Immagini e voci dal corteo di Piombino

Sabato 11 marzo ha sfilato per le vie di Piombino un lungo corteo contro il progetto di trasformazione della penisola in un canale di transito per il gas diretto verso il Nord Europa, il cd hub del gas. Progetto che porta con se la proliferazione di infrastrutture devastanti per i territori, le popolazioni, gli ecosistemi e il clima.
Al corteo hanno partecipato comitati provenienti da numerose "zone di sacrificio" e realtà di lotta da tutta Italia.
Ne riportiamo qui le immagini e i testi di alcuni interventi dal palco.


Collettivo di fabbrica, lavoratori GKN Firenze

Grazie a tutte e tutti.
Se volete sapere cosa succede alla GKN di Firenze è necessario venire alla costa, è necessario guardare verso il mare.
E’ necessario guardare a Massa, Viareggio, Livorno. Piombino.
È necessario guardare alle acciaierie, a tutte le fabbriche chiuse, cotte a fuoco lento, con le promesse che l’investitore dietro l’angolo arriverà. Intanto c’è la cassa, ci sono i tavoli, ci sono le chiacchere, ma …
Se volete sapere cosa succede alla GKN di Firenze è necessario anche guardare a quel rigassificatore, per alcuni semplici motivi.
Noi nella prima parte della lotta abbiamo sconfitto i licenziamenti in tronco.
nella seconda fase avevamo elaborato un piano, assieme alle nostre competenze solidali. Avevamo chiesto un intervento pubblico, dello Stato, per creare un polo pubblico della mobilità sostenibile in GKN.
In quel momento, guarda caso, si palesa un privato, l’ex consigliere GKN decide di acquistare GKN.
Dice che è tutto a posto, che ci porterà gli investitori, e che noi dobbiamo solo aspettare, che il movimento di solidarietà può andare a casa, che abbiamo vinto.
Passano i mesi, questi investitori non si palesano. Si dice che dovremmo fare motori elettrici, ma è chiaro: il passaggio di massa all’elettrico senza rinnovabili è un altro modo per dire fossile e nucleare, perché da qualche parte questa energia andrà presa.
Ma non arriva nessuno.
Noi avevamo studiato l’esperienza dell’Ilva, delle acciaierie, di tutte le fabbriche cotte a fuoco lento – l’abbiamo chiamata la tattica della rana bollita, e ci siamo tenuti vivi, e l’abbiamo evitata.
E proprio per questo che sono passati a questo punto a un’altra tattica. Da novembre hanno cessato di pagarci gli stipendi. Sei mesi senza stipendio.
Ma la cosa incredibile non è che GKN a Firenze oggi è un caso eclatante di licenziamento di massa per mobbing – perché dopo sei mesi il lavoratore pur di riacquistare reddito deve autolicenziarsi per cercare di tornare al lavoro – e che tutto questo avviene ai tavoli ministeriali, sotto i riflettori.
la cosa più incredibile è che nel frattempo, privi di stipendio, il collettivo di fabbrica insieme al suo comitato tecnico scientifico, continua a lavorare a un piano industriale, e aggancia in autonomia la possibilità di avere una tecnologia che trasforma GKN in una fabbrica che produce fonti rinnovabili senza l’utilizzo di litio e di silicio.
Eppure, senza stipendio, iniziamo a partire per viaggi per mettere a verifica questa possibilità tecnologica.

Uno Stato che dice quello che dice, una Comunità Europea che dice quello che dice, dovrebbe correre a verificare il piano industriale.
Evidentemente NO, se pensi ai rigassificatori.
Evidentemente NO, se pensi che l’Italia debba essere l’hub europeo del gas.
Evidentemente NO, non lo fai, se ti prepari ad aprire magari l’estrazione di litio.
Evidentemente NO, non lo fai, e allora i lavoratori GKN devono essere puniti per quello che hanno fatto, perché hanno osato pensare a una reindustrializzazione realmente verde
E allora sei mesi senza stipendio, e l’assedio, e le calunnie.
La calunnia più ridicola, fatta da un imprenditore che non paga gli stipendi, è che noi facciamo politica.
E la buttano su questo piano per distrarre da quello che la politica non fa rispetto al caso GKN, e da quello che fa, invece, rispetto a questa costa, rispetto a tutte le altre aziende, rispetto alle trivelle, ai rigassificatori, rispetto a quello che voi conoscete.
Quindi, abbiamo bisogno di rompere questo assedio.
Abbiamo bisogno che questo caso, che non ha mai contrapposto il lavoro all’ambiente, sia ancora difeso.
E questo è il momento più difficile.   In una sorta di lutto, in un momento in cui la fabbrica piano piano ci sta sfuggendo di mani perché senza stipendio ogni singolo minuto diventa più difficile.
Noi chiamiamo ancora una volta a Firenze, il 25 marzo, e questa volta vi chiediamo come state, e vi chiediamo anche se vi potere permettere che questo precedente di GKN cada. Vi ringraziamo.

