*** La Vía Campesina ***

Sovranità alimentare: una proposta per il futuro del pianeta

di Alianza Biodiversidad

Originale su  Revista Biodiversidad, sustento y culturas #110 - Ottobre 2021   


 


Il 13 ottobre scorso La Via Campesina ha emesso una dichiarazione per i 25 anni di lotta collettiva per la sovranità alimentare. La prima cosa che salta all'occhio è l'affermazione che la sovranità alimentare è una filosofia di vita. “Definisce i principi su cui ci organizziamo nella nostra vita quotidiana e conviviamo con la Madre Terra. È una celebrazione della vita e della diversità che ci circonda. Abbraccia ogni elemento del nostro cosmo; il cielo sopra le nostre teste, la terra sotto i nostri piedi, l'aria che respiriamo, le foreste, le montagne, le valli, i campi, gli oceani, i fiumi e i ruscelli. Riconosce e protegge l'interdipendenza tra 8 milioni di specie che condividono con noi questa casa. Ereditiamo questa saggezza collettiva dai nostri antenati, coloro che coltivarono la terra e guadato acque per 10.000 anni, un periodo in cui ci siamo evoluti in una società agraria. La sovranità alimentare promuove giustizia, uguaglianza, dignità, fratellanza e solidarietà. È anche la scienza della vita, costruita attraverso realtà vissute nel corso di innumerevoli generazioni, ognuna insegnando alla propria progenie qualcosa di nuovo, inventando nuovi metodi e tecniche che si integrano in armonia con la natura”.
“Come detentori e possessori di questo ricco patrimonio, è nostra responsabilità collettiva difenderlo e preservarlo. Riconoscendo questo come una nostra responsabilità (soprattutto alla fine degli anni '90, quando i conflitti, la fame acuta, il riscaldamento globale e la povertà estrema erano troppo visibili per essere ignorati), La Via Campesina (LVC) ha portato il paradigma della sovranità alimentare negli spazi decisionali internazionali. LVC ha ricordato al mondo che questa filosofia di vita deve guidare i principi della nostra vita condivisa. Gli anni '80 e '90 sono stati un'era di espansione capitalista sfrenata, a un ritmo mai visto prima nella storia umana.
Le città si sono espanse e sono cresciute a spese di una manodopera a basso costo, non pagata e mal pagata. La campagna era spinta verso una dimensione di oblio. Le comunità rurali e i suoi stili di vita venivano spazzati via da una nuova ideologia che voleva trasformare tutte le persone in persone che consumano cose e in oggetti di sfruttamento a scopo di lucro. La cultura e la coscienza popolare erano sotto l'influsso di pubblicità luminose che invitavano le persone a "comprare di più". In tutto questo, però, chi ha prodotto (la classe operaia nelle campagne, nelle coste e nelle città), che comprendeva i contadini [che nel comunicato si usa includere gli operai della terra, i braccianti e i braccianti contadini, gente che pescare, pascolare o fare il cibo] erano invisibili, mentre coloro che potevano permettersi di consumare erano al centro della scena. Spinta fino al limite, i contadini e le comunità indigene di tutto il mondo riconobbero l'urgente necessità di una risposta organizzata e internazionalista di fronte a questa ideologia globalizzante del libero mercato propagata da coloro che difendono l'ordine mondiale capitalista. La sovranità alimentare è diventata una delle espressioni di questa risposta collettiva».
Dopo aver rivendicato lo slogan della sovranità alimentare al Vertice mondiale dell'alimentazione del 1996, La Vía Campesina ha insistito sulla centralità di chi produce cibo, per "la saggezza accumulata dalle generazioni, l'autonomia e la diversità delle comunità rurali e urbane e la solidarietà tra popoli come componenti essenziali per l'elaborazione di politiche intorno all'alimentazione e all'agricoltura”.
Nei dieci anni successivi, i movimenti sociali e la società civile hanno lottato per definirlo come “il diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato prodotto attraverso metodi ecologicamente sani e sostenibili, e il loro diritto a definire i propri sistemi alimentari e agricoli. Le aspirazioni e i bisogni di coloro che producono, distribuiscono e consumano cibo sono messe al centro dei sistemi e delle politiche alimentari, piuttosto che delle richieste dei mercati e delle società”.
Così è cambiato il modo in cui “il mondo intendeva la povertà e la fame”. Fino ad allora, erano i primi anni del 21° secolo, un'idea ristretta di "sicurezza alimentare" dominava i "circoli di governo e di policymaking". Coloro che soffrivano la fame venivano trattati con compassione e si cercava di farli diventare persone che mangiavano il cibo che era stato loro procurato. Sebbene il cibo fosse riconosciuto come un diritto umano fondamentale, "non si difendevano le condizioni oggettive per produrre cibo".
Allora sono sorte le domande: "Chi produce? Per chi? Come? Dove? Perché? perché la questione dirimente era sfamare la gente.
"Un'enfasi evidente sulla sicurezza alimentare delle persone ha snobbato le pericolose conseguenze della produzione alimentare industriale e dell'agricoltura industriale, fondata sul sudore e sul lavoro dei lavoratori migranti". La Via Campesina allora ha proposto una riforma radicale: la sovranità alimentare, “che riconosce la gente e le comunità locali come attori centrali nella lotta contro la povertà e la fame. Richiede comunità locali forti e difende il loro diritto a produrre e consumare prima di commercializzare il surplus. Esige autonomia e condizioni oggettive per l'uso delle risorse locali, esige la riforma agraria e la proprietà collettiva dei territori. Difende i diritti delle comunità contadine di utilizzare, conservare e scambiare le sementi. Difende i diritti delle persone a mangiare cibi sani e nutrienti. Promuove i cicli produttivi agroecologici, nel rispetto delle diversità climatiche e culturali di ciascuna comunità. La pace sociale, la giustizia sociale, la giustizia di genere e le economie solidali sono presupposti essenziali per realizzare la sovranità alimentare. Esige un ordine commerciale internazionale basato sulla cooperazione e sulla comprensione piuttosto che sulla concorrenza e sulla costrizione. Richiede una società che rifiuti la discriminazione in tutte le sue forme - casta, classe, razza e genere - e che inviti le persone a lottare contro il patriarcato e la ristrettezza mentale. Un albero è forte quando ha delle forti radici. La sovranità alimentare, definita dai movimenti sociali degli anni '90 e - successivamente, nel Forum di Nyeleni, in Mali nel 2007 - cerca di fare proprio questo”.

