Bruciare le foreste in nome dell'energia pulita?Le banche non riescono a escludere dal finanziamento il settore delle biomasse di legno

di Leonie Schmitt, Hannah Greep (BankTrack)

Vi sarete accortə in questi ultimi anni della facilità con cui vengono abbattuti alberi perfettamente sani nei centri urbani o sugli argini dei fiumi, da imprese del cippato a cui i Comuni affidano le “manutenzioni” del verde pubblico in cambio del legno. É ovviamente un sintomo della crisi di finanziamento degli enti pubblici territoriali, che a forza di tagli non hanno più capacità di spesa per attuare interventi sensati e non distruttivi, ma è anche parte di un fenomeno globale che devasta non solo i nostri viali alberati, ma anche intere foreste originarie.
Vi proponiamo in proposito la traduzione di questo rapporto di Leonie Schmitt e Hannah Greep (BankTrack) sul settore delle biomasse legnose, a cui poniamo un’unica obiezione: dubitiamo che le banche commerciali e i loro clienti rinuncino a fare utili per motivi etici.
Buona lettura.


Burning forests in the name of clean energy?
How banks are failing to exclude the harmful wood biomass industry from finance

Leonie Schmitt & Hannah Greep, BankTrack
Design and layout: Raymon Van Vught, BankTrack
Banktrack, October 2022 - 10pp.

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Introduzione

La biomassa del legno, la biomassa proveniente dagli alberi, è comunemente presentata come una fonte di energia rinnovabile che aiuta a ridurre le emissioni di gas serra, nella stessa categoria del solare e del vento. Tale è la convinzione sui benefici climatici di tutte le fonti di biomassa, che la bioenergia continua ad essere la principale fonte di energia rinnovabile nell'UE, con una quota di quasi il 60%. Tuttavia, l'industria della biomassa legnosa non è né neutrale dal punto di vista del carbonio né ecologicamente sostenibile. Piuttosto, bruciare alberi per l'energia aggrava la distruzione delle foreste e il cambiamento climatico. Provoca anche danni alle comunità a causa dell'inquinamento atmosferico e acustico causato dalla produzione di pellet e dagli impianti delle biomasse, distruggendo le foreste che sono importanti per la vita e il benessere delle persone e le proteggono dagli impatti meteorologici estremi. Inoltre, indirizza gli investimenti lontano da soluzioni comprovate di energia rinnovabile a basso o nullo contenuto di carbonio, come l'eolico e il solare. Con l'aggravarsi della crisi climatica, l'invasione dell'Ucraina e la conseguente crisi energetica _ che spinge sempre più governi a ridurre la loro dipendenza dai combustibili fossili - la necessità di soluzioni energetiche rinnovabili su larga scala diventa più urgente che mai. Tuttavia, tali soluzioni non devono esacerbare le crisi climatiche e della biodiversità né violare i diritti delle comunità, poiché ciò non può essere considerato parte della giusta transizione.

Le banche commerciali hanno un ruolo chiave da svolgere nel finanziamento di una transizione energetica rapida e giusta. Sono le loro decisioni sui prestiti nel settore energetico che decidono se il capitale è destinato a continuare la nostra dipendenza dai combustibili fossili, o verso soluzioni energetiche che creano un solido fondamento per un'economia giusta e sostenibile. L'uso su larga scala della biomassa legnosa per la produzione di energia non è una soluzione di questo tipo. Il presente documento illustra le questioni ambientali, sociali e dei diritti umani connesse con l'industria della biomassa legnosa. Si tratta di società che operano con lo scopo di costruire caldaie a biomassa o centrali elettriche e/o termiche, società che stanno convertendo le centrali a carbone esistenti in biomassa e produttori di pellet che forniscono materie prime a tali impianti, di cui elencheremo di seguito degli esempi. Il documento analizza poi le politiche di dieci grandi banche europee e statunitensi che sono note per aver fornito finanziamenti recenti e sostanziali a società problematiche che operano nel settore, nonostante gli impatti ben documentati di questa industria e i rischi che esso comporta per la natura e il clima. Abbiamo scoperto che nessuna delle banche esaminate ha politiche adeguate che coprono i prestiti per la biomassa legnosa. Il documento fornisce una panoramica di come queste banche stiano affrontando le questioni relative al settore della biomassa legnosa, e si conclude formulando raccomandazioni alle banche sull'esclusione dei finanziamenti di questo tipo di impianti e delle catene di approvvigionamento di materie prime, come i produttori di pellet di legno.

