All'inizio del 2020 i governi di Argentina e Cina annunciarono un accordo per la produzione in Argentina di grandi quantità di carne suina da esportare verso il gigante asiatico.
A causa dei disastri prodotti dalla peste suina africana sul suo territorio, la Cina ha dovuto abbattere il 40% delle sue scorte di maiali. Ciò l'ha spinta, in un contesto di crescita del consumo, a colmare la mancanza di carne cercandola fuori dal suo territorio, in paesi come l'Argentina.
La proposta è arrivata quando l'attuale governo nazionale era appena entrato in carica, con una forte crisi del debito estero e con alcuni posti chiave nelle mani di funzionari favorevoli all'industria agroalimentare.
Le conseguenze negative dell'allevamento industriale sono molte e sono gravi. L'iniziativa dell'accordo ha trovato un fortissimo dissenso da parte della società argentina: produttori e produttrici, consumatori e consumatrici, movimenti sociali, intellettuali, attiviste e attivisti hanno detto no all'accordo e preteso politiche pubbliche per la produzione locale e per raggiungere, una volta per tutte, la Sovranità Alimentare.
Quello che segue è un dossier su questo tentativo di delocalizzazione di produzioni tossiche, sui suoi prevedibili impatti ambientali e sanitari, sui conflitti che genera, sulle relazioni fra i mega allevamenti e lo sviluppo di pandemie.
Il dossier, tratto dal portale BiodiversidadLA, è il quarto della serie "Amenazas a la soberanía alimentaria en Argentina", ed è stato prodotto da Acción por la Biodiversidad con il sostegno della Fundación Rosa Luxemburg.
Traduzione italiana di Marina Zenobio per Ecor.Network.
Amenazas a la Soberania Alimentaria en Argentina
Megagranjas porcinas: mas control corporativo y nuevas pandemia
Fernando Frank
Acción para la Biodiversidad, 2021, p.15.
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INTRODUZIONE - L'allevamento industriale
L'origine dell'allevamento risale ad oltre 10 mila anni fa. Da allora l'umanità ha fatto progressi nell'addomesticamento e nell'adattamento a climi, vegetazione e culture. E' stato così sia per gli animali da alimentazione (carne, latte, uova), per la produzione di fibre per l'abbigliamento, sia per gli animali da lavoro o da trasporto.
Dalla metà del XX secolo, il capitalismo concentrato è andato sempre più ad intensificare i processi di produzione animale. Per massimizzare la produttività e accelerare i processi biologici, sono state sviluppate diete uniformi, gli animali sono stati isolati dall'interazione con altre specie (in alcuni casi anche privati della luce del sole) e sono state prodotte enormi concentrazioni di animali con una genetica simile in aree sempre più piccole. Questo ha riguardato sia gli allevamenti di bovini da carne, sia il pollame da carne e da uova che la produzione di maiali.
Il pollame e i suini sono i settori in cui queste produzioni si sono sviluppate maggiormente a livello industriale e sempre più artificialmente. Le aziende hanno trovato in questi sistemi di produzione il modo per soddisfare la crescente domanda delle classi alte e medie di diversi paesi, spinte da un modello che associa il consumo di carne ad un migliore status sociale.
Punto trainante di questo tipo di produzioni è stata la crescita della produttività del mais e della soia transgenica attraverso le monocolture agroindustriali. La soia e il mais sono combinati tra loro con minerali e vitamine, con variazioni adattate ad ogni tipo di produzione animale. Nel terzo rapporto di questa serie, parliamo del “valore aggiunto” nei cereali da monocoltura. L'allevamento industriale, insieme all'industria di alimenti ultra-trasformati, gli agrocarburanti, il cibo per animali domestici e l'industria di biomateriali rappresentano gran parte della domanda di produzione di cereali geneticamente modificati.
Quando nel secolo XVII René Descartes spiegava che gli animali dovevano essere considerati come macchine, di certo non immaginava le conseguenze di questo pensiero. Oggi, nel XXI secolo1, alla cura ancestrale degli animali da produzione da parte delle famiglie e delle comunità contadine e indigene, il capitale finanziario con le tecno-scienze come strumento e l'impunità politica che deriva dall'essere parte di un potere concentrato, esige produttività a tutti i costi. Questo comporta la promozione della ricerca transgenica sugli animali, i monoblocchi di produzione animale con ascensori, lavoratori e lavoratrici isolate dal resto dell'umanità2, i sistemi di riconoscimento facciale, i chip negli animali e carne sintetica, frutto dell'agricoltura cellulare.
