Cos'è una foresta e quando è una foresta?
Una riflessione critica sui concetti utilizzati nei processi internazionali di politica forestale
Venticinque anni fa, il World Rainforest Movement (WRM) accettò, più o meno senza discussioni, molte delle categorie centrali con cui si parla delle lotte per le foreste nei forum di discussione. Queste categorie includono foresta, terra, acqua, suolo, piantagione, energia, risorse, popolazione, nazione, pianta, animale, consumo, produzione, biodiversità, ecosistema, servizio ambientale o ecosistemico, domanda, lavoro (stipendiato), sviluppo, economia, costo , bilancio del carbonio, clima, impatto climatico, mitigazione del clima, adattamento climatico, ettari, raccolto, prodotto, tempo (come processo lineare), spazio (come astrazione), natura e società (come astrazioni), così come molti altri. Ad esempio, mentre il WRM respingeva fermamente la definizione di foresta della FAO in quanto includeva le piantagioni industriali, tendeva a tollerare altre definizioni dominanti di foresta che in ultima analisi derivavano anch’esse dalla scienza forestale colonialista. Ad esempio, la pubblicazione WRM del 1996, 'Pulping the South', definisce la foresta come “un sistema complesso che si auto-rigenera e che include suolo, acqua, microclima, energia e un’ampia varietà di piante e animali in relazione reciproca”.3
Tali definizioni dominanti non hanno messo in discussione la opposizione capitalista fondamentale tra “umani” e “natura”, e tra foresta e agricoltura, anche se numerosi movimenti e comunità forestali si erano opposti a lungo a tali definizioni.
Oggi, in parte grazie ad un dialogo più stretto con i Popoli Indigeni, i contadini e i sindacati, nonché alla crescente deprofessionalizzazione nonché alla crescente deprofessionalizzazione 4 che ha accompagnato questo contatto, il WRM sta forse iniziando a comprendere meglio quali sono i problemi con questi concetti. Si potrebbe dire che si è presa più consapevolezza di quante volte in tutto il mondo le categorie elencate qui sopra vengano messe in discussione o messe tra parentesi. Si è presa consapevolezza di come e dove si siano frammentate, o del perché non abbiano mai avuto tanta influenza. Ed è probabile che si capisca meglio il perché questo sia così importante per la costruzione di alleanze e per una strategia politica. Forse la cosa più importante è che il WRM del 2024 sarà probabilmente più preparato, rispetto a quello di 25 anni fa, per comprendere le conseguenze del fatto che numerosi gruppi indigeni si siano rifiutati di considerare le foreste come cose di cui gli umani non fanno parte, e che non sono parte degli umani.
Nel 2016, un articolo nel Bollettino WRM descriveva un incontro con una comunità Wixárika a Jalisco, in Messico, su mais, OGM, prodotti agrochimici, minacce ai territori, ecc. Durante l'incontro, l'autrice dell'articolo si è accorta improvvisamente, con sua sorpresa, che i wixárika utilizzavano la lingua spagnola per riferirsi ai concetti di pianta e animale poiché avevano scelto di non ospitare questi concetti nella loro lingua. Il problema con le nozioni di pianta e animale, ha spiegato un membro della comunità, era che escludevano i membri della comunità. Creare un “equivalente” facilmente intercambiabile per tali parole europee in wixárika, avrebbe significato negare la realtà che ogni essere che un europeo potrebbe classificare come pianta o animale, così come ogni montagna, strada, sorgente o fuoco, di fatto è un soggetto vivo, in dialogo con gli umani, “parte dello stesso continuum di esseri che formano una comunità in un territorio”. 5
Queste pratiche delle foreste costituiscono una critica viva e un contrappeso ai forum politici internazionali e al loro impegno nel creare unità intercambiabili necessarie - ad esempio - per le transazioni commerciali e la regolamentazione della biodiversità.
Le categorie wixárika, situate al di fuori di molte strutture del capitale industriale, rendono possibile una specie di influenza politica che altrimenti non potrebbe essere ottenuta. Prestare molta attenzione a tali pratiche aiuta anche a rivelare il profondo impegno dei forum politici internazionali nel censurare concetti radicalmente opposti, come quelli riscontrati nella pratica wixárika. Si tratta di una censura di cui, in passato, il WRM potrebbe essere stato occasionalmente complice senza esserne consapevole.
