*** Seconda parte ***

Marocco. Cosa può dirci una vecchia miniera su una giusta transizione energetica?/2Lezioni dalla mobilitazione sociale dall'estrazione mineraria alle energie rinnovabili

di Karen Rignall


 

Questo articolo di Karen Rignall ha diversi indiscutibili pregi:
- quello di accendere un faro sulle lotte di resistenza contro l’estrattivismo in un paese da dove difficilmente filtrano questo tipo di notizie, dati i livelli di censura e repressione;
- quello di far conoscere le condizioni originarie di produzione di energia solare destinata prevalentemente ai mercati europei;
- quello di far ragionare su un modello di transizione energetica basato sulla gestione capitalistica dei megaimpianti per l’energia.
Detto questo, non emergono da questo testo le contraddizioni insite nell’approccio che viene proposto.
L’obiettivo del progetto di ricerca descritto è quello di rendere le popolazioni più coscienti e informate sulle leggi e procedure, per riuscire ad ottenere – nel confronto/scontro con  i promotori delle attività estrattive – una maggiore restituzione e distribuzione delle ricchezze prodotte, immaginiamo nella forma di investimenti in opere e servizi pubblici sul territorio, o posti di lavoro.
Si rientra dunque in una logica di scambio, dove beni che dovrebbero essere indisponibili e patrimonio per le generazioni future (la salubrità di un ambiente, la salvezza di ecosistemi da cui dipendono altre specie viventi, oltre che modi di vita, culture e forme di riproduzione)  possono essere lasciati in mano a chi li distrugge in vista di un piatto di lenticchie più grande.
Tra l’altro l’esperienza insegna che spesso le modalità in cui vengono attuate le “restituzioni” – che rappresentano sempre una parte ridicola della ricchezza prodotta – creano contrapposizione di interesse, divisioni e scontri anche cruenti all’interno delle comunità, oppure escludono larga parte delle popolazioni colpite dagli impatti delle attività estrattive, che partendo da un territorio, possono anche diramarsi su larga scala.
Tutto questo non sembra particolarmente compatibile con il concetto di “transizione giusta”.



Gli sforzi per far crescere il settore minerario e le energie rinnovabili in Marocco sono stati sviluppati parallelamente alla strategia di sviluppo agricolo del paese nell'ultimo decennio (il Plan Maroc Vert). La filosofia guida di quel piano era quella di mappare ogni zona agro-ecologica del paese per trovare nuove modalità per promuovere l'agricoltura di esportazione a beneficio degli interessi commerciali rispetto a quelli dei piccoli agricoltori. 17
Nel sud-est, il Plan Maroc Vert ha stimolato la crescita delle grandi aziende agroalimentari di datteri, mele e angurie che, insieme alle miniere ed agli impianti di energia rinnovabile, competono per l'acqua e per la terra.
Questa competizione schiaccia i residenti, che hanno una capacità limitata di difendere i loro diritti alla terra o garantire i propri mezzi di sussistenza. I ricercatori che documentano le procedure legali e burocratiche alla base delle politiche estrattiviste devono quindi guardare oltre il recente turbinio di leggi e di strumenti finanziari rivolti ai settori emergenti, come l'energia solare o i metalli delle terre rare. Devono anche tenere conto delle politiche agricole, nuove e vecchie, nonché degli inquadramenti giuridici arcaici e ambigui che disciplinano la terra e l'acqua.
Qui l'ampia discrezionalità data alle autorità statali dalle politiche coloniali progettate per facilitare l'espropriazione ha benefici contemporanei per i gruppi di potere. 
Le autorità statali usano questa discrezionalità per assicurarsi rapidamente e silenziosamente terre e altre risorse. 18
Così, nonostante la natura distintiva di ogni forma di estrazione, gli inquadramenti burocratici condivisi che governano l'estrazione di terra, acqua e ricchezze naturali attirano tutte queste risorse nelle stesse dinamiche politiche.
Ma proprio come gli inquadramenti giuridici per la terra e l'acqua sono stati utilizzati per espropriare i residenti locali, gli attivisti si chiedono anche se ci siano strumenti che i cittadini possano utilizzare per contestare il modo in cui i progetti di estrazione vengono implementati sul campo. Ciò richiede un'organizzazione duratura e una democratizzazione della conoscenza su come utilizzare i codici legali per la politica di opposizione.