L'estrema artificializzazione della dieta, l'uniformità genetica e la mancanza di rafforzamento del sistema immunitario di questi animali si sostiene con la medicalizzazione: i continui trattamenti per la depressione immunitaria degli animali portano a quello che è stato chiamato “allevamento farmacologico”. Questo rappresenta un volume significativo del fatturato delle aziende farmaceutiche che, nel caso degli antibiotici, supera persino quello degli esseri umani. Come vedremo più avanti, questo porta a gravi problemi di salute generati dai batteri tolleranti a questi farmaci, causando ogni anno migliaia di morti.
Per avere un'idea della trasformazione che l'umanità ha operato sul pianeta, basta guardare le seguenti cifre3: si stima che la somma del peso dei corpi delle persone che abitano il pianeta è, all'incirca, 300 milioni di tonnellate. Il peso di tutte le popolazioni di animali domestici è stimato in 700 milioni di tonnellate. In contrasto, il peso degli animali selvatici che abitano oggi gli ecosistemi terrestri e marini non arriva a 100 milioni di tonnellate.
Il conflitto
Nel gennaio 2020, sono circolate informazioni su un possibile accordo tra Argentina e Cina per aumentare notevolmente la produzione di maiali4. Nel mese di luglio, il Ministero degli Affari Esteri argentino ha pubblicato un comunicato ufficiale5 che recitava così: “Il Ministro degli Esteri ha confermato il legame strategico tra l'Argentina e la Repubblica Popolare Cinese. Ha detto che questo partenariato strategico è concepito dalla Repubblica Argentina sia in termini commerciali che di investimenti. Solá ha ricordato che la Cina, insieme al Brasile, è uno dei due maggiori partner commerciali dell'Argentina, e si è detto soddisfatto delle prospettive di cooperazione in tecnologia, agricoltura, infrastrutture e finanza. Il cancelliere ha espresso la volontà di vedere espandersi il commercio bilaterale e di rispettare le regole globali del libero scambio. Risultò chiaro l'appoggio a una Organizzazione Mondiale del Commercio che recuperi la sua forza e serva da mediatore e giudice per tutti i paesi del mondo”.
In quanto ai numeri annunciati, il comunicato diceva che “L'Argentina potrebbe produrre 9 milioni di tonnellate di carne suina di alta qualità e darebbe alla Cina l'assoluta certezza di approvvigionamento per molti anni a venire”. L'annuncio è stato accolto con ottimismo da molti media vicini all'agroindustria. Si è poi provveduto alla correzione del numero di 9 milioni di tonnellate sostenendo che si era trattato di un errore: il numero stimato, secondo il nuovo comunicato, era di 900 mila tonnellate. In altre parole 10 volte meno.
Il governo ha visto un'opportunità di business di fronte alla brusca caduta della produzione in Cina. Come dicevamo, nel 2019 il paese asiatico aveva dovuto abbattere il 40% delle sue scorte di maiali a causa della peste suina africana. Per misurare il colpo alla sua economia e all'approvvigionamento bisogna ricordare che nel 2018 la Cina era responsabile del 48% della produzione mondiale di maiali6. Con il suo enorme potere d'acquisto, riuscì a garantire l'approvvigionamento tramite la produzione fuori dal suo territorio.
Il piano consiste nell'articolare la domanda cinese con le possibilità produttive dell'Argentina, basate sulla disponibilità di cereali e foraggio, sulle conoscenze e sulle esperienze produttive accumulate e, come vedremo più avanti, sull'elevato stato di salute degli animali del paese. Il rifiuto è andato via via crescendo in termini di diversità delle voci, della loro articolazione e dei loro argomenti.
