
Raccomandazioni e alternative.
L'unico modo per affrontare i problemi sopra descritti in modo veramente sistemico sarebbe quello di ridurre drasticamente il consumo di energia e materiali della UE, pur garantendo i diritti dei cittadini. Qualsiasi ricerca di "crescita verde", approcci riparatori o riformisti semplicemente non funzioneranno. Le politiche costruite intorno alle false narrazioni dell'estrazione mineraria "sostenibile e responsabile", o dell'estrazione "maggiore ma migliore", sono operazioni di “cosmesi verde” (i.e. greenwashing) che non saranno efficaci nel risolvere i problemi attuali e futuri.
Recentemente, la Commissione europea ha osservato che: "Gli sforzi per la riduzione delle risorse sono un approccio piuttosto a lungo termine e, nel breve e medio termine, devono essere attuate politiche che consentano l'economia circolare, la resilienza e la neutralità climatica".[53] Questo non è un percorso che ci porterà verso una vera giustizia ambientale e sociale. La decarbonizzazione e la dematerializzazione sono intrinsecamente legate e le azioni per ridurre i consumi, raggiungere una maggiore circolarità e decarbonizzare devono essere perseguite in parallelo.
Di fatto, l'Agenzia europea dell'ambiente sta promuovendo questo messaggio. I suoi rappresentanti affermano che "abbiamo bisogno di trasformazioni fondamentali per ottenere un diverso tipo di economia e di società piuttosto che di incrementare l’efficienza all'interno di sistemi di produzione e di consumo consolidati" e che "è necessaria una vera creatività: come può la società svilupparsi e crescere in qualità (ovvero, scopo, solidarietà, empatia), piuttosto che in quantità (ad esempio, standard di vita materiale), in un modo più equo?"[54]. I requisiti per i decisori europei qui elencati sono destinati a contribuire a questa "creatività reale".
Riconoscere legalmente il diritto delle popolazioni indigene al consenso libero, previo ed informato (FPIC), e i diritti delle comunità locali, contadine e altre comunità che lavorano nelle zone rurali alla partecipazione libera e attiva nelle decisioni che riguardano la loro vita. Questo include il diritto di dire NO all'estrazione mineraria nella UE e lungo le catene di approvvigionamento della UE.
I diritti all'informazione e all'effettiva partecipazione delle comunità e dei popoli sono sanciti dalla legge internazionale
sui diritti umani, così come da altri accordi internazionali (per esempio l'articolo 25 del Patto internazionale sui diritti civili e politici e l'articolo 10 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni UNDRIP). Il diritto internazionale e i trattati delle Nazioni Unite danno anche un riconoscimento speciale al diritto dei popoli indigeni al consenso libero, preventivo e informato (FPIC) (per esempio, Convenzione ILO n. 169, articolo 6(1), CBD, articolo 15, UNDRIP, articolo 19).
Questi strumenti forniscono una guida allo sviluppo e all'implementazione di meccanismi, processi e protocolli significativi che permettono alle popolazioni indigene, alle comunità locali, rurali e di altro tipo di partecipare efficacemente alle decisioni che possono influenzare le loro vite, tenendo conto delle asimmetrie di potere esistenti. Inoltre, nel caso dei popoli indigeni, il diritto di dare o negare il consenso per i progetti che riguardano i loro territori.
Il riconoscimento del diritto delle popolazioni indigene al FPIC e lo sviluppo di nuovi protocolli giuridicamente vincolanti per l'effettiva partecipazione delle comunità potenzialmente interessate e delle popolazioni non indigene, che riconoscano e proteggano specificamente il loro diritto a dire NO ai progetti minerari nella UE e in tutte le catene di approvvigionamento della UE, rappresenta un modo importante per affrontare l'attuale squilibrio di potere tra le compagnie minerarie, gli Stati membri e le comunità.
