
Nell'intenso dibattito argentino sulle grandi imprese estrattiviste, è molto comune incontrare voci a loro difesa che utilizzano due tipi di argomenti. Da una parte si sostiene che il mega-mining non produce impatti ambientali o che, se ci fossero, possono essere controllati e gestiti. Dall'altra si afferma che visto che si tratta di affari di grande portata, vale la pena correre dei rischi ecologici perché ciò garantirebbe denaro e occupazione.
Questi ragionamenti si sono intensificati con i tentativi di rilancio dell'attività mineraria a Chubut. Sono apparsi sulla
stampa, lanciati dai politici e ripetuti dai giornalisti, arrivando a qualificare come "stupido ambientalismo" le posizioni di coloro che denunciano questo tipo di attività mineraria. Il messaggio era che sarebbe da sciocchi non approfittare del presunto business minerario, e solo dei fessi non capiscono che non ci sarebbero impatti ambientali.
Quelle posizioni sono profondamente sbagliate. In realtà la situazione è opposta: il mega-mining a cielo aperto comporta sempre un impatto così elevato da dover essere classificato come una amputazione ecologica. È una perdita irreparabile. E per questo motivo è sempre un affare disastroso.
Il concetto di amputazione ecologica
Il mega-mining a cielo aperto non è caratterizzato da impatti ambientali limitati e reversibili. Al contrario, il suo effetto primario è così estremo e radicale che equivale a una totale perdita di patrimonio ambientale. Le prove sono davanti agli occhi di tutti: sono enormi cave e crateri dove vengono rimosse milioni di tonnellate di terra e rocce.
La 'amputazione ecologica' è un concetto che si definisce come rimozione fisica di un ecosistema, che distrugge non
solo il quadro biologico, come le specie viventi, ma anche la sua base materiale. Esprime i casi di maggior impatto ambientale oltre a quelli di più probabile irreversibilità.
E' una situazione assai diversa da quella che si verifica con l'uso di risorse naturali rinnovabili. Ad esempio, in agricoltura, se i suoli sono adeguatamente gestiti, si possono ottenere raccolti ogni anno. Ma quando viene rimosso tutto il sottosuolo in un unico posto, come fa il mega-mining a cielo aperto, non è possibile tornare indietro. In questo tipo di sfruttamento il danno diventa quasi irreversibile. Questo spiega che l'amputazione è il termine più appropriato perché si verifica un taglio o una rimozione, e le sue cicatrici sono le enormi cave a cielo aperto 1.
Ci sono molti esempi in Sud America. Tra le più grandi amputazioni ci sono l'enclave di ferro e bauxite di Carajás in Brasile, di carbone a Cerrejón in Colombia, di rame a Chuquicamata y Escondida, in Cile, o in Perù le miniere di rame e zinco di Antamina e di oro a Yanacocha. In Argentina ci sono diversi esempi, come lo sfruttamento dell'oro e dell'argento a Veladero, in San Juan.
In tutti questi casi, il volume di materia rimossa è enorme. Ad esempio, nell'Escondida cilena vengono estratte 330 milioni di tonnellate all'anno e a Yanacocha 180 milioni di tonnellate. Anche le cave sono di enormi dimensioni e possono superare il chilometro in alcuni dei loro assi, e profondità che possono avvicinarsi ai mille metri.
Impatti ambientali primari e secondari
Negli approcci convenzionali agli impatti ambientali del mega-mining a cielo aperto, l'elenco dei possibili effetti è molto lungo. Includono, ad esempio, la rimozione fisica di rocce, l'uso di esplosivi, effetti sul sistema idrologico sia in
superficie che nelle acque sotterranee, emissioni di polveri, possibile rilascio di metalli pesanti, drenaggio di acque acide, rischi con sostanze tossiche come il cianuro o mercurio, e così via. Ci sono anche gli impatti di accumuli di roccia non utilizzata (le cosiddette discariche) o dighe di sterili, dove sono presenti acqua e fango ricchi di tossine come cadmio, piombo o arsenico. Allo stesso tempo, anche le infrastrutture associate alle enclavi hanno delle conseguenze, come le dighe per catturare l'acqua o le strade o le ferrovie di accesso.
