Le trasformazioni energetiche devono andare oltre il cambiamento tecnologico per ripensare il nostro modello energetico in modo da rafforzare il controllo delle comunità, ridurre al minimo gli sprechi, aumentare l'accesso ad alimenti sani, acqua pulita e rigenerare l'ambiente. In tutta l'America Latina molte comunità stanno costruendo alternative energetiche che aprono la strada a una vera trasformazione.
Così come cambia il mondo,
Raccogliere acqua ed energia...
Sarà la cosa più importante.
Per mantenere l'autonomia (Salazar, 2023)
L'energia viene spesso analizzata in termini di sistemi o tecnologia: monopoli di energia privati, reti statali, uso di energie rinnovabili al posto dei combustibili fossili. Tuttavia, spesso si trascura la fonte di energia più importante: quella che offe energia alle comunità per immaginare e realizzare nuovi sistemi che non solo alimentano le case, ma costruiscono anche comunità sane. Questa energia comunitaria già si sta sviluppando in molte comunità rurali, indigene, afro-discendenti e urbane in America Latina e nei Caraibi. Queste iniziative comunitarie, che spesso combinano conoscenze e tecnologie ancestrali e moderne, hanno messo ancora una volta il sole, il vento e l'acqua al servizio delle persone. Così facendo, sfidano il discorso dominante sulla transizione energetica. Nel nostro lavoro di attivisti e ricercatori, abbiamo iniziato a documentare queste esperienze in una Esposizione Virtuale di Esperienze Comunitarie per una Transizione Energetica Giusta.1
Questi esempi non riguardano solo la produzione di energia elettrica, ma tentano anche di costruire o consolidare una produzione energetica controllata dalle comunità, o una gestione dell'acqua basata su reciproche relazioni con la natura e le persone, piuttosto che su relazioni estrattiviste. Si tratta essenzialmente di proposte per una giusta transizione energetica. L'esposizione, iniziata nel 2020, ha riunito più di cento esperienze comunitarie che illustrano gli sforzi di vari popoli e comunità nell'affrontare il modello energetico che ha privatizzato l'energia, concentrandola nelle mani di poche imprese transnazionali e allontanando la popolazione dal processo decisionale sulle questioni energetiche fondamentali.
Nel contesto attuale, il dibattito sulla transizione energetica ha acquisito rilevanza a causa delle crisi climatiche, alimentari, economiche, della biodiversità, della democrazia e dell'acqua, considerate da alcuni come crisi di civiltà. Queste crisi sono in gran parte il risultato di un sistema economico che ha massimizzato i suoi profitti e la sua crescita basandosi sulla combustione di combustibili fossili. I risultati
di questo approccio hanno reso evidenti le sue devastanti conseguenze sui territori. Tuttavia, le proposte di transizione energetica si concentrano spesso su approcci corporativi che approfondiscono le disuguaglianze e le dinamiche coloniali tra il Nord e il Sud del mondo, con il secondo che fornisce materie prime al primo a spese della devastazione dei loro territori e con la violazione dei diritti dei popoli e delle comunità. La promozione delle energie rinnovabili, attraverso grandi megaprogetti e lo sfruttamento dei minerali necessari per la transizione e la produzione di idrogeno, sono al centro dei dibattiti attuali e mantengono la divisione internazionale del lavoro.
Davanti a questo scenario è necessario esplorare alternative nell'ambito delle transizioni socio-ecologiche, che vadano oltre la sfera energetica e cerchino di ripensare le nostre relazioni con la natura. È qui che entrano in gioco le esperienze citate, da cui è nato il termine “energie comunitarie”.
Si tratta di proposte essenziali e radicali, che sfidano il modello estrattivista proponendo una prospettiva più inclusiva, giusta e sostenibile. Queste iniziative rappresentano un ripensamento fondamentale del nostro rapporto con l'energia e riguardano non solo l'elettricità, ma anche gli aspetti quotidiani: l'energia del nostro corpo e dei nostri muscoli, il sole, il vento e l'acqua. Ampliare lo spettro del nostro modo di intendere l'energia ci porta a considerarla in modo olistico, come un diritto e un bene comune.
