False promesse. L'Alleanza per una Rivoluzione Verde in Africa (AGRA)

di A. Mkindi, A. Maina, J. Urhahn, J. Koch, L. Bassermann, M. Goita, M. Nketani, R. Herre, S.Tanzmann, T. A. Wise

In questi giorni si svolgono diversi appuntamenti istituzionali importanti nell’ottica dell’espansione dell’estrattivismo agroindustriale nel mondo.
Oggi inizia a Firenze il G20 Agricoltura, a cui i Movimenti risponderanno domani con la Marcia per la Terra (info qui), giudicando la riunione dei ministri dell’agricoltura dei 19 paesi più industrializzati del mondo - più l’UE - come “l'ennesima farsa internazionale che attraverso la retorica della green economy disporrà del futuro dell'agricoltura industriale, chimica, nociva e distruttrice in Europa e in tutto il Mondo”.
 
Il 23 settembre si terrà invece a New York il Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS21), un summit fortemente contestato da centinaia di organizzazioni contadine, già mobilitate durante il pre-Summit di Roma dello scorso luglio (qui il report di La Via Campesina sulle mobilitazioni).
L’ UNFSS21 trae origine da una richiesta del World Economic Forum - una fondazione privata che associa circa un migliaio di imprese multinazionali -  e viene sponsorizzato delle più grandi organizzazioni “filantrocapitaliste”.
E’ sostanzialmente in mano ai principali fautori di quel modello di agricoltura speculativa che ha prodotto nell’ultimo secolo (dai tempi della prima “rivoluzione verde”) fame, miseria contadina, dipendenza, perdita della sovranità alimentare, land grabbing, degradazione della terra, distruzione della biodiversità e dei territori naturali, aggravamento della crisi climatica.
Per la supervisione del UNFSS21 il Segretario Generale dell’ONU ha nominato come Inviata Speciale la dott.ssa Agnes Kalibata, cioè l’attuale presidente dell’ AGRA, la “Alliance for a Green Revolution in Africa” lanciata nel 2006 dalla Fondazione Bill e Melinda Gates e dalla Fondazione Rockefeller.
Una nomina che rappresenta una netta scelta di campo dalla parte dell’agribusiness.
Per spiegare chi è AGRA e come agisce, riportiamo una traduzione parziale del rapporto “False promises. The Alliance for a Green Revolution in Africa (AGRA)”, uno studio internazionale che documenta i drammatici impatti sui piccoli produttori alimentari dei 13 paesi africani coinvolti dal progetto: Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Kenya, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Nigeria, Rwanda, Tanzania, Uganda, Zambia.
Per approfondimenti, rimandiamo alla lettura integrale della versione inglese del dossier.


Traduzione di Alexik per Ecor.Network.
Immagine dell'home page: flickr.com/worldbank; flickr.com/ifpri (CC BY-NC-ND 2.0).


Nel dicembre 2019, Agnes Kalibata, presidente dell'AGRA (Alliance for a Green Revolution in Africa), è stata nominata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres come Inviata Speciale per il Summit sui Sistemi Alimentari del 2021.
Nella lettera ufficiale che annuncia la sua nomina, si dà per scontato che AGRA assicuri “un'Africa sicura e prospera dal punto di vista alimentare attraverso una crescita agricola rapida, inclusiva e sostenibile, migliorando la produttività e i mezzi di sussistenza di milioni di piccoli agricoltori in Africa” 1.
È una delle tante promesse che i rappresentanti di AGRA hanno fatto dai tempi della sua fondazione nel 2006.
Anche durante la crisi del Covid-19, AGRA non è rimasta in silenzio. In un documento di sintesi invita i governi africani a mantenere gli attuali sistemi di produzione agricola, con una attenzione particolare alla fornitura di sementi e fertilizzanti sintetici, da mantenere nonostante i lockdown o il coprifuoco.
Sulla questione di come i mercati locali - in particolare i sistemi alimentari locali ed i modelli alternatividi produzione come l'agroecologia - possano essere rafforzati per gestire la crisi, il documento non dice nulla 2.
AGRA continua piuttosto a promuovere un sistema agricolo unidimensionale, ad alta intensità di input e di risorse, e le catene di approvvigionamento globali che hanno già reso molti produttori alimentari su piccola scala dipendenti da forniture esterne di sementi ibride (invece di coltivare e moltiplicare le proprie).

