*** Segnalazione/Recensione ***

La frontiera degli idrocarburi. Espansione e violazioni dei diritti in Sudamerica

di Milson Betancourt

È di recente pubblicazione il libro di Milson Betancourt (*) Frontera hidrocarburífera. Expansión y violaciones de los derechos en Sudamérica, una approfondita ricerca sulla crescita dell’estrazione di idrocarburi nel Cono Sur e del suo impatto sulle comunità e sulla Natura:
- Impatto ecosistemico sulle fonti e i corsi d’acqua, sulla fauna selvatica, sulle foreste, sulla biodiversità agricola e dei territori naturali.
- Impatto sociale che inizia prima ancora dell’estrazione stessa, e si esprime in termini di espropriazione, criminalizzazione, violenza istituzionale, militarizzazione dei territori, lavoro precario, pessimi indicatori socioeconomici, conflitti fra popolazione e lavoratori, aumento della prostituzione, patologie da inquinamento, contaminazione del cibo e dell’acqua, distruzione delle forme di sostentamento tradizionali, attacco ai valori culturali, alla dignità e ai diritti delle popolazioni.
- Impatto climatico, e a questo proposito l’indagine, soprattutto nella sua parte quantitativa, segnala chiaramente come, nonostante la catastrofe imminente, non vi sia alcuna intenzione di invertire la rotta dell’economia fossile.
Il testo, liberamente scaricabile, è anche il frutto di un lavoro collettivo dove l’approfondimento dei casi specifici è stato condotto da organizzazioni della rete Oilwatch América Latina: Acción Ecológica (Ecuador), CEDIB (Bolivia), Censat Agua Viva (Colombia), FASE (Brasil), Observatorio de Ecología Política de Venezuela (Venezuela), OPSur (Argentina).
Oggi ne proponiamo l’introduzione, tradotta per Ecor.Network da Marina Zenobio.