L’appropriazione da parte dello Stato o delle corporations dei diritti sul sottosuolo sono difficili da contestare: come nella maggior parte dei paesi del mondo (gli Stati Uniti sono un'eccezione notevole, con alcune complessità riguardanti le Prime Nazioni) lo stato marocchino rivendica la sovranità e la proprietà sul sottosuolo. Mentre lo stato coloniale francese rivendicava anche il dominio pubblico sull'acqua in Marocco. I diritti sull'acqua oggi sono complessi e soggetti a stratificazioni di diritto positivo, formalmente islamico e consuetudinario. Le mobilitazioni sociali come l'occupazione della miniera d'argento di Imider hanno messo in primo piano l'esaurimento e la contaminazione dell'acqua, ma le rivendicazioni di sovranità sulle risorse naturali e sulla ricchezza estratta non hanno avuto un ruolo di primo piano nei movimenti sociali marocchini.

La terra di proprietà collettiva è stata anche il luogo della contestazione per i progetti di estrazione. L'impianto solare di Ouarzazate, ad esempio, ha utilizzato le leggi coloniali per espropriare la terra comunale al fine di acquisire il suo appezzamento di 3.000 ettari. 19
Questo è il quadro giuridico utilizzato per disciplinare il trasferimento di proprietà in tutte le terre di proprietà collettiva del Marocco. Ma, come il Plan Maroc Vert e il Codice minerario del 2015, nel 2019 è stata approvata una nuova legge fondiaria collettiva per facilitare gli investimenti privati e l'espropriazione di terreni ritenuti sottoutilizzati ai fini dello sviluppo nazionale. 20
Ci sono stati decenni di discussioni sugli insolubili problemi connessi con i terreni di proprietà collettiva in Marocco. È difficile definire chi ha diritti su quella terra e i sostenitori della privatizzazione dicono che la proprietà collettiva preclude gli investimenti. Questi problemi sono stati utilizzati per giustificare la legge del 2019, che apparentemente razionalizza la gestione collettiva del territorio. Tuttavia, le ricerche preliminari rivelano un timore diffuso [sul fatto che la legge] accelererà solo il trasferimento di terreni per progetti di investimento su larga scala e l'imposizione di logiche di mercato su terreni che non sono mai stati oggetto di vendita.

Documentare quali corpi di legge e quali procedure amministrative governano un determinato progetto richiede un'immersione profonda in diverse aree del diritto, alcune direttamente correlate alla risorsa estratta ed altre che abbracciano diverse risorse, amministrazione del governo locale, tassazione e bilanci di previsione. Queste sono aree [tematiche] aride e difficili da penetrare anche per gli studiosi o attivisti più esperti senza competenze legali o fiscali. Non catturano l'immaginazione popolare nello stesso modo in cui lo fanno le mobilitazioni sociali. E può sembrare un esercizio discutibile sviluppare materiali educativi popolari su angoli apparentemente arcani del diritto. Tuttavia, l'esperienza nell'organizzazione estrattiva in America Latina e altrove indica che questi meccanismi legali e burocratici possono fornire dei varchi per la resistenza popolare o l'impegno civico. 21 L'aumento dell'organizzazione della società civile in Marocco intorno al decentramento, alla trasparenza e allo stato di diritto, specialmente tra una manciata di "osservatori" nelle aree rurali e nelle capitali regionali più piccole, mostra un potenziale simile. Democratizzare la conoscenza degli inquadramenti giuridici e burocratici è importante in sé e per sé, ma può anche essere uno strumento per presentare richieste di restituzione o assunzioni di responsabilità, anche se queste aperture sono piccole e il cambiamento avviene in lunghi periodi di tempo.
 

