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Bologna contro i progetti fossili

di Ecor.Network

L'8 febbraio scorso si è tenuta a Bologna un'assemblea contro i progetti fossili che attualmente proliferano nel Belpaese, a dispetto della cd "transizione ecologica": dai  rigassificatori ai gasdotti, dalle trivelle agli stoccaggi di metano, fino all'ampliamento delle infrastrutture per un modello di trasporto privato di merci e passeggeri ancora basato sugli idrocarburi.
Progetti devastanti per i territori e per gli ecosistemi, che impattano sulla vita delle persone mettendone a rischio la salute e l'incolumità, epropriandole dello spazio pubblico, dell'ossigeno e della bellezza. Progetti che drenano fiumi di denaro pubblico dalle priorità sociali, ambientali e climatiche per orientarli ai profitti delle imprese dei combustibili fossili, dell'asfalto e del cemento.
L'Assemblea, che ha dedicato un'attenzione particolare alla situazione in Emilia Romagna, è stata organizzata da: Associazione Bianca Guidetti Serra, Ecor.Network, Collettivo Alta Pressione, Centro Sociale della Pace, Campagna per il Clima Fuori dal Fossile, Ex Centrale, PLAT - piattaforma di intervento Sociale, RECA- Rete Emergenza Climatica Emilia Romagna, Cobas Scuola Bologna, CESP - Centro Studi Scuola Pubblica, Collettivo NO TAP Melendugno.
Ne riportiamo di seguito l'introduzione di Alessandra Cecchi (Associazione Bianca Guidetti Serra/Ecor.Network) e i video degli interventi dei relatori e partecipanti.

Riprese e montaggio di Andrea Pavone Coppola.

 


Buonasera a tutti/e, e benvenute a questa assemblea che vuole essere un’occasione per fare il punto sui progetti fossili che gravitano sulla città e luoghi a noi vicini. Un’occasione per approfondire e confrontarci su come la nostra regione e i territori a noi limitrofi si inseriscono nelle strategie nazionali di sviluppo dell’economia fossile, sia per quanto riguarda la mobilità che per il così detto hub europeo del gas.

L’hub europeo del gas consiste nella trasformazione della penisola in una piattaforma per il passaggio del metano proveniente dal Nord Africa, dall’Azerbaigian o dai luoghi di provenienza delle navi gasiere che dovrebbero approdare ai nuovi rigassificatori.
Gas in buona parte destinato verso i mercati del Nord Europa, e  che quindi non serve per le nostre necessità energetiche, o per il famoso “interesse nazionale”, quanto ai profitti della Snam e dell’ENI.
L’hub europeo del gas non è un progetto particolarmente nuovo.
Sono anni che e sentiamo parlare da vari governi in maniera del tutto bipartisan, per esempio per giustificare la costruzione del Trans Adriatic Pipeline.
Da circa un anno questo progetto però ha subito una accelerazione, e questo si spiega col fatto che prima della guerra era la Germania il principale candidato a diventare l’hub europeo del gas, con la costruzione del Nord Stream 2.
Poi le sanzioni alla Russia e il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream ne ha fermato le ambizioni, innalzando invece quelle dei governi e dei capitalisti del gas nostrani.
Dall’inizio della guerra in Ucraina si è assistito quindi al moltiplicarsi dell’imposizione ai territori di infrastrutture del gas, finalizzate sia all’hub europeo che a legarci all’uso del gas per i prossimi decenni.
Progetti accompagnati da una retorica emergenziale sulla cd “indipendenza energetica” (che significava in realtà passare dalla dipendenza dal gas russo a quella dal gas liquefatto americano), e che faceva leva anche sull’aumento vertiginoso dei prezzi del gas, legati peraltro alla speculazione da parte dei grandi fondi di investimento e delle multinazionale dell’energia, ENI compresa.

Abbiamo assistito alla spinta verso la proliferazione di rigassificatori (Floating Storage and Regasification Units - FSRU), a partire da Piombino, Ravenna e Portoscuso, per continuare con Porto Empedocle, Gioia Tauro, Porto Torres, ai progetti per l’ampliamento degli impianti per il GNL ad Oristano, e potenzialmente per un nuovo rigassificatore galleggiante a Taranto o Brindisi.
In marzo è uscito il DPCM Energia per la metanizzazione della Sardegna, che avendo poche infrastrutture del gas avrebbe potuto passare direttamente all’approvvigionamento da rinnovabili.
Abbiamo assistito al moltiplicarsi delle dichiarazioni sulle ipotesi di raddoppio del Trans Adriatic Pipeline (TAP) dall’Azerbaigian a Melendugno, sul rilancio dell’Eastmed/Poseidon (il progetto che dovrebbe collegare Otranto con i giacimenti al largo di Israele, Palestina e Cipro, e potenzialmente con lo Zohr egiziano), o la riesumazione del gasdotto GALSI, diretto dall’Algeria alla Sardegna e poi a Piombino.
Abbiamo assistito al rilancio dell’estrazione di idrocarburi in Adriatico, prima col governo Draghi che ha messo fine alla moratoria, poi con il governo Meloni, che con il decreto “Aiuti quater” del novembre scorso ha portato la distanza minima dalla costa per l’estrazione offshore da 12 a 9 miglia, togliendo il vincolo per l’estrazione al largo del Polesine (che era vietata per i forti problemi di subsidenza).
In dicembre c’è stata la firma del decreto autorizzativo per il metanodotto Sulmona-Foligno, una delle cinque parti della Rete Adriatica Snam, che dovrà convogliare il gas proveniente dai gasdotti meridionali attraverso le zone più sismiche d’Italia (Sulmona, Norcia, ma passando vicino anche a l’Aquila e Amatrice).

