Articolo e Report

Liberia: disastri ambientali e industria della gomma naturale*

di Laura Grassi - Source International

In occasione della quinta Assemblea Ambientale delle Nazioni Unite (UNEA-5), l’organizzazione Source International, in collaborazione con Swedwatch, Mighty Earth e Green Advocates ha presentato i risultati di uno studio sugli impatti su ambiente e diritti umani della compagnia Firestone per chiedere azioni concrete e riparazioni per le popolazioni colpite.
Uno studio che è anche un Report, pubblicato lo scorso febbraio.

La gomma naturale è considerata una materia prima essenziale e viene utilizzata, oltre che nella produzione degli pneumatici, anche per i dispositivi medici e nei prodotti in lattice. Nel 2019 il consumo mondiale di gomma è stato di circa 29 milioni di tonnellate. Il settore della gomma è però anche considerato uno dei più impattanti per l’ambiente, in particolar modo per le risorse idriche.
In un momento in cui il mondo sta affrontando una grave crisi, non solo sanitaria ma anche sociale, economica, ambientale e climatica, la protezione dell’ambiente risulta un tema sempre più centrale e imprescindibile nelle decisioni e nelle adozioni di nuove strategie e politiche internazionali. In occasione dell’Assemblea Ambientale delle Nazioni Unite (UNEA-5), svoltasi lo scorso febbraio, è stato presentato il caso dell’industria della gomma, nello specifico quello della compagnia Firestone in Liberia.

Ombre sulla filiera degli pneumatici

La compagnia statunitense Firestone, acquisita nel 1988 dalla multinazionale giapponese Bridgestone, primo produttore di pneumatici al mondo, opera in Liberia dal 1926, con un permesso di licenza esteso fino al 2041. La compagnia ha un permesso per la coltivazione di 400 mila ettari di piantagioni di gomma naturale, che è la piantagione contigua più grande al mondo. L’area di concessione totale di Firestone rappresenta il 4% del territorio della Liberia e quasi il 10% della sua terra arabile. La compagnia gestisce inoltre la lavorazione e la produzione della gomma che, dopo la fase di estrazione e un primo trattamento di coagulazione e affumicatura, viene spedita via nave negli Stati Uniti per la lavorazione finale per la produzione degli pneumatici. L’impianto di trattamento della gomma si trova nella cittadina di Harbel, il cui nome la dice lunga sulla storia della città e della zona: il nome infatti deriva dall’unione dei nomi di Harvey S. Firestone, fondatore dell’omonima ditta e di sua moglie Idabelle. Lungo i 14 km del fiume Farmington, che separano Harbel dal delta nell’Oceano Atlantico, vi sono molti villaggi dove migliaia di persone dipendono da queste acque per le quotidiane attività domestiche, oltre che per l’agricoltura e la pesca artigianale. Inoltre, per molte persone le acque del fiume sono l’unica fonte di acqua disponibile per il consumo umano, nonostante non sia potabile.
Nel corso degli anni varie organizzazioni nazionali e internazionali hanno documentato e denunciato l’inadempienza della compagnia: scarsa attenzione per la salute dei dipendenti, impiego di minori nelle piantagioni, condizioni di lavoro pesanti e bassi salari, oltre alla limitata gestione dei rifiuti industriali e all'inquinamento ambientale derivante dalle operazioni. Nel 2007 la Bridgestone ha vinto il Public Eye Award come azienda più irresponsabile a livello mondiale, proprio per le sue operazioni in Liberia. Il Public Eye è un contro-evento organizzato ogni anno a Davos, in Svizzera, in corrispondenza del Forum Mondiale dell’Economia e che mette in luce quelle aziende che si contraddistinguono per condotte irresponsabili in ambito ecologico e sociale. 