Insomma, l'elenco degli effetti da valutare è enorme. Si devono considerare le conseguenze di ciascuno di essi, se questi impatti possono essere evitati e, quando ciò non è possibile, stimare se sono rimediabili o ammortizzabili. Al momento, le prove scientifiche sulla gravità di questi impatti sono schiaccianti. Si possono riscontrare in migliaia di documenti e libri, sulla base di più discipline. Questo è innegabile, e anche le stesse compagnie minerarie lo accettano, ed è per questo che hanno creato un'intero settore industriale di programmi di risanamento ambientale.
Alla luce di tutto ciò, accademici, giornalisti, politici o uomini d'affari che affermano che il mega-mining non ha impatti ambientali si sbagliano di grosso. Alcuni ci crederanno sinceramente, ignorando tutte quelle prove; altri stanno semplicemente alimentando una retorica in difesa di questi estrattivismi.
Ma allo stesso tempo, l'elenco degli impatti si riferisce agli effetti secondari. Derivano tutti da un'azione primaria che è la rimozione dei minerali, cioè dall'attuazione dell'amputazione ecologica. Questo, di per sé, ha un impatto ambientale negativo che è drastico, su larga scala e irreversibile. L'ambiente originario scompare e al suo posto si creano, da un lato, crateri, e dall'altro, enormi colline con le rocce rimosse . È un impatto radicale e precedente a quelli sopra elencati. Accettando l'amputazione, ciò che accade è che si inizia a dibattere degli effetti ambientali derivati dall'atto di amputazione dell'ambiente, come l'uso di alcune tossine o il rilascio di polvere.
Ciò spiega che affermare che il mega-mining a cielo aperto non ha impatti ambientali è doppiamente sbagliato: l'impatto primario dell'amputazione ecologica è sconosciuto e tutti gli effetti secondari sono sottovalutati. Rivela anche che concentrare il dibattito sugli effetti secondari rafforza in qualche modo la trappola dell'occultamento della gravità dell'amputazione ecologica stessa.
Navidad è un'amputazione ecologica
Il progetto minerario Navidad, nella regione argentina di Chubut, corrisponde certamente a un'amputazione ecologica. Implica una impressionante rimozione di materia, che ammonterà a oltre 500 milioni di tonnellate in 17 anni di attività. Quando funzionerà a pieno regime, verranno estratte 40 milioni di tonnellate all'anno, secondo la stima dell'azienda 2. Sono più di 100 mila tonnellate al giorno. Le cave a cielo aperto si estenderanno su più di 6 chilometri. Il paesaggio originario sarà sostituito da crateri: per dare un'idea della grandezza, nel caso della cava di Valle de Esperanza, il cratere avrà un asse maggiore di circa un chilometro, e su ogni cava ci saranno colline con il materiale di scarto.
Lo scopo è ottenere argento, ed è su questo che insistono i difensori del mega-mining e la pubblicità che producono; altri minerali associati sono rame, piombo e zinco. Il giacimento è presentato come uno dei più grandi al mondo e la società comunica ai potenziali investitori che, se tutto va come deve andare, si arriverà a un totale di 275 milioni di once d'argento, ossia quasi 7.800 tonnellate.
Contrariamente alla pubblicità, tutto questo sforzo è una celebrazione dell'inefficienza. La proporzione di argento nelle vene più importanti è compresa tra i 150 e i 163 grammi per tonnellata. Non ci sono errori: un'intera tonnellata di rocce deve essere estratta per avere poco più di 100 grammi di argento. Il resto, che è quasi una tonnellata, diventa roccia o sterili senza valore. A ridimensionare il tutto, va detto che non può essere separato da queste rocce tutto l'argento. La società stessa stima che verranno scaricati 418 milioni di tonnellate di materiale non minerale o senza valore commerciale.
Questo spiega perché le cave a cielo aperto diventano enormi, perché è necessario rimuovere 500 milioni di tonnellate per separare alcune
migliaia di tonnellate del prezioso minerale. Questo costituisce anche la ragione per cui le colline di discariche saranno enormi. Il risultato a Navidad sarà una situazione con cinque grandi crateri e quasi tutta la roccia rimossa che giace accanto a loro. Questa è un'amputazione ecologica. Non sarà più possibile tornare all'ambiente originario perché scomparirà l'intera struttura del suolo e del sottosuolo. È come se agissero pugni enormi sul territorio.
