione del lavoro nel T-MEC è trattata in diversi capitoli e allegati: il capitolo 23 (lavoro); l'allegato 23-A, applicabile solo al Messico, intitolato "Rappresentanza dei lavoratori nella contrattazione collettiva in Messico", che indica i contenuti minimi che una riforma del diritto del lavoro messicano deve contenere; il capitolo 31 sulla risoluzione delle controversie che comprende gli allegati 31-A (Messico-Stati Uniti) e 31-B (Messico-Canada), che rappresentano un meccanismo rapido di risoluzione delle controversie in materia di diritti del lavoro in impianti specifici; eppoi l'appendice 4-B.7 del capitolo 4 sulle Regole di Origine, che stabilisce una norma di origine del lavoro sui salari nel settore automobilistico.

Riteniamo che l'analisi critica presentata da autori e autrici in questo libro sia un contributo importante non solo per gli accademici, ma soprattutto per le organizzazioni sociali e sindacali che si sono scontrate con le conseguenze del NAFTA, a cui il T-MEC darà continuità e addirittura aggraverà.


* Traduzione Marina Zenobio per Ecor.Network.


 

01 gennaio 2024 (pubblicato qui il 04 gennaio 2024)