
2.6. Toliara: l’avanzamento delle multinazionali nonostante le forti resistenze
Un giacimento di ilmenite, zircone, rutilo e monazite è stato trovato a 45 km a nord di Toliara, nella regione di Antsimo-Andrefana, nel sud-ovest del paese, e l'inizio dell'estrazione era previsto per il 2014. Il progetto aveva inizialmente un nome malgascio, fasimainty, che è la parola per indicare l’ilmenite. La società, Toliara Sands è stata successivamente acquisita dalla società australiana Base Resources, che ha cambiato il nome del progetto in Base Toliaral viii. In seguito a un'altra acquisizione da parte della società statunitense Energy Fuels nel 2024, il processo di avvio dell'attività estrattiva è andato avanti a un ritmo sempre più rapido.
Il progetto copre un'area mineraria di 1.000 km2, con la costruzione di impianti di lavorazione, strade e un porto sulla spiaggia di Andaboy. La società ha stimato che il progetto richiederà 530m3 di acqua all'ora nella prima fase e 786m3 nella seconda, in un'area che soffre di una crescente scarsità idrica lix.
Come esemplificato nel caso della miniera della Qit Madagascar Minerals (QMM), l'estrazione di sabbie minerali è estremamente rischiosa a causa della radioattività che ne deriva. Uno studio del 2014 dell'Università di Antananarivo ha rilevato livelli particolarmente elevati di torio nel giacimento individuato per l'estrazione da Base Toliara lx.
L’impresa si è insediata per la prima volta nel 2014. Ha effettuato un'indagine dell'area e un processo di raccolta dei campioni durato cinque anni. I minerali sono stati estratti e trasportati in un laboratorio di Toliara per essere analizzati.
La Red de Jóvenes para el Desarrollo Sostenible (RJDD) ha denunciato che la Valutazione di Impatto Ambientale e il Piano di Gestione Sociale e Ambientale realizzati dall'Ufficio Nazionale dell'Ambiente (ONE, Office National de l'Environnement) sono obsoleti e inaffidabili, in quanto redatti da un dipartimento governativo, interessato solo all'apertura della miniera.
Una minaccia per i mezzi di sussistenza delle popolazioni forestali e costiere
Il progetto di estrazione di sabbie minerali e terre rare di Base Toliara, nel sud-ovest malgascio, sta affrontando da anni una resistenza ostinata, dato l'impatto ad alto rischio sui mezzi di sussistenza, sulla salute e sulla cultura delle comunità locali, nonché per la minaccia che rappresenta per la biodiversità e l'ecologia dell'area.
Il progetto interesserà undici fokontany [in Madagascar designa l’unità amministrativa più piccola, ndr] in in quattro diversi comuni. Le comunità interessate sono Masikoro, Vezo e Mikea, in cinque diversi villaggi: Toliara, Maromiandra, Belalanda, Ankilimalinike, Tsianisiha. Inoltre, altri quattro verrebbero colpiti indirettamente: Manombo, Marofoty, Milenaka e Ankililoaka.
- Il popolo Masikoro vive nella foresta. Dipende dalle attività agricole e agroforestali per il proprio sostentamento, ricavando dalle foreste cibo, materiale per la costruzione delle case, legna da ardere per cucinare, mangime per gli animali e medicinali. Dipende totalmente da tutte queste attività. L'abbattimento degli alberi è fady [tabù, ndr] per la comunità; solo la legna da ardere caduta può essere raccolta. Inoltre, la popolazione ha siti sacri situati nelle profondità della foresta. Se la miniera venisse aperta, il loro accesso alla foresta sarebbe limitato, privando la comunità dei propri mezzi di sostentamento e probabilmente costringendola a trasferire gli insediamenti.
La resistenza del popolo Masikoro si articola attraverso un'associazione chiamata MA.ZO.TO.
Il possesso della terra è riconosciuto collettivamente attraverso il sacrificio di zebù e un giuramento di lealtà.
