Per due volte in un mese il governo ha annunciato la stessa cosa: che avrebbe eliminato dazi e tasse sull’importazione di erbicidi e altri prodotti chimici per “favorire l’agricoltura”. Un beneficio che concentrerà ulteriormente questo settore, aumenterà il dramma sociale generato dalle fumigazioni e continuerà a spopolare le campagne. Le risposte delle città fumigate e dei piccoli e medi produttori. Manuel Adorni, portavoce di un governo nato e cresciuto su Twitter, ha pubblicato il 4 maggio su quel social network: “La semina (come ogni attività in Argentina) sarà sempre più competitiva”. In quel breve testo, il portavoce presidenziale annunciava che alcuni dei pesticidi più utilizzati nei campi argentini – che causano malattie, morti e danno luogo a denunce da parte delle organizzazioni internazionali per i danni causati – avrebbero avuto tariffe di importazione più basse: i fertilizzanti saranno ridotti a zero (attualmente oscilla tra il 3,6% e il 6%) e gli erbicidi a base di glifosato, atrazina e 2-4D passano dal 35% al 12,6%, l'atrazina primaria scende dal 24% al 10,8% e gli erbicidi a base 2-4D in goccia salina dal 35% al 12,6%”.
L’annuncio, in senso stretto, non era una novità. Quasi un mese prima, il ministro dell'Economia Luis Caputo aveva detto la stessa cosa: "Durante il mese di aprile adotteremo le seguenti misure per favorire l'agricoltura: abbassare le tariffe sugli erbicidi e migliorare le approvazioni dei permessi Senasa". Ci sono diverse interpretazioni del perché ciò non sia avvenuto: da fallimenti amministrativi e gestionali a un ritardo deliberato per contrastare la speculazione nella liquidazione dei cereali da parte degli attori dell'agrobusiness.
La verità è che il grande raccolto di soia non si rifletteva nei conti e il Governo, che aveva bisogno di quei dollari, ha inviato il portavoce presidenziale a ripetere le misure, relativizzate e perfino ignorate da diversi riferimenti su La Nación, tribuna di comunicazione e di dottrina di quello che solitamente chiamiamo 'el campo'.
Come ogni partecipazione di Adorni o di Javier Milei, un presidente che lascia di stucco i media internazionali come il Time perché in un giorno riesce a retwittare o mettere mi piace a 366 pubblicazioni, il tweet ha ricevuto centinaia di risposte, tra elogi e proteste, anche se ce n'era una che spiccava per brevità e potenza:
"Mio padre ha il Parkinson grazie a quel maledetto erbicida: l'atrazina"
Lo ha scritto Camila Lomonaco. La sua storia è la stessa di altr* migliaia:
Il padre di Camila si chiama Roberto Luis Lomonaco, vive a Rojas - una delle città della provincia di Buenos Aires con più ettari coltivati a soia e mais - e soffre di morbo di Parkinson in stadio avanzato. "È dimostrato che la sua malattia ha avuto origine nell'intestino a causa dell'ingestione di prodotti agrochimici nel cibo e nell'acqua", dice Camila a Cítrica.
I produttori di Rojas ora avranno la possibilità di acquistare atrazina, glifosato e 2-4D, mentre il rischio che la loro popolazione si ammali crescerà in modo esponenziale.
La frontiera avanza
Il fatto che la semina sia sempre più competitiva ha una duplice valenza: da un lato, la frontiera agricola continuerà ad espandersi e a coprire territori inusuali per questo tipo di colture, come nel caso della distruzione delle montagne native del Chaco, Santiago del Estero o Salta, o yerbales 1 di Corrientes o Misiones: d’altro canto, concentrazione e profitto continueranno a concentrarsi nei pool de siembra 2 più potenti dell’agrobusiness, come Los Grobo (della famiglia Grobocopatel, che produce su 256mila ettari, tra terre di proprietà e in affitto), Adecoagro (210mila ettari), Cresud (di proprietà dell'IRSA di Eduardo Elsztain, con 130mila ettari in Argentina e più di 500mila in Brasile, Bolivia e Paraguay), Cazenave y Asociados (50mila ettari), Man Agro (che semina oltre 60mila ettari e lavora 100% in campi affittati) o Grupo Río Seco (65mila ettari a nord di Córdoba).
Per Ricardo Garzia, presidente della Federazione delle Cooperative Federate (FECOFE), ramo della Federazione Agraria che oggi compone la Mesa Agroalimentaria Argentina, l'annuncio del Governo rappresenta due tendenze: un occhiolino ai grandi 'pool' per aumentare la loro redditività, il che implica – quasi direttamente – un altro colpo che rafforza lo spopolamento della campagna argentina e, con l’eliminazione o la riduzione delle tariffe, una condizione per i produttori nazionali che fanno cartello facendo pagare a loro piacimento. Garzia si riferisce al “principio attivo”, che è un altro modo di chiamare, ad esempio, la “atrazina primaria”. “Nei fusti da 20 litri c’è un 48 o 66% di principio attivo. Il resto si completa con altri elementi”, spiega. Queste sostanze - glifosato o atrazina - sono quelle che vengono importate affinché poi i laboratori le utilizzino come base per creare il prodotto finale.