La fame colpisce soprattutto i più poveri e vulnerabili di una società. Rimane il dubbio se, se si percorre questa strada, i gruppi per i quali il diritto al cibo è più a rischio saranno davvero ascoltati.
Il primo messaggio ufficiale di Kalibata come inviato speciale non menziona nemmeno la società civile o i gruppi emarginati, facendo eco così alla lunga storia della loro discriminazione 3.
Tutto ciò rende urgentemente necessario dare uno sguardo più approfondito alle misure che AGRA ha preso dal 2006. Questo studio rivela le false promesse che giunte assieme ad AGRA e svela alcuni difetti di base del suo approccio allo sviluppo nell'Africa rurale.
Nel 2006, la Fondazione Bill e Melinda Gates e la Fondazione Rockefeller hanno lanciato l'Alleanza per una rivoluzione verde in Africa (AGRA). Armata di sementi commerciali ad alto rendimento, fertilizzanti sintetici e pesticidi, essa è stata propagandata come in grado di fornire all'Africa la propria rivoluzione verde nella produzione agricola per ridurre la fame e la povertà.
A questo scopo AGRA finanzia vari progetti e fa attività di lobbyng presso i governi africani per lo sviluppo di politiche e strutture di mercato che promuovono l'adozione dei pacchetti tecnologici della Rivoluzione Verde.
La sua attuale strategia elenca "Policy and Advocacy" come primo programma, che spinge attivamente le politiche che aprono le porte agli input della Rivoluzione Verde, inclusi semi e pesticidi, e impedisce che approcci alternativi, come l'agroecologia, ricevano sostegno.
Dall'inizio, AGRA ha ricevuto contributi per quasi 1 miliardo di dollari, il più alto dei quali dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, ma anche dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e da altri paesi, inclusa la Germania.
AGRA ha emesso sovvenzioni per oltre 500 milioni di dollari per promuovere la sua visione di un'agricoltura africana "modernizzata", libera da tecnologie limitate e bassi rendimenti. Inoltre, ingenti stanziamenti dei governi africani hanno sostenuto la campagna sotto forma di programmi di sussidio per le forniture (FISP) agli agricoltori, per acquistare i semi per lo più ibridi e i fertilizzanti sintetici promossi da AGRA. I sussidi per i produttori alimentari su piccola scala hanno quindi fornito un incentivo diretto per l'introduzione del pacchetto tecnologico della Rivoluzione verde di AGRA. Dieci dei 13 paesi in cui si concentra l'AGRA hanno sperimentato un'adozione significativa dei FISP.
Sotto la guida dell'ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, gli obiettivi iniziali dell'AGRA ambivano a raddoppiare i redditi per 20 milioni di famiglie di piccoli produttori agricoli entro il 2020, dimezzando l'insicurezza alimentare in 20 paesi attraverso miglioramenti della produttività 4.
Nel tempo gli obiettivi sono diventati più specifici e ambiziosi: “raddoppiare le rese e i redditi per 30 milioni di famiglie agricole entro il 20205. AGRA ha cancellato questi obiettivi nel giugno 2020 dal suo sito web senza fornire alcuna spiegazione.

