L’espansione accelerata delle mega aziende zootecniche in America Latina sta generando un profondo conflitto socio-ambientale. Questo modello industriale di produzione di carne sostituisce i sistemi alimentari tradizionali, si insedia nei territori indigeni e contadini e provoca la perdita di biodiversità, la contaminazione degli ecosistemi e il degrado del suolo. Inoltre, aggrava i problemi di salute pubblica ed esacerba i conflitti per la terra, alimentando un circolo vizioso di disuguaglianza e violenza.
Dal 2017, la comunità indigena maya di Homún, nello Yucatán, Messico, si oppone all'installazione di un mega allevamento di suini sul suo territorio, istituito senza una consultazione preventiva, libera e informata, diritto garantito dalla Convenzione 169 dell'ILO, ratificata dal Messico nel 1990. L'azienda zootecnica, di proprietà della Produccion Alimentaria Porcícola (PAPO), una filiale di Kekén, leader nella produzione di carne suina nello Yucatán1, ha sollevato preoccupazioni per il suo impatto sull'ambiente, sulla biodiversità e sullo stile di vita locale. Gli escrementi dei maiali e altri contaminanti penetrano nel sottosuolo poroso, arrivando ai cenotes, pozzi sacri per la cultura Maya e fonti d'acqua vitali per la comunità2.
I difensori del cenote di Homún hanno subito minacce per aver chiesto la chiusura della azienda3. Tuttavia, nel febbraio 2024, un tribunale federale ha emesso una sentenza storica che ha revocato il permesso ambientale e ordinato la chiusura dell’impianto, dopo che perizie di esperti avevano evidenziato danni all’ambiente e violazione dei diritti umani4.
Questo caso illustra la resistenza dei popoli maya in difesa dei loro territori e dei loro diritti contro l’espansione inquinante dell’industria della carne, una lotta che si replica in comunità come Sitilpech, Chapab, Kinchil, San Fernando e Celestún, che si oppongono anch'esse a queste mega-aziende5.

Le multinazionali della carne in America Latina
Le multinazionali della carne in America Latina hanno concentrato la loro attenzione sulla produzione industriale del maiale, del pollo, del manzo, dei gamberetti e del salmone, guidando l’espansione di mega allevamenti gestiti da grandi conglomerati agroalimentari. Questa crescita ha generato gravi conflitti e contaminazione nei territori contadini e indigeni, dove le comunità locali subiscono profondi impatti ambientali e sociali6.
I governi della regione spesso sostengono questa espansione attraverso politiche e regolamenti che favoriscono l’allevamento industriale di animali, rendendo difficile la sopravvivenza dei sistemi tradizionali contadini. Le normative in materia di salute e sicurezza, progettate per essere rispettate solo dalle grandi imprese, escludono i piccoli produttori e limitano il loro accesso al mercato7.
In questo contesto, le comunità contadine e indigene che denunciano gli effetti negativi di queste operazioni si trovano ad affrontare minacce, sgomberi, criminalizzazione e violenza da parte delle multinazionali8. L’allevamento industriale mira a massimizzare la produzione senza considerare i costi sociali, ambientali o legati al benessere degli animali, privilegiando esclusivamente i profitti economici.
Le imprese sottomettono gli animali a condizioni di sovraffollamento estremo, il che costituisce un trattamento crudele e genera enormi quantità di rifiuti e inquinamento. Questa situazione non solo pregiudica gravemente la salute e la sovranità alimentare delle comunità vicine, ma mette anche in pericolo i fragili ecosistemi. Nonostante ciò, numerose comunità dell’America Latina resistono attivamente, lottando per espellere queste intraprese dannose dai loro territori e difendere il loro diritto ad un ambiente sano e ad una vita dignitosa.
La produzione mondiale di carne
Negli ultimi due decenni, la produzione e il consumo di carne sono aumentati del 53% a livello mondiale, con pollo, maiale e manzo che rappresentano quasi il 90% del totale9. Questi animali vengono allevati principalmente con metodi industriali gestiti da grandi imprese, il che ha portato ad un'elevata concentrazione nella produzione, lavorazione e commercializzazione della carne.