Perché le tasse sono importanti, o un argomento per le riparazioni

Un'analisi simile si applica alla documentazione delle procedure e delle pratiche per l'assegnazione delle entrate derivanti dalle attività estrattive e dalle energie rinnovabili. I dibattiti pubblici sui costi e benefici sia della centrale solare di Ouarzazate che delle miniere del sud-est si sono concentrati su come le operazioni del progetto influiscano sui residenti secondo tre modalità principali: l’impatto ambientale, l’occupazione ed altri impatti diretti sotto il controllo della società o dell'appaltatore. Ciò ha teso a limitare la discussione su costi e benefici alle operazioni dirette dei progetti ed ai programmi di responsabilità sociale delle imprese per ciascun sito, che sono simili tra le attività estrattive e quelle delle energie rinnovabili. Nel caso di NOORo, l'Agenzia Marocchina per l'Energia Solare (MASEN) ha inizialmente risposto ai disordini con misure ad hoc prima di passare a un programma formale di sviluppo comunitario condotto da AgriSud, una ONG francese responsabile del coordinamento delle iniziative di sviluppo agricolo nel comune circostante l'impianto.
Nel corso del tempo, tuttavia, quando la MASEN è stata rinominata da “Agenzia marocchina per l'energia solare” a “Agenzia marocchina per l'energia sostenibile” (il cambiamento è entrato in vigore nel 2016 e ha spostato la sua attenzione sul finanziamento e sul trasferimento tecnologico), la MASEN ha progressivamente preso le distanze dal coinvolgimento diretto nei programmi di responsabilità sociale delle imprese. A Ouarzazate, Acwa Power, l'appaltatore principale saudita, è ora responsabile delle relazioni con la comunità e delle iniziative di responsabilità sociale delle imprese. La controversia politica che gira intorno alla MASEN nel 2021, apparentemente correlata ai lenti progressi nell'attuazione del piano solare, alle questioni finanziarie relative alla pandemia di COVID-19 ed alle inefficienze operative, ha anche attenuato la visibilità della responsabilità sociale delle imprese nel piano solare.

Per [il gruppo minerario Managem], i disordini intorno alle miniere di Bouazzer e Imider – e come mostrano le ricerche preliminari, in altre miniere nel portafoglio dell'impresa – sono emersi nello stesso periodo di quello relativo all'impianto solare di Ouarzazate.
Una delle risposte della società e delle autorità del Ministero degli Interni incaricate di mettere in sicurezza i siti è stata un duplice programma di responsabilità sociale delle imprese. Il primo, un programma di urgenza (2012-2013), mirava a ridurre le tensioni con i residenti di Imider, sebbene rappresentasse anche uno sforzo dell’impresa per distogliere l'attenzione dall'occupazione altamente visibile di Mount Alban. Un piano strategico più ampio (2013-2016) ha coinvolto tutte le miniere marocchine sudorientali di Managem e ha incluso un processo di valutazione dei bisogni con ciascun comune. Questo processo ha prodotto un elenco di progetti per i quali i governi comunali dovevano fornire corrispondenti, finanziamenti di solito dai ministeri associati all'intervento (in particolare l'istruzione e la sanità pubblica). Le discussioni con i partecipanti al comitato di coordinamento ed ai governi comunali hanno rivelato un'esperienza mista, ma anche la sensazione di aver imparato molto dal processo di coinvolgimento con l'impresa e le autorità governative.

