*** Segnalazione ***

QUADERNI DELLA DECRESCITA n. 0/1 Periodico di ecologia, società e politica


QUADERNI DELLA DECRESCITA
Periodico di ecologia, società e politica
n. 0/1,
Settembre/Dicembre 2023, pp. 288.

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SOMMARIO


Demilitarizzare il nostro immaginario (e prendersi cura della vulnerabilità reciproca), di Marco Deriu

Le guerre devastano le persone e i territori ma anche la memoria, le aspirazioni, le possibilità di pensiero collettivo. Nonostante una lunga catena di interventi militari (dall’Iraq all’Afghanistan) condotti in nome della libertà, della democrazia e della giustizia con risultati deleteri sul piano sociale, ambientale e politico, ancora si persevera a considerare il confronto bellico un’opzione razionale e realistica. Tale ostinazione non dipende solo dagli interessi economici e politici ma affonda in modelli di pensiero radicati nella cultura e nell’immaginario che inducono a considerare la guerra come un semplice mezzo e non come un processo travolgente e devastante da ogni lato. Mentre si deve contestare nel merito le pretese di chi spaccia per “realismo” la logica nichilistica delle armi, il lavoro difficile rimane oggi quello di “demilitarizzare il nostro immaginario”.

Crisi climatica, modello di sviluppo e discorso pubblico, di Bruno Mazzara

La crisi climatica è sempre più evidente in tutti i suoi aspetti e gli scienziati continuano a mandare messaggi sempre più allarmati affinché si agisca con massima urgenza. L’informazione e la politica sembrano impermeabili a queste sollecitazioni e il tema della sostenibilità viene spesso evocato in maniera superficiale o strumentale.
È emblematica al riguardo la vicenda del PNRR, nel quale gli interventi finalizzati alla salvaguardia ambientale sono praticamente assenti a vantaggio di grandi opere e di investimenti per la crescita. Le cause di tutto ciò risiedono nel sistema economico-politico fondato sull’accumulazione capitalistica e sulla crescita costante; ma un ruolo importante è svolto anche dalla cultura del consumo, che contribuisce a rendere molto difficile concepire un’alternativa nella direzione della decrescita.

Degrowth – Per un’introduzione alla decrescita, di Ekaterina Chertkovskaya

Le multiple crisi socio-ecologiche stanno evidenziando i limiti del sistema capitalistico e la necessità di un suo superamento. Il pensiero della decrescita è una delle alternative etico-politiche che offre una visione per il cambiamento. La crescente critica alla crescita, alla quale ha contribuito la ricerca inter e trans disciplinare sulla decrescita, è sempre più presente in ambito accademico, nella società civile e tra gli attivisti dei movimenti. Perché si trasformi in alternativa politica è necessaria la costruzione di alleanze tra le forze radicali che guidino la trasformazione socio-ecologica.

Acqua e cambiamenti climatici. Competizione per la risorsa o strategie adattative? di Silvana Galassi

Una delle conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici riguarda l’alterazione del ciclo dell’acqua. In molte zone del Pianeta, tra le quali l’area mediterranea, le precipitazioni sono più brevi e intense e le riserve di acqua in forma solida sono diminuite a causa della fusione dei ghiacciai montani. L’acqua sta diventando sempre più spesso il fattore limitante per la produzione di cibo, energia e per gli usi civili e industriali. Diminuisce la quantità e peggiora la qualità rendendola non idonea per gli usi più esigenti come la vita acquatica e l’uso alimentare. Si assiste da qualche decennio all’accaparramento dell’acqua che viene sottratta ai Paesi poveri da parte di attori potenti attraverso il land e il water grabbing. Ma anche all’interno di ogni Paese aumentano i conflitti tra agricoltori e produttori di energia idroelettrica e le minacce di inquinamento delle preziose acque di falda da parte di attività agricole basate sull’uso smodato di fertilizzanti e pesticidi sintetici. Occorre mettere in atto strategie adattative ai cambiamenti climatici che vanno nella direzione della tutela delle risorse idriche attraverso il loro risparmio, riciclo e riuso per contrastare le tendenze attuali all’accaparramento e/o allo spreco della risorsa.

La capitalizzazione dei dati, di D. Davide Lamanna

Le tecnologie dell’informazione sono servite a realizzare un sistema di monitoraggio capillare, in grado di prevedere e determinare, in modo progressivamente e inesorabilmente più accurato, i comportamenti individuali e collettivi del genere umano. Col nuovo millennio, le architetture dei sistemi distribuiti, che avevano appassionato i pionieri della comunicazione in rete per via delle loro caratteristiche di decentralizzazione, sono state al contrario piegate a logiche di centralizzazione radicale, dettate dalla corsa alla capitalizzazione del dato. Ciò ha incentivato, per contrasto, la pratica di decrescita di ospitare le applicazioni software sui propri server (self-hosting), anziché affidarle a terzi di cui non è tecnicamente possibile avere fiducia, coniugando cultura open source e autonomia digitale

Carne sintetica”: controversie, politiche, alternative, di Niccolò Bertuzzi, Alice Dal Gobbo, Marco Reggio

