*** Prima parte ***

Energia per vivere, non per accumulare o distruggere. I prezzi di una transizione energetica globale/1

di Alberto Acosta, John Cajas-Guijarro 

“C'è una forza motrice più potente del vapore, dell'elettricità e dell'energia atomica: la volontà.”
Albert Einstein

 


La dinamica dei prezzi è uno degli argomenti più dibattuti in economia. Dalle visioni del libero scambio fino a quelle del rigido controllo, questo problema ha molteplici approcci. E, nel caso dell'energia, i suoi prezzi rappresentano una questione ancora più complessa e carica di tensioni per la sua importanza per ogni attività umana.1

La definizione dei prezzi dell'energia ha una forte componente di economia politica, poiché si contrappongono diversi interessi. Le aziende cercano prezzi dell'energia relativamente bassi e stabili per aumentare i loro profitti riducendo i costi di produzione dei beni e dei servizi che offrono sul mercato. Allo stesso modo, i consumatori aspirano a prezzi energetici bassi per le loro attività di consumo. Al contrario, per i fornitori di energia, siano essi privati, statali o società miste, i prezzi dell'energia influenzano direttamente la redditività dei loro investimenti. I prezzi dell'energia sono così rilevanti che anche la loro regolamentazione da parte del governo può generare gravi conflitti politici a seconda degli interessi coinvolti.

Accanto a questa dimensione economico-politica, i prezzi dell'energia hanno altre dimensioni sociali, ambientali e anche strutturali. Infatti, se l'energia viene assunta come diritto e bene comune e non come mera merce, la questione diventa ancora più complessa e delicata. L'energia, quindi, va assunta da una prospettiva molteplice: economica, politica, storica, ambientale e anche culturale. E, tra l'altro, questo sforzo richiede un'indomabile volontà politica di cambiamento.


L'energia come base della civiltà

L'energia è strettamente legata all'evoluzione dell'umanità in tutti i suoi campi. Come Prometeo che rubò il fuoco agli dei, l'uomo ha utilizzato – e continuerà ad utilizzare – le fonti energetiche del mondo per consolidare le proprie forze produttive e soddisfare i propri bisogni. Tuttavia, attualmente lo sfruttamento e l'uso dell'energia sono incatenati all'accumulazione capitalistica, che mette a rischio la stessa sostenibilità della vita umana. Ad esempio, nonostante il lodevole obiettivo di superare la dipendenza dai combustibili fossili, la promozione delle energie alternative ha portato a una domanda crescente e distruttiva di risorse come il litio e le "terre rare" per produrre le batterie utilizzate nelle auto elettriche, il che amplifica i dannosi impatti dell'estrazione mineraria;2 o, legno di balsa per i rotori dei generatori di energia eolica, che devasta vaste zone di foreste primarie.3

Entrambi gli esempi ci ricordano che ogni energia comporta una "forma sociale", che implica il modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri e costruiamo noi stessi; basta guardare come l'automobile e il tipo di energia che richiede “producono” una certa forma di società sempre più grigia e opaca. Sappiamo bene anche che le cosiddette energie alternative non sono essenzialmente antisistema; non solo: le attività di sviluppo, approvvigionamento, trasporto, marketing e consumo sono sempre più controllate dai grandi consorzi energetici. Questa evoluzione di concentrazione si registra ormai da diversi decenni, mentre le grandi multinazionali petrolifere sono andate diversificandosi verso altri ambiti dell'energia e anche in attività al di fuori di essa. Pertanto, il modo di ottenere energia, consumarla e controllarla configura un quadro fondamentale per comprenderne il funzionamento e la strutturazione delle diverse relazioni sociali.

Di fatto, il tipo di energia utilizzata è strettamente legato alla struttura statale. Nella schiavitù e nel feudalesimo erano richiesti stati estremamente potenti e autoritari. Qualcosa di simile sta accadendo oggi con i potenti “stati atomici” che devono tenere sotto controllo le scorie nucleari letteralmente per migliaia di anni. Alla stessa maniera constatiamo quotidianamente che gli ampi flussi di energia fossile, esemplificati soprattutto nel carbone, nel gas naturale e nel petrolio, configurano strutture di enorme potere politico ed economico, dove le grandi potenze sono intrappolate in forti contese geostrategiche financo in termini di guerra. Come si vede, alla fine, la questione energetica non è solo tecnica ed economica, ma è eminentemente politica.

Di fronte a questa realtà, la sfida è ripensare e riorganizzare la produzione, l'approvvigionamento, il consumo e il controllo dell'energia, nel contesto di un'economia e di una società diverse.4 Un tale processo richiede di garantire i flussi di energia — e le altre condizioni materiali necessarie alla vita — senza rischiare i processi naturali, preservando la biodiversità, costruendo nel mentre relazioni sociali basate sull'equità.
 