Il diritto delle popolazioni indigene al FPIC e delle altre comunità e il diritto dei popoli di dire no a progetti minerari indesiderati dovrebbero essere legalmente vincolanti nella prossima legislazione della UE sui diritti umani e la due diligence ambientale, prevista per il 2021.
Crediamo fermamente che tutti i popoli e le comunità minacciate dall'attività mineraria debbano essere ascoltati e che le loro opinioni debbano essere prese in seria considerazione. Le loro case, terre e acque non devono essere trattate come aree da sacrificare.
Ridurre il consumo di risorse della UE in linea con i limiti planetari e il consumo equo.
Per consumare entro i limiti ecologici, le migliori ricerche disponibili indicano che la UE dovrebbe puntare a ridurre la sua impronta materiale [55] fino al 70% (circa 4,4 tonnellate pro capite) rispetto ai livelli attuali [56]. All'interno di
questo grande obiettivo legalmente vincolante, devono essere fissati obiettivi sub-materiali e sub-settoriali, e sono richiesti piani dettagliati per mostrare come saranno raggiunti. Anche gli indicatori e gli obiettivi per le impronte dell'acqua e dell'uso del suolo devono essere pienamente sviluppati per fornire un quadro completo dell'uso totale delle risorse. In pratica, ridurre l'uso assoluto delle risorse significa attuare in Europa strategie di decrescita socialmente ed ecologicamente giuste [57].
Per esempio, le politiche che riducono la dipendenza dagli spostamenti in auto, riducono il numero di auto sulla strada e, allo stesso tempo, promuovono il trasporto pubblico di alta qualità accessibile a tutti, così come gli spostamenti attivi (in bicicletta e a piedi). Ridurre l'impronta materiale totale in base al peso è un buon modo per garantire che il danno ambientale dell'estrazione delle materie prime venga drasticamente ridotto [58].
Tuttavia, la UE dovrebbe anche preveder l'istituzione di schemi per ridurre l'impronta di consumo della UE, che analizza gli impatti del consumo (compresi eco - tossicità, cambiamento climatico, eutrofizzazione) utilizzando strumenti di analisi del ciclo di vita [59]. Il disaccoppiamento dovrebbe essere abbandonato come obiettivo. A livello globale, la crescita economica non si è dissociata dal consumo di risorse e dalle pressioni ambientali e non è probabile che lo faccia. [60; 61]
Applicare e rafforzare i regolamenti ambientali della UE in materia di diritti umani e ambientali.
Le direttive UE sull'acqua, la biodiversità, oltre ad altri ambiti, devono essere pienamente applicate attraverso una regolamentazione attiva delle operazioni minerarie esistenti nella UE. Le comunità locali e le ONG dovrebbero essere viste come alleati chiave nel sostenere il ruolo della Commissione come "guardiano dei trattati", aiutando a far rispettare le leggi ambientali della UE nella pratica.
Oltre all'applicazione delle direttive esistenti, i siti Natura 2000 e Ramsar, altre aree di conservazione a livello nazionale e sovranazionale (ad esempio i siti del patrimonio mondiale dell'UNESCO), le aree conservate da indigeni e comunità locali (ICCA), così come le acque profonde e l'Artico, devono essere rigorosamente protette e definite aree proibite per le industrie estrattive.
La UE deve procedere a valutazioni territoriali per vagliare ed affrontare i rischi sovrapposti dell'attività mineraria in termini di rischio per la biodiversità, le acque sotterranee e le riserve di acqua dolce. Nel fare ciò, deve dimostrare di aver effettuato la mappatura da cui si evince la misura in cui le potenziali sovrapposizioni potrebbero minacciare gli habitat e la biodiversità, la produzione agricola, la sicurezza alimentare, le forniture di acqua potabile e la sicurezza regionale complessiva. Queste valutazioni devono essere disponibili al pubblico per la consultazione.