Il perché del rifiuto
Il fortissimo dissenso mostrato dalla società argentina rispetto a questo accordo può essere paragonato solo al conflitto con la società Vicentín o quello sul grano transgenico HB4. Il silenzio, come in altri casi, è stato rotto dal basso. Nel luglio del 2020 uno dei collettivi autoconvocati contro l'accordo sui maiali ha pubblicato questa dichiarazione “Non vogliamo essere trasformati in una fattoria di maiali per la Cina, né in una fabbrica di nuove pandemie”7. Nell'ottobre del 2020, raccogliendo contributi da diverse voci, lo stesso collettivo ha pubblicato il libro “10 miti e verità sui mega-allevamenti che cercano di impiantare in Argentina”8.
Questo documento presenta da un lato 10 miti del “linguaggio pubblicitario” e la visione idealista del governo nazionale e, dall'altro, 10 verità basate su prove scientifiche e testimonianze delle comunità. Il discorso ufficiale, secondo gli autori e le autrici, nega i rischi e i danni di queste imprese zootecniche industriali ed esagera i presunti vantaggi in termini di “sviluppo territoriale”, “valore aggiunto”, “creazione di posti di lavoro nelle economie regionali” e produzione di cibo per “nutrire il mondo”.
Rispetto alle conseguenze negative previste nelle imprese di questo tipo, si menzionano:
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Consumo eccessivo di acqua e contaminazione delle fonti. Molte di queste imprese sono pianificate in territori dove l'acqua è scarsa e/o di scarsa qualità. I mega-allevamenti consumano milioni di litri d'acqua, ne favoriscono l'accaparramento e inquinano le fonti.
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Impatti sanitari9. Tra gli impatti negativi dei mega-allevamenti di suini sulla salute collettiva si menzionano moltissime malattie associate alla esposizione a gas (come l'ammoniaca e l'idrogeno solforato, tra le altre 300 sostanze che sono state trovate nelle fabbriche di maiali), malattie respiratorie, neurodegenerative, mentali, cutanee e infettive. Anche la contaminazione dell'acqua con escreti può provocare malattie gastrointestinali. Le mosche, la cui popolazione cresce senza controllo, oltre ad essere fastidiose nella vita quotidiana posso agire come vettore di almeno 65 problemi per la salute, come enteriti, malattie degli occhi, febbre tifoidea, dissenteria, poliomielite, carbonchio, tularemia, lebbra o tubercolosi. Anche i roditori aumentano e con loro i rischi di salmonellosi, toxoplasmosi, leptospirosi, trichinosi e parassiti. Così come aumento le popolazioni di pulci, zecche, pidocchi, acari e zanzare.
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Il potenziale pandemico. Le zoonosi sono malattie degli animali che possono essere trasmesse all'uomo. I mega-allevamenti di maiali sono il terreno di coltura perfetto per le zoonosi: l'artificializzazione con mangimi equilibrati, programmi sanitari e genetica uniforme deprimono sistematicamente le difese immunitarie provocando malattie.
Al contempo, con i trattamenti sanitari diffusi, si spinge verso la selezione di patogeni più infettivi e tolleranti ai farmaci. Mentre si generano nuovi patogeni, gli ecosistemi vengono distrutti e le popolazioni umane si avvicinano a quelle non umane, aumentando la presenza di vettori che aumentano i rischi di “salto di specie dei virus”10. Le lagune dove i rifiuti vengono trattati sono un luogo ideale per lo sviluppo di zoonosi. Molte delle malattie infettive emergenti degli ultimi anni sono considerate zoonosi: l'influenza aviaria H1N1 (2008), l'influenza suina H5N1 (2009), la Sindrome respiratoria mediorientale – MERS (2012) e l'ebola (2014). L'origine del coronavirus Cov2 della SARS, che ha causato la pandemia di Covid-19, è attualmente in discussione. Alcuni autori considerano altamente probabile la sua origine zoonotica.
Covid-19 e sistema agroalimentare
Possiamo menzionate almeno 4 relazioni dirette tra la pandemia di Covid 19 e la produzione agroalimentare industriale:
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Casi di zoonosi sempre più frequenti: l'allevamento industriale aumenta la probabilità di malattie trasmissibili all'uomo poiché i farmaci, esponendo un gran numero di animali alle stesse condizioni, esercitano una pressione selettiva su patogeni sempre più infettivi.
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Distruzione degli habitat della fauna silvestre: tanto l'avanzata delle monocolture agroindustriali necessarie per alimentare gli animali, come le nuove urbanizzazioni spingono la fauna nativa verso territori sempre più piccoli, aumentando il rischio di “salto di specie dei virus”.