Ma si continua a promuovere la disuguaglianza e il capitalismo continua nei suoi tentativi di aumentare il suo tasso di profitto anche di fronte alle situazioni di crisi che attraversano la società. Oggi si propongono "un futuro digitale" dell'agricoltura senza persone che seminano, coltivano e raccolgono, della pesca senza chi cerca e raccoglie il pesce. "Il tutto con il pretesto di digitalizzare l'agricoltura e creare nuovi mercati per gli alimenti sintetici".
La dichiarazione di LVC recita: “Grazie alle nostre lotte congiunte, le istituzioni di governance globale come la FAO sono arrivate a riconoscere la centralità della sovranità alimentare dei popoli nella formulazione delle politiche internazionali. La Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle/i contadine/i e delle altre persone che lavorano nelle aree rurali, lo ribadisce nell'articolo 15.4, quando afferma che: "le/i contadine/i e le altre persone che lavorano nelle aree rurali hanno il diritto di determinare i propri sistemi alimentari e agricoli, riconosciuto da molti stati e regioni come diritto alla sovranità alimentare. Ciò include il diritto a partecipare ai processi decisionali riguardo alle politiche alimentari e agricole e il diritto a cibo sano e adeguato prodotto attraverso metodi ecocompatibili e sostenibili che rispettino le loro culture”.
Nel resoconto delle mete conseguite, il raggiungimento dell'agroecologia contadina è riconosciuto dalla FAO, dagli attuali ed ex relatori speciali delle Nazioni Unite per l'alimentazione, che hanno "approvato la sovranità alimentare come un'idea semplice ma potente che può trasformare il sistema alimentare mondiale" favorendo coloro che producono alimenti su piccola scala. "La campagna sostenuta dei movimenti sociali ha anche portato a numerose vittorie legali contro le società che producono prodotti chimici per l'agricoltura e semi chimici e transgenici".
Il documento di LVC continua la sua acuta descrizione: coloro che difendono l'ordine mondiale capitalista si rendono conto che “la sovranità alimentare è un'idea che minaccia i loro interessi finanziari. Preferiscono un mondo di monocolture e gusti omogenei, dove si possano produrre alimenti in serie, utilizzando manodopera a basso costo in fabbriche lontane, senza considerare i suoi impatti ecologici, umani e sociali. Preferiscono le economie di scala piuttosto che economie locali solide. Scelgono un libero mercato globale (basato sulla speculazione e una feroce concorrenza) piuttosto che le economie solidali che richiedono mercati territoriali più solidi (mercati contadini locali) e la partecipazione attiva di chi produce alimenti locali. Preferiscono avere banche fondiarie in cui l'agricoltura a contratto su scala industriale sostituisce i piccoli agricoltori. Iniettano nel nostro terreno prodotti agrochimici per ottenere rese migliori nel breve termine, ignorando i danni irreversibili alla salute del suolo. I loro pescherecci perlustreranno ancora una volta gli oceani e i fiumi, catturando pesci per un mercato globale mentre le comunità costiere muoiono di fame. Continueranno a cercare di dirottare i semi dei contadini indigeni attraverso brevetti e trattati sulle sementi. Gli accordi commerciali che elaborano torneranno ad avere l'obiettivo di ridurre le tariffe che proteggono le nostre economie locali". 