Il tema inerente la cosiddetta “carne sintetica” si è fatto spazio nel dibattito pubblico. Seppur non ancora centrale nell’agenda setting e negli scontri politici, si intravedono le prime avvisaglie di una battaglia destinata a divenire cruciale negli anni a venire. In questo contributo forniamo dapprima qualche coordinata per capire meglio di cosa si tratti, a partire dall’aspetto definitorio (schiacciato tra semplificazioni, come l’uso del termine “sintetico”, e possibili mistificazioni, come un uso a-problematico e soluzionista del termine “colturale”). Fatto ciò, analizziamo lo scontro recente attorno a questo tema, legato a un disegno di legge del governo Meloni per mettere al bando questo prodotto. Inoltre, discutiamo in modo critico le posizioni pro e contro, utilizzando chiavi di lettura della decrescita e dell’ecologia politica, con un focus sulle diverse posizioni che si stanno strutturando presso l’area di movimento antispecista

I nuovi estrattivismi. Lo sviluppo capitalista di fronte alla crisi ecologica, appunti per un dibattito, di Maura Benegiamo

La connessione tra crisi ecologica e crisi economica che ha caratterizzato il panorama globale negli ultimi anni si è tradotta in un’intensificazione dei processi di mercificazione e sfruttamento applicati al mondo naturale. Il cambiamento climatico ed il crescente trasferimento sull’ambiente dei costi della produzione capitalista hanno reso le funzioni riproduttive dell’universo non-umano un elemento centrale nello sviluppo del capitalismo. Nuove forme di enclosures e mercificazione sono venute così ad articolarsi con le logiche dell’accumulazione proprie all’economia neoliberale. Muovendo dall’idea che le traiettorie contemporanee della “produzione della natura” vadano comprese anche a partire dall’interesse neoliberista circa le potenzialità creative e (ri)produttive del vivente, in questo contributo ci soffermeremo su come i nuovi processi di accumulazione stiano promuovendo modelli economici di tipo estrattivista, rafforzando meccanismi di spoliazione ed emarginazione storicamente inscritti nello sviluppo del capitalismo. Tali questioni, si sostiene, forniscono elementi centrali per l’analisi delle relazioni tra crisi climatica, accumulazione e aumento delle disuguaglianze.

L’epoca delle catastrofi ecologica, geo-politica, della psiche e il loro motore, di Alvise Marin

Siamo ancora in tempo per evitare che l’epoca delle catastrofi in cui ci troviamo, giunga al proprio compimento, scatenando un rivolgimento sistemico, tale da riconfigurare profondamente le condizioni di vita sul pianeta? E se lo siamo, da dove dobbiamo partire, se non analizzando i sintomi della catastrofe multidimensionale in corso, al fine di formulare una diagnosi che individui quale ne sia la loro causa? Il quadro si compone, in sintesi, di un progressivo deterioramento della biosfera, una profonda crisi e instabilità geopolitica, una parcellizzazione sociale e patologie mentali dilaganti. In opposizione al motore capitalistico che produce e trae alimento da questi sintomi, risultando cieco di fronte all’interrelazione sistemica di tutto ciò che esiste, il pensiero della decrescita fa invece di quest’ultima il proprio fondamento teorico pratico.

Economia o pace, di Paolo Cacciari

Le radici profonde delle guerre sono da ricercare in un sistema socioeconomico fondato sulla volontà di dominio. Non può esistere un’economia di pace dentro logiche di mercato di tipo capitalista. Il presidio degli interessi economici porta inevitabilmente alla militarizzazione dei confini esterni ed interni delle società. I Guard Labour sono un settore occupazionale in crescita. Il motore di questa economia è l’avidità (profitto, accumulazione, rendite) e il risultato non può che essere ostilità e antagonismo tra le persone, tra le comunità, tra gli stati.

Capitale naturale”. L’assalto finale, a cura di Paolo Cacciari e Aldo Femia

Il sintagma “capitale naturale” è diventato d’uso comune. Così come i suoi fratelli “capitale umano”, “capitale sociale”, “capitale di reputazione”, “capitale narrativo”…
Tutto è capitale. Basterebbe questa semplice constatazione per rendersi conto di quanto il sistema di organizzazione socio-politica-economica oggi dominante sia diventato pervasivo, onnicomprensivo, totalizzante.
Non c’è ambito materiale, relazionale, simbolico che non venga colonizzato dall’immaginario capitalista. Ogni “soffio di vita” entra in un qualche bilancio economico, produce ricchezza contabilizzata in moneta sonante. Una conferma- in fin dei conti – di quella «tendenza universalistica [e catastrofica, aggiungiamo noi] del capitale», prevista da Marx. Con la presente monografia abbiamo cercato di indagare sia le origini che le conseguenze di questo modo di concepire e rapportarsi alla natura. Essendo il frutto di un processo complesso abbiamo chiesto ad esperte ed esperti di varie discipline (filosofia, storia, ecologia, economia, sociologia, diritto ecc.) e di diversa formazione culturale, ma munite/i di un solido bagaglio critico, di affrontare l’argomento in modo da trarne uno spaccato il più trans-settoriale possibile. Ci proponiamo di analizzare i modi attraverso i quali avviene la predazione, la dissipazione e la distruzione degli spazi vitali, ovvero delle basi biologiche di ogni forma di vita.

