***Terza parte***

Come l'industria mineraria prevede di trarre profitto dalla transizione energetica/3

di Mads Barbesgaard e Andy Whitmore

Strategie politiche: rebranding, stakeholder engagement e definizione delle regole del gioco

Il settore minerario storicamente non si è concesso alcun favore”.  (Anglo American)[i]
Stiamo cercando di rendere sexy l'estrazione mineraria!” (Foran Mining)[ii]

I dirigenti delle compagnie minerarie sono profondamente consapevoli del fatto che le loro strategie di investimento affrontano sfide nel mondo reale.
Secondo la valutazione effettuata da Deloitte sull'intera industria mineraria, la sfida principale che gli stessi attori dell'industria individuano è il deficit di fiducia delle comunità locali.[iii]
Gli ultimi anni hanno visto una serie di incidenti ampiamente documentati che coinvolgono diverse compagnie, come i cedimenti mortali delle dighe Samarco e Brumadinho in Brasile, che coinvolgono Vale e BHP, o l'enorme distruzione da parte della Rio Tinto di grotte di altissimo interesse culturale nella Gola di Juukan in Australia. Al di là di questi recenti casi di alto profilo, i conflitti socio-ambientali sono onnipresenti nell'industria mineraria, e lo sono da decenni.

Ad esempio, oltre un quinto dei conflitti registrati nell’Atlante della giustizia ambientale (EJ) riguarda l'industria mineraria, con un recente dossier incentrato specificamente sugli impatti ambientali dei minerali per la transizione.[iv]
In particolare, da quando l'industria sta perseguendo la strategia di investimento di estensione, si è sempre più focalizzata su quello che nell'era della Responsabilità Sociale delle Imprese è chiamato il “licenza ad operare” - ad es. “l'approvazione o l'accettazione delle attività di un'impresa da parte della comunità locale e di altri soggetti portatori di interesse”.[v]

Come è stato notato da Ernst & Young "dal momento che le società minerarie e metallurgiche adottano nuovi metodi di estrazione e cercano località sempre più remote per trovare la prossima grande risorsa, sarà essenziale prestare maggiore attenzione alle preoccupazioni riguardanti le licenze di operare”.[vi]

Le strategie politiche adottate dalle imprese per affrontare tali problemi includono: il rebranding stesso [il rinnovamento dell’immagine, in pratica il whitewashing. NdT], un maggiore coinvolgimento degli "stakeholders" [portatori di interesse, NdT], e la sfida verso il potere degli Stati nel decidere le regole del gioco per le pratiche minerarie.

Rebranding

Il più recente rinnovamento della propria immagine attuato dall'industria mineraria è [quello di porsi] come soluzione per [l’approvvigionamento di] minerali e materiali. Ciò fa seguito ai precedenti sforzi di far passare l'attività mineraria come “sostenibile” e “veicolo per lo sviluppo”.[vii]
L'ultimo rebrand è simile a quello che vediamo anche nel settore del petrolio e del gas, dove imprese come BP e Total rappresentano loro stesse come se stessero attivamente transitando dall'estrazione e produzione di combustibili fossili verso le energie rinnovabili.
Tuttavia un esame più attento delle loro effettive pratiche di investimento suggerisce il contrario: i livelli di profitto che le compagnie petrolifere vorrebbero ottenere con le energie rinnovabili generalmente non ci sono, e le società [BP, Total e Shell] esitano ad assumersi i rischi di investimento”.[viii]