Cos'è la biomassa legnosa?

In questo documento il termine 'biomassa legnosa” si riferisce a 'tutta la biomassa derivata da alberi che viene utilizzata per generare energia in un impianto a biomasse e/o centrale termica'. Questo include il legno preso direttamente da foreste e piantagioni; i residui legnosi da cura del paesaggio o giardinaggio; e i residui delle segherie.
Le centrali a biomassa possono essere alimentate anche da altre fonti di biomassa, come le piante erbacee e legnose e i residui agricoli. Anche altre fonti di biomassa possono essere trasformate in biocarburanti per alimentare direttamente i motori a combustione, ad esempio le colture alimentari, piante erbacee e legnose, alghe oleose e la componente organica dei rifiuti urbani e industriali. Nell'UE la biomassa legnosa rappresenta attualmente oltre i due terzi della biomassa utilizzata per la produzione di energia, con rifiuti misti, biogas e biocarburanti liquidi che costituiscono il resto.

 

2. Fatti e cifre sulla biomassa legnosa

L'UE costituisce il più grande mercato mondiale di pellet di legno. Nel 2021, il consumo di pellet di legno nell'UE è salito a oltre 23 milioni di tonnellate e la domanda dovrebbe aumentare negli anni a venire. Questo è in gran parte il risultato della direttiva sulle energie rinnovabili II (REDII), che fissa un obiettivo globale di energia rinnovabile del 32% entro il 2030, un obiettivo che la maggior parte dei paesi considera irrealizzabile senza l'uso su larga scala delle cosiddette fonti energetiche sostenibili, come la biomassa di legno. L'UE produce anche pellet e trucioli di legno ma non è sufficiente per soddisfare la domanda e quindi ne importa una quantità significativa.

Gli Stati Uniti sono il più grande esportatore mondiale di pellet di legno e il secondo fornitore di pellet di legno per l'UE, dopo la Russia [l’importazione di pellet dalla Russia è stata sottoposta ad embargo nel luglio 2022. NdR], con la produzione di pellet che avviene prevalentemente nel sud-est degli Stati Uniti. La domanda di pellet di legno non è limitata all'UE. Nel 2021, Giappone e Corea del Sud hanno importato complessivamente 6 milioni di tonnellate di pellet di legno. A causa di un aumento delle sovvenzioni per la biomassa legnosa in questi due paesi, la domanda dovrebbe aumentare, rivaleggiando con quella del Regno Unito e dell'UE entro il 2027. Negli ultimi dieci anni il numero di centrali a biomassa operanti a livello globale è più che raddoppiato, da 2.000 a 4.500 nel 2022. Nello stesso periodo, c'è stato anche un aumento del co-firing, cioè la produzione di elettricità tramite combustione congiunta di biomassa e carbone. Questa tecnologia è particolarmente importante in parti dell'Asia che sono molto dipendenti dal carbone, come il Giappone, la Corea del Sud e l'Indonesia. Sebbene non sia una tendenza importante negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Europa, secondo l'Agenzia internazionale per l'energia sono sorti circa 150 nuovi impianti di co-firing negli Stati Uniti e in Europa a partire dal 2017. È possibile visualizzare una mappa delle espansioni esistenti e pianificate dell'industria della biomassa a livello globale sul sito web di Environmental Paper Network.
 

3. L'impatto della biomassa legnosa sul clima, sulla natura, sulla salute e sulle comunità

L'aumento della domanda di pellet di legno per la produzione di energia e calore in tutta l'UE, il Giappone e la Corea del Sud pone gravi minacce per il clima, natura e la biodiversità, nonché per le comunità locali interessate sia dei luoghi in cui il legno viene raccolto che dei luoghi dove viene bruciato. Le affermazioni secondo cui la combustione del legno per l'energia o il calore è a zero emissioni di carbonio o sostenibile non tengono conto di una serie di questioni legate al settore che descriviamo di seguito.
 