Un piccolo gruppo di imprese controlla gran parte del mercato, sollevando preoccupazioni sulla sostenibilità, sul benessere degli animali e sull’impatto ambientale e sociale di queste modalità produttive, soprattutto nelle regioni con elevata biodiversità, dove l’espansione delle industrie della carne minaccia gli ecosistemi locali.

La produzione industriale di carne è concentrata in pochi paesi. Cina, Brasile e Stati Uniti producono circa il 42% della carne di pollo a livello mondiale. Nel caso della carne suina, Cina, Stati Uniti e Spagna controllano circa il 60% della produzione. Un modello simile si osserva nel settore della carne bovina, dove Cina, Stati Uniti e Brasile generano circa il 40% del totale mondiale11.
Le multinazionali della carne hanno approfittato della globalizzazione neoliberista per delocalizzare le loro attività nei paesi più poveri, dove i costi di produzione sono significativamente più bassi, massimizzando così i loro margini di profitto. Un esempio calzante è Smithfield Foods, il più grande produttore mondiale di carne suina, di proprietà del conglomerato cinese WH Group, che ha istallato allevamenti in Messico e nell’Europa orientale per ridurre i costi. Allo stesso modo, Tyson Foods, leader nel settore del pollame, ha ampliato la propria produzione di pollo in Cina e aumentato la propria presenza in India, Argentina e Brasile, approfittando di condizioni di lavoro più flessibili e costi inferiori12.
La redditività di queste società è sostenuta anche da sussidi e misure protezionistiche implementate dai governi del Nord del mondo. Paesi come Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Spagna e Danimarca, attraverso sussidi multimilionari, possono mantenere i prezzi artificialmente bassi nel mercato mondiale, agendo sulla concorrenza e avvantaggiando le grandi imprese. Questi sussidi non solo incoraggiano la sovrapproduzione di carne, ma rimpiazzano anche i piccoli produttori locali in molte regioni del Sud del mondo13.
Allo stesso modo, gran parte di questa industria si basa sullo sfruttamento della manodopera migrante, principalmente dal Sud del mondo, sottoposta a condizioni di lavoro precarie negli impianti di lavorazione della carne di Stati Uniti ed Europa. Questo modello di produzione genera un circolo vizioso di sfruttamento, in cui i lavoratori più vulnerabili sono quelli che sopportano le condizioni più dure mentre le aziende accumulano enormi profitti.

D’altro canto, l’America Latina ha registrato una notevole espansione dell’allevamento industriale di animali, guidata principalmente dall’aumento della domanda globale, soprattutto in paesi come la Cina. In questo contesto, le nuove multinazionali della carne del Sud del mondo sono diventate attori chiave del settore, con JBS, con sede in Brasile, che è riuscita a diventare il più grande produttore di carne al mondo15.
Questa crescita ha portato le multinazionali ad espandere le proprie attività nella regione, sfruttando l’abbondanza di risorse naturali e i bassi costi di produzione. L’allevamento industriale in America Latina risponde non solo alla domanda asiatica, ma anche all’aumento del consumo a livello globale. Questo fenomeno evidenzia la crescente integrazione della regione nelle catene di produzione alimentare globali, con importanti conseguenze socioeconomiche ed ecologiche.
Un altro caso è quello dell’azienda BRF, anch’essa brasiliana, che si è posizionata come una delle più grandi industrie di allevamento intensivo di suini e pollame a livello mondiale. Queste aziende hanno adottato strategie di espansione internazionale, diventando multinazionali che competono con le loro controparti del Nord, sostenute da sussidi governativi, fondi di investimento e prestiti da parte della banca pubblica di sviluppo.

Parallelamente, l’acquacoltura ha triplicato la sua produzione globale negli ultimi due decenni a causa dell’intensificazione dei sistemi di allevamento, soprattutto di specie come salmone, gamberetti e pesce tilapia. Ciò è stato possibile grazie all’uso di mangimi trasformati per accelerare la crescita, insieme ad antibiotici e sostanze chimiche per controllare le malattie. Tuttavia, questi metodi hanno sollevato gravi preoccupazioni per la salute pubblica, come la resistenza batterica, la contaminazione degli ecosistemi acquatici e l'eutrofizzazione causata dai rifiuti organici e da cibo non consumato17.