L'attuale impegno del WRM nell'investigare casi come quello wixárika può aiutare a smascherare e combattere in modo più efficace le esclusioni occulte, la brutalità e la violenza che costituiscono il quadro delle discussioni ufficiali internazionali sulle politiche. Per fare un altro esempio, chi è vicino al WRM sa da tempo che numerose popolazioni indigene e gruppi contadini condividono una concezione della foresta – se ne hanno una – non come un’entità fissa da definire in termini di copertura arborea, biodiversità o potenziale cattura di carbonio, ma piuttosto come un momento di un ciclo di trasformazione di un dato terreno: da campo, a 'messa a riposo', a foresta e poi di nuovo a campo. Oppure si può vederlo come una superficie di terra, come una foresta per la sepoltura dei morti: più in termini di uso comunitario o politico che come qualcosa definito dalla biologia occidentale (allo stesso modo, nell'inglese antico, la foresta era definita come un terreno di caccia per fornire animali alle élite, indipendentemente dal fatto che contenesse alberi o meno).
Così, alla domanda di un esperto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) “Questo pezzo di terra è una foresta?”, la risposta appropriata potrebbe essere un’altra domanda: “Quando?”
Allo stesso modo, alla domanda di un funzionario: “Come dovrebbe essere preservata questa foresta?”, una risposta appropriata potrebbe anche essere un’altra domanda: “Come possiamo trovare nelle comunità i modi migliori per contribuire alle loro lotte per difendere le loro pratiche forestali, includendo i cicli delle loro forme di vita e sostentamento?”
Ovviamente, il World Rainforest Movement ha sempre rispettato e sostenuto tali prospettive. Ma ora potrebbe essere necessario integrarle più pienamente nella sua impostazione strategica.
Pertanto, mentre questo documento di discussione è iniziato con l'affermazione apparentemente evidente che il WRM si preoccupa della difesa delle foreste, l'impegno del WRM con la base lo sta probabilmente riportando su un percorso di rivalutazione costruttiva e di ridefinizione di quella missione.
In altre parole, il concetto di foresta potrebbe richiedere una riconsiderazione strategica, non solo perché fa parte del nome del WRM, ma anche perché la sua storia politica, come la storia politica del clima, è in qualche modo diversa da altri termini che compaiono frequentemente nelle discussioni internazionali, come l’estrazione mineraria o la palma da olio. Ciò che c'è di positivo nel dire "attività mineraria" è che è difficile parlare di essa senza parlare delle società minerarie, della competizione imprenditoriale, delle sovvenzioni e dell’accumulazione di capitale. Come maniera di definire una crisi, il termine foresta, come lo ha usato finora il WRM, è più vago, più controverso e più sfuggente. Il termine lascia meno opportunità ovvie per discutere su imprese, Stati e cause sottostanti.
Per la definizione egemonica, foresta significa alberi. Quindi una crisi forestale diventa una crisi degli alberi. Per cui si può sostenere che chiunque o qualsiasi cosa sembri danneggiare gli alberi sia colpevole alla stessa stregua.
Si può certamente incolpare un’impresa cartaria come Kimberly-Clark o un’impresa agroalimentare come la Monsanto. Ma anche qualsiasi agricoltore che disbosca la terra per avviare una coltivazione migratoria, o qualsiasi microrganismo che provochi malattie alla corteccia, può essere incolpato.
L'albero mondiale, invece che l'impresa transnazionale, diventa tema di discussione.
E sono gli esperti forestali a decidere quale sia quell'albero mondiale. Coloro che sono coinvolti nei forum di politica internazionale sulle foreste, tendono a piegarsi di fronte a questa marea tecnocratica, diversamente da chi partecipa ai forum sull'estrattivismo minerario.
Lo stesso vale per le conferenze internazionali sui cambiamenti climatici alle quali il WRM si è spesso sentito spinto a partecipare. Lì a parlare spesso è l'esperto sul movimento delle molecole di anidride carbonica o quello che parla della direzione delle correnti oceaniche. L’attivista con una conoscenza di base sull’agrobusiness o sulla Chevron o su come il capitale utilizza le macchine per controllare il lavoro, deve restare in fondo alla sala ad ascoltare. Presumibilmente la sua conoscenza non è "sul clima", così come gli esperti definiscono il clima.
Questa non è, fondamentalmente, una questione di terminologia.
Cercare di ascoltare le voci di diverse comunità della foresta che si parlano tra loro, come il WRM sta sempre più cercando di fare, significa collocarsi nel mezzo di un processo storico continuo e totalizzante di conflitto politico e prendere posizione. E concetti convenzionali come foresta, ettaro, risorsa, ecosistema, energia, consumo, biodiversità, nazione e clima sono sempre stati messi in discussione, soprattutto a livello popolare nelle aree rurali.6
Più queste voci della base vengono ascoltate, più diventa ovvio che le sfide che rappresentano raramente possono essere strategicamente messe sotto forma di “richieste di adozione di politiche” o “alternative” adattate al formato dei forum ufficiali di politica internazionale.
