*** Quarta parte ***

Atlante dei sistemi alimentari del Cono Sud latinoamericano/4 - Le vittorie della lotta contadina

di Camila Montecino

Siamo in un momento storico in cui, ovunque guardiamo, vediamo i settori popolari affrontare delle crisi. Crisi climatica, crisi economica, crisi politica, crisi sanitaria, pandemia, repressione, mancanza di democrazia, violenza, traffico di droga, paramilitarismo, guerra e, sempre più chiaramente, crisi alimentare. Dal canto loro, i grandi capitali ei settori al potere sembrano alimentarsi di tali crisi. Un esempio è che mentre fame e scarsità di cibo crescono per milioni di persone in tutto il pianeta, i giganti dell'agrobusiness e degli alimenti processati, come Cargill, Tyson Foods o Nestlé, stanno raddoppiando, triplicando e persino quadruplicando i loro profitti.
Quando il capitale massimizza i suoi profitti, significa che grandi settori stanno soffrendo, sia per una maggiore carestia che per un maggiore sfruttamento del lavoro. Non sorprende quindi che le crisi ci abbiano colpito brutalmente. Ne sono un esempio l'espulsione dal settore agricolo, che è stata esacerbata; la mancanza di lavoro retribuito, soprattutto per le donne, è peggiorata in tutto il mondo; la carenza di acqua, sia da bere che per l'agricoltura, è andata aggravandosi; i salari rimangono congelati mentre i prezzi dei generi alimentari salgono. Non c'è settore sociale che non sia stato colpito. Per lo stesso motivo nessuno può affrontare questa situazione solo dal proprio luogo o settore, ed è da lì che nasce la necessità di unità tra diversi settori, tutti con un nemico comune.
L'aggressione non è solo economica, lavorativa e ambientale, è anche politica. Le destre che si rafforzano in vari paesi, acquisiscono tratti fascisti che vengono ostentati sfacciatamente. L'avanzata feroce della destra nella nostra regione diventa allora estremamente preoccupante, soprattutto in un contesto di 30 o 40 anni di depoliticizzazione generale della cittadinanza.
È in questo scenario che oggi esistono e combattono le organizzazioni sociali, in particolare le organizzazioni contadine della regione, sapendo che è più urgente e necessario che mai resistere all'avanzata del capitale sull'alimentazione e sui territori. Ma in questo processo di scontro e resistenza di fronte all'avanzata del capitale, sono anche riuscite a fare molti progressi, rafforzarsi, approfondire la prospettiva e l'analisi. Non meno importanti sono stati i processi di ricerca dell'unità all'interno del movimento contadino e indigeno, includendo alleanze con lavoratori e lavoratrici e altri settori popolari urbani. E questo è ciò che mette alla luce questa seconda parte dell'Atlante: quegli elementi di speranza rispetto alla situazione delle organizzazioni contadine nel Cono Sud.
Ci sono diverse vittorie del movimento contadino che non possiamo dimenticare.
La sovranità alimentare è senza dubbio una delle conquiste più rilevanti del movimento contadino. Un risultato che possiamo considerare abbia un doppio merito: da una parte che dal mondo contadino - un mondo spesso sconosciuto da gran parte della popolazione - è possibile alzare una bandiera che il mondo intero oggi - a volte nella forma più politica e profonda, altre volte in forma più intuitiva – si palesa come una bandiera estremamente importante per il benessere di tutti, non solo dei contadini.