La UE deve anche sviluppare meccanismi significativi e applicabili per assicurare che i governi ospitanti valutino gli impatti spazialmente espliciti (non solo le minacce) che l'estrazione mineraria ha sulla biodiversità prima di concedere licenze, compresi quelli che si verificano negli ecosistemi marini e a diverse distanze dai siti minerari.
Inoltre, il regolamento della UE sui minerali provenienti da zone di conflitto dovrebbe essere ampliato per includere
aziende a valle che usano minerali provenienti da queste zone, così come a tutte le materie prime. Attualmente, solo l'origine di stagno, tantalio, tungsteno e oro è regolata, per le importazioni di semi – lavorati anziché per i prodotti finiti. Sanzioni e penalità dovrebbero essere imposte alle aziende che violano le regole di due diligence.
Porre fine allo sfruttamento dei cosiddetti paesi del terzo mondo.
Oltre alle misure già menzionate, è necessario intraprendere ulteriori azioni per garantire che la domanda di materie prime della UE non colpisca le comunità e gli ecosistemi del Sud del mondo, e che siano disponibili anche rimedi nell’eventualità di impatti negativi e violazioni.
La legislazione vincolante della UE in materia di diritti umani e di due diligence ambientale dovrebbe imporre la responsabilità delle imprese per i danni commessi in patria o all'estero e garantire l'accesso alla giustizia per le vittime di abusi aziendali, con una maggiore cooperazione per perseguire legalmente le aziende europee, i dirigenti e i fornitori responsabili di abusi dei diritti umani, crimini e distruzione ambientale all'estero.[62]
La UE dovrebbe partecipare in buona fede ai negoziati per stabilire un trattato delle Nazioni Unite su aziende e diritti umani. Gli accordi commerciali dovrebbero essere concepiti con l'obiettivo di migliorare la situazione dei diritti umani, in particolare garantendo i diritti delle comunità al FPIC e il diritto di dire no, oltre a prendere in considerazione le conseguenze sociali e ambientali del commercio. I meccanismi ISDS (Investor-State Dispute Settlement) dovrebbero essere rimossi dagli attuali accordi commerciali della UE e abbandonati negli accordi futuri.
Dare priorità e rafforzare le politiche di "economia circolare".
Anche se le pratiche dell'economia circolare, come la riprogettazione, il riutilizzo e il riciclaggio, hanno un potenziale limitato di per sé per invertire la tendenza dei massicci aumenti della domanda di metalli e minerali previsti nell'ambito dell’attuale modello economico, è fondamentale che queste misure siano attuate come parte delle politiche generali di riduzione del consumo e della domanda.
Le misure urgenti includono regole severe e vincolanti sulla progettazione dei prodotti con requisiti minimi per la durata, e la riparabilità; eliminare gradualmente i prodotti monouso quando esistono alternative di riutilizzo; vietare la distruzione dei beni invenduti o restituiti; permettere la condivisione di servizi e infrastrutture; stabilire obiettivi per un contenuto minimo di metallo secondario nei prodotti; rimuovere le barriere dei brevetti sul riutilizzo, la riparazione e la rimessa a nuovo; innovazione e investimenti nell'estrazione urbana.
Questi requisiti dovrebbero essere applicati e adattati a tutti i settori, compresi i settori militare e aerospaziale, che sono spesso esenti dalle leggi della UE ma sono responsabili di massicci impatti ambientali e sociali [63]. Inoltre, il controllo del trasporto internazionale dei rifiuti elettronici deve essere migliorato e lo scarico illegale tra gli Stati membri e verso il Sud del mondo deve essere eliminato.
Mentre le politiche dovrebbero chiaramente concentrarsi sulla drastica riduzione del numero di veicoli privati in Europa, la proposta di direttiva UE sulle batterie [64] deve essere rafforzata fissando rigorosi standard di progettazione ecologica per garantire buone prestazioni e durata, nonché contenuto riciclato, rimovibilità non distruttiva, smontaggio, riparabilità, interoperabilità e riutilizzabilità, vale a dire consentendo la possibilità di riutilizzo dopo la prima vita di ogni batteria per veicoli elettrici; rendendo obbligatorio un sistema di restituzione della cauzione per tutte le batterie portatili al fine di aumentare gli obiettivi di raccolta delle batterie, e introducendo un divieto o una tassa obbligatoria per le batterie monouso.
