Tratto da BIODIVERSIDAD N° 111: 
Versione originale in spagnolo: 
Durante la 25ma riunione della Conferenza delle Parti (COP25) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è tenuta a Madrid nel 2019, il governatore di Jalisco, Enrique Alfaro Ramírez, ha presentato l'Iniziativa Tequila Libera dalla Deforestazione, “probabilmente l'industria più rappresentativa di Jalisco e del Messico”1.
Il rappresentante dei produttori di tequila ha aggiunto: "la Catena Produttiva Agave Tequila cercherà di avere la leadership, per diventare un riferimento come prodotto emblema del Messico, e con un alto senso di responsabilità ambientale”.2
Questa iniziativa si è concretizzata attraverso “Il marchio di certificazione Agave Responsabile Ambientale, ARA”, che garantisce che il tequila proviene da piantagioni di agave che, dal 2016, non abbiano causato deforestazione. 3
Si tratta di un registro degli appezzamenti su una mappa virtuale e dei dettami sul loro uso agricolo prima del 2016.
E dice che “La certificazione ARA permetterà l'autoregolamentazione dell'industria del tequila”, presentandola come “produzione sostenibile”.4
Fingono di frenare la deforestazione con mappe e registrazioni di terreni, mentre nelle regioni sussistono stratagemmi che permettono l'impiego di nuovi terreni per coltivazioni agro-industriali in assenza di qualsiasi intervento istituzionale per la regolamentazione.
Il discorso della “deforestazione zero” che dovrebbe riguardare le piantagioni agro-industriali di Jalisco è pieno di contraddizioni.
L'obiettivo è quello di sostenere il redditizio mercato del tequila e di aumentare le esportazioni posizionandosi sul mercato.
La certificazione è solo un'altra formalità per l'industria, il settore privato sbandiera il suo impegno ambientale come se si trattasse di bontà, quando in precedenza si è fatto beffe di leggi che avrebbero dovuto essere rispettate.
In quale altro modo avrebbero potuto far crescere le loro colture da investimento senza deforestare?
Ora parlano di no deforestación nel tentativo di "raggiungere" l'obiettivo indicato dagli organismi internazionali per il cambiamento climatico, ma lasciano da parte una serie di esternalità e il ripristino di foreste
ed ecosistemi.
L'idea del Ministero dell'Ambiente e dello Sviluppo Territoriale (Semadet), su come generare soluzioni ambientali per l'agro-industria che siano modelli innovativi applicabili ad altre piantagioni, è preoccupante.
Infatti l'agave viene piantata a destra e a manca, senza regolamentazione, mettendola sul mercato come agave o direttamente come tequila. “Jalisco ha più di 100.000 ettari e un totale di 399 milioni di piante di agave”5.
Secondo “il segretario del Semadet, Sergio Graf Montero, in 20 anni (dal 1993 al 2013) Jalisco ha perso 729.000 ettari di foreste e selve”.
“Le attività dell'allevamento del bestiame, della coltivazione di agave e avocado sono considerate le cause dirette più importanti della deforestazione a Jalisco”.
Tuttavia, “l'area di ammissibilità su cui si potrà piantare l'agave della varietà Azul Tequilana Weber è di quasi 3 milioni di ettari, che è la superficie delle aree agricole presenti a Jalisco già esistenti prima del 2016”.6
Lo studio sulla “Stima del tasso di deforestazione lordo in Messico per il periodo 2001-2018”, sviluppato dalla Commissione Forestale Nazionale (Conafor), indica che ogni anno, a Jalisco, sono stati deforestati una media di 15.995 ettari .7
Nel 2021, in piena pandemia, quando Guadalajara era completamente paralizzata, è stato dato alle fiamme il Bosco della Primavera, un polmone verde e un'area protetta situata proprio tra l'abitato e i campi di agave della città di Tequila.
Diversi giorni dopo che l'incendio era stato spento dalle brigate forestali e dai pompieri, è stata trovata una grande estensione di foresta bruciata e ripiantata con agave. La qual cosa ha evidenziato una delle pratiche mediante cui questo tipo di piantagione sta avanzando.