Impatti sul clima

La combustione del legno per generare energia non emette meno anidride carbonica per unità di energia del carbone. Sebbene molti sostengano che la combustione della biomassa legnosa sia neutrale dal punto di vista del carbonio, si tratta di un errore, in quanto non include le emissioni derivanti dalla combustione della biomassa, e non tiene conto della perdita di carbonio immagazzinato e sequestrato nelle foreste quando vengono abbattute. Questo è il risultato di un'errata interpretazione della contabilità del carbonio e di gravi errori nelle norme stesse sulla contabilità. Nell'ambito del cosiddetto quadro LULUCF (Land use, land-use change, and forestry) le emissioni da biomassa legnosa sono contabilizzate nel settore del suolo, invece che nel settore energetico. Ciò significa che sono contabilizzati nel paese in cui un albero viene tagliato, non nel luogo della ciminiera dove l'albero viene bruciato. Una compagnia che brucia biomassa legnosa in una centrale elettrica può quindi riferire di avere zero emissioni di carbonio, ma questo chiaramente non riflette la realtà. Uno studio dimostra che anche la bioenergia proveniente dalla combustione di residui del disboscamento - quindi nessun tronco intero - produce emissioni di carbonio così elevate che non può contribuire all'obiettivo dell'accordo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi.

Le affermazioni sulla neutralità del carbonio si basano anche sul presupposto che gli alberi possano ricrescere e in questo modo riconquistano il carbonio emesso durante la combustione. Ciò non tiene conto del tempo necessario per far ricrescere le foreste e per compensare le emissioni immediate derivanti dalla combustione. Ignora inoltre il fatto che l'aumento dei tassi di raccolta nelle foreste per bruciare questi alberi esaurisce la capacità delle foreste di agire come pozzi di carbonio, e quindi degrada gli stoccaggi mondiali di carbonio. Inoltre, dopo il disboscamento, le foreste naturali sono spesso sostituite da piantagioni di alberi industriali che immagazzinano molto meno carbonio e sono molto meno resistenti agli impatti del cambiamento climatico. Come tale, la biomassa legnosa è una falsa soluzione al cambiamento climatico su due fronti: non solo è una fonte di energia inefficiente ad alto contenuto di carbonio, ma viene persa anche la funzione di sequestro del carbonio delle foreste se gli alberi vengono tagliati per alimentare la domanda di energia.
 

Bioenergia con stoccaggio del carbonio (BECCS)

La tecnologia BECCS viene discussa come una soluzione tecnica che catturerà le emissioni dalla combustione della biomassa. La cattura e lo stoccaggio del carbonio (CSS) mirano a separare l'anidride carbonica dagli altri gas e a conservarla in modo permanente. La BECCS è spesso utilizzata nelle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici e rappresenta una soluzione apparentemente semplice per compensare i settori che sono difficili da decarbonizzare. Tuttavia, la tecnologia è anche associata a diversi problemi. Anche se nella teoria la tecnologia di cattura del carbonio catturasse la maggior parte delle emissioni rilasciate dalla combustione della biomassa legnosa, non terrebbe conto delle emissioni derivanti dal taglio, stoccaggio, raccolta o trasporto. Inoltre, la tecnologia per catturare CO2 dalla combustione della biomassa non è mai stata dimostrata su larga scala. Infine, la cattura della CO2 stessa richiede molta energia, quindi impianti di biomassa già inefficienti diventerebbero significativamente meno efficienti, e quindi richiederebbero ancora più legno per la stessa quantità di calore e/o elettricità. Pertanto, chiediamo che le istituzioni finanziarie escludano i finanziamenti per gli impianti di biomassa legnosa, indipendentemente dal fatto che includano piani per il BECCS.


Impatti sulla natura

L'aumento della domanda di legno, bruciato come trucioli o pellet, sta devastando ecosistemi forestali insostituibili. Anche se le imprese spesso sostengono di utilizzare solo i residui del taglio o della lavorazione come biomassa del legno, molti rapporti, così come le immagini satellitari, mostrano che interi alberi, cioè tronchi, sono ampiamente utilizzati per l'energia da biomassa. In tutta la Columbia Britannica, negli Stati Uniti sudorientali e nell'Europa centro-orientale, le foreste primarie ad alto valore di conservazione vengono abbattute per produrre pellet e trucioli di legno da bruciare in centrali elettriche e termiche. Ma le pratiche forestali insostenibili, che includono non solo la rimozione di alberi, ma anche di rami, radici e rami secchi dalla foresta, eliminano gli habitat per le specie che dipendono dalla foresta. Inoltre, vaste aree forestali vengono bruciate o ripulite e convertite in piantagioni di alberi industriali, che favoriscono poco o nulla la biodiversità, immagazzinano molto meno carbonio rispetto alle foreste naturali, impoveriscono l'acqua dolce e il suolo, e sono soggette a incendi.

