Da alcuni mesi l’argomento gas ha assunto una indubbia centralità per la crescita vertiginosa del suo prezzo internazionale, in particolare sul mercato europeo. Gli acuti analisti di casa nostra hanno cominciato a tematizzare la questione fra agosto e settembre, quando l’impennata era già in corso da mesi, spinta dalla ripresa della domanda asiatica che ha fatto incetta di forniture di gas naturale tradizionalmente dirette al Vecchio Continente, ma probabilmente spinta ancor più dai futures sul gas e dalle operazioni speculative in derivati.
Il prezzo ha risentito in parte anche dell’aumento del costo dei “certificati verdi” che le multinazionali del fossile comprano per compensare le proprie emissioni di CO2, scaricandone poi la spesa sui consumatori perché nessuna normativa “green” le obbliga a scaricarla sui loro profitti.
Tutto questo ben prima, dunque, del rialzo innescato dalla crisi ucraina.
Davanti a tale scenario alcuni fra i nostri più fini decisori politici a livello bipartisan si stanno esaltando all’idea di un
raddoppio della portata del Trans Adriatic Pipeline, giusto per legarci ancora di più a un combustibile fossile altamente climalterante il cui prezzo è aumentato quasi del 500% nel corso del 2021.
Un raddoppio che presenta un certo livello di improbabilità per i limiti dei giacimenti azeri, e che non avrebbe senso economico se non nella logica puramente speculativa di sfruttare i differenziali del prezzo del gas per rivenderlo in Nord Europa, ad uso e consumo dei profitti della Snam e non certo dei bisogni delle fasce di popolazione piegate dai costi dell’energia.
Di questa logica abbiamo un esempio recentissimo: “Dopo Natale [2021], gli operatori hanno iniziato a inviare gas naturale [dall'Italia] sia verso Francia e sia verso l'Olanda via Svizzera e Germania e "virtualmente" verso l'Austria: negli ultimi giorni il prezzo sul mercato del nostro paese è più basso rispetto al resto del continente”.
In pratica in piena crisi energetica, gasdotti e stoccaggi di metano sul suolo del Belpaese non sono serviti (come da narrazione ufficiale) a garantire le forniture e contenere l’impatto delle bollette di chi li subisce, ma a riempire le tasche di chi li gestisce.
I conti non tornano anche guardando ai profitti di Eni, il cui utile netto è salito nel 2021 a 4,7 miliardi di euro, il più alto dal 2012. E non tornano perchè Eni compra il gas con contratti a lungo termine, a prezzi sostanzialmente più bassi di quelli del mercato spot, ma poi lo rivende (a noi o all'estero) al prezzo pieno di mercato.
Non tornano perché l'aumento insostenibile delle bollette, col suo impatto sul caro vita, è in buona misura frutto di pura speculazione, anche da parte di una compagnia petrolifera controllata per il 30% dallo Stato.
Al di là delle sue connotazioni monetarie, nell’articolo che segue - tratto dal portale dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) - vorremmo invece indicarvi un altro aspetto del prezzo del gas: quello della salute distrutta, delle aspettative di vita ridotte, dell’esistenza da incubo delle popolazioni che vivono a Sangachal (Azerbaigian).
Sangachal è la sede del terminal gestito dalla British Petroleum che riceve il gas del giacimento sottomarino di Shah Deniz. Lo stesso gas che arriva in Salento tramite il Trans Adriatic Pipeline.
Qui la versione inglese: 
Traduzione in italiano di Ecor.Network
A volte Fatima si sveglia di notte con un profondo ruggito che scuote la sua casa dalle fondamenta. L'aria è così densa di odore di zolfo e gas che è difficile respirare, e fuori il cielo brilla come un'alba da incubo che spunta sul suo villaggio vicino alla costa del Caspio dell'Azerbaigian.
"Molte volte la gente è dovuta scappare in strada a causa del ruggito", ha detto Fatima a Crude Accountability, un'organizzazione no profit per l'ambiente e i diritti umani che ha lavorato con OCCRP su questa storia.
“Il suono era come un'esplosione. La casa tremava come se ci fosse stato un potente terremoto", ha detto. “È un incubo se ti svegli di notte, non sarai in grado di tornare a dormire. I nervi di tutti sono danneggiati".
I lampi che invadono i sogni di Fatima provengono dal gas bruciato nel vicino terminal di Sangachal, gestito dal gigante petrolifero britannico BP. Per più di 15 anni, il terminal ha ricevuto gas dal vasto giacimento sottomarino di Shah Deniz per rifornire Azerbaigian, Georgia e Turchia.