Tuttavia, tutte queste iniziative sono state per definizione volontaristiche, interventi limitati, come è tipico dei programmi di responsabilità sociale delle imprese. Non hanno comportato alcun dialogo strutturale o sistematico su come l'estrazione si inserisce nello sviluppo rurale a lungo termine o nelle relazioni tra residenti, Stato e settore privato. Le operazioni quotidiane del governo locale e dei sistemi fiscali possono rappresentare un ambito più fruttuoso per fare affermazioni sulla restituzione della ricchezza, sostenere gli investimenti e coinvolgere i residenti nell'allocazione delle risorse. Qui, i divari tra politica e pratica sono importanti, così come il mutevole panorama delle riforme di decentramento del regime fiscale del Marocco, storicamente centralizzato. Nelle fasi iniziali del "progetto avanzato di regionalizzazione", come viene chiamato il processo che il re Mohamed VI ha iniziato dopo aver assunto il potere nel 1999, le entrate derivanti dalle tasse pagate sull'estrazione sono andate interamente ai governi regionali, non ai comuni o alle province locali. Il codice minerario del 2015 ha spostato questa allocazione e attualmente il 50% delle entrate fiscali sulla produzione mineraria va alle regioni e il 50% ai comuni. Le informazioni su questo cambiamento non sono uniformi, poiché vi è una diffusa confusione tra i residenti e alcuni funzionari comunali su quali disposizioni del nuovo codice minerario siano entrate in vigore e quando. Questo nuovo regime di assegnazione, tuttavia, solleva interrogativi e offre nuove possibilità per valutare in che modo i diversi progetti si relazionano con la pianificazione dello sviluppo economico locale, la fornitura di servizi e discussioni più ampie su quanta ricchezza viene estratta da alcuni dei comuni più poveri del paese.

In molte zone di sacrificio, come nei giacimenti carboniferi degli Appalachi negli Stati Uniti, le imposta sulla proprietà di concessioni e i regimi fiscali offerti alle società estrattive in un settore creano una dipendenza dal percorso, in base alla quale nuove forme di estrazione seguono quelle precedenti perché possono trarre vantaggio da sistemi fiscali progettati per altre risorse. 22 Il risultato a lungo termine è un investimento minimo nelle infrastrutture o nella diversificazione a causa della diminuzione delle basi imponibili o della mancanza di capacità o volontà tra i funzionari locali, e persino alcuni attivisti, di chiedere misure redistributive che incanalino risorse responsabili e trasparenti verso le zone di estrazione. Può sembrare inimmaginabile chiedere riparazioni per decenni, persino secoli, di estrazione e spoliazione condotte a beneficio di altri.

Il progetto di ricerca su come questa dipendenza dal percorso potrebbe funzionare nel contesto marocchino è solo all'inizio, ma documentare i sistemi di reddito per i residenti intorno a questi progetti è un passo importante nella democratizzazione della conoscenza sulla relazione tra ricchezza estratta e ricchezza restituita sotto forma di entrate o investimenti governativi. Inizialmente, questo è stato solo un esercizio descrittivo in Marocco – che ha documentato i livelli di produzione nel tempo, le tasse pagate e le entrate assegnate ai comuni in cui si trovano i progetti – ma una fiorente letteratura accademica sull'effetto della dipendenza dalle risorse sulla crescita economica, sulla trasparenza del governo e su altre misure di benessere indica ulteriori strade per documentare come l'estrazione influisca sui residenti e sulle economie politiche regionali. 23 Descrivere empiricamente gli effetti della ricchezza e l'impatto economico dell'estrazione non offre di per sé un resoconto strutturale dell'espropriazione storica associata all'estrattivismo, ma può fornire uno strumento aggiuntivo per l'organizzazione e la rivendicazione. Tale ricerca applicata si basa sulle strategie degli attivisti della società civile per partecipare e contestare la politica locale per mantenere lo Stato fedele alle proprie promesse in materia di stato di diritto e devoluzione della responsabilità fiscale agli enti locali. Se è vero che gli strumenti del padrone non possono mai essere utilizzati per smantellare la casa del padrone, la comprensione e l'utilizzo di questi strutture amministrative può ampliare lo spazio per la partecipazione popolare e per la rivendicazione intorno ai progetti di estrazione ed energia.

L'impegno di esperti fiscali e studiosi di diritto può essere necessario per dare un senso per attivisti e ricercatori a queste regolamentazioni, ma le strategie di educazione popolare sono fondamentali per tradurli per il grande pubblico. Oltre a documentare le procedure formali di allocazione delle entrate, ciò comporta la contabilizzazione delle spese dirette e in natura associate ai progetti di estrazione o di investimento che sono sostenuti dai governi locali, della ricchezza generata ed esportata e della ricchezza restituita sotto forma di entrate fiscali, occupazione e altri effetti moltiplicatori (positivi o negativi). Questo è un esercizio altamente politico che implica l'identificazione di come tenere conto delle esternalità o dei servizi ecosistemici che tentano di quantificare valori che sono intrinsecamente non quantificabili per molti, compresi gli amministratori storici di queste risorse. Le variazioni di questa contabilità costi-benefici in altri luoghi e per altre risorse rivelano anche che l'analisi appare molto diversa se condotta su scala nazionale o sulla scala locale e regionale, che è al centro dell'approccio qui sostenuto. 24