Elementi per transizioni energetiche limitate dal punto di vista socio-ecologico

La critica del capitalismo implica anche una critica del regime energetico fossile. Per cominciare, il problema non è la limitatezza delle riserve di combustibili fossili, ma semmai i limiti ambientali e sociali del loro uso sfrenato, concentrato ed esclusivo. Non si tratta di produrre sempre più energia per soddisfare una domanda “infinita”. E, sebbene sia importante, non è sufficiente sostituire le risorse energetiche fossili e non rinnovabili con energie rinnovabili sempre più pulite ed efficienti. Le trasformazioni energetiche sono necessarie per consentire la costruzione di altre strutture economiche e sociali.

Le emissioni generate dalla trasformazione delle risorse energetiche fossili al ritmo dell'accumulazione capitalista provocano una crisi ecologica globale.5 Le riserve di risorse fossili si trovano in pochi luoghi del pianeta, il che genera una seria pressione bellica e molte violenze - condizione necessaria per il progresso capitalista — che esacerbano le contraddizioni di un'innegabile crisi di civilizzazione.6 Al contrario, una transizione energetica non segnata da interessi di corporazioni, dovrebbe promuovere un'economia basata sull'energia radiale del sole7, la cui generazione è decentralizzata e regionalizzata, che consentirebbe il progressivo controllo comunitario del sistema energetico.8

Infatti, il controllo comunitario del sistema energetico è vitale per costruire una nuova forma di organizzazione sociale incentrata su una vita sostenibile che rispetti la natura e utilizzi il patrimonio naturale pensando sempre alla sua (ri)generazione. Qui, la natura deve avere la necessaria capacità di carico e ricomposizione per non deteriorarsi irreversibilmente per effetto dell'azione umana: un obiettivo plausibile se la gestione energetica smette di pensare nell'ottica della massimizzazione del profitto economico di pochi poteri e corporazioni multinazionali e transnazionali. Quindi questa trasformazione energetica integrale non deve deteriorare la vita delle grandi maggioranze, colpite dalle successive crisi e dai falliti tentativi di superarle, né continuare a distruggere la natura.

In questo senso, forse la prima cosa urgente è una diagnosi completa della situazione energetica in diversi ambiti (internazionale, nazionale, locale, ecc.) e da prospettive multidimensionali (non solo economiche). Sulla base di queste diagnosi, si possono pensare strategie di transizione adattate ad ogni specifica realtà, con una partecipazione degli Stati dalla pianificazione, d'accordo con le agende costruite dall'integrazione regionale e mondiale.9 Qui si pone la sfida di armonizzare gli obiettivi nazionali di sfruttamento e uso delle risorse energetiche con gli obiettivi globali di sostenibilità della vita sul pianeta.

All'interno delle strategie di transizione energetica, i prezzi dell'energia e le loro potenziali distorsioni sono cruciali. Particolare interesse suscitano i prezzi dei trasporti pubblici e delle merci, dove è necessario l'utilizzo programmato di agevolazioni. Pertanto, vale la pena studiare quali sono i valori minimi a cui possono essere ridotte le tariffe almeno del trasporto pubblico. Lo scopo è quello di massificare l'uso del trasporto pubblico. Allo stesso modo, in questo processo è necessario ripensare il trasporto pubblico per garantirgli maggiore qualità e dignità (senza dubbio una sfida in società con forti limitazioni economiche e infrastrutturali).

Dall'altra parte, è essenziale imporre una tassa speciale su tutti i veicoli di fascia alta — da non confondere con la tassa di immatricolazione o taxi — per finanziare il sussidio al trasporto pubblico e altri elementi della transizione energetica. Contemporaneamente è possibile sviluppare sistemi tecnologici che consentano la vendita di carburanti a partire da una tabella di prezzi differenziati.

Il consumo di gasolio marittimo, ad esempio, deve essere sostenuto da regimi di sovvenzione diretta soprattutto per i pescatori artigianali. Il resto della flotta, invece, dovrebbe disporre di sistemi GPS che assicurino il controllo delle rotte effettivamente effettuate con limiti chiari stabiliti dalla loro reale capacità di consumo. Allo stesso tempo, è urgente creare le condizioni affinché la maggior parte delle attività produttive che consumano gasolio, soprattutto quelle industriali, migrino verso l'energia elettrica e simili.

L'uso dell'energia elettrica come alternativa per il trasporto di massa di merci e passeggeri deve essere sviluppato in via prioritaria con l'energia generata da processi rinnovabili. A proposito, chiariamo che la soluzione non è solo sostituire i veicoli a benzina con quelli elettrici. Le strade devono smettere di prediligere i veicoli e dare la priorità ai pedoni e alle forme alternative di trasporto privato (come le biciclette).

Per quanto riguarda le tariffe elettriche, si potrebbero applicare prezzi più bassi nelle campagne e nelle città di piccole e medie dimensioni, ad esempio quelle con meno di 50.000 abitanti. Nei settori popolari varrebbe addirittura la pena ampliare l'erogazione dell'energia elettrica, sovvenzionata con una tariffa più alta per chi consuma di più, e puntare sull'utilizzo dei sussidi incrociati. Con tali politiche, più che cercare una maggiore riscossione delle tasse, si cercherebbe di utilizzare i sussidi per migliorare la qualità della vita nel mondo rurale e popolare.

