Storicamente e ancora oggi l'imperialismo ha avuto, e continua ad avere, effetti devastanti sull'agricoltura globale. Ciò è particolarmente evidente in Iraq, un paese che ha subito le conseguenze di una guerra moderna e della lunga e lenta distruzione della colonizzazione imperiale. Comunque, sebbene gli effetti dell'invasione dell'Iraq del 2003 guidata dagli Stati Uniti siano stati catastrofici, gli Stati Uniti non sono l'unica potenza responsabile per la devastazione del sistema agricolo iracheno. In effetti, i fallimenti dell'industria agricola del paese possono essere anche attribuiti al sistema coloniale britannico ed al sistema centralizzato e altamente controllato del regime di Ba'th.
Nell’aprile del 2023 abbiamo condotto una serie di interviste negli uffici del dipartimento di prevenzione delle malattie e gestione dei parassiti del ministero dell'agricoltura iracheno: "Stiamo facendo solo contratti con le grandi imprese affidabili come Syngenta e Bayer", spiega un dipendente, mentre il suo mouse del computer portatile scorre su un tappetino col marchio Syngenta.
Sulla parete dietro di lui, un orologio Syngenta ticchetta costantemente. All'interno del ministero, multinazionali come Syngenta e Bayer, che sono ben consolidate in un contesto globale di agribusiness, sono diventate il simbolo del futuro dell'agricoltura irachena. Secondo l’opinione corrente, la conclusione di accordi con queste multinazionali aiuterà il paese a lasciarsi alle spalle un sistema agricolo obsoleto e fallimentare. In realtà, questo è solo un altro aspetto della lunga storia di violenza imperiale del paese.
Il colonialismo britannico e le trasformazioni sociali permanenti
Durante il dominio britannico diretto dell'Iraq, che durò dal 1914 al 1932, i diritti di proprietà dei terreni agricoli furono concessi ai capi tradizionali e alle loro famiglie, piuttosto che ai coltivatori e ai produttori. Come in molti casi simili di dividi et impera coloniale, queste politiche hanno portato alla creazione di una nuova classe di proprietari terrieri e hanno creato un sistema feudale che ha portato alla pauperizzazione dei contadini. Contemporaneamente, si è diffusa in Iraq la concettualizzazione della terra come proprietà, il cui scopo primario è quello di aumentare i profitti agricoli.
Tale situazione è continuata anche dopo che il dominio diretto britannico è giunto alla fine ed è stata instaurata la monarchia irachena. Questo sistema iniquo è stato in parte sospeso nell'Iraq centrale a seguito della rivoluzione del 14 luglio 1958, che ha portato ad una certa redistribuzione di terra ai piccoli agricoltori. Ma nelle parti del paese che erano meno accessibili allo Stato, come le regioni montuose del Kurdistan, il sistema tendeva a rimanere in vigore. Questo periodo ha visto anche l'integrazione dell'Iraq nel sistema economico internazionale, attraverso il suo emergere come esportatore di grano e poi di petrolio, che ha poi condotto alla trasformazione dell'Iraq in un'economia dipendente dal petrolio.
Piuttosto che abbandonare le forme di organizzazione sociale e politica ereditate dal colonialismo britannico, i successivi regimi iracheni hanno scelto di mantenerle. In questo modo, il colonialismo continua a plasmare l'Iraq. Questo è anche il caso dei discendenti dei potenti proprietari feudali dl'inizio del XX secolo, che ancora oggi detengono posizioni di potere nei partiti politici e nelle milizie.
La creazione di un sistema agricolo vulnerabile
Prima dell'invasione degli Stati Uniti nel 2003, l'Iraq possedeva un sistema agricolo molto centralizzato.
Caratteristica di altri paesi della regione, compresa la Siria, questo significava un alto grado di controllo statale. Significava anche che lo Stato funzionava non solo come principale fornitore di input agricoli, ma anche per il controllo dei prezzi, i sistemi di distribuzione statali e altro ancora. A partire dagli anni '70, il regime iracheno ha attuato politiche agricole sempre più autoritarie, accompagnate dal controllo della popolazione. Uno degli esempi più significativi di queste iniziative è stato il mujamm’at, o città collettive, in cui gli agricoltori, soprattutto del Kurdistan, sono stati espulsi dai loro villaggi d'origine con il pretesto di modernizzare le tecniche agricole.