In questo saggio esploriamo alcuni aspetti dell'energia comunitaria in America Latina e nei Caraibi, con particolare attenzione alla Colombia, per analizzare il suo potenziale nell'affrontare le sfide contemporanee e proporre soluzioni efficaci. Nel farlo, esaminiamo esempi concreti di alcune di queste iniziative e sottolineiamo la loro capacità di integrare diverse fonti energetiche, promuovere la sovranità alimentare e rafforzare le comunità locali. Riflettiamo anche sul ruolo cruciale delle donne nella costruzione e nel sostegno di queste proposte, nonché sugli ostacoli e le sfide che devono affrontare nel loro cammino verso un mondo più giusto e sostenibile.
Energie comunitarie: da dove nasce il concetto e in cosa consistono?
La gestione di alternative energetiche dal punto di vista comunitario si iscrive in una storia che abbraccia diversi decenni. Dalla fine del XX secolo, diverse comunità si sono confrontate con progetti estrattivi e infrastrutturali, come le mega-dighe, che minacciano continuamente di distruggere i loro mezzi di sussistenza e i loro territori. A Santander, ad esempio, la costruzione del progetto idroelettrico Sogamoso della società canadese Isagen, edificato sull'omonimo fiume, ha portato alla distruzione di forme di vita lungo le rive del fiume. Il muro ha impedito la migrazione dei pesci reofili, come il bocachico, che costituivano la base dell'economia locale. Inoltre, i flussi del fiume dipendono ora dall'impulso energetico e le comunità sono spesso vittime di inondazioni che distruggono i loro raccolti e minacciano i loro mezzi di sostentamento. Le donne sono state tra le più colpite, perdendo le attività di vendita del pesce e le attività turistiche locali, mentre le ragazze hanno subito abusi e violenze, anche sessuali, durante la fase di costruzione del progetto.
Quanto accaduto a Sogamoso non è un caso isolato: anche le comunità presenti lungo altri fiumi hanno visto danneggiati i proprio territori, comunità che non sono state ancora riconosciute come sfollate a causa dello sviluppo e, in molti casi, non hanno ricevuto
alcun risarcimento. La critica al modello energetico, soprattutto per quanto riguarda le mega-dighe idroelettriche, ha spinto Censat Agua Viva e vari processi di resistenza alle dighe in Colombia a scontrarsi non solo con il potere delle grandi compagnie energetiche, ma anche a riflettere sul rapporto con l'energia e a creare soluzioni per raggiungere l'autosufficienza e l'autonomia energetica. Gradualmente, un gruppo di associazioni si è riunito per promuovere un processo organizzativo2 e formativo per rafforzare le capacità sulle questioni energetiche.
L'obiettivo era quello di affrontare il dibattito sull'energia, costruire alternative e confrontarsi con la crisi climatica e socio-ambientale. Le proposte emerse hanno cercato di stabilire nuove relazioni con la natura, l'energia e le tecnologie ad essa associate. Le idee generate in questo processo hanno radici che vanno oltre l'attuale modello capitalistico e sono legate ad antiche pratiche e saperi tradizionali presenti in diversi territori. Questo processo si è consolidato con la creazione della Scuola di Tecniche e Tecnici per le Energie Comunitarie, e i dibattiti che vi si sono svolti hanno dato forma al concetto di “energie comunitarie".
Questo concetto comprende un insieme di saperi, pratiche e processi di cambiamento legati alla produzione e al consumo di energia e alimenti. Le energie comunitarie promuovono una trasformazione delle relazioni di potere insite nel sistema energetico, ripensando i rapporti con la natura e con tutte le forme di vita, puntando sull'autosufficienza e sull'autonomia locale e generando nuove pratiche e usi dell'energia che evitino sprechi e sperperi. Inoltre, promuovono la decentralizzazione della produzione di energia, affrontano problemi come la scarsità d'acqua e l'inquinamento, la deforestazione e la perdita di biodiversità e fertilità del suolo. Contribuiscono anche alla riduzione delle emissioni di gas serra e sono essenziali per garantire l'accesso universale all'energia.