Ma i dati satellitari mostrano che il gas flaringi è aumentato in modo significativo dopo il 2018, quando la produzione di Shah Deniz ha iniziato a crescere. Verso la fine del 2020 il terminal di Sangachal ha iniziato le forniture commerciali attraverso il Southern Gas Corridor, un enorme insieme di gasdotti interconnessi che ora pompano miliardi di metri cubi di gas all'anno verso l'Unione Europea.
Il petrolio e il gas sono la principale fonte di reddito dell'Azerbaigian, che costituisce circa il 60 per cento del bilancio dello Stato, secondo l'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia. Tuttavia, gran parte di questi soldi è stata sprecata in progetti vanitosi sostenuti dallo Stato o è andata a riempire le tasche di funzionari corrotti.
Le persone che vivono vicino a Sangachal dicono di averne pagato il prezzo, denunciando problemi di salute per i quali incolpano l'inquinamento atmosferico proveniente dal terminal.
Alcuni dei nove abitanti del villaggio che hanno parlato con Crude Accountability nel 2021 - i cui nomi sono
stati cambiati per la loro protezione - hanno detto che loro stessi o i membri della loro famiglia hanno sviluppato problemi cardiaci e respiratori, condizioni associate a vivere vicino allo flaring.
Fatima ha detto che suo marito, un tempo robusto, ha dovuto subire due interventi al cuore in 12 mesi.
Suo figlio di cinque anni è sottopeso e i medici dicono che non sta crescendo. "Come possono i bambini crescere circondati da tale veleno?", ha detto.
Zahra ha detto che le è stato diagnosticato il cancro, problemi alla tiroide e diabete nel 2020, mentre i suoi figli soffrono di anemia, epilessia e problemi respiratori.
"La mattina presto, quando respiriamo, ci si sente come se respirassimo veleno," ha detto. "Ieri, mio figlio mi ha detto, Mamma sto soffocando. '"
Gli abitanti dei villaggi che vivono vicino al terminal di Sangachal dicono di aver sviluppato una serie di patologie, dai problemi respiratori e cardiaci alle eruzioni cutanee.
Alcuni incolpano il terminal, che è in funzione da più di 15 anni, per aver avvelenato le piante e gli animali.
Lara Cushing, assistente universitaria in scienze della salute ambientale presso l'Università della California, Los Angeles, ha studiato l'impatto del flaring proveniente dallo sviluppo di petrolio e gas sulle comunità in Texas. Ha trovato le prove che vivere vicino al flaring è associato a tassi significativamente più alti di nascite premature. Gli inquinanti atmosferici rilasciati dalle torce sono stati correlati a problemi di salute immediati, come gli attacchi di asma, così come gli effetti a lungo termine come le patologie cardiache.
Lara Cushing ha affermato che "la quantità di inquinamento atmosferico che respiri nel corso della tua vita influenza l'infiammazione, lo stress ossidativo nel tuo corpo. Può portare a malattie cardiovascolari [e ad una] riduzione della durata della vita".
È difficile individuare il motivo dell’aumento del flaring al terminal di Sangachal, anche se è successo nel periodo in cui sono aumentate le forniture del gas da Shah Deniz. Inoltre, non è chiaro esattamente quale tipo di inquinamento abbia causato il flaring.
I campioni d'aria prelevati da Crude Accountability nel 2019 in un villaggio vicino hanno mostrato livelli elevati di anidride solforosa, un gas associato al flaring che può danneggiare la salute delle persone ad alte concentrazioni, ma l'OCCRP non è stato in grado di stabilire con certezza se fosse prodotto dal terminal, da un vicino impianto elettrico o altra fonte.
Un rapporto della BP Azerbaigian afferma che monitora gli ossidi di azoto, l’anidride solforosa e l’inquinamento da particelle e che tra il 1995 e il 2017 non ha trovato "nessuna prova che indichi che le operazioni al terminal stessero avendo un effetto negativo sulla qualità dell'aria circostante. "
Un portavoce della BP ha affermato che la società ha effettuato un monitoraggio regolare dell'aria intorno al terminal di Sangachal tra il 2018 e il 2021 e non ha identificato emissioni che superano i limiti di qualità dell'aria. "La nostra politica è rispettare le leggi ambientali applicabili e rispettare i diritti delle persone nelle comunità che sono potenzialmente interessate dalle nostre attività", ha affermato in una nota.
“BP ha un programma di coinvolgimento della comunità ampio e di lunga data e una procedura consolidata per i reclami che consente di far emergere le preoccupazioni della comunità. Non sono stati registrati reclami relativi all'ambiente dalle comunità nel periodo 2018-2021".