Come risultato gli agricoltori curdi sono stati tagliati fuori dai loro villaggi originari e dai mezzi di sussistenza tradizionali, diventando dipendenti dallo Stato e, a tutti gli effetti, concedendo allo Stato un controllo quasi totale sulle loro vite. La guerra del Golfo, che ha avuto luogo nei primi anni '90, ha avuto conseguenze di vasta portata per l'agricoltura della regione. In seguito all'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq nel 1990, l'ONU ha imposto sanzioni massicce e un embargo contro l'Iraq, che è durato fino a quando gli Stati Uniti hanno invaso nuovamente l'Iraq nel 2003.
Sanzioni ed embargo sono stati progettati per strappare l'Iraq delle sue capacità di importazione ed esportazione, e per sostenere il commercio in altri paesi della regione, come la Turchia e, globalmente, come l'Australia. Per cercare di ripristinare la stabilità, il governo iracheno si è concentrato su due modalità per ottenere il controllo della sua popolazione e della produzione alimentare. Il primo di questi è stato l'attuazione di un sistema di razionamento alimentare, bitaqa tamwiniya, che ha avuto il duplice effetto di aumentare la dipendenza della popolazione irachena dal regime, e al contempo ha rafforzato la capacità del regime di controllare e punire i suoi cittadini.
Per esempio, le famiglie con qualche collegamento al movimento di resistenza al regime di Ba'ath al governo, o i cui membri hanno rifiutato la coscrizione militare, sono state escluse dalla distribuzione di cibo. La seconda risposta al boicottaggio degli anni '90 è stata l'aumento degli investimenti del governo nel suo sistema agricolo centralizzato.
Lo scopo di questa centralizzazione era quello di cercare di prevenire le crisi della fame, e quindi anche di garantire la sopravvivenza del regime in risposta alle sanzioni. Questo si è verificato inizialmente con misure come campagne di desalinizzazione, prima del controverso programma “petrolio in cambio di cibo” guidato dalle Nazioni Unite iniziato nel 1995.
Le campagne di desalinazione hanno permesso agli agricoltori di utilizzare terreni precedentemente non coltivati (ad esempio nella zona di Yousefia, vicino a Baghdad).
In tal modo, il raccolto agricolo avrebbe potuto essere aumentato per nutrire la popolazione nei periodi in cui le importazioni di cibo erano state vietate. Una volta che l'ONU ha implementato il sistema “petrolio in cambio di cibo”, l'attenzione sull'aumento delle rese agricole irachene è diminuita.
Il petrolio dell'Iraq è stato venduto sul mercato mondiale e, grazie di acqua attraverso dighe e canali, che sono stati progettati per sanzionare e privare dell’acqua le aree che si erano ribellate contro il governo centrale. Ciò ha portato alla quasi estinzione della cultura basata sull'acqua del popolo Ahwari nelle paludi dell'Iraq meridionale.
Questo contesto ha posto le basi per l'efficacia della violenza imperiale in Iraq, che modella l'agricoltura attraverso il dominio che attribuisce al profitto. Il profitto, piuttosto che la fornitura alla popolazione di cibo locale e sano, diventa l'obiettivo primario della produzione alimentare.Per raggiungere questo obiettivo, le potenze imperiali (nel caso dell'Iraq questo significa principalmente gli Stati Uniti, ma anche Stati come l'Iran o la Cina) "creano" le condizioni che rendono la produzione alimentare locale non redditizia attraverso la trasformazione dei mercati, delle strutture statali, dei metodi agricoli e persino delle abitudini alimentari delle persone.