Le miniere che possono rappresentare una parte relativamente piccola dell'economia complessiva del paese possono avere un impatto trasformativo sulle socio-ecologie regionali e locali e sui rapporti di potere. La considerazione di questo impatto trasformativo è spesso liquidata come locale o campanilistica, come richieste irragionevoli di popolazioni locali disinformate che dovrebbero essere disposte a sostenere l'inevitabile costo di una transizione necessaria. Una transizione giusta dipende non solo dal riconoscimento di queste richieste o da una migliore distribuzione dei benefici delle energie rinnovabili, ma anche dal fornire riparazioni per le precedenti ondate di espropriazione e disinvestimento. Una transizione giusta dipende anche dal ripensamento del perché e del come a queste zone viene chiesto ancora una volta di assumersi l'onere di approvvigionare i consumatori facoltosi altrove.
 

Mobilitazione sociale e rivendicazioni politiche condivise tra estrazione ed energia rinnovabile

Per i sostenitori di una transizione giusta, una delle prime indicazioni sul fatto che l'energia rinnovabile avrebbe potuto ripetere le disuguaglianze storiche dell'estrazione mineraria sono state le somiglianze delle mobilitazioni sociali in entrambi i settori. Nel sud-est marocchino, i partecipanti [alle proteste] e i funzionari pubblici hanno fatto esplicitamente questi paragoni fra le proteste intorno a NOORo e quelle attorno alle miniere della regione. Un'analisi strutturale di queste somiglianze deve andare oltre la semplice osservazione [del fatto] che le popolazioni rurali sono sempre state emarginate e che continueranno ad essere espropriate dagli approcci dominanti alla produzione di energia rinnovabile. Questa è un'osservazione importante, certo, ma non risponde alla domanda sul perché le storie di espropriazione si ripetano. Né consente l'azione delle popolazioni rurali e tiene conto del loro rapporto spesso ambivalente con l'estrazione o la produzione di energia.

Ci sono molti modi possibili in cui entrambi i tipi di estrazione (energia rinnovabile e mineraria) potrebbero approfondire la disuguaglianza. Il progetto di ricerca-azione nel sud-est del Marocco iniziato nell'autunno 2021 si concentra su:
1) i processi che perpetuano un'economia politica regionale dipendente dall'esportazione di ricchezza con un reinvestimento minimo
2) discorsi dominanti che sostengono che i residenti emarginati devono "sacrificare" le loro risorse o il loro benessere per lo sviluppo nazionale o una transizione energetica a basse emissioni di carbonio. Allo stesso tempo, un'analisi fondata non presuppone che l'estrazione sia l'unico – o anche il più importante – motore per la politica locale o regionale.
Entrambi i tipi di progetti sono trascinati in un complesso mosaico di rivendicazioni politiche che si estendono oltre l'estrazione mineraria o l'energia. La politica rurale, come la politica ovunque, è multidimensionale e le persone tengono conto di questi progetti in aspirazioni e priorità diverse, spesso in competizione. Documentare queste diverse affermazioni chiarisce come e perché i residenti rurali si mobilitano nel modo in cui lo fanno, o perché rispondono con altre forme di espressione politica oltre alla mobilitazione aperta.