Una volta che una foresta è stata disboscata, anche quando gli alberi vengono ripiantati, ci vogliono decenni, se non secoli, prima che possa ricrescere per recuperare il suo livello originale di produttività ecosistemica. La crescente domanda di biomassa legnosa sta cominciando ad alimentare l'espansione delle piantagioni di alberi industriali a livello globale, specialmente nel sud del mondo. Ciò sta aggravando i problemi esistenti legati alla scarsità d'acqua e agli incendi, ed è anche associata ai continui conflitti per la terra tra le comunità indigene e le società che gestiscono le piantagioni.

Impatto sui diritti umani e sulle comunità

L'industria della biomassa legnosa è associata a diritti umani di vasta portata e ad impatti sociali, sia dove la biomassa forestale viene raccolta che dove viene bruciata. Gli studi hanno scoperto che un impianto di produzione di pellet di legno nel sud-est degli Stati Uniti ha il 50% in più di probabilità di essere situato in una cosiddetta "environmental justice community", definita come una contea in cui il livello di povertà è superiore al livello medio di povertà dello Stato e almeno il 25% della popolazione è nera, indigena, o di colore (BIPOC). Queste comunità sono state storicamente colpite in modo sproporzionato dalle centrali elettriche a carbone e a gas, oltre che dagli impianti di biomassa e dalle discariche. Gli impianti di produzione di pellet di legno aumentano ulteriormente gli inquinanti nocivi emessi in tali aree, aumentando così gli oneri gravanti sulle comunità locali. Gli impatti dell'industria si estendono lontano dagli Stati Uniti e sempre più nei paesi del sud del mondo, con l'aumento della domanda di legno e l'espansione delle piantagioni di alberi industriali.

La violazione dei diritti umani è connaturata al sistema delle monocolture e delle piantagioni. L'espansione delle piantagioni di alberi create esplicitamente per soddisfare la nuova domanda di bioenergia è stata segnalata da Uruguay, Brasile, Indonesia, Australia, Cina, Russia, Sud Africa, Laos, Malesia e Vietnam. In tutto il Brasile, il Cile e l'Argentina ci sono segnalazioni su comunità tradizionali e indigene sgomberate forzatamente nel momento in cui imprese private invadono la loro terra, violando i loro diritti al Free, Prior and Informed Consent (FPIC).

La sostituzione delle foreste con le piantagioni è estremamente dannosa per queste comunità che si affidano alla foresta per il loro sostentamento culturale, spirituale ed economico. Questa tendenza rappresenta una forma di colonialismo climatico in quanto i paesi più ricchi, prevalentemente nell'UE e in Asia, importano legno dai paesi del sud del mondo per la produzione di energia da biomassa. A causa delle norme di contabilità del carbonio nell'UE, le emissioni sono poi attribuite ai paesi che esportano questo legno, consentendo all'UE di rivendicare una riduzione delle emissioni quando in realtà è invece un’esternalizzazione di tali emissioni.
 

Impatti sulla salute

La combustione del legno emette i livelli e una gamma di inquinanti simile a quella del carbone, compresi gli ossidi di azoto, il monossido di carbonio, le piccole particelle e l'anidride solforosa. Ci sono prove dettagliate che questi inquinanti causano una vasta gamma di impatti sulla salute, tra cui l’aumento del rischio di malattie cardiache e ictus, malattie polmonari e bronchiali e cancro, così come l’aumento dei sintomi di bronchite e asma. Inoltre, i residenti negli Stati Uniti che vivono vicino agli impianti di trattamento del legno e sono esposti alla polvere dalle operazioni di cippatura riportano problemi di salute come malattie della pelle, problemi respiratori, asma e bronchite cronica. Unitamente al fatto che la produzione di biomassa e gli impianti di combustione sono spesso situati in zone socioeconomicamente svantaggiate o deprivate, dove le comunità sono spesso già colpite da elevati livelli di inquinamento, è chiaro che l'industria della biomassa legnosa ha ampi impatti sulla salute