L'espansione della frontiera idrocarburifera, ossia l'espansione spaziale dello sfruttamento degli idrocarburi in America del Sud, sta provocando una serie di processi sistematici che colpiscono i diritti delle persone, delle comunità e delle organizzazioni sociali. Più in generale il potere dell'espansione territoriale dello sfruttamento idrocarburifero colpisce i diritti ambientali di tutte le popolazioni e dei loro habitat presenti nelle distinte regioni del mondo sconvolgendone, da due secoli e mezzo in qua, le vite e l'ambiente.
Questa espansione spaziale è tutt'altro che innocua, è sempre diretta contro le relazioni territoriali (materiali e simboliche) che tutte le comunità locali hanno mantenuto a lungo come condizioni di base della loro esistenza e riproduzione. Di conseguenza, migliaia di popolazioni hanno visto i loro spazi vitali disorganizzasi territorialmente e, in molti casi, si sono ritrovati di fronte all'impossibilità di continuare ad esistere.
Sebbene si possa evidenziare una continuità storica in questa dinamica assoggettante dall'origine dello sfruttamento degli idrocarburi in Sud America fino ad oggi, è necessario segnalare le sostanziali variazioni avvenute, soprattutto nell'ultimo decennio. Oggi, con la domanda esponenziale di combustibili fossili, ci troviamo di fronte a scale ed entità di devastazione territoriale e asservimento mai viste prima e riguardano sempre più spazi interessati dallo sfruttamento degli idrocarburi, con tecniche nuove, più invasive e degradate come il fracking. E non solo le tecniche si stanno evolvendo in relazione allo sfruttamento diretto, anche i metodi di violenza e criminalizzazione per sottomettere le comunità coinvolte, a cui questo testo vuole dare risalto, sono sempre più massicci, sistematici e diffusi.
La domanda di idrocarburi è continua e crescente e sta raggiungendo dimensioni enormi. In Sud America si estrae petrolio e gas a ritmi sempre più accelerati e su estensioni di territori sempre più vaste, con profondità sempre maggiori, con tecniche estrattive sempre più veloci e aggressive nei confronti dell'ambiente, delle comunità, delle persone e dei loro diritti. Questa è l'origine delle centinaia di conflitti che si sono manifestati nella nostra regione negli ultimi tempi.
Il disordine territoriale e ambientale causato dallo sfruttamento di petrolio e gas ha una lunga storia nella nostra regione. Il potere del capitale degli idrocarburi ha saputo "gestire" i territori e le popolazioni a beneficio dei progetti, ma oggi siamo di fronte a scale, velocità e grandezze che non hanno paragoni nella storia della nostra regione e del mondo, e siamo certamente in un momento che determinerà, in Sud America, le condizioni materiali per l'esistenza di migliaia di comunità e delle prossime generazioni.
Perciò queste sono le condizioni materiali di possibili futuri alternativi alla devastazione generalizzata imposta dal modello produttivista/estrattivista a livello globale e locale.
Questi impatti diretti, territoriali e ambientali, per le popolazioni si traducono in molteplici violenze dei diritti umani, delle persone e dei gruppi sociali.
In particolare, le violazioni dei diritti umani aumentano quando le comunità decidono di opporsi e resistere attivamente, facendo uso dei loro più elementari diritti di protesta e di organizzazione sociale. In questi casi, oltre alle violazioni dei diritti umani legate all'attività stessa di sfruttamento degli idrocarburi, ci sono anche gravi violazioni dei diritti fondamentali, come il diritto alla vita e all'integrità fisica. È noto nella nostra regione l'aumento sostenuto della violenza e della criminalizzazione contro i leader che, nelle comunità rurali dove operano i progetti o all'interno di gruppi solidali con cause sociali e ambientali, decidono di svolgere attività in difesa dell'ambiente, del territorio e dei loro diritti umani.
Lo scopo di questo documento è quello di misurare e caratterizzare sia l'espansione della frontiera degli idrocarburi sia le violazioni dei diritti umani che tale attività sta provocando.
Per raggiungere questo obiettivo abbiamo diviso il testo in quattro parti.
Nella prima parte ci dedichiamo a capire, in generale in Sud America, la dimensione e le caratteristiche dell'espansione della frontiera idrocarburifera e la sua relazione con le molteplici violazioni dei diritti umani.
La seconda parte fornisce un'analisi dettagliata di queste dinamiche a livello nazionale, andando ancora più a fondo su quanto accade in Argentina, Bolivia ed Ecuador.
Nella terza analizziamo alcuni casi emblematici ad alto impatto: Vaca Muerta in Argentina, Tariquía in Bolivia e Yasuní in Ecuador.
Nella quarta parte ci concentriamo sul fornire una serie di conclusioni e raccomandazioni utili per le comunità e le organizzazioni che stanno attualmente affrontando gli impatti negativi dell'espansione degli idrocarburi.
Questa indagine ha utilizzato tre approcci metodologici per la ricerca di fonti di informazione.
Nel primo approccio, per il carattere dell'espansione della frontiera idrocarburifera, abbiamo utilizzato i dati disponibili in alcune agenzie ufficiali di informazione, sia a livello nazionale che internazionale, e anche a pubblicazioni specializzate sull'argomento, quindi fondamentalmente fonti secondarie.
Nel secondo, per le dimensioni e le caratteristiche delle violazioni dei diritti umani in contesti di attività estrattiva di idrocarburi, ci siamo rivolti sia all'analisi delle fonti secondarie che ai risultati della sistematizzazione di un workshop tenutosi a Cochabamba, in Bolivia, a cui hanno partecipato rappresentanti di organizzazioni nazionali e locali dedite all'osservazione della realtà conflittuale in vari paesi sudamericani.[1]
Per quanto riguarda gli studi dei casi, è stata esaminata la letteratura disponibile integrata da interviste a esperti nazionali.