Diritto all'alimentazione

La seconda grande vittoria della sovranità alimentare è che essa prende importanza nel 1996, in un momento in cui sembrava che il modello neoliberista stesse travolgendo e raggiungesse uno dei suoi più grandi trionfi quando, attraverso il trattato che diede origine all'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), si universalizzano le basi del neoliberismo e di fatto si rendono illegali le misure a tutela dell'agricoltura e dell'alimentazione. Vengono quindi stabilite regole che mirano a rendere quello all'alimentazione un diritto che si può solo ottenere attraverso il mercato, posizione che viene poi ratificata dalla stragrande maggioranza dei governi mondiali al Summit Mondiale sull'Alimentazione. È proprio allora, mentre le autorità di tutto il mondo ci ordinano di accettare che l'alimentazione è una questione di mercato, che Via Campesina - insieme ai 'pueblos del campo' - dice con forza di no e propone come alternativa la sovranità alimentare. Quest'ultima nasce in un momento di apparente debolezza, per poi rivelarsi un successo a lungo termine, crescendo di giorno in giorno.
Anche la difesa dei semi è una grande conquista del movimento contadino mondiale: una serie di governi e organizzazioni internazionali, sotto la forte pressione dalle grandi transnazionali sementiere e biotecnologiche, hanno lanciato un'aggressiva campagna globale attraverso l'OMC per privatizzare i semi, arrivando a mettere tale privatizzazione come condizione per non subire rappresaglie economiche. E anche lì si è levata con forza Via Campesina: ha lanciato una campagna mondiale in difesa dei semi e li ha dichiarati patrimonio dei popoli, al servizio dell'umanità.
E oggi questo risultato può contare s'un sostegno e una comprensione che vanno ben oltre i movimenti stessi: ampi settori della popolazione hanno preso coscienza che senza semi nelle mani dei contadini e delle contadine non è possibile nutrirsi in modo sovrano.
E il terzo grande trionfo, sempre nell'ambito delle lotte politico-ideologiche, è il fatto che Via Campesina è riuscita a tenere in discussione il tema della Riforma Agraria, argomento tabù - ammesso che esista - anche per alcune organizzazioni internazionali e governi progressisti, ma di importanza chiave per tutti i movimenti che cercano di mantenere viva e vigorosa l'agricoltura contadina e indigena del mondo intero.
È grazie a questi trionfi, alle lotte lanciate in maniera costante, al lavoro permanente per rafforzare le organizzazioni, al lavoro unitario, che la proposta contadina è presente e e prende forza. È chiaro che l'ombrello più importante delle nostre lotte è la sovranità alimentare, come è stato elaborato da Via Campesina. E affinché ci sia sovranità alimentare, abbiamo bisogno della terra, e quindi è necessaria una Riforma Agraria. Inoltre, abbiamo bisogno di acqua, quindi non solo dobbiamo proteggere l'ambiente, ma anche combattere la privatizzazione dell'acqua. E per la sovranità alimentare abbiamo bisogno di semi, quindi dobbiamo combattere per difendere i semi. Ma abbiamo anche bisogno di organizzazione. E lì il ruolo delle organizzazioni contadine e indigene è essenziale. In altre parole, tutte le nostre lotte sono correlate. Per lo stesso motivo, non si può parlare di alimentazione senza parlare di terra, di sementi, di agroecologia, di organizzazione, di alleanze tra campagna e città.