L’Emilia Romagna è coinvolta da molti di questi progetti, con l’installazione del rigassificatore a Ravenna, con la ripresa dell’estrazione di gas in Adriatico, e con il programma sperimentale dell’ENI di stoccaggio di anidride carbonica al largo di Porto Corsini, recentemente autorizzato.
La ripartenza dei lavori del gasdotto Rete Adriatica Snam avrà impatti anche qui vicino, visto  che ha come sua destinazione finale Minerbio.
Ricordo che a Minerbio c’è il più grande stoccaggio di metano del paese gestito dalla Stogit (100% Snam), che contiene 5,5 miliardi di m3 di gas, stoccati nel sottosuolo in quelli che erano i vecchi pozzi di estrazione del metano, esauriti negli anni ’70, e poi successivamente trasformati in deposito di gas.
Noi temiamo, e abbiamo segnali in tal senso, che in questo contesto generale venga ripreso un vecchio e pericolosissimo progetto di aumento della pressione degli stoccaggi finalizzato ad aumentarne la capacità. Un progetto che era stato sospeso nel 2018 grazie a una campagna di informazione e mobilitazione della cittadinanza, che iniziò con un'assemblea organizzata nell’ambito della carovana No TAP - alla cui organizzazione in molti qui partecipammo - e a cui seguì la formazione di una associazione di cittadini di Minerbio.
Il progetto di sovrappressione all’epoca era stato sospeso sulla base dei timori rispetto alla possibile sismicità indotta, e temiamo possa ripartire perché è assolutamente funzionale alla costruzione dell’hub del gas.
C’è da dire che anche nella attuale quotidianità, la centrale di stoccaggio di Minerbio ha un forte impatto climatico, e probabilmente anche sanitario, per le forti emissioni di metano incombusto.

Ai vari progetti del gas poi si affianca lo sviluppo di una tipologia di mobilità che è un altro aspetto dell’economia fossile.
Progetti come il Passante di Bologna, su cui Stato, Regione e Comune vogliono tirare dritto nonostante la potente manifestazione di dissenso del 22 ottobre, con 30.000 persone che hanno bloccato l’autostrada.
Mobilità fossile confermata per il trasporto merci, con i poli logistici che si moltiplicano, a Modena come a Spilamberto, come a Medesano (vicino a Parma), e con l’allargamento dell’autodromo di Modena.

Di tutto questo parleremo con:

  • Pippo Tadolini (Campagna per il Clima Fuori dal Fossile - Ravenna) in merito al rigassificatore di Ravenna
  • Sandro Palmi (Campagna per il Clima Fuori dal Fossile) in merito al rigassificatore di Piombino ed alla manifestazione nazionale che si terrà in quella città l'11 marzo
  • Alessandro Montanari (Associazione Pro Ambiente Terre di Pianura) in merito agli stoccaggi di metano di Minerbio
  • Alessandro Manuelli (Consulente tecnico del Comune di Melendugno sugli impatti del Trans Adriatic Pipeline) in merito agli stoccaggi di metano di Minerbio ed alle comunità energetiche
  • Marco Palma (Bologna for Climate Justice) in merito al passante di Bologna
  • Colby (Spazio Sociale Libera - Modena) in merito alla lotta contro la "Tumor Valley"

   Introduzione di Alessandra Cecchi (Ecor.Network)                                   

   Pippo Tadolini (Campagna per il Clima Fuori dal Fossile)                     

  Sandro Palmi (Campagna per il Clima Fuori dal Fossile)                            

 Alessandro Montanari (Associazione Pro Ambiente Terre di Pianura)     

 Alessandro Manuelli (Consulente tecnico del Comune di Melendugno)  

 Marco Palma (Bologna for Climate Justice)                                                 

 Colby (Spazio Sociale Libera)                                                                         

Alessandro Manuelli (Consulente tecnico del Comune di Melendugno)    

Interventi dal pubblico                                                                                    

 

06 marzo 2023 (pubblicato qui il 11 aprile 2023)