*** Report 2025 - Sintesi esecutiva ***

Combustibili fossili: il divario di produzione

di Stockholm Environment Institute, Climate Analytics, and International Institute for Sustainable Development


The Production Gap Report 2025
Stockholm Environment Institute, Climate Analytics, and International Institute for Sustainable Development
SEI, Climate Analytics, & IISD, 2025 - 88 pp.

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Dal 2019, il Rapporto sul divario di produzione (Production Gap Report -PGR nell'acronimo inglese) analizza in che modo i piani collettivi dei governi per la produzione di carbone, petrolio e gas si discostano dall'obiettivo dell'Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale, "mantenendo l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e perseverando negli sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali". I governi hanno esplicitamente riconosciuto la necessità di una transizione dai combustibili fossili per raggiungere questo obiettivo, una conclusione ora rafforzata da una sentenza della Corte Internazionale di Giustizia. Tuttavia, a dieci anni dall'Accordo di Parigi, la situazione rimane grave: i paesi, nel loro insieme, prevedono una produzione di combustibili fossili ancora superiore a quella precedente, mettendo sempre più a rischio gli obiettivi climatici globali.


Risultati principali

I governi, nel loro insieme, mantengono i piani per produrre quantità di combustibili fossili molto superiori a quelle che sarebbero coerenti con il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi. I paesi stanno pianificando collettivamente, per il 2030, una produzione di combustibili fossili ancora maggiore rispetto a due anni fa, con una produzione prevista che supera di oltre il 120% i livelli relativi al limite del riscaldamento di 1,5 °C.

In sintesi, i governi prevedono livelli ancora più elevati di produzione di carbone entro il 2035 e di gas entro il 2050 rispetto alla produzione del 2023. La produzione pianificata di petrolio continua ad aumentare fino al 2050. Questi piani minano gli impegni dei paesi nell'ambito dell'Accordo di Parigi e contraddicono le aspettative secondo cui, con le politiche attuali, la domanda mondiale di carbone, petrolio e gas raggiungerà il picco prima del 2030.

Il fallimento collettivo e continuo dei governi nel ridurre la produzione di combustibili fossili e diminuire le emissioni globali significa che, in futuro, la produzione dovrà calare in modo più drastico per poter compensare.
Raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette di gas serra nella seconda metà del secolo, come stabilito dall'Accordo di Parigi, richiederà di ridurre al minimo possibile la produzione e l'uso di combustibili fossili.

Per ottenere tali riduzioni saranno necessarie politiche definite e coordinate, che garantiscano un'equa transizione verso l'abbandono dei combustibili fossili. Sebbene alcuni dei principali paesi produttori di combustibili fossili abbiano iniziato ad adeguare i propri piani di produzione agli obiettivi climatici nazionali e internazionali, la maggior parte di essi non lo ha ancora fatto.

Nella misura in cui i governi presentano la loro terza ronda di contributi determinati a livello globale nell'ambito dell'Accordo di Parigi, devono impegnarsi ad invertire la tendenza verso la continua espansione della produzione di combustibili fossili a livello mondiale, devono integrare esplicitamente nei loro più ampi piani di transizione energetica misure volte a ridurre la produzione e intensificare gli sforzi di cooperazione per garantire una transizione equa a livello globale.


I governi, nel loro insieme, mantengono i programmi per produrre quantità di combustibili fossili molto superiori a quelle che sarebbero coerenti con il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi. La produzione prevista per il 2030 supera di oltre il 120% i livelli necessari per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.

Il divario della produzione sta nella differenza tra la produzione prevista di combustibili fossili da parte dei governi e i livelli di produzione mondiale coerenti con il limite del riscaldamento globale a 1,5 °C o 2 °C. La presente valutazione aggiorna quella realizzata nel PGR 2023, che delineava i piani e le proiezioni di 20 dei principali paesi produttori di combustibili fossili, rappresentando una combinazione dei maggiori produttori del pianeta. La valutazione mette a confronto la produzione globale prevista dagli ultimi piani di questi paesi con gli stessi scenari di mitigazione climatica in linea con l'Accordo di Parigi utilizzati nel PGR 2023.