La biomassa del legno è associata ad alti tassi di distruzione delle foreste e monocolture. C'è un numero crescente di prove che mostrano la connessione tra la perdita di foreste e un aumento del rischio di epidemie e pandemie. Ad esempio, le monocolture come le piantagioni di eucalipto riducono la biodiversità, lasciando prosperare specie come i ratti e le zanzare, che hanno maggiori probabilità di diffondere patogeni pericolosi. Questo declino della biodiversità comporta una perdita di regolamentazione delle malattie naturali e rappresenta un rischio per la salute umana, animale e ambientale.




4. Principali compagnie delle biomasse legnose

L'industria della biomassa legnose è composta da numerose imprese che operano in diverse aree geografiche e svolgono diverse attività lungo la catena di approvvigionamento della biomassa. Di seguito evidenziamo gli impatti dannosi di poche imprese chiave che rappresentano le diverse operazioni lungo l'intera supply chain. Queste includono i produttori di pellet di legno, i gestori di centrali a biomassa e anche una società che cerca di convertire le centrali a carbone in centrali di combustione del legno. L'elenco delle imprese operanti nel settore è tutt'altro che esaustivo. Altri esempi di compagnie del settore con impatti nocivi sul clima, sulla natura e sulle comunità sono: Albioma, Arauco, Vattenfall, Sumitomo e l'impianto a biomassa Ngodwana in Sud Africa.

Drax - Regno Unito *

Drax Group PLC è una società energetica specializzata nella produzione di elettricità e pellet. È il secondo produttore mondiale di pellet di legno, con diverse fabbriche di pellet negli Stati Uniti meridionali e in Canada, e gestisce la più grande centrale elettrica a legna del mondo nel Regno Unito. Le sue attività hanno un impatto significativo sul clima, sull'ambiente e sulla giustizia sociale. Drax brucia l'equivalente del 155% della produzione totale di legno del Regno Unito. La sua centrale è il più grande emettitore di CO2 del Regno Unito, con 13,9 milioni di tonnellate di CO2 emesse nel 2021, di cui 13,4 milioni di tonnellate proveniente dalla combustione del legno. Le principali regioni di provenienza [del legno] di Drax sono gli Stati Uniti meridionali, il Canada e gli Stati baltici, e il suo principale fornitore esterno di pellet di legno è Enviva.

Nella relazione annuale di Drax (2020), Barclays, Royal Bank of Canada e JPMorgan Chase sono state tutte citate per aver fornito servizi finanziari alla società. Potete vedere maggiori dettagli sul finanziamento delle banche Drax sul sito BankTrack.

Enviva - Stati Uniti **

Enviva, con sede nel Maryland, Stati Uniti, è la più grande produttrice mondiale di pellet di legno industriale, e produce 6.065.000 milioni di tonnellate di pellet di legno ogni anno. È stata pesantemente criticata per l'approvvigionamento regolare di legno dalle foreste costiere di latifoglie del Sud degli Stati Uniti. Oltre ad ospitare orsi bruni, salamandre e molte specie di uccelli, queste foreste offrono una protezione cruciale da eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, che stanno diventando sempre più comuni a causa del cambiamento climatico.
Nel sud-est degli Stati Uniti, dove Enviva gestisce dieci impianti di produzione, gli impianti di pellet di legno hanno il 50% in più di probabilità di essere situati in "environmental justice community", che sono quelle contee in cui il livello di povertà è superiore a quello statale, e almeno il 25% della popolazione non è bianco. Un esempio è Hamlet, nella Carolina del Nord, dove Enviva gestisce un impianto di produzione di pellet di legno. Quando l'impianto è stato annunciato nel 2014, un'organizzazione di base della comunità si è opposta all'impianto, sostenendo che, in aggiunta a una stazione di trasporto merci, a un gasdotto, a un impianto di lavorazione del pollo e ad una centrale elettrica a gas già situati nella contea, l'impianto di Enviva avrebbe rappresentato una "ingiustizia aggiuntiva" nella comunità. Hamlet è considerata una "environmental justice community", ed è anche riconosciuta come un'area ad alto rischio per l'inquinamento e il rischio di cancro tra le comunità delle minoranze e a basso reddito. Nonostante questo, il piano di produzione del pellet di Enviva è diventato operativo nel giugno 2019.