Coordinamento ravennate per il Clima Fuori dal Fossile

Ciao a tutte e tutti. A Ravenna ci manca solo il nucleare. Ma ci manca anche un sindaco che venga alle manifestazioni con noi. Magari ce l’avessimo.
Ravenna è una delle città più gassificate d’Italia. Forse una delle più gassificate del mondo.
A Ravenna oltre al rigassificatore che deve arrivare, e probabilmente anche al secondo rigassificatore – che sarà quello di Piombino quando voi lo riuscirete a cacciare via – abbiamo anche l’aumento delle trivellazioni, abbiamo anche i depositi di GNL, abbiamo anche il progetto di stoccaggio dell’anidride carbonica, e abbiamo un bel pezzo di quel gasdotto che per ora si ferma a Sulmona , ma che è destinato a venire anche da noi.
A Ravenna ci sarà una delle prossime puntate di questa mobilitazione.
Sabato 6 maggio, mi raccomando, venite tutte, venite tutti.

No Hub del gas, Abruzzo

Buongiorno a tutti.
Porto il saluto di Sulmona, in Abruzzo, dove da 15 anni noi stiamo lottando per impedire la realizzazione di un progetto folle, la così detta Linea Adriatica.
Un grande metanodotto di 430 km che da Sulmona dovrebbe giungere a Minerbio, dal costo di due miliardi e 400 milioni, che pagheremo noi, cittadini italiani sulle bollette.
È un metanodotto che attraversa i territori che hanno già subito i terremoti dell’Aquila, dell’Umbria, delle Marche.
È un territorio ricco di parchi, di aree protette, di natura allo stato vergine, che questo gasdotto devasterà.
È stato calcolato che verranno abbattuti milioni di alberi.
Ebbene, noi stiamo lottando contro quest’opera devastante e inutile. Continueremo la lotta fino alla fine.
Loro dicono che a Sulmona ci sarebbe una strozzatura nella rete nazionale che impedirebbe al gas di arrivare al nord.
Noi diciamo che la strozzatura è nei loro cervelli, perché a Sulmona non c’è nessun imbuto, come dice il guro Tabarelli [presidente di Nomisma].
A Sulmona c’è una rete che può portare al nord 43 miliardi di metri cubi.
Abbiamo studiato i dati tratti dai bilanci di Snam e quelli del governo: 43 miliardi  che sommati ai miliardi di mc che possono arrivare dalla Norvegia e dai tre rigassificatori esistenti.
Nell’ipotesi di chiudere totalmente le importazioni dalla Russia possono compensare totalmente le esigenze del Nord Italia, e avanzano 18 miliardi di mc.
Questi sono i dati ufficiali, ed è menzogna quello che stanno raccontando ai cittadini italiani.
Cioè, con le attuali infrastrutture noi possiamo garantire il gas a tutta Italia e avanzano pure 18 miliardi di mc.
Non c’è assolutamente bisogno di costruire nuovi rigassificatori come quelli di Piombino e Ravenna, e altri ne vogliono fare a Gioia tauro, in Sardegna, a Porto Empedocle !
Questi sono i fatti. Vogliono riempire l’Italia di rigassificatori e di gasdotti per fare questo fantasioso hub del gas.
Ma perché lo vogliono fare ?
Non certo per il bene dell’Italia, ma unicamente per i profitti dell’ENI e della Snam.
Pensate che hanno raccontato per un anno intero che in Italia a causa della guerra in Ucraina mancava il gas.
Non è vero, sono dei bugiardi.
Nel 2022 l’Italia ha importato più gas dell’anno precedente, ed ha addirittura importato e rivenduto all’estero 4 miliardi e 300 milioni di mc di gas, cioè molto più del gas che si estrae nel nostro paese.
Parlano addirittura di voler incrementare le trivellazioni in mare e sulla terraferma.
Bene. Noi continueremo questa lotta e ci opporremo a quello che è un vero e proprio stupro di territori.
Vogliono stuprare con la violenza i territori e poi ci danno il contentino delle compensazioni.
Noi non abbiamo mai accettato - a Sulmona e lungo tutto il territorio – compensazioni, perché chi viene stuprato non può accettare riparazioni di nessun genere.
è per questo continueremo la lotta in difesa della Costituzione, dei cittadini, della democrazia e del clima.
Il Segretario Generale dell’ONU Guterres ha detto che stiamo marciando, con un piede schiacciato sull’acceleratore, verso il baratro.
A questa gente non importa nulla della salute nostra, della salute del pianeta o del nostro futuro.
A questa gente importano solo i profitti, ma con la nostra lotta li fermeremo.

Trivelle Zero, Marche.