Il potere delle multinazionali e la disumanizzazione degli agricoltori
Una delle forme più visibili del potere delle multinazionali i in Iraq oggi è l'accesso e il controllo del mercato agricolo iracheno da parte dell'agrobusiness internazionale. Questa presenza si fa sentire in modo tangibile nelle grandi fiere di Baghdad e Erbil, dove le multinazionali globali come Bayer e BASF espongono e introducono i loro prodotti sul mercato iracheno. Domina anche i workshop e le manifestazioni di networking che incoraggiano la formazione di start-up locali. In entrambi i casi, i produttori effettivi, vale a dire gli agricoltori e i lavoratori agricoli, sono messi da parte. Queste fiere commerciali e manifestazioni per l'avviamento di nuove aziende agroalimentari sono iniziate all'inizio del periodo bellico del 2003 e facevano parte del programma USAID di ricostruzione e sviluppo agricolo (ARDI), che ha introdotto nuove varietà di sementi ad alta produttività presso gli agricoltori iracheni.
Sotto l'influenza degli Stati Uniti, l'agricoltura irachena in questo periodo tendeva a concentrarsi esclusivamente su considerazioni tecnico-economiche. Nel 2004, inviando un chiaro messaggio ai lavoratori della terra dell'Iraq e del Kurdistan, il ministro dell'Agricoltura ad interim, Sawsan Ali Magid al-Sharifi, ha detto: "Abbiamo bisogno che gli agricoltori iracheni siano competitivi, quindi abbiamo deciso di sovvenzionare fattori di produzione come pesticidi, fertilizzanti, sementi migliorate." Questa aspettativa sulla competitività degli agricoltori dà priorità ai valori imprenditoriali del profitto economico, rispetto al sostegno di agricoltori autodeterminati a guadagnarsi da vivere producendo alimenti sani per il paese.
Lo smantellamento e la privatizzazione dello Stato
Il Maktab, o negozi agricoli locali, si possono trovare in tutto l'Iraq. Questi sono i luoghi che forniscono agli agricoltori gli input delle multinazionali e sono i siti della più stretta connessione quotidiana tra agricoltori e multinazionali. Lo smantellamento delle strutture statali durante l'occupazione americana dell'Iraq ha lasciato il paese con pochi servizi pubblici funzionanti. Questo vuoto è stato colmato dalla milizia e dal controllo delle multinazionali: dal 2003, i rivenditori agricoli locali hanno assunto i servizi di espansione agricola dello Stato. Prima dell'invasione del 2003, le sezioni locali del Ministero dell'Agricoltura offrivano servizi di espansione agricola e di sostegno agli agricoltori. Ma oggi, gli agricoltori come Ahmed, che vive nella township di Yusufiyah, ridono quando viene chiesto dove si trova lo Stato: "Non vediamo nessuno dello Stato da molto tempo. Non ricordo l'Ufficio agricolo. Dovrei chiedere a mia madre. Prendiamo tutti i nostri semi e pesticidi dal negozio."
I pesticidi altamente tossici in Iraq
Un recente studio condotto dall'ufficio di Beirut della Rosa Luxemburg Foundation e dalla rete irachena per la sovranità alimentare Gwez w Nakhl, ha rilevato che 50 tonnellate di tebuconazolo sono state distribuite dal governo agli agricoltori nel 2021. Il tebuconazolo è stato classificato come pesticida altamente pericoloso (HHP) dal Pesticide Action Network (PAN) per la sua tossicità acuta - è così grave da essere classificata come "mortale se inalato" - nonché per i suoi effetti a lungo termine. È risultato essere sia cancerogeno che una minaccia per la salute riproduttiva.
Questo è stato il primo studio che ha documentato la vendita di ingredienti classificati come tossici per l'uomo dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), nonché vietati nell'Unione Europea (UE). La ricerca ha scoperto che, insieme alla Bayer che distribuisce il tebuconazolo, Syngenta vende anche i suoi pesticidi contenenti tiametoxam direttamente al governo che li utilizza per il suo programma di irrorazione aerea. Questa distribuzione di pesticidi contribuisce all'avvelenamento delle persone e del terreno. Economicamente, danneggia anche gli agricoltori a beneficio delle multinazionali perché fa parte di una strategia in cui le imprese [dell’agrochimica] danno prima i loro prodotti agli agricoltori gratuitamente o con uno sconto sostanziale. Poi, una volta che gli agricoltori diventano dipendenti dai prodotti, aumentano i loro prezzi..