- Il popolo Vezo si dedica alla pesca lxi, per questa gente l'oceano è importante quanto la foresta per i Masikoro. Infatti, Vezo significa 'popolo che pesca' in malgascio. Vivono sulla costa occidentale del paese, tra Toliara e Mahajanga. La pesca dà lavoro all'87% della comunità, mentre il pesce fornisce il 99% delle proteine della loro dieta lxii.
Durante la stagione delle piogge (da novembre ad aprile), e soprattutto quando i cicloni colpiscono la zona, l'oceano diventa molto pericoloso, e a volte si arriva a tre mesi senza poter pescare. Data la loro totale dipendenza dalla pesca, questi periodi hanno gravi conseguenze per la loro economia.
Dopo aver ricevuto informazioni informali sulla miniera, nel 2017 il popolo Vezo ha fondato un'organizzazione chiamata Zanadriake per riunire i pescatori e le popolazioni costiere e opporsi collettivamente alle attività estrattive.
- Il popolo Mikea è un gruppo di 1.000-2.000 persone che vive nella foresta semiarida di Mikea, nel Madagascar sud-occidentale. Il suo sostentamento si basa sulla caccia e sulla raccolta, sul foraggio e sull'orticoltura lxiii.
Il popolo Mikea si identifica strettamente con la foresta, che gli ha fornito un sostentamento e un rifugio dalla vita esterna fin dal periodo coloniale. Nel 2009 la loro foresta è stata ufficialmente riconosciuta come Parco Nazionale della Foresta di Mikea, ma ora è minacciata dal progetto di Base Toliara lxiv.
Il progetto mette in pericolo le foreste e, di conseguenza, il sostentamento della popolazione di Masikoro.
L'impresa ha allestito il suo campo principale (per il campionamento) nelle foreste vicino a Tsiafanoke. Si tratta di una foresta sacra per i Masikoro. Le foreste forniscono fonti alternative di cibo, selvaggina, legna da ardere per cucinare, medicine, pascoli per gli zebù e un luogo per seppellire gli antenati. Le comunità hanno espresso preoccupazione per il trasferimento delle loro case e anche dei siti sacri dove hanno seppellito i loro antenati per secoli.
Ad Ankililoaka le agricoltrici coltivano cotone, riso e altri ortaggi. Nelle interviste hanno raccontato come l'amministrazione locale abbia usato una propaganda manipolatoria per spingere a sostenere la miniera in un'area in cui la maggior parte della popolazione è analfabeta. Hanno espresso la loro gratitudine alle FARM (Femmes en Action Rural de Madagascar) e al CRAAD-OI (Centre de Recherche et d’Appui pour les Alternatives du Développement Durable – Ocean Indien ) per le informazioni e il sostegno forniti.
Le diverse comunità hanno anche espresso la loro ansia per l'incertezza che circonda la riapertura della miniera. Temono la distruzione dei loro mezzi di sostentamento e dei luoghi sacri e per il futuro dei loro figli. Con l'imminente cambiamento climatico e la grave siccità, temono di essere private dell'acqua dalla miniera, sapendo che il suo fabbisogno idrico è elevato. Anche le loro attività agricole dipendono dalla disponibilità di acqua. I raccolti del riso sono diminuiti da 3 a 1 volta all'anno, con una tendenza simile per quanto riguarda il raccolto di altre colture. Temono di non avere abbastanza da mangiare se l'impresa dovesse tornare e iniziare a estrarre.
Le donne Masikoro temono che l'impresa monopolizzi la foresta, dalla quale ricavano, tra l'altro, medicinali per il parto, in base alle conoscenze tradizionali sulle piante da utilizzare, e in considerazione del fatto che non possono permettersi di andare da un medico convenzionale. Hanno anche sentito parlare degli impatti che la miniera di Tolagnaro ha avuto sulla salute delle persone e temono che ciò possa accadere
anche nelle loro comunità. Le foreste forniscono loro anche legna da ardere per cucinare e animali da cacciare.
La costruzione del porto è un altro aspetto controverso del progetto. La spiaggia di Andaboy, situata sulla costa nord della città di Toliara, è attualmente un porto per barche a remi e un luogo sacro per il popolo Vezo, che dipende dalla pesca e dall'oceano per il proprio sostentamento. Per i Vezo la spiaggia è un luogo sacro dove praticano rituali legati agli antenati. Il porto è utilizzato anche per attività di pesca di sussistenza. La costruzione di un porto per l'esportazione di materiali minerari significherebbe negare l'accesso alla spiaggia sia alle comunità locali sia ai visitatori. Inoltre temono che ciò possa sconvolgere gli ecosistemi marini e influire sulla pesca.