Definire un contesto più ampio per la politica di estrazione riconosce la natura a volte schiacciante del potere statale e delle imprese, ma non presuppone un risultato predeterminato dello scontro. I residenti non solo esercitano il libero arbitrio nella loro capacità di resistere o rispondere, ma negoziano o usano anche la presenza di progetti su larga scala per creare i propri progetti politici. Questo approccio riconosce anche la possibilità di dissensi interni o differenze tra attori statali e imprenditoriali e prende sul serio i loro universi morali. 25
Poche persone che vivono dentro e intorno all'estrazione in Marocco descrivono attori o istituzioni puramente "buoni" e "cattivi", riflettendo gli imperativi concorrenti e le complessità morali associate a questi progetti. Queste complessità producono "molteplici modi di agire" tra residenti e lavoratori, le cui critiche o obiettivi potrebbero non integrarsi facilmente – se non del tutto – con l'inquadramento dei movimenti sociali. 26

Anche le risposte popolari all'estrazione sono diverse, spaziando dai movimenti di resistenza organizzati ad una frattura sociale che produce conflitti violenti. 27 Nel sud-est del Marocco, l'occupazione di Imider catturò l'immaginazione di molti marocchini e osservatori internazionali attraverso la combinazione esperta e allo stesso tempo culturalmente fondata di idiomi consuetudinari e discorsi globalizzati di resistenza. Le proteste alla miniera di cobalto di Bouazzer o all'impianto NOORo erano altrettanto comprensibili agli attivisti e agli osservatori dei movimenti sociali. Tuttavia, queste erano solo alcune tra le molte risposte, alcune delle quali erano meno visibili a coloro che non erano esperti nella pratica della politica rurale nel sud-est marocchino.

Incorporare l'estrazione in rivendicazioni più ampie sulla terra, il controllo delle risorse e la rappresentanza politica porta in vista molteplici forme di pratica politica, specialmente nelle aree in cui i movimenti sociali o la resistenza palese non sono prominenti. 28
Anche i fallimenti – di progetti di estrazione o di mobilitazioni sociali – possono 'produrre politica', consentendo ai residenti di costruire alleanze o competenze e alimentando i loro diversi progetti politici. 29
Così, per esempio, mentre il campo di occupazione di Imider è stato smantellato nel 2020, l’impegno durato quasi un decennio difficilmente può essere definito un fallimento. È stata una delle diverse forme di espressione politica che hanno cambiato il modo in cui la politica locale e comunale si svolge intorno alla miniera, come testimoniato da un cambio della guardia verso i funzionari eletti più giovani nelle ultime due elezioni comunali. I residenti possono lavorare con tempi e aspirazioni che differiscono da quelli dei movimenti per la giustizia climatica. Proprio come l'estrazione può mettere in atto una "violenza lenta", così anche l'ambientalismo dei poveri o altre risposte politiche possono svolgersi su lunghi intervalli di tempo. 30

Questo approccio evita anche un giudizio a priori su come i residenti dovrebbero rispondere all'estrazione. Possono bilanciare la critica con i desideri di sviluppo, i posti di lavoro che un progetto su larga scala potrebbe portare e una connessione emotiva con le persone e le identità associate all'estrazione. 31 La ricerca preliminare sui conflitti per le risorse nel Marocco rurale indica che l'estrazione mineraria e le energie rinnovabili approfondiscono le disuguaglianze, ma che le persone possono usare questi conflitti per immaginare e sperimentare un diverso tipo di politica o approccio alla governance rurale. Questo nuovo immaginario può essere considerato "una politica emergente dei beni comuni", che include forme di agire politico non di movimento. 32 In altre parole, i sostenitori di una transizione giusta devono ascoltare i diversi obiettivi delle persone e riconoscere la loro forma preferita di azione piuttosto che usare un quadro di analisi predeterminato che privilegia i movimenti sociali organizzati. Anche la resistenza potrebbe non conformarsi ai discorsi ambientali dominanti poiché alcuni gruppi si affidano a pratiche consuetudinarie o apparentemente apolitiche per articolare le loro rivendicazioni politiche. 33 Questa mobilitazione sociale non-movimentista può rappresentare un insieme efficace, culturalmente risonante di approcci per affrontare l'estrazione, che riconosce le complesse relazioni delle persone con i progetti su larga scala - pochi vogliono rifiutarli a priori, ma piuttosto cercano di reimmaginare ciò che fanno, come operano e chi beneficiano.