Garzia qualcosa capisce: le decisioni del Governo - di questo ma anche di tutti i precedenti - cercano di incidere sulla quantità di tonnellate e sulle entrate di valuta, ma mai sul numero di persone che popolano il territorio e che ne garantiscono la permanenza e le radici. In questo modo, le risoluzioni su ritenute, tariffe e tasse non perseguono mai una strategia sostenibile, come potrebbe essere quella di ripopolare le campagne argentine, ma piuttosto coprono le urgenze dollarizzate di un paese in degrado.
“Prendono decisioni che promuovono la concentrazione e lo sradicamento della terra”, spiega Garzia. “Milei è anche un negazionista della crisi climatica e un promotore dei monopoli”, aggiunge. In questo senso, non stupisce il fatto che favorisca l’estensione delle monocolture che perforano e contaminano il suolo delle popolazioni residenti, distruggendo gli ecosistemi.
Garzia distingue i due modelli in disputa: “Una produzione è estrattiva e non tiene conto della risorsa naturale, l'altra è rispettosa del contesto. Uno tiene di più al prodotto, a noi interessa di più il produttore e la sua famiglia”. L'umano al centro. Cosa che, soprattutto a questa gestione, non sembra interessare.
Forse è per questo che il MAA si autodefinisce “L'Altro Campo”. Il campo delle piccole estensioni di territorio, dove si produce e si vive. Il campo dell’Agricoltura Familiare (FA) che comprende un’eterogeneità di attori e identità: contadine e contadini, agricoltricie e agricoltori, comunità di popolazioni indigene, pescatori artigianali, lavoratrici e lavoratori rurali senza terra, coloni, agricoltrici e agricoltori familiari – molti dei quali sono associati in cooperative – piccoli produttrici e produttori, artigiane e artigiani, agricoltrici e agricoltori periurbani, etc.
È il settore che lo stesso Stato argentino – attraverso il Ministero dell’Agricoltura, dell’Allevamento e della Pesca della Nazione – ha definito “il principale fornitore di cibo per la popolazione argentina, fornendo circa il 70 per cento del consumo alimentare quotidiano”.
Questo settore, che fornisce cibo per l'uomo e non per i maiali della Cina, è sintetizzato in FECOFE, che riunisce le cooperative di yerba mate di Misiones, di agrumi, riso, carne ovina e miele di Entre Ríos, di latticini (dulce de leche, formaggi, latte in polvere) di Córdoba e Santa Fe, di frutta da esportazione, come i kiwi a Mar del Plata o estrusione di avena di Tres Arroyos, di alimenti disidratati o vitivinicoli di Mendoza.
In direzione contraria al mondo
Per l'avvocato Fernando Cabaleiro, che accompagna e consiglia i popoli fumigati, l'annuncio del governo Milei approfondisce un grave danno che nasce nei campi e nelle popolazioni rurali e raggiunge la maggior parte delle tavole delle case argentine. “Questi principi attivi, ora liberi da dazi, si trovano nell’acqua dei nostri fiumi, lagune e laghi. E con gli alimenti c’è una sorta di negazionismo riguardo alle implicazioni che potrebbero comportare sulla popolazione. Abbiamo effettuato uno studio in cui abbiamo osservato come viene mantenuto il livello di presenza di pesticidi in quasi tutta la frutta, i germogli e gli ortaggi. Parliamo di più di 80 pesticidi, dei quali il 50% sono già stati banditi dall’Unione Europea”, afferma Cabaleiro.
L'atrazina, ad esempio, è vietata in quasi tutto il continente europeo per i danni accertati che provoca all'ambiente e alle persone che la manipolano. Tuttavia, gli stessi paesi che la vietano nei loro territori la vendono per scaricarla su altri, soprattutto in America Latina e Africa. Ora, oltre a ciò, il governo Milei faciliterà la sua entrata.
Cabaleiro afferma: “È stato dimostrato che tutti questi principi attivi utilizzati come fattori produttivi, sono considerati probabili cancerogeni e il 75% sono interferenti ormonali. Il Senasa fa finta di non vedere da più di 30 anni e a questo scenario si aggiunge ora questa flessibilizzazione di tasse e tariffe su questi tre principi attivi, che sono i più utilizzati in agricoltura. Stiamo andando contro tutto ciò che è stato raccomandato dagli organismi internazionali per i diritti umani, dai rapporti sul cibo ai rapporti sui rifiuti pericolosi e sui diritti umani”.
Anche se la realizzazione non è ancora stata completata, quando l’autorizzazione per quanto qui sopra esposto procederà, allora sarà chiaro chi saranno i principali beneficiari di queste misure. L'avvocato delle popolazioni fumigate ha un'ipotesi: “Sicuramente saranno le grandi multinazionali. Perché viene presentata come una misura vantaggiosa per il settore per abbassare i costi, ma i costi reali che dovrebbero preoccupare lo Stato sono i costi umani di questi prodotti agrochimici”.
-> Originale in spagnolo, da Revista qui:
* Foto: Rodrigo Ruiz
** Traduzione Giorgio Tinelli per Ecor.Network
Note:
1) Coltivazioni di erba mate [NdT]
2) In Argentina viene così denominato il sistema di produzione agricola caratterizzato dal ruolo determinante del capitale finanziario e di un sistema imprenditoriale transitorio che assume il controllo della produzione agricola, attraverso l'affitto di vaste aree di terreno e il noleggio di attrezzature per la semina, fumigazione, raccolta e trasporto [NdT].