*** Messico ***

Miniera di Cuzcatlàn: donne difensore del territorio in pericolo

di Laura Buconi

In Messico, nella pratica delle lotte contro i megaprogetti, le compagne della Red Latinoamericana de Mujeres Defensoras de Derechos Sociales y Ambientales hanno potuto documentare come le donne soffrono in modo diverso a causa degli impatti ambientali, con diversi tipi di violazione dei loro diritti, specialmente nelle comunità indigene e contadine.

Questa violenza di genere attraverso lo sfruttamento del territorio colpisce le donne in diverse dimensioni: nella dimensione economica con la perdita dei loro territori, che spesso porta alla migrazione o allo spostamento forzato e all’accresciuta precarietà; nella dimensione politica in cui le molestie, le persecuzioni, la criminalizzazione e l’intimidazione si sono verificate per l’appartenenza di genere e per essere difensore, e nella dimensione del corpo/territorio per gli impatti sulla salute, per il sovraccarico per i compiti di cura, per la violenza sessuale e omicidio.

La Red Latinoamericana de Mujeres Defensoras de Derechos Sociales y Ambientales è un'organizzazione di donne nata nel 2005 e presente in 11 paesi dell'America Latina, che ha un impatto su politiche, progetti e pratiche che contribuiscono alla difesa dei diritti dei popoli, della natura e dei diritti sociali violati da progetti estrattivi minerari, e che colpiscono dire tamente le donne.

"Sappiamo che", denuncia la Rete in una delle sue infografiche, “per sfruttare i nostri territori, le grandi imprese vogliono anche dominare il nostro corpo. Le miniere arrivano per offrire agli uomini il lavoro sfruttato e una maggiore precarietà, e confinare le donne nel lavoro domestico minacciando la loro integrità con varie forme di violazione che spesso si concretizzano in violenze sessuali e femminicidi”.

Nel caso del Messico, gli attacchi, le minacce e le sparizioni delle donne difensore del territorio sono aumentati negli ultimi anni e nella maggior parte dei casi con totale impunità.

A Oaxaca, l’impunità per i crimini contro le donne negli ultimi anni ha livelli molto elevati, e per le difensore del territorio la situazione non è diversa. Nelle Valli Centrali, il progetto della miniera di Cuzcatlan è rilevante per i suoi sviluppi violenti e gli impatti sulla società civile.
 

La miniera che divide un villaggio

Il progetto della miniera di Cuzcatlàn, filiale della società canadese Fortuna Mining, nel 2006 ha avviato accordi con gli ejidatarios di San José del Progreso, nelle Valli Centrali di Oaxaca, per stabilirsi formalmente nel territorio nel 2009. La comunità di San José del Progreso, con l’aiuto di gruppi di solidarietà dei villaggi vicini, ha occupato la compagnia mineraria nel febbraio 2009. "Non era appropriato per noi aderire a questo programma perché il suo scopo è quello di privatizzare le terre che ci appartengono come popolo", dice una delle difensore del territorio attiva dal 2006 nella resistenza al progetto minerario. Il 6 maggio dello stesso anno, meno di tre mesi dopo l’occupazione, una violenta operazione di polizia ha sgomberato il presidio attraverso la repressione, gli arresti e le perquisizioni in case private. Attraverso questa operazione è stata istituita la società mineraria, il presidio è stato sgomberato e un distaccamento dell'esercito è rimasto per circa un anno nelle strutture dell'impresa per garantire l’ installazione del progetto, raccontano i membri di Articulación por la Vida, un'associazione per la difesa del territorio, in un'intervista a Pie de Página.

"Da allora, la repressione è stata più intensa. Due degli attivisti più in vista sono stati assassinati, i fratelli Bernardo e Andrés Vásquez Sánchez. Ci sono stati scontri in cui sono stati assassinati anche un sindaco e un consigliere comunale, tra il 2011 e il 2012. E nel 2016 è stato assassinato il sindaco Alberto Mauro Sánchez ", riferisce l'organizzazione.

Come in altri casi in Messico e in America Latina in generale, l’arrivo delle operazioni minerarie ha generato gravi fratture nel tessuto sociale e comunitario, perchè molti abitanti delle comunità vicine sono stati assunti, mentre altre famiglie vivono gli effetti collaterali del progetto estrattivo che genera notevoli impatti sociali.
 

La prima fuoriuscita tossica

Nell'ottobre 2018, una fuoriuscita di residui minerari a Cuzcatlán ha contaminato il Rio Coyote con rifiuti tossici: il fiume scorre a fianco del pozzo di acqua potabile che rifornisce la comunità. Gli abitanti dei villaggi di almeno sei comuni vicino alla miniera hanno denunciato la contaminazione dell’acqua negli anni successivi alla sua installazione. In tre di loro, diversi cittadini hanno sperimentato focolai di epatite, malattie respiratorie e gastrointestinali. Il Sistema Nacional de Vigilancia Epidemiológica ha confermato che queste malattie sono aumentate da quando la società mineraria ha iniziato a operare nel 2010, e hanno iniziato a diminuire fino al 2016. Nel 2010, il 31,1% degli abitanti di San José del Progreso (2050 persone) soffriva di difficoltà respiratorie, mentre nel 2008, due anni prima, la cifra era del 15%. Nel 2006 si sono verificati 73 casi di malattie gastrointestinali, saliti a 322 nel 2013. Nel 2019, dopo la fuoriuscita, si sono verificate epidemie di epatite a San José del Progreso, Magdalena Ocotlán e Santa Lucía Ocotlán. Il 90% delle persone colpite erano bambini.