Dopo 14 anni di attività, AGRA si sta avvicinando alla sua autodichiarata scadenza.
Qual è il bilancio della sua Rivoluzione Verde?
Nonostante gli enormi finanziamenti e le risorse coinvolte, in particolare i contributi dei governi in cui il denaro dei contribuenti è stato utilizzato per promuovere questa iniziativa, l'AGRA non risponde del suo operato.
Non ha pubblicato una valutazione complessiva dell'impatto dei suoi programmi.
Non presenta stime attendibili del numero di famiglie di piccoli produttori alimentari raggiunto, dei miglioramenti nei loro raccolti, del reddito netto delle famiglie o della sicurezza alimentare, o dei suoi progressi nel raggiungimento dei propri ambiziosi obiettivi.
Allo stesso modo, la Fondazione Bill e Melinda Gates, che ha fornito più della metà dei finanziamenti di AGRA, rimane in silenzio. Questa mancanza di responsabilità e supervisione è sbalorditiva per un programma che per così tanto tempo ha guidato le politiche di sviluppo agricolo della regione, con la sua narrativa sui metodi basati sulla tecnologia ad alta intensità di input 6.
AGRA ha respinto le richieste dei ricercatori della Tufts University di fornire dati provenienti dai propri processi interni di monitoraggio e valutazione dei risultati.
Questo rapporto adotta un duplice approccio per sopperire alla mancanza di dati provenienti da AGRA: da un lato colma la carenza di rendicontazione e presenta i dati sui beneficiari diretti di AGRA e sugli impatti del programma per verificare se AGRA ha raggiunto i propri obiettivi.
D'altra parte, il rapporto mostra perché l'approccio stesso di AGRA è il motivo principale per cui non contribuirà al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite, in particolare per porre fine alla fame (obiettivo numero due).
Il rapporto si basa su uno studio dei ricercatori della Tufts University che hanno utilizzato i dati a livello nazionale dei 13 principali paesi target dell'AGRA, in merito a produzione, resa e superficie coltivata per la maggior parte delle importanti colture alimentari della regione, per valutare se i programmi della Rivoluzione Verde hanno aumentato significativamente la produttività.
I ricercatori hanno anche esaminato i dati sulla povertà e sulla fame per determinare se i redditi dei piccoli produttori alimentari siano nei fatti migliorati significativamente, così come hanno esaminato lo stato della fame in tutta la regione.
Inoltre, sono stati commissionati quattro casi di studio per ricercare l'impatto di AGRA in Mali, Kenya, Tanzania e Zambia, per ottenere analisi più dettagliate per i singoli paesi e per mostrare come AGRA sta influenzando le politiche, le pratiche e la produttività.
I ricercatori dell’Università di Tufts hanno trovato scarsi riscontri di aumenti significativi della produttività, del reddito o della sicurezza alimentare per le persone nei 13 principali paesi target dell'AGRA, ma hanno piuttosto dimostrato che il modello della rivoluzione verde di AGRA sta fallendo.