Le donne della comunità vendono il pesce pescato dagli uomini. Anche loro si sentono minacciate dalla miniera e sono attive attraverso le FARM. Hanno spiegato di essersi recate presso gli uffici di Base Toliara per esprimere il loro rifiuto alla miniera e per parlare con le persone che le avevano visitate per conto dell'impresa. Non si sono sentite ascoltate: l'impresa ha semplicemente risposto che dalla miniera avrebbero potuto ottenere lavoro e denaro.
Le comunità sono preoccupate anche per la radioattività. Base Toliara ha annunciato che la radioattività delle attività estrattive interesserà solo un raggio di 1 km dalla miniera, pertanto, la popolazione che vive all'interno di questo perimetro dovrà essere trasferita. Tuttavia, le comunità temono che la radioattività possa causare danni anche al di fuori di quest'area.
I giovani di Toliara, attivi nella sezione locale della RJDD, hanno espresso preoccupazione per l'impatto sulla loro salute, temendo che l'apertura della miniera possa influire sulla loro salute riproduttiva, poiché hanno appreso dal progetto di Rio Tinto che questo è uno dei rischi. Inoltre, ritengono che le opportunità di lavoro per i giovani rurali si tradurranno in un lavoro duro e poco retribuito.
La risposta locale
La resistenza contro il progetto minerario è forte e organizzata. La RJDD è attiva nell'area, e si concentra sulla comunicazione e sull'incidenza in politica e nelle comunità locali, oltre a fornire supporto a quest'ultime. Un gruppo di attivisti ha visitato Tolagnaro per conoscere gli impatti della miniera della QMM. Anche il CRAAD-OI sta lavorando a Toliara, sensibilizzando sugli impatti del progetto e fornendo sostegno alle comunità.
Una grande protesta ha avuto luogo nel 2019, dopo cinque anni di attività dell'impresa nella foresta vicino a Tsiafanoke. All'epoca i residenti della zona bruciarono e distrussero le strutture dell'impresa, bloccando le strade con buche e alberi per impedire l'accesso ai veicoli aziendali. Successivamente, Base Toliara ha cambiato strategia e chiesto ai manifestanti di fornire i loro titoli di proprietà per dimostrare i loro diritti sui terreni occupati dall'impresa. Questi sono stati utilizzati per verificare i nomi dei manifestanti e, di conseguenza, quattordici persone sono state arrestate, anche se cinque furono rilasciate poco dopo poiché i loro parenti avevano sostenuto l'apertura della miniera. Gli altri nove hanno trascorso tre mesi in carcere a Fianarantsoa lxv, a più di 500 km di distanza, finché non sono stati rilasciati grazie alle pressioni del CRAAD-IO e dei solidali internazionali. Altre proteste hanno avuto luogo a Ranobe, dove l'impresa doveva stabilire la sede.
Nel 2021, Zanadriake [organizzazione del popolo Vezo, ndr] ha organizzato un blocco della strada che porta alla spiaggia. In risposta, le autorità hanno inviato la gendarmeria e la sicurezza privata con i cani, ma i manifestanti non se ne sono andati e, dopo uno scontro fisico, le forze armate hanno lasciato la zona. È importante notare che i cani sono fady [tabù, ndr] per i Vezo e i Masikoro. Durante i tre mesi successivi hanno sorvegliato la strada a turno, per impedire l'ingresso di chiunque fosse associato all'impresa. La sorveglianza della strada era incompatibile con le loro responsabilità lavorative, e in alcuni casi le persone coinvolte hanno dovuto assumere altre persone per svolgere il loro lavoro.
