Sono passati quarant’anni dallo spot televisivo di uno dei pionieri marchigiani dell’allevamento avicolo, Bruno Garbini, in cui i polli ruspanti, i cosiddetti ‘marchigianelli’, scorrazzavano nell’aia del casolare di campagna (ma anche allora in realtà i polli stavano nei capannoni…). All’inizio del secolo, Garbini ha ceduto l’attività al gruppo Arena, il cui stabilimento di Castelplanio (AN) con 500 dipendenti è stato poi acquisito nel 2011 da Fileni. In questi decenni, specie nella provincia di Ancona, il famoso distretto manifatturiero ‘del bianco’ (termosanitari ed elettrodomestici), travolto dalla crisi mondiale del 2008 e da passaggi generazionali non all’altezza dei ‘padri’, è stato progressivamente sostituito dal distretto degli allevamenti intensivi. Dal jingle degli allevamenti Garbini, che divenne un vero e proprio tormentone, “polli freschi sani e genuini polli Garbini”, ora nel territorio regionale gli stabilimenti del gruppo Fileni, che insistono tra le province di Ancona, Pesaro Urbino e Macerata, riportati nello studio ISDE presentato a Jesi (AN) il 26 marzo scorso, sono 14, di cui 11 in provincia di Ancona. Se poi i Comuni di Maiolo 1, San Leo, Talamello e Novafeltria, in Valmarecchia, nel 2009 non avessero fatto la secessione dalle Marche a seguito del referendum locale del 2006, passando dalla provincia di Pesaro-Urbino a quella di Rimini in Emilia-Romagna, sarebbe quasi pronto un altro mega allevamento intensivo del gruppo Fileni. Da qualche anno, entrambi i patron dei polli della Vallesina, Bruno Garbini e Giovanni Fileni, insieme ad un altro importante imprenditore marchigiano,
Enrico Loccioni, hanno dato vita al progetto ARCA, “che vuole rivoluzionare il modo attuale di fare agricoltura, per certi versi distruttivo, promuovendo un modello rigenerativo, che apporti sostanza organica e ripristini la biodiversità del suolo per ottenere un cibo più sano”. Tra i diversi progetti finanziati da ARCA, c’è quello del “pollo biorigenerativo delle Marche. Il greenwashing, in situazioni industriali come queste, caratterizza la comunicazione digitale. Il gruppo Fileni, oggetto in questi anni di inchieste di Report, condanne per emissioni odorigene, multe commisurate dall’Antitrust, indagini per abusivismo edilizio, è dal 2023 Official Partner e fornitore delle nazionali italiane di calcio, oltre che attivo nel territorio in attività filantropiche come il restauro del teatro di Monteroberto (nel cui territorio sorge uno degli impianti), nel welfare aziendale, in progetti assieme a Legambiente di cui è partner, alla collaborazione da anni con le università marchigiane. Il gruppo industriale si distinse anche nel marzo 2020, quando per incentivare i dipendenti a recarsi comunque al lavoro durante il primo mese di lockdown totale pandemico, offrì ‘buoni spesa’ da consumare nei negozi di generi alimentari (che avevano orari e accessi fortemente regimentati). Nel dicembre scorso Fileni è stato premiato dal Codacons come “amico del consumatore 2024’; la stessa associazione, nel gennaio 2024 aveva stigmatizzato Fileni per le multe ricevute dall’Antitrust, che “accogliendo un esposto presentato dal Codacons, ha elevato una sanzione da 100mila euro per pratica commerciale scorretta nei confronti della società Fileni Alimentare". Quella di Jesi, a fine marzo, è stata una conferenza stampa anomala, organizzata dal Comitato per la Vallesina, (che da anni si batte contro gli impatti sanitari e ambientali degli allevamenti), e dall’ISDE, considerato che vi ha preso parte solo una piccola testata online locale; disertata anche da qualsiasi esponente politico e rappresentante delle istituzioni, che eppure erano stati invitati dai promotori. Eppure l’ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente) è affiliata all’International Society of Doctors for the Environment, analoga associazione internazionale, unica al mondo nel suo genere e riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’OMS. Ma è questa ‘l’aria che tira’ in Vallesina, quando si affronta il tema della proliferazione nel territorio della provincia di Ancona degli allevamenti intensivi; le cui gravi ricadute per la salute e l’ambiente di quest’ultimi, non mobilitano la città e il territorio quanto altre questioni ambientali. Scarsa sensibilità della popolazione, che sottovaluta i problemi che creano i 1641 animali d’allevamento presenti per ogni km quadro della provincia di Ancona, o conseguenza dell’azione di lobbyng industriale che scoraggia società civile e politica? E’ stata Giulia Innocenzi, giornalista di Report (autrice dei servizi sugli impianti della Vallesina), e co-autrice del film “Food for profit”, ad aprire l’incontro pubblico con la stampa, intervenendo online. “La Vallesina si è oramai guadagnata il poco lusinghiero soprannome di ‘valle dei polli’- ha detto la giornalista - ma in generale tutte le Marche stanno incrementando la presenza degli allevamenti intensivi. Io mi auguro che questa splendida regione non diventi una seconda Pianura Padana ma che anzi torni a puntare sulle tradizioni e sulla genuinità delle sue produzioni alimentari; sono convinta che grazie a queste scelte strategiche si possa aumentare il benessere della popolazione sia sotto l’aspetto sanitario che economico, visto che ad esempio il flusso turistico viene completamente annullato dalla presenza dei grandi allevamenti intensivi”. Nell’ambito delle proprie competenze e mission, lo studio ISDE valuta dal punto di vista zootecnico la specificità della provincia di Ancona, in relazione agli aspetti critici che generano gli insediamenti zootecnici a livello generale per l’equilibrio sanitario e ambientale. “La densità allevatoriale e gli insediamenti nella provincia di Ancona – spiega il