Digraziatamente c'è un esodo di giovani senza lavoro costretti a lasciare le loro fattorie e campi per cercare un lavoro salariato nei campi di lavoro o nelle città. Ciò si sposa perfettamente con l'idea capitalista di avere una fornitura costante di manodopera a basso costo e docile. "Le loro implacabili politiche nei 'margini', comportano metodi di ogni tipo per abbassare i prezzi attraverso lo sfruttamento agricolo, per poi negoziare prezzi più alti con i supermercati". Quindi, chi ha da rimettere sono le persone, coloro che producono e che consumano. E chi resiste viene criminalizzato. Il documento di LVC si rivela uno specchio molto utile per riconsiderare l'azione di organizzazioni, comunità e persone e per sostenere con decisione gli sforzi dei contadini per essere indipendenti. Il comunicato di LVC ci invita a lottare, come sempre. " A dimostrare che esistiamo", dice LVC.
“Non si tratta solo della nostra sopravvivenza, ma anche delle generazioni future e di uno stile di vita tramandato di generazione in generazione. È per il futuro della nostra umanità che difendiamo la nostra sovranità alimentare [...] Dobbiamo ricordarci che l'unico modo per far sentire la nostra voce è unendo e costruendo nuove alleanze dentro e fuori ogni frontiera [...] Le donne contadine e le diversità devono trovare spazi di uguaglianza nella direzione del nostro movimento e a tutti i livelli. Dobbiamo seminare le nostre comunità con i semi della solidarietà e affrontare tutte le forme di discriminazione che tengono divise le società rurali. La sovranità alimentare offre un manifesto per il futuro, una visione femminista che abbraccia la diversità. È un'idea che unisce l'umanità e ci mette al servizio di Madre Terra che ci alimenta e ci nutre”.


* Traduzione di Giorgio Tinelli, per Ecor.Network


La Dichiarazione integrale di La Via Campesina:
"Soberanía Alimentaria, una propuesta por el futuro del planeta"

  



 

29 aprile 2022 (pubblicato qui il 03 maggio 2022)