Al contrario, alcuni leader delle comunità hanno ricevuto denaro in cambio del sostegno al progetto. Le comunità masikoro hanno riferito di aver inviato lettere all'impresa, ma di non aver mai ricevuto risposta. Ritengono che ciò sia dovuto alle tangenti ricevute dai leader locali, che non hanno mai consegnato le lettere. Questo ha portato a conflitti intracomunitari, con un'atmosfera di sfiducia e persino di spionaggio tra le comunità. Anche alcuni legami familiari si sono spezzati a causa delle opinioni divergenti sulla miniera.
Diverse persone intervistate hanno anche riferito che Base Toliara ha pagato degli individui per partecipare a una protesta 24 e prendere posizione a favore delle miniere durante la Giornata dell'Indipendenza del paese nel 2024. In un contesto di povertà diffusa, una piccola somma di denaro o un sacco di riso possono fare la differenza per soddisfare i bisogni immediati.
Tuttavia, in alcune località la maggioranza è già favorevole alla miniera. È il caso di Belalanda, alla cui popolazione è stata promessa la costruzione di una strada per il porto. Alcuni abitanti della regione credono nella promessa di posti di lavoro e di denaro, soprattutto quelli con un'istruzione superiore, perché sanno che hanno maggiori probabilità di essere assunti con salari elevati per il progetto.
Le manifestazioni, tuttavia, sono continuate senza sosta e il progetto è rimasto in stallo. Dopo l'annuncio del governo dell'intenzione di autorizzare la miniera, il 19 marzo 2024 25 una grande manifestazione contro di essa ha raccolto 20.000 partecipanti. Allo stesso tempo, è aumentata la repressione delle proteste. Nell'agosto 2024, un leader della resistenza è stato arrestato il giorno prima di una grande protesta contro la riapertura della miniera, a seguito del suo arresto la protesta è stata annullata. Dopo due giorni di carcere e dopo aver firmato un documento in cui dichiarava che non avrebbe indetto o partecipato ad altre proteste contro le miniere, è stato rilasciato.
La moratoria è stata revocata il 27 novembre 2024, come approvato dal Consiglio dei Ministri, dopo tre anni di sospensione lxvi.
2.7. La penisola di Ampasindava: biodiversità e mezzi di sussistenza a rischio
La penisola di Ampasindava è una delle regioni più remote del Madagascar, situata nel nord-ovest del paese, a 500 km dalla capitale. La strada nazionale da e per Antananarivo è dissestata e non asfaltata, il che significa che ci vogliono due giorni interi per raggiungerla in auto con un robusto veicolo fuoristrada o 30 ore in taxi-brousse.
Quest'area ospita le ultime foreste rimaste nel nord del Madagascar, riconosciute come hotspot di biodiversità globale e sede di specie vulnerabili e minacciate elencate dalla UICN (Unione internazionale per la conservazione della natura). La protezione dell'ecosistema è fondamentale per il benessere della popolazione della penisola. Le comunità che la abitano vivono in armonia con l'ambiente. Per la maggior parte si guadagnano da vivere attraverso l'agricoltura e la pesca, tradizioni lavorative che risalgono a generazioni fa, in un'area circondata da acqua e terra fertile. Oggi la popolazione rurale coltiva cacao, caffè, vaniglia, pepe e chiodi di garofano ecologici per l'esportazione, oltre a riso, manioca, banane e verdure per l'autoconsumo, ma dal 2009 i loro mezzi di sussistenza sono minacciati.
La vaniglia è una delle principali colture della penisola. Coltivata in poche regioni del paese, soprattutto nel nord, la vaniglia del Madagascar gode di fama mondiale. Infatti, circa il 40% della vaniglia mondiale proviene principalmente da piccole aziende agricole malgasce 26. Negli ultimi anni, il prezzo della vaniglia è sceso e c'è un consorzio di aziende che ne controlla l'esportazione, monopolizzandone totalmente la vendita all'ingrosso. Quando i prezzi scendono, le comunità hanno difficoltà a soddisfare i loro bisogni primari.
Come a Tolagnaro e Toliara, anche nella penisola esiste un potenziale giacimento di terre rare. In questo caso, però, non si tratta di sabbie minerarie contenenti monazite ma di un giacimento di argilla ad adsorbimento ionico, che presenta caratteristiche e metodi di estrazione mineraria differenti.