La distruzione della diversità delle sementi irachene
Nel 2003, la Banca nazionale dei semi irachena, che si trovava ad Abu Ghraib, fu distrutta in un bombardamento da parte dell'esercito americano.
Questo atto di distruzione e il saccheggio che ha portato alla perdita delle varietà millenarie di semi iracheni è spesso contrapposto a un'immagine di "agricoltura fiorente" prima dell'invasione del 2003.
Nelle parole di Corpwatch - ONG con sede negli USA che si occupa di analisi critica delle multinazionali - "La Mezzaluna Fertile [che si estende su Iraq, Israele, Giordania, Libano, Palestina e Siria] ha sviluppato un sistema di agricoltura che ha fatto invidia al mondo. Ora, sotto l'occupazione, secoli di progresso sono stati distrutti, quasi in una notte”. Il bombardamento della banca dei semi è probabilmente l'atto più drammatico di una serie di tentativi dell'occupazione americana di trasformare l'economia irachena, il sistema alimentare e agricolo in un modello di neoliberismo.
Peraltro, basarsi troppo su questa sola narrazione della distruzione rischia di oscurare le ragioni per cui il sistema di prima del 2003 fosse così vulnerabile all'intervento degli Stati Uniti. Prima del 2003, le sementi irachene erano fornite da società statali gestite dal Ministero dell'agricoltura a prezzi controllati.
La banca dei semi irachena, situata nelle campagne vicino ad Abu Ghraib, era un complesso denso di diverse strutture di ricerca e consulenza, nonché una struttura per la conservazione dei semi.
È difficile trovare dati che diano un quadro completo della situazione prima del 2003, soprattutto a causa dei saccheggi di molte istituzioni statali irachene e dei loro archivi. Una relazione del gruppo di lavoro sull'agricoltura nel Medio Oriente del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, pubblicata nel 2002, dava un’immagine di un sistema di moltiplicazione delle sementi in crisi: "La semina di sementi di bassa qualità durante gli anni '80 e '90 ha portato a problemi di infestazione di erbacce e parassiti, scarsa produttività e l'incapacità di utilizzare in modo efficiente i macchinari per la lavorazione delle sementi. La mancanza di sementi ad alto rendimento ha ridotto l'efficienza delle aziende agricole e spesso ha costretto i contadini poveri ad abbandonare le loro terre." La stessa relazione faceva riferimento a un'iniziativa del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) attuata su richiesta del governo iracheno per sostenere il suo sistema di moltiplicazione dei semi durante gli anni '90.
Tale fonte, che deve essere trattata con cautela, suggerisce che sistema di produzione dei semi fosse piuttosto disfunzionale, e in questo modo fornisce la perfetta giustificazione della necessità di riprogettare il sistema agricolo.
Riguardo al bombardamento e alle sue conseguenze, il destino delle 1.400 varietà di colture immagazzinate ad Abu Ghraib rimane incerto.
Alcune fonti parlano di una "scatola nera" di 200 varietà di sementi che è stata inviata al Centro Internazionale per la Ricerca Agricola nelle Zone Aride (ICARDA) nel 1996 e quindi non sarà distrutta. Ci sono altri resoconti degli sforzi eroici di salvataggio degli scienziati iracheni che hanno raccolto tutti i semi che potevano, molti dei quali dovevano essere raschiati dal pavimento dove erano stati versati dai contenitori di vetro rubati.
Quando si tratta di ricostruire la banca dei semi, gli agricoltori e gli attivisti per la sovranità alimentare nel paese che cercano di raccogliere i semi iracheni non sanno nemmeno da dove cominciare.
I semi non sono solo le colture e le piante che un paese può produrre, ma fanno parte dell'agricoltura e dell'archivio storico di un paese. L'incapacità di raccontare questa storia è essa stessa parte della violenza imperiale.