In America Latina, la produzione industriale di specie acquatiche è concentrata in Cile, Ecuador e Brasile, rendendo la regione la seconda mondiale nella produzione, superata solo dall’Asia. Questa espansione ha anche suscitato controversie a causa delle sue conseguenze sociali e ambientali, soprattutto nelle comunità locali che vedono alterati i loro mezzi di sussistenza tradizionali.
L’industria del salmone in Cile, ad esempio, è stata accusata di generare gravi impatti ambientali, principalmente a causa dell’inquinamento dell’acqua dovuto all’uso eccessivo di prodotti chimici e antibiotici, nonché dello scarico di milioni di salmoni morti nel mare19. Queste pratiche hanno colpito direttamente migliaia di pescatori artigianali che hanno visto limitate le loro possibilità di pesca nelle aree vicine agli allevamenti ittici. Oltre ai problemi ecologici, l'industria è stata accusata di disinformazione e di acquisizione illegale di territori marini che appartengono alle comunità indigene, il che ha generato gravi conflitti con coloro che dipendono dalla pesca e dall'agricoltura per la loro sussistenza 20.

In Ecuador, l’industria dei gamberetti ha distrutto circa il 70% delle mangrovie22, ecosistemi essenziali per la biodiversità e la riproduzione delle specie acquatiche, che fungono anche da barriere naturali contro le tempeste e riducono l’erosione costiera. La loro conversione in stagni per gamberetti ha eliminato questi habitat, alterando la sedimentazione e i modelli di flusso dell’acqua, necessari per la loro rigenerazione, il che ha avuto un grave impatto sulla disponibilità di cibo per circa 100.000 famiglie che dipendono dalla pesca artigianale e dalla raccolta di conchiglie e granchi. Allo stesso modo, la contaminazione dell’acqua da parte di rifiuti chimici e organici degli allevamenti di gamberetti aggrava la situazione, danneggiando gli ecosistemi acquatici e indebolendo la capacità delle mangrovie di mantenere la biodiversità, il che a sua volta aggrava gli effetti del cambiamento climatico nella regione.
Recentemente, l'espansione dell'acquacoltura nelle "terre alte" ha salinizzato i suoli e le falde acquifere, deteriorando la capacità agricola della costa ecuadoriana23. Migliaia di famiglie di contadini si trovano ad affrontare la perdita delle loro terre e l’accesso limitato all’acqua dolce, il che aggrava l’insicurezza alimentare e aumenta la tensione per le risorse idriche nelle zone rurali.
(1. Continua)
* Originale in lingua
spagnola su
qui
** Traduzione Giorgio Tinelli per Ecor.Network
Note:
1) El Economista, “Anulan autorización ambiental de megagranja porcícola en Yucatán”, 2024. https://www.eleconomista.com.mx/estados/Anulan-autorizacion-ambiental-de-megagranja-porcicola-en-Yucatan-20240215-0096.html
2) Fanny Miranda, “Juez determina mantener cerrada mega granja de cerdos en Homún, Yucatán”, 2022. https://www.milenio.com/politica/yucatan-determinan-mantener-cerrada-mega-granja-cerdos-homun
3) Arturo Contreras, “Las amenazas no detendrán la defensa de los cenotes en Homún, advierte comunidad”, 2022. https://piedepagina.mx/las-amenazas-no-detendran-la-defensa-de-los-cenotes-en-homun-advierte-comunidad/
4) Fanny Miranda, “Juez determina mantener cerrada mega granja de cerdos en Homún, Yucatán”, 2022. https://www.milenio.com/politica/yucatan-determinan-mantener-cerrada-mega-granja-cerdos-homun