SOCARii ha affermato che "si batte per i più elevati standard ecologici" ed è vicina al suo obiettivo di emissioni zero
dai suoi giacimenti di produzione di petrolio e gas. Tuttavia, ha affermato che non gestisce il terminal di Sangachal, quindi eventuali problemi ambientali associati sono responsabilità delle autorità statali.
Mehriban ha detto che l'inquinamento è peggiore quando il vento freddo del nord, noto in Azerbaigian come il Khazri, soffia mentre le torri sono in fiamme. Lei e gli altri abitanti del villaggio si lamentavano di una polvere gialla che a volte cade dal cielo e macchia il loro bucato.
"Possiamo vedere macchie gialle sui nostri vestiti. Succede soprattutto quando piove e quando soffia il vento Khazri", ha detto.
"Quando inizia il flaring e soffia il Khazri, diventa veleno."
Sono state anche sollevate preoccupazioni circa l'insufficiente due diligence ambientaleiii effettuata dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), che ha fornito un prestito di 500 milioni di dollari a uno degli investitori in Shah Deniz 2, la società russa Lukoil.
Nel 2017, Crude Accountability ha presentato una denuncia che evidenzia lacune significative nella valutazione dell'impatto ambientale e sociale del progetto da parte della BERS e la mancanza di consultazioni delle comunità interessate. Ha inoltre sottolineato che il consiglio di amministrazione della banca aveva approvato l'investimento tre mesi prima che fosse completato un audit ambientale indipendente.
Il complaint mechanismiv della BERS ha supportato gran parte delle considerazioni della Crude Accountability e ha
detto che dovrebbe essere messo in atto più monitoraggio e più "orientamento per i suoi clienti". Nell'ultimo aggiornamento, rilasciato nel luglio 2021, la BERS ha affermato che prevedeva di affrontare i problemi entro la fine del 2021.
Un portavoce della BERS ha affermato che la banca non aveva più interessi in Shah Deniz 2, visto che la Lukoil aveva rimborsato il prestito nel mese di ottobre 2021. Hanno detto che rimanevano due "azioni" in sospeso associate al progetto, ma hanno rifiutato di commentare i racconti degli abitanti dei villaggi sui problemi di salute e l'inquinamento causato dal flaring.
"La questione del flaring è stata sollevata in passato nelle riunioni della comunità con la BP, e la BP ha fornito spiegazioni sui livelli di flaring. Non siamo a conoscenza di ulteriori questioni sollevate durante l'ultimo periodo di riferimento", ha affermato la BERS.
Immagini:
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Il villaggio di Sangachal (in primo piano) si trova a pochi chilometri dal terminal di BP (visibile sullo sfondo). Foto di Crude Accountability.
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Il flaring a Sangachal, immagine tratta da video su FB di Ümid Qəsəbəsi.
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Gli abitanti dei villaggi che vivono vicino al terminal di Sangachal affermano di aver sviluppato una serie di patologie, dai problemi respiratori e cardiaci alle eruzioni cutanee. Foto di Crude Accountability.
- Gli abitanti del villaggio hanno anche a che fare con la vicina centrale elettrica Sangachal, che ha iniziato a funzionare nel 2008. Foto di Crude Accountability.
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Alcuni accusano il terminal, che opera da più di 15 anni, per aver avvelenato piante e animali. Foto di Crude Accountability.
- Nessuno degli abitanti del villaggio che hanno parlato con Crude Accountability ha detto di aver ricevuto alcun risarcimento dal governo o da una qualsiasi delle compagnie petrolifere coinvolte in Shah Deniz 2. Foto di Crude Accountability.
Note:
i Il gas flaring è una pratica che consiste nel bruciare nelle torce, senza recupero energetico, il gas naturale in eccesso negli impianti petroliferi, chimici e di gas naturale, nonché nei siti di produzione di petrolio o di gas naturale che hanno pozzi di petrolio, pozzi di gas naturale, impianti di perforazione offshore.
Il gas naturale contiene principalmente metano, ma idrocarburi gassosi più pesanti (quali l’etano, il propano, il butano, il pentano), anidride carbonica, azoto, gas nobili, e potenti inquinanti come il solfuro di idrogeno e il mercurio.
ii La SOCAR è la compagnia petrolifera statale azera.
iii La Due Diligence Ambientale (DDA) rappresenta l’insieme di attività conoscitive da mettere in atto per determinare le eventuali passività ambientali di un sito, sia ecologiche che sanitarie.
iv Si tratta di un meccanismo di denuncia formalizzato per dare alle vittime e ai testimoni di cattiva condotta da parte di un'organizzazione la possibilità di segnalarne casi all’organizzazione stessa.