La legge sui brevetti delle sementi dopo il 2003
La centralizzazione della produzione agricola in Iraq e la storia di violenza contro le comunità rurali e agricole del paese hanno reso il sistema molto vulnerabile. Questo è parte di ciò che ha reso facile per gli Stati Uniti di riprogettare il sistema agricolo iracheno nel 2003. Nel 2003 è stata installata la Coalition Provisional Authority come governo di transizione dell'Iraq durante l'occupazione degli Stati Uniti. Hanno cominciato ad attuare "ordini", uno dei quali era l’ordine "Patent, Industrial Design, Undisclosed Information, Integrated Circuits and Plant Variety", che ha modificato la legge sui brevetti irachena del 1970, per consentire alle imprese sementiere internazionali di brevettare i semi in Iraq, vietando al contempo agli agricoltori di conservare e moltiplicare i semi.
Nel 2013 questo ordine è stato annullato e sostituito da una legge che vieta l'uso di qualsiasi seme non brevettato in agricoltura. Le autrici di questo articolo hanno constatato sul campo che gli agricoltori non tendevano a discutere di queste normative. Gli agricoltori si riferivano invece al ciclo di accumulo del debito in cui si trovano, avendo perso la tradizione di produrre semi, biopesticidi e altri fattori di produzione localmente. Oggi, come già accennato, gli agricoltori sono costretti ad acquistare tutti i fattori di produzione agricoli da aziende private a prezzi che aumentano sostanzialmente ogni anno. In Kurdistan, in alcuni dei villaggi che non sono stati ancora svuotati o distrutti dall'ex regime di Saddam Hussein o dai bombardamenti regolari da parte dell'esercito turco, la gente si impegna ancora in forme tradizionali di agricoltura. Ciò significa che, accanto al l'acquisto di sementi e pesticidi, esistono ancora pratiche come lo scambio di sementi e la produzione di sementi. Tuttavia, le invasioni militari della Turchia da un lato e la crescente privatizzazione e il sostegno all'agroindustria dall'altro mettono sotto pressione i piccoli produttori alimentari.
Nel complesso, piuttosto che sviluppare un'economia neoliberista secondo il manuale degli Stati Uniti, il sistema economico in Iraq oggi è un sistema altamente privatizzato e corrotto. Un modo per rimediare a questo sarebbe quello di aiutare gli agricoltori iracheni ad accedere ai semi originali di eredità irachena. Attualmente, i semi immagazzinati presso l'ICARDA sono disponibili solo per gli attori istituzionali, ma non per gli agricoltori stessi. Consentire un accesso migliore e più equo ai semi significherebbe sostenere gli attivisti nella costruzione di banche dei semi di base in tutto il paese, attraverso l'accesso ai semi iracheni conservati nelle banche dei semi di tutto il mondo.
Ciò comporterebbe il rafforzamento delle strutture che gli attivisti e gli agricoltori hanno già creato, soprattutto perché le agenzie internazionali di sviluppo sono principalmente focalizzate sulla costruzione delle capacità degli enti statali iracheni.
Al momento, la gente comune in Iraq può accedere alle risorse statali solo attraverso connessioni politiche, e queste non stanno assolutamente sostenendo i piccoli produttori alimentari iracheni che si sforzano di costruire una produzione alimentare indipendente. Pertanto, la principale via da seguire è quella di sostenere la transizione dall'agricoltura convenzionale a quella agro-ecologica, iniziando a costruire sulla base della conoscenza locale e creando tra le altre cose biblioteche di sementi decentralizzate.
La ricomparsa dell’eredità della resistenza
Nonostante la lunga storia di violenta repressione in Iraq, i movimenti di resistenza si sono dimostrati impossibili da sradicare. Importanti capitoli di questa storia della resistenza, come quello di Khaled Ahmad Zaki nel 1963 contro il regime Ba’th nella regione di Ahwar, sono stati riprodotti durante il 2019 Tishreen Movement. Questo fu un movimento politico di un anno che coinvolse l'occupazione di piazze in tutto il centro dell'Iraq, con la richiesta centrale di annullare la costituzione post-2003.