Tra gennaio 2016 e agosto 2022, Enviva ha ricevuto 3,2 miliardi di dollari in prestiti e sottoscrizioni da istituzioni finanziarie, tra cui Citi, Barclays, JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Royal Bank of Canada, BMO e HSBC.

Graanul Invest (Apollo Global Management) - Estonia ***

L'azienda estone Graanul Invest è il più grande produttore di pellet di legno in Europa e il terzo più grande al mondo. Ha 12 impianti di pellet in Estonia, Lettonia, Lituania e Stati Uniti. È coinvolta in pratiche forestali insostenibili ed è nota per aver abbattuto le foreste nelle aree Natura 2000, nei bacini idrici e nelle torbiere, distruggendo importanti ecosistemi e gli habitat di specie rare e protette. Nel 2019, il 41% della materia prima della Graanul Invest proveniva dall'Estonia e il 54% di questa materia prima consisteva in tronchi interi di alberi. Un quinto delle foreste estoni fa parte della rete Natura 2000. Tra il 2001 e il 2019, la copertura forestale nelle aree Natura 2000 in Estonia è diminuita di 15.000 ettari. Ciò è dovuto in parte alle attività di Graanul Invest e delle sue controllate in questi settori. Inoltre, Graanul Invest è noto per aver acquistato legname da foreste ad alto valore di conservazione (High Conservation Value Forests - HCVF). Le HCVCF estoni ospitano numerose specie protette i cui habitat sono danneggiati dalle attività di disboscamento della Graanul. Nel 2021, l'attività di produzione dei pellet della Graanul Invest è stata acquisita da Apollo Global Management, mentre l'attività forestale rimane ai proprietari originali. Tuttavia, il business del pellet continua ad operare sotto il nome di Graanul Invest nonostante la nuova proprietà.

Nel 2021, Barclays, Goldman Sachs e Royal Bank of Canada hanno fornito servizi alla Graanul Invest sotto forma di un'obbligazione "sostenibile" da 243 milioni di dollari.

RWE - Germania

La multinazionale tedesca per l'energia RWE gestisce due centrali a carbone nei Paesi Bassi, dove dal 2019 il pellet di legno viene bruciato insieme al carbone in quantità crescenti. La centrale di Amer sta attualmente aumentando la combustione di pellet di legno da 1 a 1,7 milioni di tonnellate all'anno, alimentando sia a biomassa che a carbone, con l'ambizione di aumentarla a 2,5 milioni di tonnellate. La centrale elettrica di Eemshaven brucia in co-firing 0,8 milioni di tonnellate di pellet all'anno (pari al 15% della sua capacità a carbone), e le è stato concesso un permesso per raddoppiare questo ammontare a 1,6 milioni di tonnellate all'anno. 
La tendenza a bruciare insieme il carbone e il legno per ottenere energia non solo prolunga la vita delle distruttive centrali a carbone, ma non riesce neanche ad affrontare [il problema delle] emissioni di carbonio, poiché la combustione del legno emette più carbonio per unità di energia rispetto alla combustione del carbone. Tutti i pellet bruciati nelle centrali a carbone olandesi di RWE vengono importati e RWE si rifiuta di rivelare da dove provengono i suoi pellet. Tuttavia, è noto che la società ha accordi di fornitura con Drax (della Columbia Britannica), Enviva e Graanul Invest.


5. Politiche bancarie riguardo alle biomasse legnose

Le banche commerciali sono un importante motore della crescita del settore della biomassa attraverso i loro finanziamenti e investimenti in società che gestiscono centrali a biomassa legnosa, comprese le società che cercano di convertire le centrali elettriche dal carbone alla biomassa, e le società che producono pellet utilizzati come materia prima in tali impianti.
Per capire come le istituzioni finanziarie gestiscono i rischi e gli impatti associati all'industria della biomassa legnosa, BankTrack ha analizzato le politiche di dieci grandi banche europee e statunitensi sulla base di una serie di criteri elaborati in consultazione con le organizzazioni della società civile coinvolte in campagne contro l'industria della biomassa legnosa.
Questi criteri cercano di identificare se un istituto finanziario si è impegnato ad escludere e/ o eliminare gradualmente i finanziamenti per gli impianti di biomassa legnosa e le catene di approvvigionamento di materie prime.
Inoltre, i criteri chiedono se l'istituto finanziario identifica la biomassa legnosa come un settore ad alto rischio, e se quindi ha un processo di maggiore due diligence in atto, e se si impegna adeguatamente con i suoi clienti che operano nel settore della biomassa legnosa.