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Malattie croniche non trasmissibili: varie forme di cancro, ipertensione e altre malattie cardiovascolari, obesità e diabete sono spesso causate dalla malnutrizione derivante dall'alimentazione con cibi ultra-processati. Ognuna di queste malattie è stata indicata dalle autorità sanitarie come fattore di rischio per il Covid 19.
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Depressione dei sistemi immunitari per esposizione a pesticidi: molti pesticidi possono colpire il sistema immunitario deprimendolo e, pertanto, rendere il corpo suscettibile a malattie infettive (come il Covid, per esempio). Queste sostanze tossiche possono entrare nel corpo per vie diverse, attraverso l'esposizione a irrorazioni su terreni vicino a case abitate, luoghi di transito o di lavoro, attraverso i residui nell'acqua e negli alimenti. Sono dannose sia le esposizioni acute che quelle croniche11.
Da notare che, mentre la presenza della pandemia è strabordante sui mezzi di comunicazione e nei discorsi politici, ben poca discussione c'è stata sulla sua origine. Una ricerca approfondita sull'origine del Covid-19 è importante per capire che continuiamo ad essere vulnerabili a eventuali future pandemie12.
Lo sviluppo della resistenza batterica ad antibiotici
L'uso intensivo di antibiotici nei sistemi di allevamento industriale rappresenta l'80% dell'uso totale a livello mondiale. Oltre a trattare malattie e prevenirle, l'obiettivo della sua applicazione nei mega-allevamenti di suini è lo “stimolo alla crescita”. Ciò avviene selezionando microrganismi coliformi che sintetizzano vitamine e aminoacidi, accelerando così l'ingrasso degli animali. Questo uso, in termini di popolazioni batteriche resistenti agli antibiotici, è considerato dalle autorità sanitarie come uno dei principali generatori di problemi di salute pubblica a livello globale. Per questo motivo l'Organizzazione Mondiale della Sanità invita l'agricoltura, la piscicoltura e l'industria alimentare a “smettere di somministrare antibiotici ad animali sani per prevenire la diffusione della resistenza antimicrobica”13.
Gli antibiotici lasciano residui negli alimenti prodotti con questi sistemi e, con le deiezioni, raggiungono i corsi d'acqua. Arrivando nel corpo umano possono causare malattie per le quali gli antibiotici non saranno efficaci.
Lo status di salute animale: in uno dei tanti convegni organizzati su questo conflitto nel corso del 2020, Carlos Ramos, del Movimiento Nacional Campesino e Indigeno “Somos Tierra” (MNCI-ST),14 ha sollevato un punto chiave dell'accordo sui maiali: uno dei motivi che hanno portato la Cina a guardare con interesse il territorio argentino per la sua produzione è l'elevato stato di salute del paese, frutto di un lavoro di politica pubblica durato anni. L'Argentina non è solo libera dalla peste suina africana, ma anche dall'afta epizootica, dalla peste suina classica e dalla sindrome respiratoria. La firma dell'accordo costituirà un rischio per la produzione nazionale e anche per le esportazioni. Lo specialista in produzione animale ritiene che, se i nuovi mega-allevamenti saranno realizzati, il rischio di esposizione a queste malattie e anche a nuove pandemie aumenterà. Come conclusione della sua presentazione ha considerato che, da un punto di vista sanitario, la produzione proposta non è né sostenibile né duratura, e non lo è nemmeno da un punto di vista socio-economico-ambientale: “E' un attentato diretto alla Sovranità Alimentare perché non si sta prendendo in considerazione nessuno dei concetti: chi produce, come produce e dove produce”.
Conclusioni
Al momento i governi di Argentina e Cina non hanno sottoscritto l'accordo sui suini15 ma c'è un chiaro interesse ad andare avanti in tal senso. Tuttavia, sono stati firmati “accordi bilaterali” con province come Chaco, Córdoba, Formosa e Misiones.