Allo stesso modo, questo rende chiaro che non esistono business in cui tutti vincono. La logica economica dell'impresa risiede nel valore di mercato di quei grammi d'argento ma allo stesso tempo nel non attribuire un valore economico al resto delle rocce e dei minerali estratti. Devono essere considerati come scarti di nessuna utilità economica affinché le analisi costi-benefici aziendali possano concludersi con una redditività accettabile. Tuttavia, questi detriti, così come i crateri, hanno conseguenze economiche, come il costo economico della contaminazione dei suoli e delle acque, e visto che ciò sussiste nella realtà, finiranno per essere assunti dalle famiglie locali, dai municipi, dalla provincia. Se si assegna un valore economico a tutto questo spreco, il costo economico di quegli scarti è così alto da far crollare la redditività.
Una metafora reale
Nonostante tutte queste precisazioni, sono ancora in molti a ritenere che quello di Navidad o altri progetti minerari, debbano essere portati avanti per motivi di profitto, e c'è anche chi condivide queste idee all'interno delle comunità locali.
Detto questo, è possibile riprendere il concetto di amputazione ecologica condividendo una metafora per spiegarlo in altro modo. Se consideriamo il Paese come un organismo, si può dire che i promotori del mega-mining a cielo aperto propongono di amputare un dito di una mano di questo corpo nazionale. Lo giustificano dicendo, da un lato, che venderanno quelle falangi in cambio di un buon guadagno, il quale sarà impiegato a beneficio del resto dell'organismo nazionale, e dall'altro proclamano che saranno in grado di gestire l'impatto di quella mutilazione. Ma in realtà il dito andrà perso, e le valutazioni di impatto ambientale rappresenteranno più o meno una disquisizione se schizzerà molto o poco sangue,
o se la fasciatura della mano sarà di un tipo o di un altro (affrontano gli impatti secondari ma accettano l'impatto primario). Il ragionamento economico aggiunge che il guadagno dalla vendita del dito sarà così tanto sostanzioso, che il corpo nazionale potrà acquistare una protesi artificiale che renderà la mano meglio di prima. Non è questo ciò che promettono i piani per la riabilitazione delle miniere chiuse? Non è questo il business che prospettano imprenditori e politici?
Questo ha lo scopo di evitare la discussione sull'impatto ambientale primario che è l'amputazione della materia, per concentrarsi su misure di controllo e monitoraggio di effetti secondari, come il rilascio di polveri o la gestione di dighe di sterili. E ciò, a sua volta, consente di utilizzare ogni tipo di scusa, come affermare che un impatto ambientale, come ad esempio la contaminazione di un corso d'acqua, costituisce un "incidente", ma non una conseguenza ineludibile dell'essenza stessa di quell'attività mineraria. Quindi delle amputazioni non si discute nemmeno, semmai degli "incidenti".
Tutto ciò rende chiaro che qualsiasi approccio serio e indipendente dagli interessi economici privati, conclude che il mega-mining a cielo aperto è insostenibile. Gli eufemismi devono essere abbandonati e bisogna capire che siamo di fronte a un'amputazione ecologica. L'informazione su queste condizioni risulta fondamentale, affinché i cittadini non siano anestetizzati ai tentativi di attuare nuove amputazioni ecologiche.
* Eduardo Gudynas è un ricercatore presso il Centro Latinoamericano per l'Ecologia Sociale (CLAES), a Montevideo. I suoi ultimi libri includono un testo sulla teoria dell'estrattivismo, un altro sul rapporto tra corruzione ed estrattivismo e il più recente sui diritti umani e la violenza in questo tipo di attività. Nelle reti può essere seguito su Twitter @EGudynas
Note:
1. Il concetto di “amputazione ecologica” è spiegato più dettagliatamente in “Extractivismos. Ecología, economía y política de un modo de entender el desarrollo y la Naturaleza”, di E. Gudynas. Ulteriori informazioni su www.extractivismo.com
2. Navidad Project, Chubut Province, Argentina: Preliminary Assessment, PanAmerican Silver Corp, disponibile su: https://www.panamericansilver.com/assets/Operations-documents/2e445fea82/Navidad-Technical-Report.pdf