La valutazione ha rilevato che [la questione] della biomassa legnosa non è stata finora adeguatamente affrontata nelle politiche di nessuna delle banche valutate. Sette delle dieci banche valutate non menzionano alcuna forma di biomassa nelle loro politiche né formulano criteri per il finanziamento di progetti relativi alla biomassa. Solo tre delle banche analizzate, ING, Barclays e Santander, menzionano esplicitamente la biomassa nelle loro politiche. Tuttavia, tutte queste banche classificano la biomassa come energia rinnovabile e non escludono gli impianti a biomassa legnosa e le catene di approvvigionamento di materie prime.
 

ING - Paesi Bassi

ING è l'unica banca che dispone di criteri espliciti per le operazioni relative alla biomassa legnosa, delineati nel suo quadro di gestione dei rischi ambientali e sociali. Chiede ai clienti di istituire un sistema di gestione della sostenibilità per garantire che la biomassa legnosa sia raccolta in modo sostenibile. Inoltre, nel caso delle materie prime per i biocarburanti provenienti da paesi [colpiti da] insicurezza alimentare o scarsità alimentare, la banca si aspetta che i clienti dimostrino che "il loro approvvigionamento non ha un impatto negativo sull'approvvigionamento alimentare locale".

Barclays - Regno Unito

Barclays formula i requisiti per la biomassa e biogas da "materiali di scarto o colture sostenibili certificate" nel suo quadro finanziario sostenibile. Sono esclusi i finanziamenti per "la produzione di bioenergia che competa con la produzione alimentare o diminuisca la forestazione, la biodiversità o le riserve di carbonio nel suolo". Inoltre, la banca esclude i finanziamenti per la biomassa o il biogas da "palme, torba e colture non sostenibili". La banca non menziona esplicitamente la biomassa legnosa.

Santander - Spagna

Santander definisce le operazioni che coinvolgono le centrali elettriche a biomassa per la produzione di calore o elettricità come [attività] "che richiedono particolare attenzione" per valutare l'"uso sostenibile della biomassa" nella sua Politica di Rischio Ambientale, Sociale e Climatico. La banca esclude i finanziamenti per l'estrazione e la vendita di legno tropicale nativo che non sia certificato al Forest Stewardship Council (FSC). Tuttavia, ciò non riguarda esplicitamente la vendita di legno per la biomassa, né i requisiti di certificazione riguardano gli impatti del settore. Sebbene la banca escluda i nuovi clienti con centrali elettriche a carbone, include un'eccezione per il finanziamento specifico per l'energia rinnovabile, che potrebbe quindi includere la conversione del carbone in centrali a biomassa legnosa.
 

Altre banche

Altre banche, tra cui Crédit Agricole e Citi, ad esempio, formulano criteri per la silvicoltura, che possono anche essere parzialmente applicabili alla biomassa legnosa, ma non la menzionano specificamente. Questi criteri richiedono ai clienti di allinearsi alle "migliori pratiche del settore", come il Forestry Stewardship Council (FSC), o rispettare le leggi forestali e sull’industria del legname locali o nazionali. Queste politiche non affrontano gli impatti nocivi dell'industria della biomassa legnosa. Non abbiamo trovato alcuna menzione esplicita della biomassa legnosa o di criteri che richiedano una maggiore due diligence o escludano i clienti che operano nel settore in una qualsiasi delle restanti politiche bancarie.

6. Invito all'azione

Nessuna delle banche valutate ha adottato misure per escludere finanziamenti o investimenti a favore di imprese o progetti riguardanti la biomassa legnosa, né ha adeguatamente riconosciuto o affrontato gli effetti nocivi di questa industria ad alto rischio. In quanto tali, le istituzioni finanziarie si stanno aprendo a rischi reputazionali e finanziari poiché vi è una crescente consapevolezza [sul fatto] che la biomassa legnosa sia lungi dall'essere una fonte di energia a basse emissioni di carbonio o rinnovabile. Gli impatti del settore della biomassa legnosa che sono stati delineati in questo documento si traducono in rischi reputazionali per i finanzieri che continuano a fornire denaro al settore.