Rappresentava un tentativo dal basso di rovesciare il sistema politico, sociale ed economico che era stato imposto al popolo dell'Iraq attraverso l'invasione condotta dagli Stati Uniti. I manifestanti hanno anche sollevato la questione della sovranità nella produzione alimentare in Iraq, e sviluppato una comprensione della sua necessità nel raggiungimento del cambiamento politico. La sovranità nella produzione alimentare è particolarmente necessaria in un contesto più ampio in cui gli Stati vicini all'Iraq, sia l'Iran che la Turchia, sono i principali importatori di prodotti alimentari nel paese. Nella sua richiesta di una nuova Costituzione, questa rivolta del 2019 può essere considerata come un grande movimento anti-imperialista, o almeno come una sua visione, nel senso che non voleva niente di meno che il rovesciamento dell'intero sistema post 2003.
Il movimento Tishreen ha aperto la strada a una nuova visione della sovranità alimentare e dell'organizzazione in tutto l'Iraq. Persone di diversa estrazione hanno iniziato a incontrarsi e discutere su cosa potrebbe significare la sovranità alimentare nel contesto dell'Iraq, e questi incontri hanno portato alla formazione della Rete per la sovranità alimentare in Iraq e nel Kurdistan Gwez w Nakhl (che significa "noce" in curdo e "palma" in arabo). Questo gruppo è un ostacolo all'espansione imperialista a diversi livelli. L'imperialismo iracheno si basa su un discorso di settarismo, e una visione del modernismo che divide tra aree rurali e città.
Le persone che si riuniscono a Gwez w Nakhl Network contrastano questa visione, in particolare attraverso la formazione di un'alleanza tra il Kurdistan e l'Iraq, che prenda come base una storia di lotta antiautoritaria dalle campagne.
L’organizzazione transnazionale
L'imperialismo e il potere delle imprese nel settore alimentare sono organizzati a livello globale, quindi le reti di agricoltori, attivisti e ricercatori che si sforzano di costruire alternative all'attuale sistema alimentare devono organizzarsi a livello internazionale.
Esistono già alcuni esempi di questa organizzazione transnazionale. Per esempio, lo scambio di conoscenze tra il collettivo Buzuruna Juzuruna (i nostri semi sono le nostre radici) in Libano e la rete di Gwez w Nakhl-Network for Food Sovereignty. Inoltre, c’è la creazione di diversi orti nei villaggi intorno alle città di Dohuk, Sulaymaniyah e Baghdad, così come il Kurdistan più in generale. In questi orti le persone si impegnano a passare dall'agricoltura convenzionale all'agroecologia, piantando senza pesticidi, producendo semi e costruendo uno spazio di indipendenza dalle multinazionali.
Visti i pochi semi originali di eredità irachena a disposizione degli agricoltori per creare banche del seme della comunità, Buzuruna Juzuruna ha fornito semi e conoscenza a Gwez w Nakhl. Questa solidarietà sud-sud costruisce organizzazioni e collettivi che possono sostenere altri agricoltori in tempi di crisi, e nel complesso questo potrebbe portare a una trasformazione socio-ecologica. Anche se i collegamenti Sud-Nord non sono meno importanti, è necessario praticare un internazionalismo in cui il Nord globale sia pressato dai propri cittadini.
* Traduzione di Ecor.Network
Testo tratto da:
Seeds of Sovereignty: Contesting the Politics of Food
Benjamin Fogel, Jan Urhahn, Million Belay, Jennifer Clapp, Sabrina Fernandes, Ansar Jasim, Raj Patel, Schluwa Sama, Ranja Sengupta
Alameda Institute, Rosa-Luxemburg-Stiftung, giugno 2024 - 76 pp.
Download:
Immagini tratte da:
We Take Care of the Land as the Land has Taken Care of Us
Stories of Agriculture and Resistance from Kurdistan and Iraq
Shirwan Can, Bahroz Jaza, Tara Abdulla, Mohammed Fatih, Kosar Jalal, Schluwa Sama, Sara Eleonora Maria
Rosa-Luxemburg-Stiftung Beirut Office
2024, pp. 206.
Download: