La difesa dei territori (terra, acqua, natura) è cambiata molto negli ultimi decenni in America Latina. Il libero commercio vuole prevalere sul diritto alla terra, sull’autonomia dei popoli, sul diritto ad abitare in un ambiente sano e sulla sovranità alimentare. Ora ciò che impera sono le regole degli accordi di libero commercio, che garantiscono e danno certezza alle imprese transnazionali riguardo ai loro investimenti nei territori dei popoli di ciascun paese che li ha firmati.
L’offensiva è travolgente. Solo in Messico, la maggior
parte delle comunità contadine contava tra i 10 e i 70 anni di proprietà legale delle proprie terre in maniera collettiva attraverso gli ejidos e le comunità agrarie indigene, occupandole, riconoscendole, facendole produrre, curando e delimitando aree di uso e cura comune, vivendo con dignità nelle proprie aree. Ma le regole costituzionali sono cambiate per dare certezza alla proprietà e all'investimento privato, eliminando le garanzie ottenute dalla Rivoluzione messicana e dalla sua riforma agraria. Da una proprietà sociale agraria inespugnabile, imprescrittibile e inalienabile, tutto venne modificato per favorire la speculazione fondiaria. I contadini messicani non riuscirono a prevedere l’espropriazione nonostante gli allarmi da parte di alcuni movimenti contadini e sociali. Nel gennaio 1994, le comunità indigene del Chiapas attraverso l'EZLN hanno messo in guardia contro l'entrata in vigore del NAFTA. I contadini e gli indigeni, nonché gli afrodiscendenti del Brasile, della Colombia e dell’Ecuador, non hanno smesso di lottare per le riforme agrarie necessarie a dare impulso alla distribuzione delle terre che sono nelle mani dei grandi proprietari terrieri e delle imprese agroindustriali, ed è sempre più difficile raggiungere questo obiettivo con le regole commerciali che danno priorità all'investimento privato.
In Messico, almeno il 51% del territorio nazionale è proprietà ejidal o comunale nelle mani di 32.083 gruppi agrari contadini o indigeni distribuiti su più di 100 milioni di ettari 1, la maggior parte delle decisioni vengono prese in assemblee che rappresentano la massima autorità, anche se c'è un'enorme sfida che è quella di coinvolgere giovani nel funzionamento degli ejidos e delle comunità ed è sempre più difficile raggiungere il quorum legale per costituire l’assemblea.
Dall’entrata in vigore dei Trattati di Libero Commercio, assistiamo a un'aggressione contro i territori e la proprietà sociale che, attraverso il land grabbing, vengono trasformati in grandi latifondi occupati da aziende e megaprogetti. Si perde così il possesso o il
diritto di definire l’uso delle terre che si abitano, attraverso processi di esproprio, vendita, depredazione, affitti di massa o contratti con grandi aziende agroalimentari che utilizzano le terre in maniera estensiva senza avere alcun interesse a prendersi cura delle risorse per il futuro prossimo. I loro piani non vanno oltre i trent’anni e presto iniziano a prospettare nuovi territori in affitto che devastano con l’uso intensivo di prodotti agrochimici, con lo sfruttamento eccessivo dell’acqua e del suolo, che in pochi anni finiscono per essere solo deserti e aree devastate. I suoli che si sono conformati in migliaia di anni, vengono logorati in meno di 5 anni: la preoccupazione principale delle aziende è generare profitti e ciò viene difeso in maniera pervicace. Nell'ambito della celebrazione dei primi 100 anni della costituzione dell'Ejido di La Ciénega, nel Municipio Agroecologico di El Limón, Jalisco, Messico, si è tenuto un incontro dei rappresentanti agrari della regione e alcune delle loro riflessioni sono state le seguenti: “La Terra nutre noi, i nostri figli e nipoti. Dobbiamo infondere l'unità e l'amore per la terra.
Gli accordi all'unanimità ci rafforzano. Dobbiamo riprendere i principi della Rivoluzione messicana e dei nostri leader. Dobbiamo migliorare i nostri terreni in maniera non aggressive e più naturale. Abbiamo sbagliato a pensare che la terra fosse infinita. Se non ne facciamo buon uso e non la sfruttiamo bene avremo dei grossi problemi. L'individualizzazione promossa dalle riforme del 1992 sta compromettendo le assemblee e i nuovi ejidatarios che hanno acquistato i diritti agrari vogliono che le terre comuni vengano distribuite e scompaiano le terre ad uso comune o che scompaiano gli ejidos, per poi distribuire individualmente la terra. Vediamo
chiaramente la minaccia del ritorno della grande proprietà terriera. Molti ejidatarios o i loro figli fuggono e se ne vanno negli Stati Uniti, a causa della violenza, della depredazione o della povertà.
Dove sono i giovani? Chi continuerà ad amministrare le terre? Chi si preoccuperà di mantenere meglio la terra e il territorio? Di quanto ha bisogno un essere umano per essere e vivere felice? La terra, il territorio, la comunità e l'ejido possono fornire ciò che serve. Sempre e quando la terra sia di chi la lavora come prima della riforma agraria del 1992 quando qualcuno si assegnava il suo appezzamento a un'altra persona che voleva lavorarlo e sfruttarlo. Chi compra adesso terre ejidales è interessato alla proprietà individuale, non alla comunità, per cui vuole dividere tutto ciò che è comune e privatizzarlo, mentre chi vende è interessato solo al denaro. È un momento urgente di riflessione più profonda, per fermare la devastazione e saper vivere nella terra con ciò che abbiamo. C'è molto denaro degli Stati Uniti e delle compagnie transnazionali che vogliono accaparrarsi la terra. Ma noi vogliamo recuperare la terra invasa e instaurare un nuovo modello che sia rispettoso del nostro ambiente.
[C'è una brutale mercificazione e speculazione
del territorio frammentato, con la pretesa
dell'appropriazione di tutto come se fosse merce:
il suolo, acqua, alberi, clima, minerali, semi, paesaggio]
Ci preoccupa il fatto che non esistano leggi che regolino le monocolture. L'agave e altre specie stanno facendo molti danni, ma la visione privata, particolare non permette alla comunità di regolamentarlo. Queste coltivazioni commerciali possono consumare la terra. Non si dovrebbe poter seminare ciò che causa danno. Quel suolo si è formato nel corso di migliaia e milioni di anni. E ora in due anni disboscano i monti, piantano agave e il suolo se ne va, ciò che ha impiegato centinaia o migliaia di anni per formarsi sta sfuggendo di mano. La proprietà comune, la terra ad uso comune, va a beneficio di tutti noi che abitiamo il territorio. Dobbiamo rimediare al male che abbiamo fatto alla natura. Portare i propri figli, figlie e familiari all'assemblea è incoraggiare l'amore per la terra. Bisogna portarli al campo, al pascolo, alla collina, alla montagna. Non si ama ciò che non si conosce.
Cosa significa la difesa del territorio e dell’agricoltura nel 2023?
Le comunità si chiedono come di dà attaccamento o lo sradicamento al territorio, come difendere e avere cura della vita rurale, agraria, contadina, come, con le limitazioni dei sistemi educativi, o le imposizioni del consumo e della tecnologia, potremo riuscire a inculcare la conoscenza del territorio e della vita contadina come una orma di vita necessaria e possibile, che ci porti a dare impulso a riforme agrarie e popolari e a contenere le controriforme promosse dal libero mercato e da tutte le sue istituzioni, avallate da governi nazionali deboli e disorientati. Nel recente incontro dello Spazio in Difesa dei Territori e della Rete in Difesa del Mais in Messico, è stata analizzata la disputa che è riuscita a imporre regole commerciali che sottomettono i diritti umani e collettivi, rendendo più difficile la difesa del diritto al territorio.
In tutto il mondo si comincia a discutere sull’urbanizzazione come modello di vita e di consumo. L'immagine dell'urbano-industriale continua a imporsi su quella rurale, che si vende solo come fotografia statica per la memoria. C’è una brutale mercificazione e speculazione del territorio frammentato, pretendendo di appropriarsi di tutto come se fosse merce: suolo, acqua, alberi, clima, minerali, sementi e paesaggio. Noi intendiamo il territorio come un tutt'uno che va difeso nella sua interezza. La strategia principale per questo è mantenere vive le assemblee che parlano liberamente di questa integrità e che la gestiscano con l’intelligenza e la strategia della comunità.
L’accaparramento delle terre ha molti volti, alcuni addirittura mascherati da soluzioni alla crisi alimentare o climatica, come l’affitto, l’inquinamento e il deterioramento-erosione, l’incursione nei mercati del carbonio e altri trucchi degli speculatori fondiari globali. L’espropriazione con la violenza, lo spostamento forzato per gli effetti del cambiamento climatico, per i megaprogetti o le crisi sanitarie, ci portano a chiederci: come potranno avere diritto alla terra così tante persone colpite, migranti e sfollati? E i popoli afro-discendenti che arrivarono in America con la schiavitù?
Tutte le invasioni sono multifattoriali, hanno livelli diversi, sono sistemi di occupazione territoriale per facilitare i processi di produzione industriale, speculazione e commercializzazione, come afferma il Congresso Nazionale Indigeno nel suo comunicato del 5 ottobre 2023.2
[È necessario a livello globale che
l'uso e il destino della terra
rimanga nelle mani di coloro
che abitano i territori]
L’enorme complessità e la somma delle lotte possono mostrare la violenza e l'imposizione, unire forza e creatività per affrontare il libero commercio come unica politica al di sopra dei diritti umani e collettivi che sta corrompendo e seminando caos, mettendo a rischio le popolazioni indigene e i contadini e con loro il futuro dell’umanità. È necessario, a livello globale, che l’uso e il destino della terra siano nelle mani di coloro che da anni abitano i territori, per comprendere la differenza tra uso agricolo contadino e uso industriale della terra e perché i latifondi, le monocolture, l’urbanizzazione e il saccheggio estrattivista non sono la soluzione alla crisi alimentare e climatica, tra le tante crisi.
* Originale in spagnolo
su 
** Evangelina Robles è un avvocato. Fa parte del Colectivo por la Autonomía y Saberes Locales con sede a El Grullo, Jalisco. Questa associazione, insieme ad almeno altre 1.300 organizzazioni, costituisce la Red en Defensa del Maíz che da quasi 20 anni resiste agli OGM e lotta per preservare i semi autoctoni nelle regioni di tutto il Messico.
*** Traduzione di Giorgio Tinelli per 
Immagini:
*) Copertina: Foto di Daniela Garrido
a) Foto di Rodolfo González Figueroa
b) Foto di Rodolfo González Figueroa
c) Foto di Carlos Vicente
Note:
1) Vedi qui: https://www.gob.mx/ran/articulos/el-aga-mas-de-cuatro-siglos-de-historia-agraria-y-propiedad-social-en-mexico
2) Vedi qui: https://www.congresonacionalindigena.org/2023/10/05/palabra-del-congreso-nacional-indigena-en-la-conferencia-de-prensa-accion-global-por-el-momento-alto-a-la-guerra-contra-los-pueblos-de-mexico-y-del-mundo-hacia-los-pueblos-zapatistas-y-hacia-los-pu/