Affrontare le responsabilità relative ai rifiuti minerari.
Le minacce dei nuovi progetti minerari sono aggravate dal gran numero di progetti minerari abbandonati in Europa che non sono stati adeguatamente restaurati e continuano a inquinare e danneggiare le comunità ed il loro ambiente. Questi vecchi siti minerari devono quindi essere ripuliti.
Dovrebbero essere fissati dei "massimali bassi" specifici per le concentrazioni di zolfo e di metalli pesanti consentiti negli impianti di trattamento dei rifiuti, al fine di promuovere il recupero di metalli preziosi dai rifiuti minerari per l'economia circolare da un lato e per evitare il futuro drenaggio acido delle miniere e l'inquinamento da metalli pesanti dall'altro. Le aziende devono applicare le migliori tecnologie disponibili ai loro residui freschi attualmente generati per convincerle a ripulire i loro residui prima della chiusura.
La Commissione europea dovrebbe implementare un meccanismo europeo standardizzato e un database condiviso per contabilizzare le strutture di rifiuti minerari e metallurgici, e registrare le concentrazioni del contenuto rilevato in un database pubblico, condiviso e accessibile. Questo renderebbe i cittadini consapevoli della natura dei rischi, e gli istituti di ricerca avrebbero dati reali per sviluppare migliori tecnologie di recupero per ripulire e smaltire gli sterili esistenti. Altre forme di smaltimento dei rifiuti, come i depositi di sterili sottomarini e di acque profonde, sono pratiche che la UE non dovrebbe permettere. Pertanto, la Commissione europea deve mettere in atto con urgenza le richieste del Parlamento europeo nella sua risoluzione sull'attuazione della direttiva sui rifiuti minerari [65], che contiene molte delle raccomandazioni esposte nei punti precedenti contenuti in questo documento.
Fine dei sussidi per l'esplorazione e l'estrazione di minerali e metalli.
Per arginare i pericoli dell'abuso dei sussidi e dell'estrattivismo finanziario nel settore minerario europeo, la UE dovrebbe astenersi immediatamente dal fornire sussidi pubblici alle compagnie minerarie e di esplorazione attraverso programmi come Horizon Europe, NextGenerationEU, Interreg, il Fondo europeo di sviluppo regionale e altri. Invece, il finanziamento pubblico dovrebbe dare priorità ai mezzi di sussistenza rurali sostenibili, al riciclaggio avanzato, all'estrazione urbana, alla riabilitazione delle miniere, alla bonifica del suolo e ad altri usi circolari dei rifiuti minerari e dei minerali.
Mettere fine alle alleanze industriali antidemocratiche.
Le alleanze che danno potere e incidenza eccessivi alle aziende con interessi finanziari nella continua espansione dell'industria mineraria sono fuori luogo in una UE democratica etrasparente. Queste alleanze si devono sciogliere.
Trattare i minerali e i metalli come beni comuni e pubblici.
Invece di trattare, regolare e creare politiche su minerali e metalli come se fossero semplicemente fonti di capitale da estrarre, mercificare e vendere, le politiche e i regolamenti della UE dovrebbero trattarli come beni comuni e pubblici di maggior valore se lasciati in situ, negli ecosistemi ai quali appartengono che contribuiscono a costruire in Europa ed oltre.