Nel caso di BHP, la più grande compagnia mineraria del mondo, il sito web dell'impresa è pieno di immagini di turbine eoliche, veicoli elettrici e pannelli solari e i visitatori vengono accolti con messaggi su come i prodotti BHP aiutino a costruire un futuro migliore e più pulito. In effetti l'attività centrale dell'industria mineraria è difficile da individuare nella rappresentazione che le compagnie fanno di loro stesse.
Piuttosto, le società minerarie sono ora fornitori o distributori di prodotti, come annota il sito web della BHP.
In questo modo la BHP sottolinea che il mondo ha bisogno di aziende, buone aziende ... per fornire queste materie prime “rivolte al futuro” - e BHP sostiene di essere in una posizione unica per farlo.[ix]
L’ex CEO di Anglo American inquadra la compagnia in modo simile: "nel 2013 abbiamo pensato a noi stessi come una società mineraria... Il più grande problema che oggi il mondo dovrà affrontare è quello dei minerali necessari per sostenere la crescita e migliorare la vita di tutti. Di conseguenza dovremo andare oltre l'estrazione mineraria primaria e produrre un'intera gamma di prodotti, o fornire l'accesso a prodotti, ed è per questo che pensiamo a noi stessi più come una società di soluzioni minerali a lungo termine”.[x]

Come faranno esattamente queste società minerarie ad “andare oltre l'estrazione primaria” rimane poco chiaro.
Nella misura in cui questa “gamma di prodotti” continuerà a consistere in metalli attualmente nel terreno, nessun rinnovamento dell’immagine cambierà il fatto che questi metalli saranno estratti dal terreno.
Inoltre, nonostante l’entusiasmo di presentarsi come coloro che alimentano il settore delle energie rinnovabili, nel 2020 BHP ha speso ben più di cinque volte per l'esplorazione del petrolio di quanto abbia fatto per il rame - portando Bloomberg a notare che l'esplorazione del rame è l'equivalente di “spiccioli” per la compagnia.[xi]

Una delle aziende forse più abili in questo rebranding è una nota compagnia di estrazione mineraria nei fondali profondi: The Metals Company.
Il CEO della società, Gerard Barron, ha tratto parte della sua fortuna da un fallito tentativo di estrazione mineraria dai fondali marini nelle acque costiere della Papua Nuova Guinea, uscendo prima che la società coinvolta andasse in bancarotta, almeno in parte a causa dell'opposizione locale.[xii]
Ora The Metals Company sta guidando la corsa all'estrazione mineraria nelle acque internazionali della zona di Clarion-Clipperton nell'Oceano Pacifico.
L'estrazione in profondità dei fondali marini è una questione controversa a causa delle aspettative di danni ambientali e di perdite di specie, in particolare a causa della mancanza di conoscenza dell'entità di tali danni.
Una crescente preoccupazione ha portato un'interessante coalizione di soggetti (da Greenpeace a Google) a dichiararsi a favore di una moratoria sull'estrazione mineraria dei fondali marini profondi.
Per contrastare questo tentativo, il signor Barron, che ha iniziato la sua carriera commerciale nel marketing, sta attivamente curando l’immagine dell'attività mineraria proposta come una attività di 'raccolta' per “sviluppare il metallo come bene comune attentamente gestito”.
Come ha aggiunto in un'intervista: “Personalmente mi sento molto a disagio quando la gente ci descrive come minatori delle acque profonde. Alla DeepGreen [ora The Metals Company] non pensiamo a noi stessi come coloro che sviluppano un business minerario. Siamo nel business della transizione, vogliamo aiutare ila transizione del mondo fuori dai combustibili fossili con un cambiamento climatico e un impatto ambientale minore possibile. Questo è il bene pubblico globale che speriamo di creare”.[xiii]

Il coinvolgimento degli stakeholders

L’aumento dell’importanza della nozione di "stakeholders" [portatori di interesse NdT] nelle questioni relative alla gestione e controllo delle risorse riflette un più ampio allontanamento dei processi di governance dai diritti chiaramente definiti e delimitati e dalle responsabilità determinate dagli Stati, responsabili nei confronti dei cittadini.
Al contrario, il coinvolgimento degli stakeholders e il "multistakeholderismo" come forma di governance implicano "riunire […] attori che hanno un potenziale "interesse" davanti a un problema e chiedere loro di trovare una soluzione in modo collaborativo”.[xiv]