"Le argille ad adsorbimento ionico sono composte da minerali argillosi alluminosilicati [...] che si formano attraverso l'erosione in situ di rocce ospiti ad alto contenuto di terre rare. I minerali di Ambohimirahavavy sono ricchi di terre rare per i magneti, di neodimio (Nd) e praseodimio (Pr), o insiemi (NdPr), di disprosio (Dy) e terbio (Tb), o insiemi (DyTb)".
Harena Resources 2024 lxvii
Il metodo di estrazione proposto da Harena è la “lisciviazione in cumulo”, considerata meno dannosa per l'ambiente locale. È anche relativamente più economica di altri metodi di estrazione, sebbene sia meno efficiente. Si tratta di far migrare “la soluzione di lisciviazione attraverso un letto fisso di particelle minerali che nel loro percorso interagiscono con il solido, liberando i minerali desiderati in una soluzione attraverso la quale vengono estratti dal letto”. Tuttavia, questo metodo presenta una serie di rischi per l'ambiente, come sottolinea l'Agenzia Internazionale dell’Energia v.
A seguito di studi di valutazione da parte di diverse società, nell'ottobre 2009 è stata concessa una licenza per l'esplorazione di terre rare nella penisola di Ampasindava all'impresa tedesca Tantalum Rare Earth Malagasy (TREM). L'area mineraria si estende per 300 km2 e interessa direttamente sei comunità: Ambaliha, Antsirabe, Ankatsopo, Ankatafa, Ambodimangatelo e Ambodifinesy. Il volume del deposito di argilla ionica è stimato in 628 milioni di tonnellate, che si stima contengano 104.000 tonnellate di ossidi di terre rare (OTR) 27. I depositi di argilla ad adsorbimento ionico contengono terre rare pesanti. Il prodotto finale sarebbe un carbonato misto o un concentrato di terre miste.
È importante ricordare che è stata l'Alta Autorità di Transizione 28, che non aveva poteri per contrarre impegni a lungo termine, a concedere la licenza iniziale nel 2009. Il processo di raccolta dei campioni e la mancanza di consenso dei piccoli agricoltori alle attività dell'impresa hanno portato, nel 2016, a una mobilitazione della comunità contro il progetto. La popolazione locale ha scoperto l'esistenza del progetto solo quando l'impresa è arrivata e ha iniziato a costruire le strutture. Nello stesso anno, ISR Capital, una società con sede a Singapore, ha acquisito una quota di maggioranza della Tantalum Rare Earth Malagasy, cambiandone poi il nome in Reenova nel 2019 29. La ISR ha firmato un memorandum d'intesa per la fornitura di terre rare con la società statale China Non Ferrous Metal 30. Successivamente, nel 2023, il 75% delle azioni è stato rivenduto all'australiana Harena Resources.
Gli impatti causati dalla raccolta di campioni
Le comunità oppongono resistenza perché temono la delocalizzazione, vivono nell'incertezza su dove dovranno spostarsi o se le loro nuove terre saranno fertili o meno. Anche nei casi in cui il trasferimento di un villaggio non sia necessario, perderebbero l'accesso alla terra, il che significherebbe anche la perdita dei loro mezzi di sostentamento: la terra è la loro fonte di reddito, attraverso l'agricoltura e l'allevamento, ed è il luogo in cui si trovano i loro siti sacri. Anche le loro tradizioni sono minacciate. Le
donne delle comunità intervistate hanno sottolineato di aver bisogno di accedere alla terra perché sono agricoltrici; non vogliono essere costrette a cambiare il loro stile di vita. Poiché l'impresa assumerebbe solo uomini, qualsiasi offerta di lavoro alle comunità significherebbe che le donne dovrebbero svolgere tutti i lavori agricoli.
