Introduzione
Nel camminare a fianco delle comunità contadine, ci sono tante storie che si intrecciano e che vale la pena raccontare. Ecco perché negli anni Bienaventurados los Pobres (Be. Pe.) ha coordinato pubblicazioni che funzionano come una pausa, una virgola, un punto e virgola, per dar vita alla riflessione che alimenta la pratica. Ed è questo esercizio, questo andare e venire dall'azione alla riflessione, che offre la possibilità di allargare lo
sguardo e riconoscere che lo scenario di una determinata comunità si ripete su tutto il territorio latinoamericano.
È in questo riconoscimento, allora, che diventa possibile tessere reti per rafforzare i legami tra queste realtà, che a prima vista possono sembrare isolate e marginali, ma tuttavia sono accomunate dalla stessa trama. Che le conoscenze e le pratiche ricreate per secoli in ciascuna delle città del sud che resistono e re-esistono alle minacce dei saccheggi, lasciano indizi per chi non vuole arrendersi. Quelle instancabili menti curiose che non accettano la narrazione egemonica, vanno alla ricerca di esperienze di lotta per la vita per trasformarle in parole e condividerle. Così è nata l'idea di Le Acque Visibili. Contro la naturalizzazione della depredazione che il pensiero dominante intende instaurare, affiorano le storie che raccontano di quelli che mettono in discussione quel destino per l'umanità.
Perché raccontarci le nostre storie ci permette di riconoscere quegli altri mondi possibili che già ci esistono. E saranno sempre di più. Ecco perché raccontare è uno dei modi che ci salva dalla mancanza di speranza. Ogni fase del processo, percorrere, ascoltare, domandare, attendere, identificare le trame, scoprire protagonisti, riconoscere conflitti, provare possibilità, permette di vivere esperienze che alimentano la ricostruzione di alternative.
Questo nuovo approccio alle storie del Bolsón de Fiambalá riporta a far parlare i saperi propri dei suoi protagonisti. Ma apre anche la possibilità di far volare quelle storie al vento e farle arrivare dove è necessario un barlume di speranza. Le acque visibili forniscono una doppia prospettiva: da un lato, quella socio-ambientale, che riconosce l'esistenza di un modello estrattivo che avanza su corpi e territori che, in contraddizione al sistema, sono riconosciuti come tasselli fondamentali per l'equilibrio della vita. A sua volta, l'approccio dalla cronaca letteraria consente la possibilità di trovare parole per ciò che non ha nome, per ciò che nel vocabolario non figura come lo conosciamo ed vuole arrivare al limite del linguaggio e dell'immaginazione.
Il risultato è una serie di cronache che diventano un libro per tornare alle comunità, lì dove sono nate, e per raggiungere ognuno dei punti di queste reti che costruiamo e che vogliamo rafforzare.
L'organizzazione contadina sgorga dal fiume
Il rio Abaucán scorre davanti a noi e avanza lungo l'ampio solco che attraversa la terra al centro della valle conosciuta come Bolsón de Fiambalá. Ma è marzo e scorre troppo: nelle stagioni piovose, come questa, le piene sono così alte che finiscono per bloccare le prese d'acqua e i canali che i contadini hanno costruito lungo il fiume per irrigare le loro coltivazioni a Medanitos, un villaggio situato pochi chilometri a valle, nel dipartimento di Tinogasta della provincia di Catamarca.
- Qui a Medanitos quest'estate ci sono state delle alluvioni molto grandi e hanno intasato molti canali. Così la gente è rimasta per più di 30 giorni senza poter irrigare: molte fattorie sono inaridite, gli orti si sono seccati... - mi spiega Johana, questo sabato mattina con in braccio Nabil, il suo bambino di un anno e mezzo. Sì, in questa regione, come se fosse un regno alla rovescia, quando piove manca l'acqua. E di fronte a questo la comunità è presenta, le mani contadine si mettono al lavoro per il bene comune:
- Per questo è stato costruito quell'argine - dice Johana, indicando la montagna di sabbia che si frappone al letto del rio Abaucán e che gli abitanti di Medanitos devono costruire più volte all'anno con pale e schiena. - Ma d'estate cresceva ogni due o tre giorni: allora rifacevano il margine ma poi arrivava l'alluvione e portava via tutto - aggiunge, con una serenità che contrasta con la sua storia ma con la quale sembra essere nata.
Johana è nata nel villaggio di Tatón, che si trova
a pochi chilometri da qui, dopo che i cespugli di jarilla e ginestra lasciano il posto alle dune, montagne di sabbia sollevate dal vento che regalano l'aria desertica di questo luogo. Oggi vive facendo la spola tra casa sua, nella città di Fiambalá, e le comunità agricole della zona, per lavorare nell'organizzazione Bienaventurados los Pobres (Beati i poveri). Be.Pe., come è conosciuta da queste parti, è un'associazione civile che lavora da oltre 30 anni nelle province di Catamarca e Santiago del Estero per promuovere, insieme alle comunità e alle organizzazioni territoriali di questa regione, alternative di sostentamento economicamente valide ed ecologicamente sostenibili.