(2. Fine)
Traduzione di Marina Zenobio
LE ORGANIZZAZIONI
- EUROPE vetoNu, Sweden
- Friends of the Earth Europe, Belgium
- Fundaçao Montescola, Galiza, Spain
- ZERO - Associac;ao Sistema T errestre Sustentavel, Portugal
- Rettet den Regenwald, Germany
- European Environmental Bureau (EEB), Europe
- Asociación ambiental Petón do Lobo, Galicia, Spain
- Ecologistas en Acción, Spain
- Sciaena, Portugal
- Both ENDS, the Netherlands
- Amigos de la Tierra (FoE Spain), Spain
- Asociación galega Cova Crea, Galicia, Spain
- NOAH Friends of the Earth Denmark, Denmark
- War on Want, UK
- SOS Suido, Galiza, Spain
- BUND, Friends of the Earth Germany
- Plataforma Vecinal Mina T ouro O Pino Non, Galiza, Spain
- CATAPA, Belgium
- Deutsche Stiftung Meeresschutz, Germany
- Collectif Volontaires lntag, France
- Sociedade Histórica e Cultural Coluna Sanfins, Galiza, Spain
- Plademar Muros-Noia, Galiza, Spain
- Ecoloxistas en Acción Galiza, Galiza, Spain
- Rettet den Regenwald, Germany
- Salva la Selva, Spain
- Campina Sur Sin Megaminas, Spain
- The Andrew Lees Trust, UK
- The Gaia Foundation, UK
- Associaçao Guardioes da Serra da Estrela, Portugal
- Plataforma Stop Uranio, Spain
- Christian Initiative Romero (CIR), Germany
- The Greens Movement of Georgia, Georgia
- World Economy, Ecology & Development - WEED e.V., Germany urgewald e.V., Germany
- Ecologistas en Acción de Extremadura, Spain
- Reuse Lab 11 Mach Mehrweg 11, Germany
- Earth Thrive, Serbia / UK
- GLOBAL 2000, Austria
- Uranium Network, Germany
- lgapo Project, France
- PlataForma Ciudadana Zaragoza sin Fractura, Spain
- Asociacion de Cultura Popular Alborada -Gallur, Spain
- Hellenic Mining Watch, Greece
- ECCR, United Kingdom
- Corporate Justice Coalition UK, UK
- Estonian Green Movement, Estonia
- SETEM Catalunya, Spain
- Collectif Causse Mejean - Gaz de Schiste NON !, France
- ADAMVM, Association pour la Depollution des Aciennes Mines de la Vieille Montagne, France
- La raya sin minas, Spain
- Asociación Plataforma Ciudadana Alconchel sin Minas, Spain
- Philippinenburo e.V., Germany
- PowerShift e.V., Germany
- No a la mina de Canaveral, Spain
- Enginyeria sense Fronteres, Spain
- Plataforma Salvemos la Montana de Caceres, Spain
- Natexplorers, France
- Sierra de Gata Viva, Spain
- Associac;ao Povo e Natureza do Barroso, Portugal
- Sindicato Labrego Gallego, Spain
- Gruvkampen Dalsland, Sweden
- Policies for Equitable Access to Health - PEAH, Italy
- INKOTA-netzwerk e.V., Germany
- CAIM- Communities against the injustice of mining, Ireland (North and South)
- Friends of the Earth Northern Ireland, Northern Ireland
- Environmental Justice Project, Spain
- London Mining Network, UK
- Aitec, France
- Naturakademin, Sweden
- Friends Of The Earth Sweden, Sweden
- The Gathering, Ireland
- Vi som brinner for Unden, Sweden
- Style Records, Ireland
- Armenian Forests, Armenia
- Association SystExt, France
- France Nature Environnement, France
- Commission Justice et Paix, Belgium
- Water Justice and Gender, Netherlands
- Leapfrog2SD, Belgium
- FutureProof Clare, Ireland
- Kampagne Bergwerk Peru, Germany
- Urbergsgruppen Grenna-Norra Karr, Sweden
- Forum on Environment and Development, Germany
- Save Our Sperrins, Northern Ireland
- Asociación de Cultura Popular Aborada -Gallur, Spain
- DKA Austria, Austria