Questi i principali risultati:
– Scarsi riscontri di aumenti significativi dei redditi o della sicurezza alimentare dei piccoli produttori alimentari. Al contrario, nei paesi in cui opera AGRA, c'è stato un aumento del 30% del numero di persone che soffrono la fame, una condizione che colpisce 130 milioni di persone nei 13 paesi destinatari degli interventi dell’ di AGRA;
– Scarsi riscontri di un aumento significativo della produttività. Per le colture di base nel loro complesso, in dodici anni i raccolti sono aumentati in media solo del 18% nei paesi AGRA rispetto al 17% nello stesso periodo prima dell'AGRA. Si tratta di un tasso di crescita medio annuo dell'1,5%, simile al periodo precedente l'AGRA. Inoltre, la crescita della produttività è diminuita in otto dei 13 paesi AGRA, e in tre paesi i dati sono persino passate da positivi a negativi sotto AGRA. Questo mette in dubbio l'AGRA come fattore di crescita della produttività. Anche il mais, fortemente promosso dai programmi della Rivoluzione Verde, ha mostrato solo il 29% di crescita della resa, ben al di sotto dell'obiettivo di AGRA del 100%;
– Minima riduzione della povertà rurale o della fame anche dove la produzione di alimenti di base è aumentata. Come nello Zambia, dove la produzione di mais è aumentata di oltre il 150 per cento, principalmente a causa dell'aumento dei terreni agricoli. I produttori alimentari su piccola scala non hanno beneficiato adeguatamente: povertà e fame sono rimaste incredibilmente alte;
– Ulteriore erosione della sicurezza alimentare e della nutrizione per i piccoli produttori alimentari poveri, dove gli incentivi della Rivoluzione Verde per le colture prioritarie hanno spinto verso l'uso del suolo per il mais a scapito delle colture tradizionali più nutrienti e resistenti al clima, come il miglio e il sorgo. Mentre in passato i semi per le colture tradizionali erano facili ed economici da ottenere tramite lo scambio degli agricoltori, ora gli agricoltori devono pagare per i semi delle "colture prioritarie";
– Prove evidenti di impatti ambientali negativi, compresa l'acidificazione dei terreni coltivati ​​in monocoltura con fertilizzanti sintetici a base di combustibili fossili 7. L'aumento della produzione è avvenuto perché gli agricoltori hanno ampliato le terre coltivate. Entrambi gli aspetti influenzano negativamente la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici.

Inoltre, un'analisi più approfondita nei quattro casi di studio (Mali, Kenya, Tanzania e Zambia), a cui si aggiunge uno studio dal Ruanda, fornisce ulteriori indicazioni su come la strategia dell’AGRA non solo non riesce a ottenere gli effetti desiderati, ma anche peggiora la situazione dei piccoli produttori alimentari.
Esempi dalla Tanzania mostrano come la dipendenza dal mercato del metodo AGRA abbia costretto i produttori alimentari su piccola scala a saldare il debito dei costi delle forniture quando i prezzi del mais erano troppo bassi dopo il raccolto: in alcuni casi hanno persino dovuto vendere il loro bestiame.
I progetti nello Zambia hanno anche portato all'indebitamento dei piccoli produttori alimentari partecipanti [al progetto AGRA]. Alcuni hanno spiegato che dopo il primo raccolto non erano già in grado di rimborsare i prestiti per fertilizzanti e sementi.
Questo dimostra anche che AGRA non dà ai produttori alimentari su piccola scala la libertà di scelta riguardo a cosa coltivare. In un progetto in Tanzania, ad esempio, agli agricoltori viene permesso di partecipare ai progetti AGRA solo a condizione che non pratichino la coltivazione mista.
Ogni coltura deve essere coltivata in un campo separato, il che aumenta i costi di produzione e riduce la diversità delle colture.
In Ruanda, i piccoli produttori alimentari sono stati multati quando non hanno piantato mais e le altre colture autorizzate.
Gli agricoltori sono stati costretti a utilizzare fertilizzanti sintetici, che sono stati pesantemente sovvenzionati. Nei progetti in Kenya, gli agricoltori non possono scegliere il tipo di seme di mais, né i fertilizzanti o i pesticidi. Dalle nostre interviste agli agricoltori dei progetti AGRA, emerge che i responsabili dei progetti ritenevano che i concessionari agricoli avessero preso le decisioni migliori per gli agricoltori.
Tutto questo mette in pericolo i diritti dei piccoli produttori all'autodeterminazione e alla sovranità alimentare.