Ognuna di queste proposte emerge da una realtà locale, risponde a esigenze specifiche e sottolinea che le transizioni socio-ecologiche sono fattibili e già in marcia. Queste transizioni si costruiscono attraverso processi sociali diversificati che promuovono l'autonomia e una vita dignitosa, difendendo al contempo corpi e territori.3
L'Esposizione Virtuale delle Esperienze Comunitarie di Transizione Energetica Giusta
Alcune delle proposte che concepiamo come energie comunitarie possono essere consultate nell'Esposizione Virtuale delle Esperienze Comunitarie di Transizione Energetica Giusta. Questa iniziativa è stata organizzata in collaborazione con diverse organizzazioni, anno dopo anno, a partire dal 2020. Lo scopo di questa esposizione è quello di mettere in evidenza e dare visibilità a iniziative e pratiche legate alle energie alternative sviluppate da organizzazioni sociali, sia rurali che urbane, in America Latina e nei Caraibi. Gli esempi presentati nel testo fanno parte di questa esposizione virtuale.
Riquadro 1
Obiettivi dell'esposizione
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Rendere visibili le esperienze che sono riuscite a resistere e ad affrontare le sfide energetiche a livello locale, e incoraggiare l'autonomia energetica.
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Promuovere la collaborazione e l'articolazione sociale tra comunità di diverse regioni attraverso lo scambio di conoscenze ed esperienze.
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Contribuire con soluzioni pratiche, concrete e reali alla creazione di opzioni di transizione energetica giusta a livello locale, incoraggiando così le comunità ad adottare alternative nei loro rispettivi territori.
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Arricchire il dibattito sulla transizione energetica partendo da una prospettiva di giustizia ambientale.
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Fornire contenuti che possano essere utilizzati da persone che operano in vari ambiti, come ricercatori, decisori e membri della comunità, per i loro sforzi di promozione, formazione o comunicazione.
Riquadro 2
Dalla fine del 2023, l'esposizione comprende:
-119 esperienze riconosciute come alternative di autonomia energetica.
-21.083 famiglie coinvolte
-122.226 persone beneficiate

Alla fine del 2023, l'esposizione aveva riconosciuto 119 esperienze alternative per favorire l'autonomia energetica, a beneficio di 21.083 famiglie e 122.226 individui. L'esposizione riconosce un'ampia varietà di esperienze. Da un lato, comprende iniziative che lavorano sull'autogestione energetica comunitaria utilizzando, tra le altre, tecnologie come biodigestori, bicimacchine, ruote Pelton e pannelli solari. Si distaccano inoltre esperienze relative all'energia, alla giustizia idrica e alla sovranità alimentare (che comprendono, tra l'altro, temi come i mercati contadini, l'agroecologia, i vivai e gli orti familiari e comunitari). L'esposizione include inoltre esperienze relative al riutilizzo dei rifiuti organici e non organici per la produzione di energia e alimenti, ma anche per altri usi, come la produzione di artigianato. Allo stesso modo, alcune proposte includono eco-quartieri, l'autogestione della salute attraverso la trasformazione di piante medicinali in prodotti per la cura, il recupero e la conservazione di semi e piatti tradizionali, nonché la raccolta di acqua piovana, tra le altre pratiche.
(1. Continua)
→ Tratto da: Revolucionando un mundo en crisis Transformaciones socioecológicas y energías comunitarias di Tatiana Roa Avendaño, Eliana Carolina Carrillo Rodríguez. Versione in
spagnolo 
* Traduzione di Marina Zenobi per Ecor.Network
Note:
1) transicionenergeticajusta.org
2) Dal punto di vista organizzativo, questo processo ha inizialmente dato vita alla rete nazionale delle popolazioni colpite dalle centrali idroelettriche, trasformato poi nel Movimiento Nacional de Afectados por Represas, Rios Vivos.
3) Per una descrizione più dettagliata, si consiglia di consultare il Censat Agua Viva et al. (2023).