- Amis de la Terre France / Friends of the Earth France
- Stoppa alunskifferbrytning i Storsjobygden, Sweden
- Save lnishowen froIT7 Gold Mining, Republic of Ireland
- Mjljogruppen Pit_Alvdal, Sweden
- RADDA STORSJON - Gruvdrift Ett Hot, Sweden
- Stop Ronnback Nickel Mining Project in Ume River, Tarnaby (Stoppa gruvan i Ronnback, Sapmi/Sweden
- lntag e. V., Germany
- Seas At Risk, Belgium/Portugal
- Asociación Ecoloxista Verdegaia, Galiza, Spain
- Sudwind, Austria
- Broederlijk Delen, Belgium
- RepaNet - Re-Use- and Repair Network Austria, Austria
- Ouercus ANCN, Portugal
- Ghent Centre for Global Studies, Belgium
- CEE Bankwatch Network, Czech Republic
- 11.11.11 - Coalition of International Solidarity, Belgium
- Biofuelwatch, UK/USA
- GegenStroemung- lNFOE e. V., Germany
- lngenieurs sans frontieres, France
- Zastitimo Jadar i Raaevinu / Protect Jadar and Radjevina, Serbia
- Koalicija za odrzivo rudarstvo u Srbiji / Coalition for sustainable mining in Serbia, Serbia
- Bond Beter Leefmilieu, Belgium
INTERNAZIONALI
- Strong Roots Congo, DR Congo
- Innovation et Formation pour le Developpement et la Paix, DR Congo
- Alerte Congolaise pour l1 environnement et les droits de l'homme,
- ACEDH, D R Congo
- Save Virunga, D R Congo
- Africa Europe Faith & Justice Network, Africa/Europe
- Talents des femmes Autochtones et Rurales en RDC, DR Congo
- MiningWatch Canada, Canada
- Cooperation Canada, Canada
- Procesos lntegrales para la Autogestión de los Pueblos, Mexico
- WoMin African Alliance, Pan-African
- Projet Accompagnement Quebec-Guatemala, Canada
- Save Our Sky Blue Waters, USA
- Save Lake Superior Association, Minnesota, USA
- Movimento pela Soberania Popular na Mineraçao-MAM, Brasil
- Kalpavriksh, India
- TerraJusta, Bolivia/UK
- St. Mary's River Association, Canada
- Coletivo Decolonial, Brazil
- lnstituto Ananaf, Brazil - Amazon (MA)
- Red Latinoamericana de mujeres defensoras de derechos sociales y ambientales, Abya Yala/Altin America
- Policy Forum Guyana, Guyana
- Observatorio Plurinacional de Salares Andinos, Chile
- Red Mexicana de Afectadas/os por la Minería (REMA), Mexico
- Sustainable Northern Nova Scotia, Canada
- Ontario for a Just Accountable Mineral Strategy, Canada
- Malach Consulting, USA/Utah
- Anthropocene Alliance, United States
- Indigenous Peoples Glabal Forum for Sustainable Development,
- IPGFforSD (International Indigenous Platform),
- Association pour la lntegration et le Developpement Durable au Burundi
- AIDB (Indigenous Forum in special consultative status with the UN ECOSOC), Burundi
- Calgary Inda-Canadian Centre Association, Canada
- Regroupement Vigilance Mines Abitibi et du T emiscamingue,
- Canada, Abitibi/T emiscamingue
- Local Environmental Action Demanded, USA
- Hellenic Mining Watch, Greece
- Wolsatoq Grand Council, Canada
- The Future We Need, India
- Australian Conservation Foundation (ACF), Australia
- Association pour la protection du lac T aureau - APLT, Canada
- The Friends of the Stikine Society, Canada
- Kamloops Moms For Clean Air, Canada
- Gender Action, United States
- LEAD Agency, Inc, USA
- People 1s Health Movement Canada - Mouvement populaire pour la sante au Canada, Canada
- CRAAD-O1 (Research and Support Center for Development Alternatives - Indian Ocean), Madagascar
- ACAFREMIN -Alianza Centroamericana frente a la Mineria, Central America