L'analisi risultante, riassunta nel Capitolo 2, rivela che i governi prevedono ancora di produrre, entro il 2030, più del doppio della quantità di combustibili fossili che sarebbe compatibile con il percorso mediano di 1,5 °C, come mostrato nella Figura ES-1. Il divario per il 2030 è aumentato fino a superare di oltre il 120% il percorso mediano di 1,5 °C e del 77% il percorso mediano di 2 °C (rispetto al 110% e al 69%, riportato nel PGR del 2023).

Secondo il modello dell'Agenzia Internazionale per l'Energia e come illustrato nella Figura ES-1, le politiche di mitigazione climatica dei governi e gli impegni annunciati fino a settembre 2024 rivelano che anche i loro piani di produzione di combustibili fossili sono ben al di sopra dei livelli globali.

                                                                             

Produzione globale di combustibili fossili secondo sei scenari dal 2015 al 2050, espressa in miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente all'anno (GtCO2eq/anno), ovvero la quantità di emissioni di gas serra (GHG) che si prevede saranno emesse a seguito della produzione e della combustione di carbone, petrolio e gas estratti. Per i percorsi coerenti con 1,5 °C e 2 °C, la figura mostra la mediana e l'intervallo del 25-75° percentile di tutti gli scenari selezionati. La linea rossa tratteggiata indica il percorso corrispondente ai piani e alle proiezioni dei governi (GPP) stimate nel Rapporto sul Divario di Produzione del 2023. La linea di tendenza nera mostra la produzione storica annuale tra il 2015 e il 2023; tutti gli altri percorsi sono rappresentati in intervalli di cinque anni.

In sintesi i governi prevedono, rispetto alla produzione del 2023, livelli ancora più elevati di produzione di carbone entro il 2035 e di gas entro il 2050. La produzione pianificata di petrolio continua ad aumentare fino al 2050. Questi piani minano gli impegni dei paesi nell'ambito dell'Accordo di Parigi e contraddicono le aspettative secondo cui, con le politiche attuali, la domanda mondiale di carbone, petrolio e gas raggiungerà il picco prima del 2030.

L'aumento del divario a breve termine è una conseguenza dei piani dei governi di espandere la produzione di carbone e gas. Come mostrato nella Figura ES-2, la produzione totale di carbone prevista per il 2030 è superiore del 7% rispetto a quella stimata nell'analisi del PGR 2023; la produzione di gas prevista è superiore del 5%.

Per limitare il riscaldamento a 1,5 °C, l'offerta e la domanda globali di carbone, petrolio e gas dovrebbero essere ridotte immediatamente e in modo significativo da qui alla metà del secolo. Tuttavia, gli aumenti stimati sulla base dei piani e delle proiezioni dei governi provocherebbero, nel 2030, livelli di produzione mondiali superiori del 500%, 31% e 92% rispettivamente per carbone, petrolio e gas in comparazione al percorso della mediana compatibile con 1,5 °C, e superiori del 330%, 16% e 33% rispetto al percorso mediano compatibile con 2 °C.

Il fallimento collettivo e continuo dei governi nel ridurre la produzione di combustibili fossili e diminuire le emissioni globali significa che la produzione futura dovrà diminuire in modo più drastico per poter compensare. Raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette di gas serra nella seconda metà del secolo, come stabilito dall'Accordo di Parigi, richiederà di ridurre al minimo possibile la produzione e l'uso di combustibili fossili.

Ogni anno in cui i paesi non riescono a compiere progressi nella riduzione della produzione e dell'uso di combustibili fossili, diventa sempre più difficile per il mondo raggiungere i propri obiettivi climatici. Nella prima metà del decennio 2020, la produzione di combustibili fossili ha continuato ad aumentare invece di raggiungere il picco per poi diminuire rapidamente. Il tempo perso ha due conseguenze. La prima è che, probabilmente, la produzione cumulata di combustibili fossili nel decennio 2020 sarà notevolmente superiore rispetto ai percorsi allineati con 1,5 °C e 2 °C utilizzati per valutare il divario di produzione. Pertanto, anche se il mondo riducesse la produzione di combustibili fossili per il 2030 ai livelli osservati in questi scenari, il totale di carbone, petrolio e gas estratto durante questo decennio rimarrebbe superiore a quello coerente con tali scenari.
 

