Energía y sector externo 2024. La vaca fugada
EJES - Enlace por la Justicia Energética y Socioambiental
Argentina, 2025 - 48 pp.
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Argentina. Nel 2024, il settore energetico ha raggiunto un saldo commerciale positivo di 5,6 miliardi di dollari. Ciò è dovuto principalmente al forte calo delle importazioni e, in misura minore, all'aumento delle esportazioni. Nonostante i festeggiamenti, questo dato presenta alcune insidie.
Il surplus commerciale del settore energetico nel 2024 è dovuto a una combinazione di fattori strutturali e ciclici. Da un lato, l'impatto dell'entrata in funzione del gasdotto Néstor Kirchner (rinominato Perito Moreno) e il consolidamento del profilo delle esportazioni di Vaca Muerta. Dall'altro, variabili a breve termine, come il calo della domanda interna di energia dovuto alla recessione economica e l'evoluzione dei prezzi all'esportazione del greggio, che stanno influenzando la dinamica dell'attività.
Il problema è che la maggior parte dei dollari generati da questa attività non rimane nel paese. L'anno scorso, il settore ha dollarizzato e perso profitti per oltre 2,2 miliardi di dollari, con un conseguente deflusso di 43 miliardi di dollari negli ultimi due decenni. Questo valore, equivalente al debito contratto con il FMI nel 2018, rende il settore energetico quello che ha esternalizzato più dollari negli ultimi 20 anni.
Per realizzare questa fuga di valuta estera, le imprese utilizzano vari meccanismi finanziari: il trasferimento degli utili alle società madri, la stipula di contratti di servizi in valuta estera con società collegate, l'acquisto di attività estere e il pagamento degli interessi sul debito alle società madri o controllate, che è il meccanismo di fuga più ampiamente utilizzato negli ultimi anni. 
La combinazione di fattori commerciali e finanziari dimostra che il saldo commerciale favorevole di merci per un valore di 5,668 miliardi di dollari è quasi completamente scomparso : l'attività ha lasciato in Argentina solo 31 milioni di dollari nel 2024, ovvero lo 0,5% di tale valore.
Una parte si spiega con la fuga di valuta sopra menzionata, mentre l'altra è dovuta a un importante fattore aggiuntivo: la pratica, nota come "dollar blend", che consente agli esportatori di liquidare il 20% dei loro guadagni al di fuori del circuito di valute gestito dalla Banca Centrale.
La perdita di dollari attraverso i vari meccanismi finanziari utilizzati dalle imprese del settore equivale, negli ultimi due decenni, al valore delle esportazioni di 92.000 barili al giorno. Vale a dire 674 milioni di barili in 20 anni, più di quanto estratto da Vaca Muerta in tutta la sua esistenza: circa 540 milioni di barili.
Nel 2024, le imprese del settore non solo sono riuscite a trasferire gli utili all'estero, ma hanno anche aumentato significativamente il loro debito in valuta estera, in particolare quello con le imprese del loro gruppo economico, che attualmente si attesta intorno al 40%. Nello scenario attuale, con il tasso di cambio in ritardo rispetto all'andamento dei prezzi interni, il debito in valuta estera rappresenta un'opzione a breve termine altamente redditizia per le aziende, anche se ne compromette la stabilità futura.
Ora, se si verificasse un aumento esponenziale delle esportazioni e l'attività di sfruttamento degli idrocarburi lasciasse i dollari guadagnati nel paese, cosa cambierebbe per l'economia argentina? Inizieremmo un percorso verso lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti?
Stipendi e pensioni sono ai minimi storici, ai livelli di quasi vent'anni fa, mentre gli utili aziendali in alcuni settori sono ai massimi mai registrati. Senza un mercato interno, i surplus realizzati dalle imprese, anziché essere reinvestiti, escono dal ciclo economico per accumularsi in valuta estera o in attivi esterni.
Con questa matrice di distribuzione, in definitiva, nessun dollaro guadagnato dalle esportazioni verrà utilizzato per migliorare la vita degli argentini, ma andrà invece sui conti dei maggiori beneficiari del modello.
* Traduzione Giorgio Tinelli per Ecor.Network