- Femmes en Action Rurale de Madagascar (FARM), Madagascar region AFRIOUE
- Fundación Pachamama, Ecuador
- Kene, lnstituto de Estudios Forestales y Ambientales, Peru
- Movimento Xingu Vivo para Sempre, Brasil
- Wumweri Ghodu CBO, Kenya
- Center for Indigenous Research & Community-Led Engagement (CIRCLE), University of Victoria, Canada
- Friends of the Siberian Forests, Russia
- Observatorio Ciudadano, Chile
- Community land Action Now ( CLAN), Kenya- Africa
- Sengwer Indigenous Peoples Programme, Kenya
- Sengwer Of Embobut CBO(SEECBO), Kenya
- FIAN International, International
- CooperAcción, Peru
- Acción por la Biodiversidad, Argentina
- Global Forest Coalition, Russia
- Otros Mundos AC/Chiapas, Mexico
- Mining Injustice Solidarity Network (MISN), Canada
- Centro por la Justicia y Derechos Humanos de la Costa Atlantica de Nicaragua, Nicaragua
- Resource Rights Africa (RRA), Uganda, East Africa
ACCADEMICI
- Hanne Cottyn, University of York, UK
- Giselle Corradi, UGent Human Rights Research Network, Belgium
- Christel Stalpaert, UGent, Belgium
- Gretchen Walters, Universite de Lausanne, Switzerland
- David Sarkin, Universidad Aut6noma Metropolitana,Mexico
- Diana Vela Almeida, Norwegian University of Science and Technology, Norway
- Tomaso Ferrando, Institute of Development Policy, University of Antwerp, Belgium
- Kritishnu Sanyal, Indian Institute of Technology Mandi, India
- Jan Orbie, Ghent University, Belgium.
- Stef Craps, Ghent University, Belgium
- Amber Steyaert, Ghent University, Belgium
NOTE
[53]https://friendsoftheearth.eu/wp-content/uploads/2021/04/Response-to-open-letter_Breton_Spanish.pdf
[54]https://www.eea.europa.eu/downloads/beed0c89209641548564b046abcaf43e/1610379758/growth-without-economic-growth.pdf
[55]https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Material_flow_accounts_statistics_-_material_footprints Nota: per i minerali metallici e i metalli in generale, questo include solo il peso totale dei minerali metallici nella loro fase di consumo finale, non come roccia di scarto.
[56]La ricerca varia e le cifre più significative provengono da: Agenzia Tedesca dell’ Ambiente https://www.umweltbundesamt.de/rescue/summary_report; Stefan Brigezu, Instituto Wuppertal https://www.mdpi.com/2079-9276/4/1/25; PNUD http://hdr.undp.org/sites/default/files/hdr_2020_overview_english.pdf. La Commissione Europea deve dare priorità allo sviluppo di questi obiettivi
[57]Kallis, G., Paulson, S., D'Alisa, G., & Demaria, F. (2020). Il caso della decrescita. John Wiley & Sons.
[58]https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.est.7b00698
[59]https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/bitstream/JRC115570/science_for_policy_brief_rev2_-_online.pdf
[60]https://www.eea.europa.eu/downloads/beed0c89209641548564b046abcaf43e/1610379758/growth-without-economicgrowth. pdf
[61] https://eeb.org/library/decoupling-debunked/
[62]https://friendsoftheearth.eu/wp-content/uploads/2020/10/FoEE_Human_Rights_report_v15-pages-1.pdf
[63]https://londonminingnetwork.org/2020/11/martial-mining-report-out-now/; https://www.guengl.eu/events/under-theradar-the- carbon-footprint-of-europes-military-sectors/
[64]https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_2312
[65]https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2017-0199_EN.html