Le autorità agrarie e agricole usano ogni tipo di inganno per fare spazio a queste coltivazioni redditizie, espropriano le terre dei contadini tramite affitto, occupazione o acquisto.8
Una volta espropriate, le terre non producono più cibo e vengono incorporate in logiche dannose e inquinanti.
Nella proposta di “deforestazione zero”, si parla di seminare solo nelle zone destinate all'agricoltura dal 2016, il che può trasformarsi in qualcosa che sta
già accadendo: la terra è già stata sottratta alle comunità contadine, la disboscano con grandi macchinari. La coltura iniziale è, per esempio, l'avocado. Ma poi la terra e l'acqua finiscono o la piantagione non riesce, allora tagliano l'avocado e piantano l'agave.
Se gli va bene in 5-7 anni avranno il raccolto.
L'agave è una coltura di speculazione perché il suo prezzo va da zero a un dollaro e mezzo al chilo così, a seconda delle circostanze, la terra viene ripiantata oppure spianata e trasformata in una serra, coperta di cemento, metallo e plastica.9
Ora alcuni settori ufficiali del turismo e della cultura si lamentano che le serre hanno modificato il “paesaggio agavero”, riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità, e che era già diventato un business collaterale. In risposta a questo problema, il Ministero della Cultura di Jalisco ha dichiarato che “non c'è nessun regolamento o legge che proibisca di piantare bacche nel paesaggio agavero. Per il momento, nulla impedisce ai proprietari terrieri di piantare bacche invece di agavi, o il contrario".10
Questa storia sta riguardando tutta Jalisco. I canyon stanno diventando discariche per migliaia di tonnellate di plastica e lattine di pesticidi. E' quello che è successo con le coltivazioni di patate per le aziende di snack e cibi fritti nelle sierras di Jalisco, dove hanno smesso di piantare le tante colture tradizionali (mais, fagioli, fave, verdure).
I terreni sono stati distrutti e ora sono [ricoperti di] serre per le bacche (mirtilli, lamponi e fragole).
Migliaia di ettari di foresta sono stati abbattuti per ognuna di queste iniziative di esportazione agroindustriale.
In alcuni casi la storia finisce con l'urbanizzazione e la vendita di lotti per l'industria o il loro frazionamento.
Il territorio è devastato, le famiglie delle comunità abbandonano le pratiche contadine o finiscono con l'andare a lavorare in queste industrie, l'uso indiscriminato di pesticidi sta distruggendo la terra e la salute.
La soluzione “deforestazione zero” vuole essere innovativa, vogliono salvare il Gigante Agroalimentare messicano facendolo crescere: “dare una opportunità” ai sistemi-prodotto (come li chiamano loro).
Questi ultimi sono nocivi, avanzano nell'area agricola esistente espropriando le comunità contadine che, nei loro territori, ereditano esternalità (inquinamento, crisi sanitarie, espropriazione di conoscenze e culture, umiliazioni e violenze). Lungo la strada distruggono gli ejidos, la proprietà sociale e le forme collettive di gestione del territorio che le istituzioni e le imprese considerano arcaiche e che, dicono, hanno impedito lo sviluppo essendo “legate” a decisioni collettive.
La realtà è che la frontiera agricola sta crescendo a passi da gigante, che lo Stato sta spingendo verso la produzione di questi prodotti agricoli e che, finora, non c'è nessuna forza, nessuna regolamentazione, tanto meno “autoregolamentazione” che possa fermarla. Queste false soluzioni al cambiamento climatico non mettono in discussione l'invasione delle piantagioni né le sue conseguenze, e non fanno nulla per cambiare le pratiche agricole industriali che incoraggiano l'accaparramento e la concentrazione monopolistica delle terre.
Un altro pericolo è che queste banche dati aziendali possano diventare banche dati per i mercati fondiari o per la localizzazione di appezzamenti di terreni per la prospezione agricola.
Una ricerca dell'Università di Guadalajara afferma, in riferimento all'agave, che: “ha causato una dinamica di cambiamenti nell'uso del suolo che colpiscono la produttività ed altre attività, come l'allevamento di bestiame, che è stato spostato da quelle aree “agaveras” che prima fornivano foraggio attraverso stoppie di mais o pascolo diretto su pasture associate all'agave coltivata in modo tradizionale. Oggi il bestiame deve a sua volta cercare nuove aree di alimentazione e viene spostato verso nuove zone di pascolo o al pascolo diretto nella foresta decidua tropicale, aumentando la pressione su questa importante risorsa biotica”.11
In altre parole, monitorando la coltivazione di “agave zero deforestazione”, tale coltivazione ne sostituirà altre, quindi verranno aperti nuovi terreni agricoli per foraggi ed altre colture tradizionali.