Politiche di governo

La disputa per la terra, per i semi, per l'acqua, non può prescindere dalla disputa per le politiche pubbliche e per il ruolo dello Stato nel garantire una vita dignitosa alla popolazione rurale, nel garantire un diritto fondamentale come quello di alimentarsi, all'intera popolazione. E questo è un altro aspetto che è sempre presente nel percorso dei movimenti contadini: il rapporto con i governi. Con il Coordinamento Latinoamericano delle Organizzazioni Rurali (Cloc), siamo dell'idea che i governi sono un'istituzione che deve rispondere a tutti. I movimenti non fanno parte del governo, ma non siamo indifferenti alle decisioni che prende, e abbiamo il diritto di esigere che il governo adotti le politiche pubbliche necessarie per garantire una vita dignitosa nel settore rurale. D'altra parte, le risorse gestite dal governo, in quanto risorse pubbliche, appartengono al popolo. Questo ci porta a relazionarci sempre con i governi, nel bene e nel male, in modo più o meno critico, a pretendere giustamente trasparenza ed equità nelle politiche pubbliche e nella gestione delle risorse.
Alcune delle iniziative governative che troviamo in questo materiale sono state promosse da movimenti contadini o la loro partecipazione è stata centrale, in particolare le azioni delle donne e la mistica che infonde loro forza e identità per farle funzionare. La pressione e la mobilitazione dei contadini hanno in alcuni casi ottenuto politiche di appoggio alle nostre proposte, specialmente quando ci sono stati governi progressisti, che hanno portato a processi di cooperazione e persino alla partecipazione dei nostri compagni e compagne nelle strutture di governo. Non è stato, tuttavia, un processo semplice. Le relazioni con i governi di destra sono diventate sempre più tese e le relazioni con i governi progressisti non sempre hanno significato progressi. Peggio ancora, abbiamo appreso che quando i governi progressisti vengono sostituiti da uno di destra, i progressi a cui si è arrivati di solito vengono persi, così come le regressioni ci portano a situazioni peggiori.
Di volta in volta, ciò che risulta chiaro e è che la necessaria disputa sulle politiche pubbliche a sostegno dell'agricoltura e dell'alimentazione contadina deve essere fatta da posizioni di autonomia. E l'autonomia richiede organizzazioni forti, mobilitate e sostenute politicamente. E ciò a sua volta ci spinge a mantenere i processi di confronto e i processi di educazione politica. Servono per mobilitare e ri-mobilitare – perché l'azione della destra è proprio quella di instaurare processi di smobilitazione –, e la nostra azione è invece quella tesa a organizzare e riorganizzare, rafforzare le organizzazioni e impedire la depoliticizzazione, che è brodo di coltura dei governi di destra e anche di quelli in odore di fascismo.
Vediamo con ottimismo il futuro dei movimenti contadini. Perché? Perché il neoliberismo è una specie di monocultura politico-ideologica. E i settori popolari, i settori cittadini, i settori medi e, in definitiva, tutti noi che dobbiamo vivere di lavoro, siamo in un modo o nell'altro come erba selvatica, come "erbacce", come si dice nel giro dell'agrobusiness. Quello che non sanno è che tra le erbacce ci sono piante buone e ben efficienti che ci nutrono e quindi ci guariscono: attraverso le lotte prima o poi cresciamo, riusciamo a crescere dentro questo sistema, ma comunque cresciamo. E in questo senso, è inevitabile un'avanzata dei movimenti popolari, dei contadini e dei popoli originari. Questa inevitabilità è dovuta al fatto che il lavoro contadino e il lavoro dei popoli originari è necessario per il benessere di quella umanità in crescita.
È chiaro che, se vogliamo cambiare il nostro rapporto come società, le nostre relazioni con il mondo, con la natura, noi contadini, contadine e popoli indigeni, siamo necessari per la vita dell'umanità. Pertanto, continueremo ad essere presenti. E così come negli ultimi anni abbiamo assistito a un processo di rafforzamento dell'identità dei popoli originari, anche l'identità contadina è stata rafforzata attraverso le organizzazioni e le loro lotte, non c'è dubbio che il futuro ci porterà anche un processo di "ri-contadinizzazione".
Questo progresso contadino è anche legato al fatto che il dominio ideologico del modello neoliberista si è già rotto. Vent'anni fa combattere contro il modello neoliberista era donchisciottesco. Oggi non lo è più. Questo non significa che siamo prossimi a sconfiggerlo, ma semmai che il brutale dominio ideologico è già stato infranto ed è irreparabile. Potrebbero tentare di mantenerlo attraverso la repressione, la propaganda, ma da quella rottura non si può tornare indietro. E questo è un progresso fondamentale dei settori popolari. Non sappiamo quando avverranno i cambiamenti, ma non c'è dubbio che accadranno, perché le persone hanno bisogno di vivere e quello che sta accadendo oggi è che il capitalismo sta rendendo la vita sempre più difficile e, per alcuni settori, totalmente impossibile. Quindi le persone hanno bisogno di vivere, e quando la gente si rende conto di avere il diritto a vivere, irrompe la convinzione di avere il diritto a vivere degnamente, non solo il diritto a sopravvivere, ma anche a vivere degnamente, con diritti, con benessere. E una volta che ti rendi conto di questo, allora arriva la consapevolezza di avere il diritto di vivere in maniera felice, il che si chiama Buon Vivere. E quando ci rendiamo conto che abbiamo il diritto al Buon Vivere, quando si generalizza la certezza che possiamo e abbiamo bisogno di vivere così, allora non si torna più indietro.
 

* Camila Montecinos è un'agronoma, membro dell'Associazione Nazionale delle Donne Rurali e Indigene del Cile (Anamuri), della piattaforma Cile meglio senza TLC e parte dei gruppi di supporto del Coordinamento Latinoamericano delle Organizzazioni Contadine (Cloc). Ha fatto parte dell'equipe di Grain.

** Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network


Atlas de los Sistemas Alimentarios del Cono Sur 
Patricia Lizarraga, Jorge Pereira Filho
Ciudad Autónoma de Buenos Aires, Fundación Rosa Luxemburgo, 2022 - 98 pp.


19 ottobre 2022 (pubblicato qui il 23 ottobre 2022)