In questo modo, le società minerarie stanno assumendo un ruolo guida nel riunire attori che possono avere un interesse in un particolare progetto minerario, ad es. “comunità” locali (altro termine spesso mal definito), popolazioni indigene, ONG, rappresentanti del governo, ecc.
Come sottolinea Deloitte, il miglioramento di questo impegno è fondamentale per contrastare "la percezione pubblica che le compagnie minerarie stiano prosperando a spese della società", e un maggiore coinvolgimento può a sua volta anticipare e prevenire un "panorama tumultuoso delle relazioni con gli stakeholders" evitando così "le proteste della comunità, campagne propagandistiche contro l'estrazione mineraria, bruschi aumenti delle tasse e drastici cambiamenti nei regimi normativi”.[xv]
Di conseguenza, nelle interviste e nei documenti per le pubbliche relazioni, le compagnie minerarie hanno incorporato molto abilmente tali considerazioni nella definizione delle loro pratiche. Sicuramente migliorare la propria immagine in questo modo è considerato parte della lotta competitiva tra le imprese.[xvi]

Come ha spiegato l'ex CEO dell’Anglo American: "una cosa che ci differenzia come azienda è che gli standard che stiamo sviluppando per le nostre operazioni vengono sviluppati con le comunità locali [e] con le ONG, quindi stiamo sviluppando quegli standard con i nostri stakeholders e assicurandoci che l'espressione di tali standard soddisfi le loro aspettative”.[xvii]
Queste sono belle parole, ma fino a che punto questo si sono tradotte in cambiamenti sul campo nelle loro pratiche?
Sebbene la società abbia fatto molta strada dalle sue origini in Sud Africa - con un ufficio a Londra, una quotazione primaria alla Borsa di Londra e la partecipazione a quello che è probabilmente lo standard multistakeholder più veritiero - Initiative for Responsible Mining Assurance[xviii] - essa deve ancora affrontare legittime critiche da parte delle comunità di tutto il mondo, che hanno a che fare con grandi problemi legati alla sua posizione dominante durante il regime di apartheid in Sud Africa.
Ha dovuto affrontare costose azioni legali su casi storici di ex minatori che avevano contratto la silicosi e, sebbene sia stato raggiunto un accordo, sono in corso controversie in merito al risarcimento.[xix]
Al fine di promuovere la sua immagine green, l’Anglo American ha separato le sue operazioni sull’estrazione di carbone per centrali termoelettriche in una nuova società chiamata Thungela Resources.
Tuttavia ha dovuto affrontare critiche sul fatto che una tale mossa non riduce la produzione di combustibili fossili, ma garantisce semplicemente che Anglo American non sia più associata ad essa.
I ricercatori di Boatman Capital affermano anche che questa mossa consente ad Anglo American di sottrarsi all’obbligo di rispondere per le sue responsabilità storiche, anche per gli impatti dell'inquinamento dell'estrazione del carbone.
Boatman Capital accusa inoltre la società di sottostimare le proprie responsabilità ambientali fino a un terzo, lasciando la società appena scorporata con più passività che capitali.[xx]
L'estrazione del carbone di Anglo American non avveniva solo in Sud Africa, ma [la società] era anche il terzo partner, con BHP e Glencore, della gigantesca miniera di Cerrejon in Colombia.
La compagnia ha dovuto affrontare critiche consistenti per la delocalizzazione delle comunità indigene Wayuu e afrodiscendenti, accuse di gravi danni all'ambiente naturale, inclusa la distruzione delle fonti d'acqua locali e la contaminazione dell'aria e dell'acqua [derivante] dall'inquinamento dalla miniera.
Ci sono reali preoccupazioni sul fatto che Anglo American non si assumerà la responsabilità per i danni già causati dalla miniera, comprese le conseguenze della deviazione del fiume Bruno e lo sgombero della comunità Tabaco nel 2001, che è ancora in attesa di un'adeguata riparazione.[xxi]