La visibilità del conflitto, dal basso e con solidi argomenti, riapre molti dibattiti politici rilevanti:
- Le politiche pubbliche in Agricoltura, Salute, Scienza, Tecnica e Alimentazione: come nel caso dell'iniziativa 200MT, affrontata nel terzo dossier di questa serie, le presunte soluzioni con megaprogetti contraddicono le proposte di sostenere esperienze legate alla Sovranità (alimentare, sanitaria, tecnologica e politica), alla difesa della dignità e alla permanenza delle comunità nei loro territori.
- Agricoltura e allevamento: l'Argentina ha grandi estensioni di terre produttive e una grande tradizione nella pastorizia in ogni ecoregione del paese. Invece di continuare a promuovere la deforestazione, le monocolture e i mega-allevamenti di maiali, davanti alla crisi l'urgenza dovrebbe essere quella di recuperare i sistemi misti nella regione della Pampa e sostenere una produzione animale diversificata in pascoli naturali nelle regioni di Espinal, Chaco e Patagonia, tra le altre. La conoscenza accumulata, attraverso un lavoro di ricerca di lunga data delle organizzazioni scientifiche e tecnologiche pubbliche, è essenziale. Non si tratta di arrivare a soluzioni semplicistiche, tipo “asso nella manica” che pretenderebbe l'accordo con la Cina. Si tratta di intervenire con politiche pubbliche strutturali in ciascuna delle catene, con una produzione agroecologica di grani non OGM, allontanandosi dalla dipendenza da input come pesticidi e fertilizzanti sintetici. L'esperienza dei produttori dovrebbe essere utilizzata anche per adattare la genetica animale alla diversità degli ambienti, degli alimenti e della gestione. Proposte come quelle del Forum Agrario Nazionale vanno in questa direzione.
- Alimentazione e salute: l'impatto dell'industria agroalimentare sul mondo accademico è innegabile, sia in Argentina che nei paesi centrali. Ci sono linee di pensiero che cercano di demonizzare gli alimenti di origine animale, come la carne rossa. Indubbiamente, per migliorare la salute degli ecosistemi e di alcuni problemi di salute umana, è necessaria un'urgente riduzione dell'allevamento industriale e del consumo tra le classi alte e medie dei paesi centrali e dei redditi medi, che sono quelle classi che attualmente sostengono questo sistema. Oltre a ridurre la produzione industriale dannosa, crediamo sia importante promuovere e sostenere una produzione diversificata per migliorare l'accesso agli alimenti di origine animale in termini di prezzo, qualità, stagionalità e disponibilità in tutte le regioni. Fa parte delle nostre culture alimentari e sono necessarie politiche pubbliche forti, integrali, sostenute e popolari. Non è contraddittorio proporre una forte limitazione alle produzioni di allevamenti agroindustriali contemporaneamente alla promozione della produzione popolare di alimenti di origine animale. Negli ultimi anni di crisi economica il consumo di carne è sceso ma non a favore di una alimentazione migliore ma verso il noto eccesso di carboidrati a cui si somma l'aumento del consumo di cibi ultra-processati. E' anche diminuito il consumo di latte, uova, frutta e verdure. Lasciare il problema nelle mani del mercato significa non farsi carico, come governo e come Stato, del diritto all'alimentazione.
- Crisi economia e bisogno di valuta estera: la grave crisi che stiamo vivendo, derivata dalla crisi economica, sanitaria e del debito estero è, per le imprese concentrate, un motivo e una giustificazione per le mega-imprese. Come è stato sottolineato dalle organizzazioni popolari - tra cui quelle che compongono il Forum Agrario, i movimenti socio-ambientali e quelli per una scienza con dignità -, le soluzioni a portata di mano sono quelle dell'agroecologia e della Sovranità Alimentare e non i progetti megalomani della tecnoscienza, del business agroalimentare e delle corporazioni transnazionali. In ogni caso, è chiaro che oggetto del dibattito è la legittimità del debito estero e la distribuzione del reddito, nel contesto della brutale concentrazione della ricchezza nelle mani di una manciata di corporazioni e paesi.
- Lavoro: le imprese estrattive, che siano mega-minerarie, per lo sfruttamento degli idrocarburi o del settore agroalimentare, innalzano sempre la bandiera della creazione di posti di lavoro. Sulla base di quanto affermato in questo e nei precedenti rapporti di questa serie, riteniamo che i mega- allevamenti di maiali genererebbero lavoro precario, pericoloso per la salute dei lavoratori e che spazzerebbe via altre produzioni e fonti di lavoro. L'Agricoltura Familiare, Contadina e Indigena (AFCI) ha bisogno di molto più sostegno statale e sociale, e può benissimo generare molto più lavoro decente, senza padroni, con radici e sostegno nel tempo.