Sono inoltre preoccupate per il potenziale impatto dell'attività estrattiva sulla loro salute e su quella dei loro figli, oltre che sull'ambiente circostante. Sono già state danneggiate dalle attività dell'impresa durante la raccolta dei campioni, che ha comportato lo scarico di acque reflue. È probabile che i rifiuti della miniera vengano scaricati nei pozzi per poi infiltrarsi nel terreno e nelle falde acquifere. Per la raccolta dei campioni e lo smaltimento dei rifiuti sono stati scavati centinaia di pozzi che non sono stati chiusi correttamente e le comunità hanno riferito che alcuni zebù vi sono caduti dentro. Hanno anche denunciato di non aver ricevuto alcun risarcimento per gli animali persi. La maggior parte non dispone di uno smartphone con fotocamera, il che ha reso difficile certificare che gli zebù fossero caduti nelle buche.
Per ottenere i campioni, centinaia di uomini provenienti da altre regioni sono stati portati nella zona per i lavori di scavo. Ad Ambodifinesy, le testimonianze della comunità locale attestano un episodio in cui questi uomini sono arrivati via fiume e si sono stabiliti nel loro villaggio. Nessuno li aveva informati prima, o almeno non la fokontany. I nuovi arrivati hanno rubato animali e offeso la comunità con il loro comportamento, mancando di rispetto ai loro valori e tradizioni.
Le persone intervistate hanno espresso sollievo quando l'impresa ha lasciato la zona. La Tantalum Rare Earth Malagasy si è lasciata alle spalle un paesaggio spoglio che la popolazione ha dovuto recuperare. Ora è di nuovo verde e fertile. Anche la vita è tornata più o meno com'era prima dell'arrivo degli stranieri. Tuttavia, nelle interviste, hanno riferito gli effetti reali del cambiamento climatico: l'acqua scarseggia a causa della riduzione delle precipitazioni e il terreno è meno fertile. La miniera rimane una minaccia che potrebbe aggravare questa situazione. Significherebbe deforestazione, cioè meno ombra per la popolazione locale in un clima sempre più caldo. Inoltre, ci sono preoccupazioni anche per i prezzi della vaniglia, che negli ultimi anni hanno subito uno stallo. Ad Ambodifinesy si sospetta che il governo abbia intenzionalmente mantenuto bassi i prezzi della vaniglia, in modo che la comunità si senta obbligata ad accettare il progetto minerario come mezzo di guadagno. Nei villaggi costieri hanno spiegato che le riserve di pesca sono diminuite. Se il progetto può essere fermato una volta per tutte, i prezzi potrebbero tornare a salire.
In difesa della vita
L'impresa aveva promesso di costruire infrastrutture e strutture come strade, ponti e scuole, ma per le comunità si tratta di una responsabilità che spetta al governo. Durante il periodo di attività è stato costruito un ponte di legno che le comunità sostengono sia di scarsa qualità, così come per una scuola che è stata spazzata via dalle piogge. Sono stati promessi anche posti di lavoro ben retribuiti, ma durante il processo di raccolta dei campioni sono state assunte solo poche persone della comunità per svolgere i compiti più pesanti con salari molto bassi. Molte persone che lavoravano per l'impresa si sono ammalate. In ogni caso, non esistono infrastrutture in grado di fornire loro la sovranità necessaria a garantire il soddisfacimento dei loro bisogni primari e la qualità della vita. In questo senso, la comunità ritiene che l'agricoltura su piccola scala sia l'opzione migliore sotto tutti i punti di vista. Durante il processo di
raccolta dei campioni, le famiglie di Ankotsopo hanno ricevuto un sacco di riso come compensazione per l'impatto sulle attività agricole, ma si è trattato di una quantità insufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero, essendo il riso alimento base della loro dieta.
In tutte le comunità visitate nell'ambito della nostra ricerca è stata espressa la volontà di lottare. Il progetto minerario rappresenta una minaccia per i loro mezzi di sussistenza delle comunità, che si stanno preparando a difenderli. Durante il processo di raccolta dei campioni, le comunità hanno affisso striscioni e hanno protestato davanti alle strutture dell'impresa. Tuttavia, non tutte le comunità sono coinvolte nella resistenza, poiché temono la repressione da parte delle autorità e vivono in condizioni di povertà, faticando per soddisfare i loro bisogni immediati.