L’Anglo American è stata anche messa sotto tiro dalle comunità locali vicine alla sua miniera di rame di Minas Rio in Brasile. Ci sono accuse sull’inquinamento delle acque causato da fuoriuscite di rifiuti minerari e sincere preoccupazioni riguardo ad una grande diga di decantazione che rappresenta un rischio elevato per le comunità che vivono a valle.
In Cile, il progetto Los Bronces Integrado è accusato di aver contribuito alla distruzione dei ghiacciai, mentre la miniera di El Soldado ha fortemente ostacolato la capacità della vicina comunità di El Melón di accedere all'acqua potabile. [xxiii]
Infine, come esempio della differenza tra parole e azioni, quando l'azienda è stata contestata in merito al suo impegno per il rispetto dei diritti degli indigeni, si è impegnata solo a cercare il libero consenso, preventivo e informato (FPIC), non ad ottenerlo effettivamente prima di iniziare le operazioni.
Vi è chiaramente un enorme divario - in tema di relazioni rispettose - tra la consultazione delle popolazioni indigene e l'accettazione del diritto al consenso.[xxiv]

(3.Continua)

Traduzione a cura di Ecor.Network.


Tratto da:

Smoke and Minerals: How the mining industry plans to profit from the energy transition
Mads Barbesgaard ed Andy Whitmore
Transnational Institute e London Mining Network
Amsterdam/London, Giugno 2022, pp. 20.

Download:


Note:
 

[i] Anglo American, Closing the trust deficit panel at FTMS, 08.10.2021.

[ii] Foran Mining, Mining and Race to Net Zero panel at FTMS, 07.10.2021.

[iii] Deloitte (2021). Tracking the trends 2021. Closing the trust deficit, Deloitte Insights, quote from p. 31.

[iv] EJ Atlas & MiningWatch Canada (2022),  Mapping community resistance to the impacts and discourses of mining for the energy transition in the Americas. Il documento è stato tradotto e pubblicato da Ecor.Network qui e qui.

[v] Come affermato qui dal ICMM.

[vi] EY, p. 19.

[vii] Coumans, C. (2019), Minding the “governance gaps”: Re-thinking conceptualizations of host state “weak governance” and re-focussing on home state governance to prevent and remedy harm by multinational mining companies and their subsidiaries.

[viii] Christophers, B. (2021), Fossilised Capital: Price and profit in the energy transition. New political economy, 27 (1), p. 146- 159 quote from p. 155.

[ix] Intervista rilasciata dal CEO di BHP a FTMS il 07.10.21.

[x] Dichiarazione del CEO di Anglo American a FTMS, 07.10.21.

[xi] T. Biesheuvel, BHP Spent Just Half a Day’s Profit Looking for Copper Last Year, Bloomberg, 14.09.21.

[xii] Kaschinski, K. et al., Solwara 1: Experimental Deep Sea Mining in the Bismarck Sea: History, Consequences, Resistance, Bremen: Fair Oceans and Bread for the World, 2019.

[xiii] Riportato in: Interview: Gerard Barron, DeepGreen, The Assay. Mining investment news, insights and company profiles, 27.03.19. Per una analisi della strategia di cambiamento dell’immagine della compagnia e delle sue implicazioni politiche, vedere: Grunnet, C. R. , Diving into the power of the narrative: A critical discourse analysis of corporate discourse on deep sea mining, Master’s Thesis, Lund University.

[xiv] TNI, Multistakeholderism: a critical look, Amsterdam, Transnational Institute, 2019, p. 2.

[xv] Deloitte 2021, p. 33.

[xvi] Ibidem.

[xvii] Dichiarazione del CEO di Anglo American a FTMS, 07.10.21.

[xix] Molelekwa, T., Silicosis payouts are ‘symbolic justice’ for South Africa’s miners, Mail & Guardian, 21.09.21.

[xxiii] Martinez, J., Anglo American’s impact on Chile, London Mining Network, 8/12/2020. Martinez, J., Continued impunity for Anglo American despite its impacts on the community of El Melón, London Mining Network, 12.02,2021.

20 luglio 2022 (pubblicato qui il 24 luglio 2022)