Complimenti per la piazza.
Oggi io penso che un pezzettino piccolo di questa liberazione dal fossile ce lo siamo guadagnati, ce lo siamo presi. Non lo abbiamo delegato a nessuno e ce lo siamo meritati, con un lavoro duro, che è durato mesi, qui a Piombino con il comitato di Piombino e in tutta Italia. Quindi godiamoci questo momento, questa piccola vittoria, che è la prima di molte altre.
Nelle Marche siamo assolutamente circondati dal fossile e dalla crisi climatica, praticamente da sempre.
Siamo circondati dalla Puglia all’Emilia Romagna, passando per le Marche, e tutto passa nei crateri dei terremoti del centro Italia.

Abbiamo vinto nel 2008 la battaglia contro i rigassificatori e auguriamo a Piombino di fare altrettanto.
Nel 2008 con altri governi (c’era il PD allora). È sempre la stessa storia dell’Italia piattaforma e hub del gas per l’Europa.
Nel 2008 hanno fatto il rigassificatore qui vicino a Livorno, e ne volevano fare altri due: uno a nord delle Marche, a Falconara Marittima, e uno a sud, a Porto Recanati. Ne hanno fatti zero, dopo due anni di mobilitazioni popolari con migliaia e migliaia di persone e con ogni mezzo necessario.
Noi abbiamo bloccato i convegni di Confindustria, quando andavano a parlare del fotovoltaico e invitavano i dirigenti dell’API. Noi li abbiamo occupati e abbiamo impedito che l’API parlasse in quella sede.
Abbiamo bloccato per un giorno intero il Consiglio della Regione Marche.
Abbiamo fatto manifestazioni con migliaia e migliaia di persone.
Quella battaglia l’abbiamo vinta e vi auguriamo di fare altrettanto.
Poi le trivelle, perché a noi non manca nulla.
Trivellano le Marche dagli anni ’70. Le Marche sono un colabrodo sia a mare che a terra.
Praticamente il 26% del territorio marchigiano e 450.000 ettari di costa sono soggetti a interessi delle multinazionali delle trivellazioni.
Nel 2015, con il governo Renzi, abbiamo vinto anche quella battaglia, bloccando le prospezioni a mare con la tecnica dell’airgun. Con la tecnica dell’airgun sparano con dei cannoni ad aria compressa che distrugge la biosfera.
Ma noi facciamo la guerra e bombardiamo gli uomini, e quindi che ce ne frega di bombardare il mare.
Abbiamo bloccato quella stagione di trivellazioni a Senigallia, a Fano, ad Ancona, a Recanati, e le bloccheremo ancora se le vogliono fare, perché è un business per pochi.
In Italia tutto quello che potevamo estrarre è stato estratto.
Estraiamo 3,5 miliardi di mc all’anno di gas, dieci anni fa ne estraevamo il triplo.
Il governo Meloni, con il decreto aiuti quater di novembre poi trasformato in legge a gennaio, in base ai dati del ministero dice che ci sono 45 miliardi di mc di gas certi, ed altri 45 miliardi di mc probabili nei giacimenti nuovi. Ebbene, il nostro fabbisogno è di 70 miliardi di mc all’anno.
Quindi anche se noi estraessimo tutto insieme, tutto in una volta – cosa che tecnicamente è impossibile – tutto il gas che sta nel mare Adriatico, lo useremmo per un solo anno.
Ne vale la pena di fare tutto questo ?
Ma anche questo nasconde un tranello, perché il gas estratto dalle nuove trivelle non sarà per le vostre bollette.
Il governo con il GSE ha stilato una lista di 150 imprese energivore in crisi a cui dare il gas a prezzi calmierati.
Quindi il gas delle trivelle non inciderà sulla nostra crisi, sul carovita, sul caro bollette, ma inciderà su chi la crisi climatica la crea tutti i giorni.
Siamo qui a Piombino che è un’area SIN, un Sito di Interesse Nazionale da bonificare.
Anch’io vengo dall’area SIN di Falconara Marittima, che ha la più grande raffineria del centro Italia che oggi è sotto accusa per danni ambientali, ma aspettiamo il processo più grosso per disastro ambientale, che si aprirà quanto prima.
Da sito SIN a sito Sin io dico che l’unica grande opera utile per questo paese sono le politiche dei territori, che non possono essere spese come compensazioni, perché noi non ci lasciamo comprare da nessuno.
Ultima cosa. Oggi noi siamo qui anche per andare oltre le sigle, oltre le sommatorie locali.
Vorremmo fare un passo più avanti. Noi dovremmo valorizzare le nostre differenze, ma concentrarle verso obiettivi comuni.
Piombino oggi per noi è il centro della democrazia, dopo un anno di manifestazioni, di assemblee in questo territorio.
Lo abbiamo detto a Roma dentro la Camera dei Deputati: la democrazia reale oggi è a Piombino.
Nella democrazia ci sono anche applausi e fischi, e poi si va avanti insieme, valorizzando le differenze verso obiettivi comuni.
No trivellazioni, no rigassificatori, no gasdotti, territori in cammino.
Grazie a tutti.

 



 

 

 

14 marzo 2023 (pubblicato qui il 16 marzo 2023)