                                                     


Produzione globale di carbone, petrolio e gas secondo cinque percorsi tra il 2015 e il 2050, espressa in joule (J) all'anno. Le unità fisiche per ciascun combustibile fossile sono indicate come assi secondarie: miliardi di tonnellate all'anno (Gt/anno) per il carbone, milioni di barili al giorno (Mb/d) per il petrolio e miliardi di metri cubi all'anno (Tcm/anno) per il gas. Per i percorsi coerenti con 1,5 °C e 2 °C, la figura rappresenta la mediana e l'intervallo del 25-75°percentile degli scenari di mitigazione selezionati. Le linee di tendenza nere mostrano la produzione annuale storica tra il 2015 e il 2023; tutti gli altri percorsi sono rappresentati in intervalli di cinque anni.

La seconda conseguenza è che queste significative riduzioni saranno più difficili e costose da realizzare a causa di un maggiore blocco dell'infrastruttura per i combustibili fossili introdotto nel decennio 2020 e al ritmo accelerato delle riduzioni necessarie da qui in avanti. Anche se si intraprendessero sforzi rapidi e concertati a partire da oggi, è probabile che nel 2030 la produzione di combustibili fossili supererà i livelli degli scenari compatibili con 1,5 °C presentati in questo rapporto.

Allo stesso tempo, negli ultimi due anni è stata dimostrata anche l'importanza di mantenere sempre presente l'obiettivo di 1,5 °C. I governi riuniti alla COP28 hanno concordato di “mantenere l'obiettivo di 1,5 °C a portata di mano” e hanno invitato i paesi a presentare obiettivi di mitigazione “in linea con il limite del riscaldamento a 1,5 °C” (UNFCCC 2024, paragrafi 5 e 39). Il limite di 1,5 °C è stato successivamente ribadito dalla Corte Internazionale di Giustizia, che ha stabilito che 1,5 °C è l'“obiettivo principale in termini di temperatura” secondo l'Accordo di Parigi, e che le risposte globali e nazionali devono perseguire questo obiettivo. Per raggiungerlo, sarà necessario arrivare a zero emissioni nette di gas serra nella seconda metà del secolo, come stabilito dall'Accordo di Parigi. Ciò richiederà di ridurre al minimo possibile la produzione e l'uso di combustibili fossili.

L'analisi contenuta nel PGR 2023 ha indicato che i paesi dovrebbero puntare a una riduzione progressiva della produzione e dell'uso del carbone fino alla sua quasi totale eliminazione entro il 2040, e a una riduzione combinata della produzione e dell'uso di petrolio e gas entro il 2050 fino a raggiungere, al massimo, un quarto dei livelli del 2020. Le prove, sempre più numerose, sostengono sia la necessità che la fattibilità di queste importanti riduzioni.

Per ottenere queste riduzioni saranno necessarie politiche definite e coordinate che garantiscano una giusta transizione verso l'abbandono dei combustibili fossili. Sebbene alcuni dei principali paesi produttori di combustibili fossili abbiano iniziato ad adeguare i propri piani di produzione agli obiettivi climatici nazionali e internazionali, la maggior parte di essi non lo ha ancora fatto.

Per ridurre la produzione di combustibili fossili sarebbero necessarie strategie specifiche volte a garantirne la progressiva diminuzione fino alla sua completa eliminazione nella seconda metà del secolo. Tali strategie aiuterebbero i paesi a rispettare gli impegni assunti nell'ambito dell'Accordo di Parigi e i loro obiettivi di zero emissioni nette. Il capitolo 3 della presente relazione riassume gli ultimi sviluppi relativi agli obiettivi climatici, nonché i piani, le prospettive e le politiche in materia di produzione di combustibili fossili dei 20 principali paesi produttori: Australia, Brasile, Canada, Cina, Colombia, Germania, India, Indonesia, Kazakistan, Kuwait, Messico, Nigeria, Norvegia, Qatar, Federazione Russa, Arabia Saudita, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti (EAU), Regno Unito e Stati Uniti. La maggior parte di questi paesi continua a pianificare la produzione di combustibili fossili a livelli non coerenti con i propri obiettivi climatici di zero emissioni nette.