Ambiente, diritti e schiavitù moderna 

L’industria della gomma di proprietà della Firestone, nel territorio di Harbel, rappresenta una grave minaccia per la salute delle migliaia di persone che vivono in prossimità dell’impianto di lavorazione, a causa della contaminazione delle acque, del suolo e dell’aria per via dell’immissione nell’ambiente di sostanze che risultano altamente dannose per la salute umana. La denuncia è contenuta nel report (link) “Environmental Impact Study on Firestone Rubber Industry in Liberia” pubblicato da Source International, che mostra un quadro allarmante sulle attività di lavorazione della gomma e che vede la multinazionale Bridgestone sotto accusa, nonostante sia partner della Piattaforma Globale per la Gomma Naturale Sostenibile (GPSNR), una piattaforma che mira a sviluppare una filiera equa e rispettosa dell’ambiente. Sulla carta, i membri si impegnano nell’armonizzazione delle norme per migliorare il rispetto dei diritti umani, per combattere la deforestazione, per proteggere la biodiversità e aumentare la trasparenza e la tracciabilità nella filiera. Nella pratica, resta il dubbio se queste azioni riflettano i buoni propositi di sostenibilità, rispetto e giustizia socio-ambientale di cui si fanno portatori e se concretamente tali strategie porteranno a una reale riduzione degli impatti ambientali e dell’accaparramento delle terre.
Per circa 80 anni, da quando Firestone ha iniziato le operazioni ad Harbel, le acque di scarico dell’impianto di lavorazione sono state smaltite direttamente nel fiume Farmington senza nessun trattamento previo, causando danni all’ecosistema e alla salute umana che nessuno è mai riuscito a documentare e monitorare. Solo nel 2008 Firestone ha installato un impianto di depurazione delle acque reflue. Cio nonostante le preoccupazioni della popolazione rimangono. Secondo quanto riportato nello studio, le acque industriali in uscita dall’impianto di trattamento, nere, dense e altamente melmose, presentano concentrazioni oltre i limiti stabiliti per legge di metalli pesanti, fosforo e ammoniaca. Tutte sostanze che, in quelle concentrazioni, sono altamente dannose per l’ambiente e tossiche per l’uomo. La stessa Firestone in un comunicato di risposta allo studio ha riconosciuto che “alcuni nutrienti hanno superato i limiti di legge in diverse occasioni”, un riferimento probabilmente ai nitrati e fosfati che sono anche responsabili dell’eutrofizzazione delle acque della zona; a sua volta responsabile delle ripetute morie di pesci riportate dalla popolazione locale che si trova così privata della loro prima fonte di proteine. Le acque industriali in uscita dall’impianto vengono successivamente convogliate in un grande stagno naturale e da qui fluiscono verso corsi d’acqua secondari, attraversando diverse comunità per poi sfociare nel lago Yorma dove quotidianamente centinaia di persone, soprattutto donne, pescano. Dal Lago, le acque in uscita scorrono nel fiume Farmington, a valle di Harbel, trasportando lungo il loro percorso i contaminanti.
La contaminazione delle acque non è la sola esternalità delle operazioni con marchio Firestone. Lungo la filiera di produzione della gomma, molte sono le sostanze emesse in atmosfera durante le attività industriali. Secondo quanto riportato dallo studio, risulta che le comunità prossime all’impianto, Owengsrowe e A.G.Mission, sono sottoposte a concentrazioni giornaliere elevate di polveri fini come il particolato atmosferico PM10 e PM2.5. Polveri che sappiamo essere responsabili di una serie di patologie a carico dell’apparato respiratorio, come riportato dalla OMS. Firestone è inoltre responsabile dell’immissione in atmosfera di composti organici volatili (VOC) considerati tossici e cancerogeni per l’uomo, che sono inoltre responsabili del forte odore che si può percepire intorno all’impianto e che rende la vita insopportabile per centinaia di abitanti locali. L’organizzazione liberiana Green Advocates è stata la prima a raccogliere le testimonianze delle comunità colpite e a muovere i primi passi verso un processo accusatorio contro la Firestone per violazione dei diritti dei lavoratori, sfruttamento minorile e per contaminazione ambientale. Nel 2008, grazie anche ai molti scioperi dei lavoratori e dei rispettivi sindacati, venne firmato un accordo in cui l’azienda si impegnò ad aumentare i salari, migliorare le condizioni di lavoro e proibire il lavoro minorile nelle piantagioni.
Dai dati all’azione Source International durante la missione sul campo ha alternato la parte investigativa a quella di formazione comunitaria partecipativa delle comunità locali sul monitoraggio ambientale. Dalle interviste rilasciate dai leader comunitari è emerso inoltre come né l’azienda né il governo abbiano mai informato dei rischi ambientali e sanitari delle attività industriali, esponendo cronicamente migliaia di persone a sostanze tossiche e cancerogene e minacciando la loro capacità di autosussistenza a causa del deterioramento degli ecosistemi. 
Dai dati all’azione

Source International, in collaborazione con Swedwatch, Green Advocates International e Mighty Earth, hanno presentato il caso insieme al relatore speciale delle Nazioni Unite per il Diritto Umano ad un Ambiente Sano, David Boyd in un evento correlato al UNEA-5; il più importante evento globale sulla difesa dell’ambiente che si tiene ogni due anni. L’evento servirà a focalizzare l’attenzione sulle responsabilità e gli obblighi della compagnia e del governo nel gestire la contaminazione ambientale nell’ottica del rispetto dei diritti umani della popolazione locale. In occasione della precedente Assemblea Ambientale delle Nazioni Unite nel 2019, tra le principali risoluzioni adottate ci sono state strategie contro l’inquinamento da microplastica nei mari, azioni per la mobilità sostenibile e soluzioni per la riduzione degli sprechi alimentari. L’assemblea di questi giorni rappresenta un’opportunità per le comunità che vivono lungo il fiume Farmington per vedere un cambiamento nelle politiche aziendali e ottenere la giusta protezione in materia di ambiente e salute da parte del governo della Liberia. Lo studio inoltre si pone l’obiettivo di accelerare un cambio nelle politiche e tecnologie nel settore della gomma a livello globale. Un ambiente sano e sostenibile è parte integrante del rispetto di un’ampia gamma di diritti umani, incluso il diritto alla salute, al cibo e all’acqua e alla vita.

* Articolo apparso su pressenza.com il 27 febbraio 2021  - Si ringrazia Source International e Laura Grassi per la sua gentilezza.


 

Murky waters. Environmental and human rights impacts of natural rubber processing in Liberia
Swedwatch, Source International and Green Advocates International
Report #100 - Febbraio 2021 - 39 pp.  

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23 febbraio 2021 (pubblicato qui il 16 marzo 2021)