Le crescenti critiche di scienziati, politici e ONG sulla sostenibilità della biomassa legnosa evidenziano l'urgenza delle istituzioni finanziarie di rivedere il proprio approccio. Inoltre, le istituzioni finanziarie che si sono impegnate per gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, ma si sono esposte a investimenti e progetti sulle biomasse, rischiano di ridurre la loro credibilità sulla decarbonizzazione del proprio portafoglio. Le banche devono riconoscere che la biomassa legnosa non è una fonte di energia rinnovabile o a basse emissioni di carbonio ed escludere i finanziamenti diretti alle imprese che generano la maggior parte delle entrate da questi impianti e/o dalle loro catene di approvvigionamento di materie prime, come i produttori di pellet di legno.

Chiediamo pertanto alle banche di impegnarsi a:

1. Escludere finanziamenti diretti per tutti i nuovi impianti di biomassa legnosa, compresi:

a. Impianti di biomassa legnosa che comportino la produzione di energia dal legno forestale, compresi i residui delle foreste e il legno proveniente da piantagioni e foreste

b. Impianti di biomassa legnosa dipendenti da bioenergia con tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (BECCS)

c. centrali a carbone che vengano convertite in centrali a biomassa da legno o in centrali a co-combustione, dove carbone e legna vengono bruciati insieme

2. Escludere i finanziamenti diretti per le nuove catene di approvvigionamento di materie prime per gli impianti di biomassa legnosa, compresi:

a. Progetti di raccolta di legname per pellets o tronchi.
b. Mulini per pellet

3. Impegnarsi con i clienti per invitarli a mettere in atto un adeguato piano di eliminazione graduale delle loro infrastrutture già esistenti per la produzione di calore ed energia da biomassa legnosa, e per le materie prime per la biomassa legnosa. La banca dovrebbe riferire pubblicamente i risultati di questo impegno e dovrebbe cessare di finanziare le società che non dimostrano progressi verso lo sviluppo di un tale piano di eliminazione graduale.

4. Identificare la biomassa legnosa come settore ad alto rischio e condurre una più forte due diligence nei confronti di tutti i clienti esistenti che operano nel settore, che garantisca che l'impatto sociale, ambientale e sanitario degli impianti di biomassa legnosa e delle catene di approvvigionamento di materie prime sia fermata.
 

* Traduzione di Ecor.Network


Immagini:

An aerial of a forest after clearcutting (Kurgja case); Kurgja, Pärnu county, Central Estonia. Photo: Greenpeace / Karl Adamia.
Whole trees being transported to Enviva pellet mill. Photo: As You Sow.
Clear cutting in Southeast US where Enviva and Drax source. Photo: As You Sow.
Wood pellets, by #ODF. Licenza CC BY 2.0.
Drax Power Station. Photo: Ashley Lightfoot / Wikimedia Commons.

Note (nostre):

*   Vedi anche: Tom Harrison, Harriet Fox, Biomass plant is UK’s top emitter, Ember, 31 luglio 2023.
**  Vedi anche:
Simone Tukker, Om onze klimaatdoelen te halen wordt in de VS 'het landschap volledig verwoest', eenvandaag, 22 febbraio 2020.
Liz McLaughlin, Protesters gather outside of Enviva HQ to push back against pollution, Wral News, 18 maggio 2023.
Hamlet resident speaks at Washington protest against biomass industry, Daily Journal, 26 ottobre 2023.
*** Vedi anche:
Ben Heubl, Why british biomass energy is a burning issue for estonia's forests, E&T Magazine, 9 dicembre 2020.
Siim Kuresoo, Liis Kuresoo and Uku Lilleväl, Hidden inside a wood pellet. Intensive logging impacts in Estonian and Latvian forests, dicembre 2020.
Cut Carbon not Forests, Biomass Sourcing in Estonia may violate UK sustainabitity standards for biomass, luglio 2022.

 

 

 

16 novembre 2023 (pubblicato qui il 21 novembre 2023)