Video intervista di Eurocomunicazione ad Alessandro Dervishi, chirurgo ed ex presidente del Comitato Comitato Salute Pubblica Piombino e Val di Cornia.
Domani, 30 luglio, la popolazione di Piombino scenderà nuovamente in strada contro il progetto del rigassificatore che incombe sulla città.
Seguendo una strategia che rappresenta un disastro dal punto di vista dell’impatto sul clima, sui territori e sui mari (oltre che un harakiri economico), il governo Draghi ha infatti disposto di circondare la penisola e le isole maggiori di questi impianti altamente pericolosi, inquinanti e climalteranti, da aggiungere a quelli già esistenti a Panigaglia, Livorno e Porto Viro.
Le nuove “zone di sacrificio” dell’economia fossile riguardano, oltre Piombino, Ravenna, Porto Empedocle, Porto Vesme, Porto Torres ed Oristano, mentre si cominciano a ipotizzare nuove localizzazioni a Brindisi e Gioia Tauro.
Per i nuovi impianti Snam sta puntando molto sulle FSRU (Floating Storage and Regasification Units), “terminali in grado di stoccare e
rigassificare il gas naturale. Si tratta di navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono gas naturale liquefatto (GNL) a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas” .
A Piombino Snam ha destinato la nave Golar Tundra, una FSRU con una capacità di stoccaggio di 170mila metri cubi e una capacità di rigassificazione annua di 5 miliardi di metri cubi di gas.
Una bomba inquinante che si prevede di posizionare nell’area portuale, a due chilometri dal centro abitato e a poca distanza dalle altre attività marittime, particolarmente intense visto che Piombino è punto di partenza privilegiato per i trasporti verso l’Elba, la Sardegna e la Corsica.
In questa intervista rilasciata ad Eurocomunicazione, Alessandro Dervishi spiega le ragioni della lotta.
Descrive come la Golar Tundra andrebbe a gravitare su una città che già paga, in termini sanitari, l’eredità velenosa del proprio passato industriale, tanto da essere stata inserita fra i Siti di Interesse nazionale (SIN) ai fini di bonifica [i]. Il tragitto del gasdotto di collegamento fra la FSRU e la rete nazionale di trasporto del gas andrebbe ad attraversare proprio le aree più inquinate.
Dervishi ci parla delle tonnellate di cloro che finirebbero in mare, e di come si vorrebbe insediare un impianto ad alto rischio di incidente rilevante in un contesto privo di una stazione dei vigili del fuoco e delle caratteristiche strutturali necessarie alla gestione di un’emergenza.
Il tutto in una città che non ha ricevuto alcuna risposta politica istituzionale alla crisi dell’occupazione ed alle necessità sanitarie e ambientali collegate al pesante inquinamento pregresso, se non in termini di cassa integrazione, depotenziamento dell’ospedale e mancata bonifica.
Domenica 31 luglio le lotte contro i rigassificatori saranno tema di dibattito all'OSTUNI CLIMATE CAMP.