La storia di ricerca e attivismo del team del progetto nel sud-est indica che i discorsi sulla giustizia ambientale non trova il favore di molti residenti nella regione. Il potere dell'analisi in cui il team è impegnato risiede nel modo in cui coinvolge diverse forme di azione politica per rendere meno astratta la spinta per una transizione giusta – vedendola come un incontro concreto e "collocato" che non ha bisogno di assomigliare ad altri movimenti di giustizia ambientale per promuovere una transizione giusta. Allo stesso tempo, questo approccio non è un sostituto o un argomento contro i movimenti sociali formali. Piuttosto, rappresenta un riconoscimento espansivo e critico della necessità di diverse forme di pratica politica.
 

Conclusione

Dato il potere apparentemente schiacciante detenuto dallo Stato, dalle corporations e dalle istituzioni finanziarie internazionali, l'idea di lavorare con la procedura e la legge a livello locale o regionale per influire sul rapporto con l’estrazione può apparire ingenua. Di per sé, questo approccio non raggiungerà una giusta transizione energetica o economica per i marocchini – o le persone ovunque – che sono espropriati attraverso ondate successive e apparentemente inesorabili di politiche estrattiviste. È tuttavia, un passo cruciale per coinvolgere i residenti che vivono con la complessa realtà dell'estrazione sia come fonte di espropriazione che di sviluppo. Democratizzare la conoscenza dell'estrazione come modalità di governance che abbraccia sia l'estrazione mineraria che l'energia rinnovabile è un modo per riconoscere le persone che vivono l'estrazione come partner uguali nei movimenti sociali, indipendentemente dal fatto che adottino o meno le cornici della resistenza o della giustizia climatica. Per ricercatori e attivisti, rispettare diverse modalità di pratica politica significa affrontare un impegno critico nei confronti delle cornici discorsive che gli stessi residenti adottano. Comprendere la storia e le dinamiche sociali di un luogo al di là dell'incontro con l’estrazione, toglie dal centro l’estrazione come unica forza politica che plasma la vita delle persone. Il loro modo di agire si svolge accanto alle relazioni di potere squilibrate che pongono le imprese e le agenzie statali e al di sopra di queste dinamiche.

Tuttavia, lo sviluppo di strategie di transizione giusta basate su un territorio non riguarda semplicemente un impegno esteso con i residenti locali alle loro condizioni. Tale approccio fornisce anche le basi per la solidarietà con altri movimenti e strategie basati sul territorio, dove i modelli di successo per l'impegno possono essere utilizzati e adattati a nuovi contesti e al rafforzamento reciproco. Se viste in questa luce, le critiche taglienti, le strategie incrementali e le visioni a lungo termine di attivisti e residenti nel sud-est marocchino sono una parte essenziale degli sforzi per una giusta transizione in Marocco e Nord Africa come qualsiasi altro luogo nel movimento per la giustizia climatica.
 

*  Traduzione italiana a cura di Ecor.Network
** Karen Rignall è un antropologa culturale e professoressa associata presso l'Università del Kentucky (USA).
La sua ricerca esamina la politica di accesso alla terra, la ruralità e la governance delle risorse naturali nelle oasi pre-Sahariane del Marocco e negli Stati Uniti degli Appalachi. Ha condotto ricerche etnografiche sul campo e collaborazioni multidisciplinari, con un focus attuale sul sostegno delle reti di base radicate nelle comunità rurali, e lavorando per una transizione energetica e economica.
*** Le immagini si riferiscono alle proteste contro la miniera d'argento di Imider, e sono tratte dall'Environmental Justice Atlas.


Qui la versione in inglese      Tratto da  
 


Nel 2011 gli abitanti di Imider, per salvare la loro oasi, chiusero una condotta che deviava la loro acqua verso la più grande miniera d'argento dell'Africa.
Su questa lotta, che è proseguita per anni con manifestazioni, occupazione di un presidio ed una vasta azione di denuncia di livello internazionale, è stato girato "Amussu" (2019), un documentario di Nadir Bouhmouch.
Quello che segue è il trailer:
 

      VIDEO               

 

 


Note: 

17Akesbi, N. (2011) ‘Le Plan Maroc Vert : Une analyse critique’, in A. Akesbi, N. Akesbi, K. Askour, W. Benaabedlaali, N. El Aoui, A. El Houmaidi, S. Hamchane et al. (eds.) Questions d’Èconomie Marocaine. Rabat: Presses Univérsitaires du Maroc. pp. 9–48.