rapporto ISDE - determinano un danno alla salute, e una diminuzione delle aspettative di vita dei cittadini. Dal sito del Air Quality Life Index, AQLI AQLI si evidenzia come le aspettative di vita nella provincia di Ancona siano accorciate, per le sole polveri sottili, di 9 mesi contro gli 8 mesi delle Marche. Entrando nel merito degli allevamenti avicoli la BDN (Banca dati nazionale zootecnica del Sistema Informativo Veterinario) restituisce il seguente dato: dei 143 allevamenti avicoli, 66 sono allevamenti non ad uso familiare per un totale di 3.000.523 polli; ossia il 99,5 % dei polli allevati in provincia di Ancona lo sono per il commercio. Moltissimi allevamenti – si legge nello studio - sono stati autorizzati con il solo benestare dei servizi dell’ASUR in fatto di benessere animale, a passare da una densità massima di allevamento di 33 kg/m2, a 39 kg/m2 (con casistiche verificate di 42 kg/m2)”. Lo studio nella parte generale affronta le problematiche ambientali e sanitarie degli allevamenti. Quelli di pollame generano particelle sospese totali e PM10. Tra gli inquinanti atmosferici, l’ammoniaca è uno dei gas più preoccupanti, rispetti ai rischi sanitari (irritazione mucose oculari e respiratorie, cefalea, tosse, congestione nasale, cardiopalmo, difficoltà respiratorie, crisi asmatiche, alterazioni dell’umore), in termini di qualità dell'aria, impatti ambientali e perdite di nutrienti del letame. Le emissioni di ossidi di azoto determinano l’aumento di mortalità specialmente per cause cardio-respiratorie e tumore maligno del polmone. Gli allevamenti di pollame sono sorgenti ben note di composti volatili organici; questi generano inquinamento olfattivo e derivano in gran parte dalla fermentazione e dalla putrefazione del letame e dei detriti di origine animale. Inoltre notevoli quantità di metano sono generate dal letame di pollo. I composti organici volatili non metanici, sono un insieme di inquinanti organici che producono effetti sull'ambiente e sulla salute; questi, nell'allevamento di pollame hanno origine principalmente dai prodotti di scarto generati dagli animali. Oltre che produrre emissioni atmosferiche, gli allevamenti intensivi animali contribuiscono all’inquinamento di altre matrici ambientali, come suolo e falde acquifere. Infine, gli allevamenti sono in grado di generare inquinamento da metalli pesanti. Una sezione molto importante dello studio è dedicato all’impronta idrica degli allevamenti intensivi. Questo aspetto per le Marche è estremamente importante, considerati i frequenti periodi siccitosi, basti pensare alle scorse due estati, in cui in diverse zone della regione, l’acqua per uso domestico è stata razionata; ed anche il 2025 si prospetta critico. Una parte dell'acqua richiesta dal sistema zootecnico moderno è impiegata per abbeverare gli animali. Altra acqua viene usata per la pulizia delle strutture di allevamento e degli animali, per i sistemi di raffreddamento e per lo smaltimento dei rifiuti. L'acqua viene infine usata nel processo di macellazione degli animali e per la pulizia degli impianti di macellazione. La produzione di un kg di carne di pollo richiede attorno ai 4.000 lt di acqua con variabili che vanno da 3.500 a più di 4.000 a seconda del tipo di alimentazione, allevamento, razza allevata, sistemi di macellazione ecc. Gran parte dell'acqua (il 98%) necessaria alla produzione dei cibi animali è usata naturalmente per la coltivazione del foraggio: a tale scopo, su scala globale, vengono impiegati oltre 2300 miliardi di metri cubi d'acqua l'anno. “L’ISDE – conclude lo studio - vuole dunque porre l’accento sul fatto che i fattori di rischio ambientale posti in essere dalla presenza di allevamenti intensivi sono causa di alterazioni della qualità di vita dei residenti nelle aree limitrofe e di alterate condizioni di salute che possono determinare in tempi più lunghi, e su più larga scala, quelle patologie già descritte. Nelle Marche gli allevamenti intensivi rappresentano più del 50% delle industrie insalubri; ne consegue che il problema dovrebbe essere affrontato con controlli accurati e continui da parte di strutture pubbliche, sovvertendo l’attuale situazione che lascia di fatto tutto in mano all’autocontrollo da parte del gestore.”
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Note:
1) Per approfondimenti riguardo l'impianto di Maiolo: si veda https://www.sanmarinortv.sm/news/italia-c7/allevamento-fileni-a-maiolo-parte-la-raccolta-firme-a272465 e anche https://www.riminitoday.it/cronaca/polo-avicolo-maiolo-giunta-regionale-approvato-costituzione-commissione.html