*** Segnalazione***

La Shell contro il clima: espandere la vendita di petrolio e gas e alimentare la crisi climatica

di Oil Change International, Milieudefensie

Shell vs. the Climate: Expanding Oil and Gas, Fueling the Climate Crisis
Oil Change International & Milieudefensie
Marzo 2024, pp.38

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Il 26 maggio 2021, riconoscendo che le attività commerciali della Shell sono state una causa rilevante del danno climatico che sta mettendo a rischio la vita delle persone, il tribunale distrettuale olandese dell'Aia ha emesso un verdetto che impone alla Shell di assumersi la responsabilità del suo ininterrotto inquinamento climatico, e di allineare i suoi piani aziendali con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Il verdetto della causa climatica, contro il quale Shell sta facendo appello, richiede alla compagnia di ridurre le emissioni nette di anidride carbonica (CO2) causate dalle sue attività commerciali - compresi il petrolio e il gas che vende ai clienti - del 45% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2030.

In questo briefing, forniamo una valutazione aggiornata dei piani di estrazione dei combustibili fossili della Shell alla luce sia del verdetto del tribunale che della più recente scienza del clima, sulla base di un briefing sui dati del settembre 2022 pubblicato da OCI e Milieudefensie.
La nostra analisi mostra che Shell continua a pianificare livelli di produzione e investimenti di petrolio e gas che minano le possibilità del mondo di ridurre il disastro climatico e sono incompatibili con il mantenimento dell'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius (°C).Nello specifico, abbiamo scoperto che:

  • La Shell ha approvato lo sviluppo di almeno 20 nuovi asset di estrazione dopo il verdetto del tribunale olandese del maggio 2021. Insieme, questi progetti costituiscono un impegno per l'estrazione più di 2,1 miliardi di BOE (Barrel of Oil Equivalent) di petrolio e gas, che minacciano di emettere 753 milioni di tonnellate (Mt) di inquinamento cumulativo di CO2. Si tratta di oltre 5 volte le emissioni di CO2 dei Paesi Bassi nel 2021.
  • Piuttosto che dichiarare i giacimenti del petrolio e del gas ancora non sviluppati come “non estraibili”, per rimanere al di sotto del limite di riscaldamento di 1,5°C, la Shell ne sta attivamente cercando altri. Secondo i dati di Rystad Energy, quasi il 60% (813) dei 1.386 impianti di estrazione di petrolio e gas di proprietà totale o parziale della Shell non sono ancora stati sviluppati. Il volume previsto di petrolio e di gas non sviluppato nel portafoglio della Shell (14,7 miliardi di barili) è cresciuto del 24% dal nostro briefing del 2022.
  • Fermando l'approvazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas a partire dal 2024, la Shell potrebbe contribuire a mantenere nel sottosuolo 14,7 miliardi di barili di petrolio e gas ancora non estratti, e [di conseguenza] a mantenere fuori dall'atmosfera 5,3 miliardi di tonnellate (Gt) di emissioni di CO2.
    Ciò equivale a 38 volte le emissioni di CO2 dei Paesi Bassi nel 2021.  
    Altre 6,7 Gt di emissioni di CO2 sono già state vincolate dai progetti della Shell in produzione e in costruzione.
  • Se la Shell dovesse estrarre tutte le sue risorse di petrolio e di gas economicamente praticabili (sviluppate e non sviluppate), l'inquinamento da CO2 risultante (11,9 Gt di CO2) potrebbe esaurire fino al 5,7% del restante bilancio mondiale di carbonio, dimezzando la probabilità di mantenere il riscaldamento entro 1,5°C. Questo senza tenere conto delle emissioni di carbonio aggiuntive causate dal petrolio e dal gas che la Shell vende ma non produce direttamente.
  • Nell'estate del 2023, la Shell ha ignorato obiettivo che si era data di ridurre la produzione di petrolio dell'1-2% all'anno, annunciando piani per mantenerla costante fino al 2030.
    Rystad Energy indica che se la Shell continuerà ad approvare lo sviluppo di nuovi giacimenti, la sua produzione di petrolio e gas e le relative emissioni di CO2 causate dalla combustione potrebbero aumentare del 10% tra il 2022 e il 2030. 
    In tal caso, le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione di petrolio e gas della Shell potrebbero crescere, in quel lasso di tempo, più velocemente delle emissioni globali dello Stated Energy Policies Scenario (STEPS) dell’International Energy Agency, uno scenario che comporta un disastroso aumento della temperatura globale di 2,4°C. 
  • Al contrario, la Shell potrebbe fare molto per allineare la sua produzione di petrolio e gas con il verdetto della causa climatica e con il limite di 1,5°C, cessando di sviluppare nuove estrazioni. Se la Shell dovesse smettere di approvare nuovi progetti e cessare la costruzione di progetti non ancora produttivi a partire dal 1° gennaio 2024, il calo della sua produzione dai giacimenti già operativi porterebbe ad una diminuzione del 41% delle relative emissioni di CO2 entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019. Sarebbe una riduzione inferiore rispetto a quella stabilita dalla sentenza della causa climatica, che richiede il taglio del 45% delle emissioni totali della Shell, ma almeno si tratterebbe di un passo significativo in quella direzione.

 

Tratto da Oil Change International. Qui la versione originale inglese.
Traduzione di Ecor.Network.
 


24 marzo 2024 (pubblicato qui il 27 marzo 2024)