- Partecipazione della cittadinanza: l'accordo sui maiali è stato annunciato come una buona notizia da un'amministrazione nazionale che non ha fatto nulla per attivare canali di partecipazione per produttori e produttrici, accademici e accademiche, consumatori e consumatrici, governi locali e provinciali o comunità. Presuppone un consenso che non esiste. In realtà ci sono molte popolazioni e organizzazioni, in Argentina e in altri paesi, che hanno rifiutato e continuano a rifiutare le imprese di allevamento industriale, e in molti casi sono riuscite a impedire l'installazione di mega allevamenti di maiali o ad ottenerne l'espulsione. Nel libro “10 miti” sopra citato, alcuni di essi sono menzionati: Saladillo (Buenos Aires), Valle de Lerma (Salta), Arroyo Seco (Santa Fe), "Cerdos de los Llanos" (La Rioja), così come altri paesi: Cile16, Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Ecuador, Germania, Ungheria, Irlanda del Nord, Spagna, Olanda, Colombia e Messico. In quest'ultimo, “dopo più di cinque anni di lotta, la Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN) ha confermato la sospensione dell'impresa Producción Alimentaria Porcícola (PAPO), ottenuta attraverso un'ingiunzione promossa da sei ragazze e ragazzi di Homún, una comunità maya che si è organizzata per salvaguardare la Riserva Geoidrologica dell'Anello dei Cenotes”17. Nella provincia del Chaco, un gruppo della comunità Qom ha denunciato che il governatore Capitanich intende procedere con mega-allevamenti di maiali (tra le altre produzioni agro-industriali) senza consultare le popolazioni native della provincia18.
L'estrattivismo in Argentina non ha licenza sociale. Nelle quattro tematiche trattate in questa serie di dossier (grano HB4, AgTech, l'iniziativa per produrre 200 milioni di tonnellate di grano e l'Accordo sui maiali), possiamo vedere come il governo rivendichi un consenso inesistente e i dibattiti avvengano dopo, generati dal basso. Discutere a fondo il conflitto suino significa discutere il modello agroalimentare e il modello del paese. È importante capire che senza un dibattito politico è impossibile progredire nella costruzione di un paese più giusto. E che conformarsi alle richieste dei paesi potenti e delle corporazioni transnazionali significa andare contro la democrazia e la sovranità nazionale e alimentare.
Materiali per approfondire la conoscenza sulla Campagna
- “Non vogliamo diventare una fabbrica di maiali per la Cina, né una fabbrica di nuove pandemie”. Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Campanas-y-Acciones/No-queremos-transformarnos-en-una-factoria-de-cerdos-para-China-ni-en-una-fabrica-de-nuevas-pandemias
- Libro “10 Miti e verità sulle mega-fabbriche che stanno cercando di installare in Argentina”. Autori: Soledad Barruti, Inti Bonomo, Rafael Colombo, Marcos Filardi, Guillermo Folguera, Maristella Svampa y Enrique Viale. Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Recomendamos/10-mitos-y-verdades-de-las-megafactorias-de-cerdos-que-buscan-instalar-en-Argentina
- “La salute in un porcile. Rapporto dell'impatto sulla salute dell'allevamento industriale di suini.” dell'Instituto de Salud Socioambiental, dicembre 2020. Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Recomendamos/La-salud-hecha-un-chiquero
- Video - Dibattito: “Maiali per la Cina? Dibattiti sul Modello Produttivo e Sovranità Alimentare”. Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Multimedia/Video/Video-Conversatorio-Cerdos-para-China-Debates-sobre-Modelo-Productivo-y-Soberania-Alimentaria
- Foro Agrario Nacional – L'accordo con la Cina per l'allevamento industriale di maiali da esportazione. Disponibile su https://www.youtube.com/watch?v=TacoIi2X4RY
- “Maiali per la Cina made in Argentina?”, FARN, agosto 2020. Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Documentos/Cerdos-para-China-made-in-Argentina
- “Dibattito pubblico storico ambientale – Accordo Cina Argentina maiali - #Paradigmi”. Disponibile su https://www.youtube.com/watch?v=ZiqE_Cl_4cM
- Documentario “Freirina Rebelde”. Disponibile su https://www.youtube.com/watch?v=uT-JRriMEtE&t=2s
NOTE:
1 Nell'articolo “Bioetica animale come risposta al cartesianesimo distopico" (Rivista Bioética y Derecho no.50. Barcellona, 2020), Gustavo Yáñez González considera le mega-fattorie come “non luoghi”, concepiti come estremi della modernità e come una modulazione capitalista della macchina-animale cartesiana.