- Dopo l'innalzamento del fiume, arriva una macchina per consolidare la strada in modo che i veicoli possano percorrerla. Ma a volte il veicolo affonda. Questo fiume è molto veloce perché è tutto sabbia, questo fiume è un po' bugiardo... - continua a spiegarmi Johana, con il suo accento di Catamarca che si mescola al canto degli uccelli in sottofondo.
Ma ora siamo a marzo, tra poco arriverà l'inverno e non dovremo più costruire argini perché le inondazioni saranno finite, ma con esse anche le piogge. Poi arriverà una nuova carenza e un'altra grande sfida per le comunità della zona:
- Guarda laggiù, sono tutte dune, è sabbia - dice Johana, indicando le piccole colline bianche che si ergono in una parte del paesaggio. Ciò che succede è che la poca acqua che passa viene filtrata parecchio, si consuma lungo il tragitto, perché è un tutt'uno di dune di sabbia.
Non è sempre stato così: gli anziani di Medanitos ricordano la ricca produzione alimentare della loro infanzia e come l'acqua, ben distribuita, fosse sufficiente per tutti e tutte, fino a quando il degrado delle foreste alle sorgenti e alle rive del fiume ha fatto sì che il suo corso diventasse sempre più grande, la sua portata si riducesse lungo il percorso e la sua acqua evaporasse sotto l'effetto del sole e del vento.
Ora, gli e le abitanti del Bolsón de Fiambalá riescono a vedere l'acqua che si trova all'interno di un chicco d'uva e il seme che l'ha fatta nascere, e sanno che il loro compito principale è quello di prendersene cura. Per questo motivo la loro organizzazione, ACAMPA, l'Associazione dei Contadini dell'Abaucán, prende il nome dal fiume che dà loro la vita. Un nome che a sua volta deriva da quello di un popolo originario che abitava questa zona: gli Abaucanes.
Mentre Nabil balbetta in braccio alla madre, tentando di partecipare alla conversazione, Johana mi racconta che anche lei fa parte dell'associazione che riunisce i piccoli produttori distribuiti tra i villaggi, i comuni e altri luoghi di questo territorio delimitato dalle montagne pedemontane, quelle che ora, davanti a noi, popolano l'intero orizzonte. Alle loro spalle si trova la sorgente dell'Abaucán: il flusso del suo bacino, che attraversa le province di Catamarca e La Rioja, dipende quasi esclusivamente dall'acqua che scende dalla Cordigliera delle Ande. Questa sorgente è ora in pericolo a causa di un progetto di estrazione del litio, in linea con il boom che questa industria estrattiva sta raggiungendo in Argentina.
FM Horizonte
- Qui abbiamo ricevuto un messaggio che chiede a tutta la comunità di venire, questo pomeriggio alle cinque, per alzare l'argine nel fiume. La voce di Manuel, il compagno di Johana, ci accompagna in macchina attraverso FM Horizonte, la radio comunitaria di Medanitos, dove siamo diretti.
Percorriamo una strada sterrata costeggiata da dune punteggiate da alcuni arbusti che, gradualmente, lasciano il posto a piante autoctone, canne e canneti, fino a quando i vigneti, gli ulivi e le coltivazioni di ortaggi, tra cui si nascondono alcune case in mattoni, ci dicono che siamo arrivati in questo villaggio di circa millecinquecento abitanti. Lì, un isolato prima dell'inizio della strada asfaltata, una piccola casa bianca con una finestra e una grande insegna blu: Radio comunitaria FM Horizonte. Le nostre voci, le altre voci, le voci della terra. Ora la voce di Manuel prende corpo dall'altra parte del vetro, con sopra la scritta "aire" illuminata di rosso.
Da questo lato Carla, la figlia tredicenne di Johana, con la sua treccia bruna e ben curata, accende e spegne l'insegna mentre aziona i comandi che diffondono la voce proveniente da questo monolocale verso i diversi angoli del Bolsón de Fiambalá. Creata dall'associazione Be.Pe. dieci anni fa, oggi la radio comunitaria è gestita insieme ad ACAMPA e sostenuta da diverse persone della regione. Manuel è uno degli speaker, nonché membro di entrambe le organizzazioni. Quando mi racconta di essere venuto a vivere nella zona di Fiambalá come membro della Be.Pe. nel 1987, gli chiedo dove è nato. - Sono nato in... in Spagna...- mi risponde e scoppia a ridere con le sue labbra larghe e il naso rotondo.
- Vengo da un villaggio vicino, dall'altra parte della collina. Da Catamarca, ma in un altro dipartimento. Manuel racconta che anche l'origine di Radio Horizonte viene dall'acqua. La radio è nata nel 2014, dopo uno dei più grandi conflitti affrontati dai piccoli agricoltori e agricoltrice di Medanitos per difendere questa risorsa: organizzati e organizzate sono riusciti a impedire che la casa vinicola Cabernet de los Andes si appropriasse di un terzo dell'acqua per irrigazione che riuscivano a prendere dal rio Abaucán.
(1. Continua)
* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network
Las aguas visibles. Cronicas sobre las comunidades campesinas y el avance de la mineria del litio en el Bolson de Fiambalà
di Lucia Maina Waisman
Bienaventurados los Pobres (Be. Pe.), Catamarca, 2021 - 136 pp.
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