CHIARIMENTI CONCETTUALI PRELIMINARI

Espansione della frontiera idrocarburifera

Ritorniamo qui a un concetto molto usato nella letteratura sui conflitti ambientali, quello di frontiera estrattiva per descrivere il margine degli spazi dove lo sfruttamento non è ancora arrivato.
In questo modo la frontiera, lungi dall'essere una linea limite, è concepita come strisce, margini, zone, territori, insomma un insieme di luoghi che cominciano ad essere trasformati dall'arrivo delle nuove dinamiche territoriali delle industrie estrattive. Così, quando si parla di estensione della frontiera estrattiva, ci si riferisce al grado con cui un certo tipo di sfruttamento avanza in nuovi spazi, spazi dove quell'attività non era arrivata prima.
Per questo motivo è comune parlare di espansione della frontiera agricola, zootecnica e in generale estrattiva per indicare l'avanzata di questi sfruttamenti su nuovi spazi dove le dinamiche territoriali comunitarie erano predominanti e, pertanto, non erano soggette alle richieste spaziali di risorse naturali delle compagnie idrocarburifere.
È anche chiaro che questa definizione è lontana dalla normale concezione di frontiera come confine tra sovranità nazionali o dipartimentali, perché si riferisce a un complesso processo socio-spaziale di profonda trasformazione degli spazi e delle loro genti. Trasformazione che analizzeremo come impatto territoriale - di deterritorializzazione e riterritorializzazione - e in termini di molteplici violazioni dei diritti umani.
D'altra parte, quando si misura l'espansione delle frontiere estrattive, di solito si fa riferimento solo alla superficie coinvolta negli sfruttamenti (misurata in chilometri quadrati o ettari).
L'espansione della frontiera estrattiva non riguarda solo la superficie ma include anche la profondità dello sfruttamento nel sottosuolo, così come la velocità di estrazione. Questo significa che ci può essere uno sfruttamento petrolifero che, senza aumentare la sua area di intervento, aumenta la sua profondità e velocità attraverso tecniche più invasive e accelerate. Quello che ci interessa è rendere conto di queste molteplici dimensioni di espansione.
In tal senso, il presente lavoro propone lo sviluppo operativo del concetto di frontiera estrattiva attraverso l'analisi delle seguenti dimensioni[2]:

- la superficie impegnata in progetti idrocarburiferi misurata in chilometri quadrati o ettari;
- la profondità sotterranea degli sfruttamenti misurata in migliaia di metri;
- la velocità di estrazione misurata in migliaia di barili al giorno.

In questo modo cerchiamo di dare una densità materiale analitica al concetto di avanzamento della frontiera estrattiva idrocarburifera che, in molte pubblicazioni, appare più come una metafora che come una realtà concreta da indagare.

Difensori della terra, del territorio e dell'ambiente

Gli uomini e le donne che difendono la terra, il territorio e l'ambiente, o più semplicemente ambientalisti, sono tutte quelle persone e gruppi che lavorano per la promozione e la protezione dei diritti umani in relazione con dette tematiche. Queste attiviste e attivisti sono anche membri o leader di comunità colpite dalle attività sviluppate sui loro territori dallo Stato e/o dalle compagnie, comprendono comunità indigene e afrodiscendenti, oppure possono far parte di movimenti per i diritti umani o reti sociali più ampie.
Sono tutte e tutti difensori del territorio e dell'ambiente.
In alcuni punti si farà una distinzione tra i membri delle organizzazioni sociali di base, generalmente organizzazioni di comunità contadine e indigene, e i membri di organizzazioni regionali e/o nazionali, o di organizzazioni non governative per i diritti umani e/o ambientalisti.

Situazione dei diritti umani dei difensori dell'ambiente

Riconosciamo che l'approccio sui diritti umani può avere diversi modi di affrontare i problemi e l'analisi anche se, grazie al  principio di integralità e interdipendenza, i suoi molteplici aspetti non implicano una frammentazione dei diritti umani ma piuttosto la loro interdipendenza.
È proprio in questo modo che si propone una comprensione congiunta, facendo uso delle dimensioni socio-territoriali delle violazioni dei diritti umani nella misura in cui incidono sulla sopravvivenza materiale della vita delle comunità umane. Non per niente, come è noto, per queste comunità la loro territorialità, in termini materiali ed epistemici, significa l'insieme dei loro mondi ed è quindi di vitale importanza, come spesso espresso nelle loro manifestazioni di rifiuto degli impatti che lo sfruttamento idrocarburifero genera nei loro spazi, spazi il più delle volte costruiti e mantenuti da millenni e secoli, in un rapporto profondo tra vita e territorio. 
In questo senso, il nostro approccio sulla violazione multipla e congiunta dei diritti umani è legato ad una interpretazione della loro importanza nella concezione, nella conservazione e nella protezione delle trame di vita territoriali colpite, trame che il più delle volte sono ricchezze patrimoniali, materiali e immateriali dell'umanità, ma che finiscono per essere devastate dalla pressione dell'avanzata della frontiera estrattiva idrocarburifera, giustificata e imposta in funzione delle necessità crescenti e, per tanto, è una via espansionista della spazializzazione dell'industria degli idrocarburi.    
Oltre alle violazioni dei diritti umani dovute agli impatti territoriali diretti, le comunità e i loro leader sono spesso minacciati da diverse forme di violenza e criminalizzazione, il che li rende soggetti a una doppia violazione, come abitanti e come leader delle battaglie in difesa del territorio contro le compagnie estrattive.