E' chiaro che l'approccio dell’AGRA spinge i produttori alimentari su piccola scala lontano dalla coltivazione del cibo tradizionale e verso la coltivazione di una coltura specifica, il che ha portato a un calo delle colture nutrienti e resilienti al clima e ad una caduta dei sistemi di scambio delle sementi fra agricoltori a basso costo, a basso rischio e ben funzionanti.
In Ruanda, ad esempio, il sorgo, così come le patate dolci e altre radici e tuberi, erano le colture alimentari più importanti prima che AGRA entrasse nella regione.
Le statistiche per tutti i 13 paesi in cui si concentra l'AGRA mostrano che la produzione di miglio è diminuita del 24% nel periodo dell'AGRA.
Nel complesso, radici e tuberi, che includono colture tradizionali nutrienti come le patate dolci, hanno registrato un calo del sette percento nei raccolti. Le arachidi, una fonte fondamentale di proteine ​​in molti paesi, hanno visto un allarmante calo del 23 per cento dei rendimenti.
Gli scienziati e i decisori politici sono diventati sempre più consapevoli dei limiti dei sistemi agricoli ad alta intensità di input, in particolare quando si cerca di combattere o di adattarsi ai cambiamenti climatici.
L’UN Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha recentemente documentato l'impatto dell'agricoltura industriale sui cambiamenti climatici e ha chiesto profondi cambiamenti per mitigare e aiutare gli agricoltori ad adattarsi alle perturbazioni climatiche 8.
Nel suo Global Assessment on Biodiversity and Ecosystem Services, la Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) è ancora più esplicita e identifica l'agricoltura industriale come uno dei principali fattori di distruzione della natura. Di conseguenza, l’espandersi dell'agricoltura intensiva sta portando, tra l'altro, all’inquinamento accelerato dei suoli e delle acque 9.
Al raggiungimento della scadenza autodichiarata dell'AGRA, è tempo che i governi africani e gli altri donatori riflettano e cambino rotta.


NOTE:

1 United Nations Secretary General (2019), Ms. Agnes Kalibata of Rwanda Special Envoy for 2021 Food Systems Summit.
2 AGRA (2020), AGRA Position Paper on COVID-19.
3 Office of the Special Envoy of the Secretary-General for the United Nations Food Systems Summit (2020), “Information Note: UN commits to ensuring inclusive preparations for the Food Systems Summit to be convened by the Secretary-General in 2021”.
4 AGRA (2009), 2008 Annual Report.
5 AGRA, What We Do: Grants.
6 L'agricoltura ad alta intensità di input si basa su una crescita costante nell'uso di input agricoli. Questi includono fertilizzanti sintetici, semi ibridi, pesticidi e attrezzature meccaniche per aumentare la produttività e quindi la produzione agricola. Questo è spesso a scapito delle persone e dell'ambiente. I posti di lavoro nel settore agricolo, specialmente nel Sud del mondo, vengono persi e i produttori alimentari su piccola scala diventano dipendenti. L'elevato uso di fertilizzanti distrugge la fertilità del suolo.
7 Gli studi includono, fra gli altri: The Zambia Alliance for Agroecology and Biodiversity (ZAAB) and African Centre for Biodiversity (ACB) (2019), Securing equitable farmer support and the transition from the Farm Input Subsidy Programme in Zambia” , e Thomas S. Jayne, Nicole M. Mason, William J. Burke, and Joshua Ariga (2018), Taking stock of Africa’s second-generation agricultural input subsidy programs.

8 Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) (2019), Special Report: Climate Change and Land.
9 Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) (2019), The Global Assessment on Biodiversity and Ecosystem Services.


False promises. The Alliance for a Green Revolution in Africa (AGRA)
Coordinatori/trici: Lena Bassermann, Jan Urhahn.
Autori/tici: Abdallah Mkindi, Anne Maina, Jan Urhahn, Josephine Koch, Lena Bassermann, Mamadou Goita, Mutinta Nketani, Roman Herre, Stig Tanzmann, Timothy A. Wise.
Assistenti alla ricerca: Melissa Gordon e Rachel Gilbert.

Recensione critica: Marita Wiggerthale.
Edito da: Rosa-Luxemburg-Stiftung, Biba, Bread for the World, FIAN Germany, Forum on Environment and Development, INKOTA-netzwerk, IRPAD, PELUM Zambia, Tabio, e TOAM.

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16 settembre 2021 (pubblicato qui il 21 settembre 2021)