Dopo che nel 2016 la ISR Capital ha acquisito una quota di maggioranza della Tantalum Rare Earth Malagasy, una società con sede a Singapore, il CRAAD-OI ha lanciato una campagna di sensibilizzazione internazionale, appellandosi alla Borsa di Singapore attraverso una lettera all'autorità di regolamentazione e a tutti gli investitori, specificando le ragioni dell'opposizione delle comunità locali al progetto minerario. Nel 2022 la Tantalum Rare Earths ha presentato un’istanza di fallimento, che ha portato alla vendita del progetto all'attuale proprietario, Harena Resources (una società australiana) lxx. Il CRAAD-OI ha quindi avviato un'altra campagna a sostegno delle comunità, questa volta scrivendo una lettera alla Borsa Australiana. Di conseguenza, la società si è trasferita alla Borsa di Londra.
Dal 2017, a seguito della scadenza della licenza, l'impresa non ha più prelevato campioni lxvii. Il progetto è attualmente in fase di stallo, poiché l'impresa non ha ottenuto il permesso di sfruttamento.
(4. Continua)
* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network
Neocolonialismo en nombre de la transición verde: la minería de tierras raras en Madagascar
Observatori del Deute en la Globalització - Clàudia Custodio Martínez, con il contributo di Marta Pérez Fargas
ODG, Febbraio 2025 - 76 pp.
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La pubblicazione è disponibile anche in Malgascio, Catalano, Francese e Inglese.
Riferimenti:
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lii) Kill, J. E Franchi, Rio Tinto’s biodiversity offset in Madagascar– double land grab in the name of biodiversity?, WRM e ReCommon, 2016.
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liv) International Atomic Energy Agency, Radiation Protection and Safety of Radiation Sources: International Basic Safety Standards, 2024.
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lvii) Randrianarisoa, A. T., Large-Scale Mining in Madagascar: an interdisciplinary assessment of economic and social impacts at national, regional and local levels, Doctoral dissertation, RMIT University, 2021.
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lix) Base Resources, ASX, Aim and Media Release, 12 dicembre 2019.
lx) Randrianandrasana, V., Rajaonera, P. and Rakotondrazafy, R., Characterization by gamma emission spectroscopy of the ilmenite sand ore radioactivity from Ranobe, Toliara, 2017.
lxi) Muttenzer, F., & Andriamahefazafy, M.,From ritual performers to ocean defenders: fisher migrations, identity narratives and resource access in the Barren Isles, West Madagascar, African Identities, 19(3), 375–399, 2021.
lxii) Carter, A. L., Maniry Soa, S. N., Arnull, J., Antion, P., Tudhope, A. W., & Wilson, A. M. W., Participatory video as a tool for co-management in coastal communities: a case study from Madagascar. Frontiers in Human Dynamics, 5, 1266066, 2023.
lxiii) Stiles, D., The Mikea hunter-gatherers of southwest Madagascar: Ecology and socioeconomics, African Study Monographs, 19(3), 127-148, 1998.
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lxv) EjAtlas, Base Toliara sand and REEs mining project in Madagascar, 2024.
lxvi) R, M., Levée de la suspension des activités de Base Toliara, Madagascar-tribune.com, 8 dicembre 2024.
lxvii) Harena Resources, 11 marzo 2024.
Note:
24) Per ulteriori informazioni sulla protesta, vedere: 26 juin à Toliara: plus de 4.000 manifestants réclament la réouverture de Base Toliara, ADNews,28 giugno 2024.
25) Vedere qui la pubblicazione del CRAAD-OI.
26) Secondo i dati FAOSTAT 2022.
27) Altre stime indicano una quantità maggiore di OTR, fino a 562.000 tonnellate (xvii).
28) Andry Rajoelina è diventato il presidente dell'Alta Autorità di transizione, dopo un colpo di stato in cui il presidente eletto (Marc Ravalomanana) è stato destituito nel febbraio 2009. L'Alta Autorità di Transizione ha governato fino al 2013.
29) Come riportato nel Business Times. Vedere: Nisha Ramchandani, ISR Capital changes name to Reenova Investment Holding, Business Time, 2 luglio 2019.
30) Per ulteriori informazioni, consultare: China's CNMC agrees to work on Madagascar rare earth project, Reuters, 24 giugno 2019.