Il processo propone di invadere o convertire terre destinata alle colture per la produzione di cibo, pregiudicando la riduzione delle emissioni e la deforestazione, la commercializzazione di alimenti naturali su corte distanze e la sovranità alimentare.
Il ministro per l'ambiente di Jalisco inserisce l'iniziativa nel quadro delle soluzioni basate sulla natura.
Il Movimento Mondiale per i
Boschi Tropicali (WRM) descrive così la situazione: “Abbiamo già assistito all'introduzione di concetti che danneggiano i territori e giustificano la continua devastazione delle foreste, così come l'estrazione violenta di tutto, dai minerali al legname. I sistemi di certificazione, la compensazione del carbonio, le promesse di una catena di approvvigionamento a zero deforestazione netta, gli impegni per un carbonio neutro e zero emissioni nette sono solo alcuni di questi concetti. L'ultima idea pericolosa va sotto il nome di “soluzioni basate sulla natura” o “soluzioni naturali per il clima”. È l'illusione che la “natura” sia una “soluzione” alla distruzione imprenditoriale"12.
* Traduzione Marina Zenobio, per Ecor.Network
** Foto di copertina di Rodolfo González Figueroa
NOTE:
1 Governo dello Stato di Jalisco, “Il governo di Jalisco presenta l'iniziativa 'Tequila libera dalla deforestazione'”, 12 agosto 2019. https://www.jalisco.gob.mx/es/prensa/noticias/98840
2 Ibidem.
3 Questo è stato presentato il 3 maggio 2021 dal Consejo Regulador del Tequila (CRT), la Cámara Nacional de la Industria del Tequila (CNIT) e il governo statale. SEMADET, “Rapporto sui progressi 2021”. https://semadet.jalisco.gob.mx/sites/semadet.jalisco.gob.mx/files/informeavancessemadeteeb_jal2021.pdf
4 Governo dello Stato di Jalisco, “Tequila libera dalla deforestazione; azione di fronte al cambiamento climatico” https://www.jalisco.gob.mx/es/gobierno/comunicados/tequila-libre-de-deforestacion-acciones-ante-el-cambio-climatico
5 “Il Governo di Jalisco presenta”, op.cit.
6 “Tequila, la prima bevanda alcolica libera dalla deforestazione”, El Economista, 4 maggio 2021. https://www.eleconomista.com.mx/estados/Tequila-primera-bebida-alcoholica-libre-dedeforestacion-20210504-0017.html
7 “La mappa per frenare la deforestazione in favore delle agavi va avanti”, El Informador, 21 maggio 2021. https://www.informador.mx/Avanza-mapa-para-frenar-deforestacion-poragave-l202105210002.html
8 “Esclusivo: l'agave minaccia il Bosco della Primavera”, Forbes, 2 agosto 2021. https://www.forbes.com.mx/el-agave-acecha-al-bosque-la-primavera/
9 “L'agave arriverà a più di 30 pesos al chilo”, Noti Arandas, 4 luglio 2020. https://www.notiarandas.com/region/llega-amas-de-30-pesos-el-kilo-de-agave/
10 “Il paesaggio agavero rischia di perdere la designazione dell'UNESCO”, Milenio, 20 agosto 2018. https://www.milenio.com/cultura/paisaje-agavero-riesgo-perder-nombramiento-otorgado-unesco
11 P. R. W. Gerritsen e L. M. Martínez Rivera, “Prospettive e sfide della produzione dell'agave blu”, in Agave blu, società e ambiente, Autlan de Navarro, Jalisco, Università di Guadalajara, 2010, pp. 203-218
12 WRM, “ Soluzioni basate sulla natura: nascondendo un enorme furto di terra”, Boletín 255, marzo/abril 2021. https://wrm.org.uy/es/files/2021/05/Boletin-255_ESP.pdf