Queste voci non possono neanche parlare negli stessi termini che gli specialisti vorrebbero sentire come risposta alle loro domande. Nessuna definizione di deforestazione o deterioramento forestale, biodiversità, incendi boschivi o clima, che precedentemente veniva data per scontata, può sopravvivere intatta a questo processo di educazione.
Di conseguenza, se il WRM dovesse iniziare nell'attualità una nuova versione di Affrontare le cause sottostanti, dovrebbe sicuramente tornare ad analizzare i suoi pregiudizi su cosa sia la natura.
Per il WRM, così come per tutti gli altri, scegliere con chi parlare influisce su di che cosa parlare. E non sarà neanche di aiuto la semplice sostituzione delle terminologie delle scienze forestali coloniali come foresta, ettaro, ecosistema o clima con una “terminologia alternativa”.
Le comunità delle foreste che cercano di far fronte all'attuale rivitalizzata colonizzazione delle risorse, non sono lì per offrire alternative di rimpiazzo per le strutture modificate dell’accumulazione di capitale neoliberista. Perché il WRM dovrebbe affrettarsi ad adottare nuovi slogan come foresta comunitaria, o buen vivir, o riparazioni ecologiche se tali termini sono trattati alla stregua di strumenti retorici vetusti e pronti all'uso?
In generale, ciò di cui parlano le comunità di base con il WRM non riguarda una teoria con cui il WRM dovrebbe essere “d’accordo” o con cui dovrebbe fare proselitismo, o che voglia internazionalizzare, “espandere” o trasferire in diversi contesti, come le teorie dell' “aggiustamento strutturale” promosso dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) o dalla Banca Mondiale.
Si potrebbe dire che ciò che queste comunità esprimono è più un invito rivolto affinché il WRM si considerari parte di una serie di storie incompiute. Il racconto di queste storie richiede rispetto per le lotte della comunità, così come il riconoscimento e lo studio attento dei loro antagonisti.
Richiede la comprensione del fatto che, per prendere in prestito le parole del leader indigeno ecuadoriano Yaku Pérez, “la resistenza è la vita stessa”.
Cercando di chiarire questi problemi, una attivista ecuadoriana porta l'esempio dei dialoghi che si sviluppano costantemente tra i diversi movimenti sociali latinoamericani.
Secondo il racconto di questa attivista, non importa chi partecipa a questi dialoghi (donne indigene analfabete delle zone rurali, intellettuali urbani, attivisti sindacali o chiunque altro), e non importa quale sia il tema in questione del giorno (ecologia, femminismo, diritti della natura o anche qualche concetto delle Nazioni Unite come ad esempio “sviluppo sostenibile”): nella mente di tutti c'è sempre l'esperienza comune di 500 anni in cui il continente è stato sottoposto a colonialismo, genocidio ed implacabile estrattivismo.
Allo stesso modo, al centro delle conversazioni e delle ricerche collettive che seguono, c’è una domanda così ovviamente onnipresente da non aver bisogno di essere fatta ad alta voce: chi siamo noi latinoamericani? Cosa dobbiamo fare con la nostra storia – un passato coloniale, razzista e patriarcale che (per adattare una frase del discorso di accettazione del Premio Nobel del romanziere americano William Faulkner) non solo non è morto ma non è nemmeno passato?
(2. Continua)
* Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network
¿Qué es un bosque y cuándo es un bosque?
Una reflexión crítica sobre los conceptos utilizados en los procesos internacionales de políticas sobre bosques
Movimento Mundial por los Bosques Tropicales
Marzo 2024 - 24 pp.
Download:
Note:
3) Ricardo Carrere y Larry Lohmann, El papel del Sur. Plantaciones forestales en la estrategia papelera internacional, Londres: Zed, 1996, p. 10.
4) Ivan Illich, Medical Nemesis: The Expropriation of Health, New York: Pantheon, 1982.
5) Silvia Ribeiro, De las compensaciones por biodiversidad a la ingeniería de ecosistemas: nuevas amenazas a comunidades y territorios, Boletín WRM 227, Noviembre/Diciembre 2016, https://www.wrm.org.uy/es/articulos-del-boletin/de-las-compensaciones-por-biodiversidad-a-laingenieria-de-ecosistemas-nuevas-amenazas-a-comunidades-y
6) Lohmann, L; Hildyard, N., Energy, Work and Finance, The Corner House, March 2014 http://www.thecornerhouse.org.uk/resource/energy-work-and-finance