2 https://www.agriculture.com/livestock/pork-powerhouses/105000-sows-stacked-six-stories-high
3 Dati citati da Yuval Harari in “Sapiens, de animales a Dioses”, provenienti da: “The Earth’s Biosphere: Evolution, Dynamics, and Change”, Vaclav Smil, Cambridge, Mass. MIT Press, 2002; “The Weight of Nations: An Estimation of Adult Human Biomass”, Sarah Catherine Walpole et al., BMC Public Health, 12, 439, 2012.
4 https://dialogochino.net/es/agricultura-es/33102-argentina-quiere-aprovechar-la-crisis-de-lapeste-porcina-en-china/
5 Comunicato ufficiale della Cancelleria, 5 luglio 2020. Disponibile su https://www.cancilleria.gob.ar/es/actualidad/noticias/dialogo-con-el-ministro-de-comercio-de-la-republica-popular-china-zhong-shan
6 “Maiali per la Cina made in Argetina?”, FARN, agosto 2020. Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Documentos/Cerdos-para-China-made-in-Argentina
7 Testo del comunicato e lista delle adesioni disponibili su https://www.biodiversidadla.org/Campanas-y-Acciones/No-queremos-transformarnos-en-una-factoria-de-cerdos-para-China-ni-en-una-fabrica-de-nuevas-pandemias
8 Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Recomendamos/10-mitos-y-verdades-de-lasmegafactorias-de-cerdos-que-buscan-instalar-en-Argentina
9 Oltre al libro “10 mitos y verdades...” raccomandiamo, per maggiori infomazioni su questo tema, il libro “La salud hecha un chiquero. Informe del impacto de la cría industrial de cerdos en la salud” del Instituto de Salud Socioambiental, diciembre de 2020. Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Recomendamos/La-salud-hecha-un-chiquero
10 Nel libro “Grandes granjas, grandes gripes. Agroindustria y enfermedades infecciosas” (Ed. Cap Swing, 2020) lo statunitense Robert Wallace, biologo evoluzionista e studioso della filogeografia della salute pubblica, sviluppa in dettaglio questo legame.
11 “Citazioni di pubblicazioni scientifiche nazionali e internazionali su Immunosoppressione causata da pesticidi”, Eduardo Rossi, Naturaleza de Derechos, aprile 2020.
12 “Gestando la próxima pandemia”, Silvia Ribeiro, La Jornada, aprile 2020. Disponibile su https://www.jornada.com.mx/2020/04/25/opinion/023a1eco
13 OMS, 2017. Comunicato disponibile su https://www.who.int/es/news/item/07-11-2017-stopusing-antibiotics-in-healthy-animals-to-prevent-the-spread-of-antibiotic-resistance
14 Foro Agrario Nacional – L'Accordo con la Cina per l'allevamento industriale di maiali da esportazione https://www.youtube.com/watch?v=TacoIi2X4RY
15 La Nación, Bertello, F. 5 luglio 2020. Disponibile su https://www.lanacion.com.ar/economia/campo/con-china-suspenso-para-un-millonario-acuerdo-al-que-apostaba-el-gobierno-nid05072021/
16 Si può vedere il documentario “Freirina rebelde” su https://www.youtube.com/watch?v=uTJRriMEtE&t=2s
17 Disastri negli allevamenti di maiali, di Gloria Muñoz Ramírez, Messico 31 maggio 2021. Disponibile su https://www.biodiversidadla.org/Noticias/Reveses-a-granjas-porcicolas
18 https://agenciatierraviva.com.ar/impenetrable-chaqueno-comunidades-qom-rechazan-elacuerdo-porcino-con-china/