5) Karen Hudlet, “Agroextractivismo, cambio climático y resistencia del pueblo maya en la Península de Yucatán”, 2022. https://revistacomun.com/blog/agroextractivismo-cambio-climatico-y-resistencia-del-pueblo-maya-en-la-peninsula-de-yucatan/
6) Acción Ecológica, “El monopolio de la industria de la carne y la crianza intensiva en el Ecuador y en la región latinoamericana”, 2022. https://www.biodiversidadla.org/Documentos/El-monopolio-de-la-industria-de-la-carne-y-la-crianza-intensiva-en-el-Ecuador-y-en-la-region-latinoamericana
7) Elizabeth Bravo, “Normas sanitarias, inocuidad alimentaria y producción campesina”, 2018. https://grain.org/e/5890
8) Karen Hudlet, “¡Ni una fábrica de cerdos más! Defendamos el agua y el territorio ante la expansión de las mega fábricas de cerdos en América”, 2023. ¡Ni una fábrica de cerdos más! Defendamos el agua y el territorio ante la expansión de las mega fábricas de cerdos en América | Biodiversidad en América Latina (biodiversidadla.org)
9) FAO, “World Food and Agriculture – Statistical Yearbook”, 2023. https://openknowledge.fao.org/handle/20.500.14283/cc8166en
10) FAO, “World Food and Agriculture – Statistical Yearbook”, 2023. https://openknowledge.fao.org/handle/20.500.14283/cc8166en
11) FAO, “World Food and Agriculture – Statistical Yearbook”, 2023. https://openknowledge.fao.org/handle/20.500.14283/cc8166en
12) GRAIN, “La enorme industria de la carne crece por el Sur”, 2011. https://grain.org/e/4092
13) Björn Ólafsson, “Qué son los subsidios agrícolas y por qué son importantes”, 2023. https://sentientmedia.org/es/que-son-los-subsidios-agricolas-y-por-que-son-importantes-explicado/
14) FAO, “World Food and Agriculture – Statistical Yearbook”, 2023. https://openknowledge.fao.org/handle/20.500.14283/cc8166en
15) OCDE- FAO, “Perspectivas Agrícolas 2021 – 2030”. https://www.oecd.org/es/publications/ocde-fao-perspectivas-agricolas-2021-2030_47a9fa44-es.html
16) Heinrich Böll Stiftung y Amigos de la Tierra, “Atlas de la carne”, 2022. https://www.tierra.org/wp-content/uploads/2022/02/atlas-carne.pdf
17) Carballeira Braña, C. B., Cerbule, K., Senff, P., & Stolz, I. K. (2021). Hacia la sostenibilidad ambiental en la acuicultura de peces marinos. Frontiers in Marine Science, 8, 666662. https://doi.org/10.3389/fmars.2021.666662
18) FAO, “World Food and Agriculture – Statistical Yearbook”, 2023. https://openknowledge.fao.org/handle/20.500.14283/cc8166en
19) Mongabay, “¿Por qué la industria salmonera enfrenta graves conflictos en Chile?”, 2024. https://es.mongabay.com/2024/06/por-que-industria-salmonera-enfrenta-graves-conflictos-chile-lecturas-ambientales/
20) Mongabay, “Industria del salmón acusada de desinformar sobre solicitudes de espacios marinos costeros de pueblos originarios en Chile”, 2024. https://es.mongabay.com/2024/03/industria-del-salmon-acusada-de-desinformar-solicitudes-espacios-marinos-costeros-pueblos-originarios-chile/
21) FAO, “World Food and Agriculture – Statistical Yearbook”, 2023. https://openknowledge.fao.org/handle/20.500.14283/cc8166en
22) Acción Ecológica, “No más zonas de sacrificio por el negocio camaronero ¡No a los Tratados de Libre Comercio!”, 2022. https://www.accionecologica.org/no-mas-zonas-de-sacrificio-por-el-negocio-camaronero-no-a-los-tratados-de-libre-comercio/
23) Acción Ecológica, “Cuando el mar entra a la tierra”, 2020. https://www.naturalezaconderechos.org/wp-content/uploads/2020/07/CUANDO-EL-MAR-ENTRA-A-LA-TIERRA2.pdf#page=99&zoom=100,0,0