18 Rignall, K. (2021) An Elusive Common: Land, politics, and agrarian rurality in a Moroccan oasis. Ithaca, NY: Cornell University Press.

19 Rignall (2016) ‘Solar power, state power, and the politics of energy transition in pre-Saharan Morocco’.

20 Aoui, El Amrani, and Rignall (2020) ‘Global aspirations and local realities of solar energy in Morocco’; Blagley, D. and Rignall, K. (In press) ‘Land tenure in Morocco: Colonial legacies, contemporary struggles’, in H. Chitonge and R. Harvey (eds.) Land Tenure and Reform in Africa: Addressing challenges and complexities. Cham, Switzerland: Springer Nature.

21 Veltmeyer, H., and Petras, J. (eds.) (2014) The New Extractivism: A post-neoliberal development model or imperialism of the twenty-first century? London: Zed Books.

22 Rignall, K, L. Shade, C. Starr, and L. Tarus (In press) ‘The role of land in a just transition’, in S. Scott and K. Engle (eds.) A Just Transition in Appalachia. Lexington: University Press of Kentucky.

23 For an introduction, see Sachs, J. D., and Warner, A. M. (2001) ‘The curse of natural resources’, European Economic Review 45(4): 893–906; Van der Ploeg, F. (2011) ‘Natural resources: Curse or blessing?’ Journal of Economic Literature 49(2): 366–420.

24 See, for example, Stratford. D., and Walker, A. (2017) ‘Coal mining and the resource curse in the eastern United States’, Journal of Regional Science 57(4): 568–590.

25 High, M. and Smith, J. (2019) ‘Introduction: The ethical constitution of energy dilemmas’, Journal of the Royal Anthropological Institute 25(S1: Special Issue: Energy and Ethics?): 9–28; Li, F. (2016) ‘In defense of water: Modern mining, grassroots movements, and corporate strategies in Peru’, Journal of Latin American and Caribbean Anthropology 21(1): 109–129.

26 Rolston, J. S. (2013) ‘Specters of syndromes and everyday lives of energy workers in Wyoming’, in S. Strauss, S. Rupp, and T. Love (eds.) Cultures of Energy: Anthropological perspectives on power. San Francisco: Left Coast Press. pp. 584–592.

27 Jacka, J. K. (2018) ‘The anthropology of mining: The social and environmental impacts of resource extraction in the mineral age’, Annual Review of Anthropology 47: 61–77; Zilliox, S., and Smith, J. M. (2018) ‘Colorado’s fracking debates: Citizen science, conflict and collaboration’, Science as Culture 27(2): 221–241.

28 Gaventa, J. (2019) ‘Power and powerlessness in an Appalachian valley – revisited’, Journal of Peasant Studies 46(3): 440–456.

29 Powell, D. (2017) Landscapes of Power: Politics of energy in the Navajo Nation. Durham: Duke University Press.

30 Martinez-Alier, J. (2002) The Environmentalism of the Poor: A study of ecological conflicts and valuation. Cheltenham, UK: Edward Elgar; Nixon, R. (2011) Slow Violence and the Environmentalism of the Poor. Cambridge, MA: Harvard University Press.

31 Bell, S.E. and R. York. (2010) “Community economic identity: The coal industry and ideology construction in West Virginia.” Rural Sociology 75:113-143; Filer, C. and M. Macintyre. (2006) ‘Grass roots and deep holes: Community responses to mining in Melanesia.” The Contemporary Pacific 18(2): 215-231.
Bell and York (2010).

32 Bayat, A. (2013) Life as Politics: How ordinary people change the Middle East. Stanford: Stanford University Press; Rignall (2021) An Elusive Common.

33 Rignall (2021) An Elusive Common.


 

21 giugno 2023 (pubblicato qui il 25 giugno 2023)