"Il sindaco all'epoca mi disse che non si sarebbe intromesso perché non era una sua responsabilità e non voleva avere problemi con l'impresa. Sono state presentate diverse denunce alla Procuraduria Federal de Proteccion al Ambiente e alla Defensoría de Derechos Humanos, ed è stato un lungo processo di denunce e accuse, a cui non è mai stato dato seguito", afferma un membro delle organizzazioni.

Attraverso vari studi è stata dimostrata la contaminazione delle fonti d’acqua dopo la fuoriuscita, e a seguito della sua denuncia ha riferito di aver ricevuto minacce, un tentativo di rapimento e di essere stato inseguito da persone sconosciute in diverse occasioni tra il 2018 e il 2021.
 

Una seconda fuoriuscita tossica, e l’impunità

Nel settembre 2024 si verificò una seconda fuoriuscita di residui minerari tossici a causa delle forti piogge e della continua attività nella miniera. Di fronte a questa situazione, le comunità colpite hanno opinioni divergenti a causa del livello di disinformazione fornito dalla compagnia mineraria. Mentre alcune hanno richiesto un'ingiunzione per interrompere le attività, altre sono d'accordo. Ciò conferma ancora una volta il livello di disgregazione del tessuto sociale causato dall'espansione delle industrie estrattive. Nello stesso anno Natalia Méndez, difensora del territorio e membro di Articulacion por la Vida, ha deciso di partecipare al processo elettorale per contestare la presidenza municipale:

"In questo modo avrei potuto rilasciare dichiarazioni, fornire documentazione, condurre ricerche e studiare la qualità dell'acqua e dell'aria nelle comunità. Questo era il mio obiettivo principale. Durante la campagna elettorale, i membri di Cuzcatlán mi hanno contattato tre volte e si sono offerti di finanziare la mia campagna a condizione che, una volta salita al potere, avessi dato loro ogni opportunità di entrare nella comunità senza problemi. Naturalmente, ho rifiutato l'offerta, perché la cosa più importante per me è lottare per la salute e la vita della mia comunità."

Natalia racconta di aver subito violenze politiche di genere all’interno del consiglio, che ha denunciato all’Istituto Elettorale. Le sono state concesse misure di sicurezza di base, che non considera sufficienti poiché negli ultimi mesi le minacce sono diventate più violente. Un’autorità municipale, a un tavolo di dialogo con il governo dello Stato, le ha detto direttamente che è stata monitorata attraverso la polizia municipale e che ha registrazioni di lei a casa con il figlio più giovane. La difensora aggiunge che un altro membro del governo municipale ha minacciato di mandarla a uccidere – come aveva fatto con altri difensori. Si sente spaventata e in pericolo di vita, ma dice di sentirsi motivata a continuare la lotta in difesa del territorio.

"La mia famiglia è contadina", racconta, "i miei nonni hanno amato e curato la terra. I miei parenti non usano nemmeno fertilizzanti per la loro agricoltura. Hanno sempre lavorato con rispetto, responsabilità e attenzione all'ambiente. Mi hanno trasmesso l'amore per la terra, per la vita e per la natura. Invito l'intera popolazione, l'intero Paese e il mondo intero a lottare per la nostra terra, per preservare un ambiente sano, armonioso e pieno di vita".

Sia Natalia che i membri della sua famiglia e della sua organizzazione sono a rischio a causa degli interessi legati allo sfruttamento minerario, motivo per cui le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno realizzato una campagna perchè sia garantita la sicurezza della difensora.
 

La possibile estensione del progetto minerario

La società Fortuna Mining, precedentemente chiamata Fortuna Silver Mines, ha già in funzione miniere in Burkina Faso, Costa d’Avorio, Perù, Argentina e Messico. Dopo un complesso iter in cui la Secretaría de Medio Ambiente y Recursos Naturales si è inizialmente rifiutata di concedere a Fortuna Mining il permesso di espansione a San José del Progreso, il permesso è stato poi concesso nel 2021 per un periodo di 10 anni. Nell’aprile di quest'anno la società mineraria ha confermato un contrattodi acquisto con la società peruviana JRC, e la comunità teme una possibile espansione della miniera nel comune di Magdalena Ocotitlán, dove due anni fa è stato scoperto un giacimento di oro e argento. Il 3 luglio scorso, dopo 26 giorni di tensione, i residenti del comune di Magdalena Ocotlán hanno deciso di occupare il municipio e bloccare l'autostrada federale Oaxaca-Puerto Ángel. Denunciano atti di corruzione, maltrattamenti, occultamento di informazioni e abuso di potere da parte delle autorità.


--> Originale in  spagnolo qui

* Traduzione di Ecor.Network


 

01 settembre 2025 (pubblicato qui il 04 settembre 2025)