Violenza e criminalizzazione

Quando si parla di violenza e criminalizzazione contro le e i leaders, torniamo alla differenziazione concettuale utilizzata nel 2016 per comprendere la violenza e la criminalizzazione che accompagnano l'espansione mineraria.
Ci sembra utile distinguere analiticamente tra violenza e criminalizzazione. La violenza è l'uso della forza fisica o psicologica contro la volontà delle persone con il proposito di raggiungere determinati obiettivi (Blair, 2009). La criminalizzazione che avvolge questa violenza ha l'obiettivo specifico di convertire in un nemico pubblico, in un criminale, chiunque critichi l'espansione idrocarburifera,  mirando tra l'altro a renderlo oggetto di persecuzione giudiziaria e amministrativa da parte del diritto penale e amministrativo e in generale delle istituzioni dello Stato, soprattutto giudiziarie e di polizia.
La violenza è così più generale e con scopi diversi, mentre la criminalizzazione è una forma specifica di violenza, anche se in realtà agiscono sempre insieme. Così, in ogni spazio di espansione della frontiera idrocarburifera in Sud America, ci sono diversi livelli di violenza e di criminalizzazione che la accompagnano.

Casi emblematici

I casi emblematici sono quelli che abbiamo scelto perché rappresentano significative dinamiche e caratteristiche della conflittualità territoriale generata dall'attività idrocarburifera. Ne abbiamo scelto uno per paese, quello di Vaca Muerta in Argentina come esponente maggiore di dinamiche, caratteristiche e dimensioni del fracking, i suoi impatti sul territorio e sui diritti umani; il caso di Yasunì in Ecuador, come esempio di un dibattito nazionale di grande rilevanza nella questione petrolifera in Amazzonia, il suo significato, le sue  caratteristiche, il suo impatto e futuro sono stati discussi e si discutono con intensità e profondità; infine il caso di Tariquía in Bolivia, dove il governo di Evo Morales, tradizionalmente indigenista e difensore di Madre Tierra come rimarcato da una sua legge, ha tentato di imporre proprio in una zona di riserva indigena un grande progetto idrocarburifero, e per farlo ha utilizzato complessi processi di violenza e criminalizzazione.

Approccio territoriale

L'approccio territoriale in questo lavoro significa l'inclusione della questione territoriale in due sensi. In primo luogo nell'analisi dell'espansione della frontiera idrocarburifera attraverso l'uso di categorie per caratterizzare e dimensionare la sua espansione concreta in superficie, profondità e velocità, come abbiamo già indicato. In secondo luogo, l'approccio territoriale sarà introdotto per capire i modi in cui i diritti umani degli individui e delle comunità sono violati.
È noto che i diritti umani sono indivisibili e interdipendenti. Riteniamo che, dal punto di vista della loro materialità territoriale, aiutano a comprendere questa integrità poiché i diritti non sono questioni isolate.
La violazione del diritto verso un ambiente sano ha ripercussioni dirette su altri diritti come la vita, la salute, il lavoro e la casa. Così, il disordine territoriale e ambientale che avanza con l'espansione della frontiera idrocarburifera, viola molteplici diritti fondamentali delle persone e delle comunità.


Le immagini di questo articolo:
1) Cumuli di carbon coke presso il  Complejo Industrial Petrolero José A. Anzoátegui, Venezuela. Fonte: elmercurioweb.
2) Yasuni, ni un pozo mas. Fonte: Yasunidos, Ecuador.
3 e 4) Vaca Muerta, Argentina. Fonte:  Cecilia Bianco, Fernando Cabrera Christiansen, Esteban Martine, Martín Álvarez Mullally, La basura del fracking en Vaca Muerta. Comarsa: contaminación, impunidad y connivencia estatal en el basurero petrolero más grande de la Patagonia, La Izquierda Diario, Taller Ecologista, Observatorio Petrolero Sur, Neuquén, Argentina. Junio 2021 - 36 pp.


[1] Al workshop hanno partecipato rappresentanti di Colombia, Venezuela, Ecuador, Brasile, Bolivia e Argentina. L'incontro è stato reso possibile dall'appoggio del Centro di Documentazione e Informazione di Bolivia (CEDIB).

[2] Analisi che si sviluppa per quanto possibile in funzione dell'accesso o della mancanza di accesso ai dati, così come della diversa disponibilità di dati nei paesi della regione.


Frontera hidrocarburífera. Expansión y violaciones de los derechos en Sudamérica
Milson Betancourt
LALIBRE, marzo 2021, pp.229.

Download:



 

15 luglio 2021 (pubblicato qui il 19 luglio 2021)