Come indicato nella tabella ES-1, 17 dei 20 paesi citati continuano a programmare un aumento della produzione di almeno un combustibile fossile fino al 2030; 13 tra i paesi citati prevedono aumenti significativi nella produzione di gas. Inoltre, come indicato nei profili dei paesi nel capitolo 3, si prevede che 11 paesi aumenteranno nel 2030 la produzione di almeno un combustibile rispetto a quanto previsto nel 2023, quando è stata effettuata l'ultima valutazione.

 

                                                               
                                                               
                                                               


Nonostante l'impegno concordato a livello internazionale per eliminare gradualmente i “sussidi inefficienti ai combustibili fossili”, (ribadito nell'ambito del Bilancio Globale concordato alla conferenza sul clima COP28), molti governi continuano a fornire un notevole sostegno finanziario, sia diretto che indiretto, ai combustibili fossili. I paesi qui menzionati ne sostengono la produzione in molti modi, tra cui investimenti diretti nella infrastruttura (Canada), semplificazione delle procedure di appalto (Brasile), sussidi o investimenti diretti per le imprese statali (Cina, India, Messico), incentivi fiscali per l'esplorazione e l'estrazione (Kazakistan, Federazione Russa) e l'apertura di nuove aree per l'esplorazione e lo sviluppo (Stati Uniti, Norvegia). La spesa pubblica a sostegno dei combustibili fossili è rimasta vicina al suo massimo storico.

Nel presentare la terza serie di contributi determinati a livello nazionale nell'ambito dell'Accordo di Parigi, i governi devono impegnarsi a invertire la tendenza della continua espansione della produzione di combustibili fossili a livello mondiale, a integrare esplicitamente all'interno dei loro più ampi piani di transizione energetica misure volte a ridurre la produzione e intensificare gli sforzi di cooperazione per garantire una transizione equa a livello globale.

Non tutti gli indicatori analizzati in questo rapporto sono negativi. Sei dei 20 paesi citati stanno sviluppando scenari per la produzione di combustibili fossili a livello nazionale in linea con gli obiettivi nazionali e globali di zero emissioni nette, rispetto ai quattro che lo facevano nel 2023. Diversi governi stanno promuovendo attivamente la transizione verso le energie pulite. Ad esempio, la Colombia ha adottato una tabella di marcia per una giusta transizione energetica e ha annunciato un piano di investimenti a sostegno di tale transizione; la Germania prevede un'eliminazione graduale della produzione di carbone ancora più rapida rispetto agli anni precedenti; il Brasile ha avviato un programma di accelerazione della transizione energetica; la Cina continua a implementare le energie rinnovabili a un ritmo senza precedenti e riuscirà a raggiungere il suo obiettivo per il 2030, in materia di capacità solare ed eolica, sei anni prima del previsto, riducendo le emissioni di anidride carbonica nonostante l'aumento della domanda di energia.

Inoltre, alcuni dei paesi qui menzionati continuano a impegnarsi nella cooperazione internazionale in materia di transizione energetica. Sebbene le partnership per una transizione energetica equa, (create nel 2021 a sostegno dell'abbandono dei combustibili fossili nei paesi emergenti e in via di sviluppo), abbiano incontrato difficoltà nella loro applicazione, i paesi donatori (ad eccezione degli Stati Uniti) continuano a impegnarsi a sostenere quelle già in corso e, a loro volta, stanno esplorando altri tipi di meccanismi innovativi di finanziamento e cooperazione.

Ma occorre fare molto di più. Come evidenziato in questo rapporto, la maggior parte dei principali paesi produttori di combustibili fossili non ha ancora adottato politiche per la loro graduale eliminazione, né ha garantito transizioni eque (o, come nel caso degli Stati Uniti, sono state abbandonate). Sarà essenziale adottare e attuare ampiamente queste politiche per realizzare con successo la transizione verso un mondo a zero emissioni nette al ritmo necessario oggi.

* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network


 

30 settembre 2025 (pubblicato qui il 01 ottobre 2025)