In breve, abbiamo bisogno di un processo di transizione plurale che riduca sistematicamente la dipendenza dai combustibili fossili, sfruttando le riserve di energia rinnovabile: idroelettrica, solare, geotermica, eolica, senza che ciò implichi l'espansione delle attività minerarie, ad esempio.

Ricordiamo infine che in molte società esistono “sussidi perversi” che sovvenzionano direttamente o indirettamente grandi gruppi economici locali e transnazionali. Solo un esempio sono le tariffe agevolate per il consumo di energia elettrica o l'uso anche gratuito dell'acqua nelle attività estrattive, il sostegno all'importazione di prodotti agrochimici sgravati da tariffe, nonché varie esenzioni fiscali e tariffarie per le società minerarie, ecc. Tali sussidi dovrebbero semplicemente essere rimossi.

(1. Continua) 

* Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network 


Originale in spagnolo: "Energía para vivir, no para acumular ni destruir. Los precios en una transición energética integral",
da: Energía y Equidad, Diciembre 2022 - N°5 - "Guerra, crisis y resistencias"


NOTE:

1) Argomento affrontato più di 40 anni fa da uno degli autori di queste righe: Alberto Acosta (1982), “Los precios de la energía: instrumento de política y planificación energética”, Revista Energética N.° 24, OLADE, marzo-abril 1982. Disponibile su https://biblioteca.olade.org/opac-tmpl/Documentos/hm000231.pdf
2) A titolo esemplificativo per il contesto ecuadoriano, si veda il libro scritto dagli autori di questo articolo insieme a Francisco Hurtado e William Sacher: El festín minero del siglo xxi ¿Del ocaso petrolero a una pandemia megaminera?, Abya-Yala, Quito, 2020. Disponibile su https://sociologia-alas.org/wp-content/uploads/2021/03/2020-09-29-T.-EL-FESTI%CC%81N-MINERO-v1.pdf
3) Vedi il libro di più autori: Energías renovables, selvas vaciadas. Expansión de energía eólica en China y la tala de la balsa en Ecuador, Acción Ecológica, ASTM, Quito, 2021. Disponibile su  https://www.naturalezaconderechos.org/wp-content/uploads/2021/09/LA-BALSA-SE-VA.pdf
4) Su questo tema si può consultare il lavoro degli autori di questo articolo: “Reflexiones sobre el sinrumbo de la economía – De las ‘ciencias económicas’ a la posteconomía”, en la revista Ecuador Debate 103, CAAP, Quito, 2018. Disponibile su https://repositorio.flacsoandes.edu.ec/xmlui/handle/10469/15391.
“Naturaleza, economía y subversión epistémica para la transición”, en el libro Voces latinoamericanas: mercantilización de la naturaleza y resistencia social, editado por Griselda Günther y Monika Meireles, Universidad Autónoma Metropolitana, México, 2020. 
5) Sulla crisi ecologica guidata dal capitalismo, si veda il testo di John Bellamy Foster:  “Ley general absoluta de la degradación ambiental en el capitalismo”, en la revista Ecología Política, 1993. 
6) Sulle molteplici forme di violenza associate all'avanzata del capitalismo, unitamente alla discussione di alcune alternative, si veda il testo scritto da uno degli autori insieme a Roberta Curiazi: “Crisis civilizatoria capitalista y otras economías”, Revista de Sociología, 2019. Disponibile su https://revistasinvestigacion.unmsm.edu.pe/index.php/sociologia/article/view/16973
7) Differenziamo così l'energia solare accumulata in milioni di anni nei combustibili fossili.
8) Questa discussione sulle transizioni sta crescendo rapidamente. Citiamo un recente libro curato da Maristella Svampa e Pablo Berinat (2022): La transición energética en la Argentina, Siglo XXI Editores, Buenos Aires. Un altro riferimento attuale è  “Disminución planeada de la dependencia fósil en Colombia: entre el cambio cultural y la gestión participativa de la demanda”, prodotto di uno sforzo collettivo guidato da CENSAT, Pacto Ecosocial del Sur e la Rivista Energía y Equidad, tra le altre organizzazioni. Disponibile su https://co.boell.org/sites/default/files/2022-10/disminucion-planeada-de-la-dependencia-fosil-en-colombia_web.pdf
9) Per inciso, vale la pena sottolineare la necessità di ripensare l'istituzionalità globale se si desidera generare ampie trasformazioni. Si veda a tal proposito il testo degli autori di questo articolo:  “Del coronavirus a la gran transformación. Repensando la institucionalidad de la economía global”, in Posnormales. Pensamiento contemporáneo en tiempos de pandemias (AA.VV.). La Plata, 2020. Disponibile su https://drive.google.com/file/d/1COvZyVpJFVNEs0zRm_kMhaMtx3j_aJn5/view

 

09 gennaio 2023 (pubblicato qui il 17 gennaio 2023)