Non esiste un capitale ‘‘naturale’’. Tesi sul rapporto tra Monsieur Le Capital e Madame La Nature, di Claudia von Werlhof

20 tesi sulla religione patriarcale-capitalista. Al posto della natura oggi si parla di ‘‘servizi ecosistemici’’, una sorta di ordine meccanico controllato dal capitale. L’idea è di trasformare la natura, di per sé viva, nel suo opposto; nel dare ad intendere che sia ‘‘materia morta’’ senza alcun valore. In questo modo l’uomo moderno appare come il creatore di una nuova natura, migliore e superiore.
Così, il capitalismo appare come un’impresa ecologica. L’ultima hybris delle politiche dei ‘‘capitalisti naturali’’ “verdi” consiste nel tentativo di fare a meno della madre, sia la Madre Natura che la madre umana. La forma ultima di natura da trasformare in capitale è la vita umana. La nuova, quarta, rivoluzione industriale prevede, quindi, di trasformare gli esseri umani, in quanto tali, in capitale sotto forma di macchine viventi o di vita meccanica, definita trans- e postumanesimo.

Per una critica del nesso donna/natura. Il femminismo ecologico nella crisi capitalista, di Alice Dal Gobbo

Questo saggio considera il contributo dell’ecofemminismo – o femminismo ecologico – al più ampio dibattito attorno alla crisi ecologica e alla crisi del capitalismo, ponendo in campo un ragionamento circa le cause ma anche le alternative praticabili a questo sistema. Oltre a tracciare brevemente la mappa di questo movimento intellettuale e di attivismo, mi concentro su alcuni nodi chiave che caratterizzano l’ecofemminismo: la critica del nesso donna/natura, il materialismo, la questione del sapere, del valore e del lavoro.
Cerco anche di evidenziare la relazione tra ecofemminismo ed altre prospettive quali quella decoloniale, antispecista e queer, poiché mi paiono delineare la possibilità di alleanze complesse dentro l’orizzonte trasformativo che si profila in tempo di crisi. La prospettiva ecofemminista dialoga con quella della decrescita nel portare avanti una critica al modello di sviluppo capitalista basato sulla crescita slegata dalla concretezza delle relazioni e dei bisogni sociali ed ecologici, promuovendo pratiche basate sulla logica della ricchezza (vs valore) e della riproduzione (vs produzione)

La natura non è un capitale. Portarsi oltre il codice della cultura necrofila, di Roberto Mancini

L’articolo mette in discussione i presupposti culturali della nostra percezione della presenza e del senso della natura, sottoponendo a critica l’identificazione ideologica della natura stessa con un capitale da sfruttare e da mettere a valore. In particolare, viene decostruito il codice genetico della cultura dell’Occidente, fondato sulle logiche dell’identità esclusiva, del potere, della proprietà e del sacrificio.
La proposta dell’articolo è quella di intendere la natura come mondo della vita in divenire e di comprenderla in una prospettiva pluralista e relazionale, né monista né dualista. Si tratta quindi di ripensare il senso inerente alla vita stessa e di riconoscerne le leggi fondamentali, maturando una consapevolezza che orienti l’ecologia come ecosofia.
Tali leggi sono individuate nel riferimento alla relazione, al dono, alla fragilità, al rinnovamento e al paradosso. Il mutamento di codice richiesto in tal senso sollecita non solo una trasformazione culturale, ma anche una svolta spirituale per singoli, comunità e istituzioni. Solo grazie a essa sarà possibile quella conversione di civiltà che è urgente per la salvezza dell’umanità e del pianeta

L’eclisse della terra, di Luigino Bruni

La terra è uscita da molto tempo dall’orizzonte della teoria economica. All’origine, il paradigma dell’Economia Politica era tridimensionale (terra, lavoro, capitale), ma a partire dalla metà dell’Ottocento è iniziata una eclisse della terra, che ha generato una teoria economica astratta e sradicata. L’articolo, con riferimenti alla storia delle idee e all’umanesimo biblico, denuncia questa eclisse e propone di ridiscutere profondamente il paradigma teorico su cui si basa. Si conclude con una nota su Achille Loria, un importante economista italiano dimenticato che aveva posto la “terra libera” al centro della sua critica al capitalismo.

Il capitale naturale e il dibattito sulla sostenibilità nella teoria economica, di Aldo Femia e Tommaso Luzzati

L’espressione “capitale naturale” rientra nell’alveo della tradizionale teoria economia, quella neoclassica, che sottende l’estensione agli ecosistemi della “capitalizzazione” della natura cui assistiamo sul piano della realtà materiale. La natura è entrata nel discorso della teoria economica, ma viene rappresentata come un qualsiasi altro fattore di produzione. La questione della sostenibilità viene pertanto ridotta al tema della sostituibilità tra fattori. L’approccio proposto dall’economia ecologica critica la scarsa aderenza alla realtà biofisica di una simile impostazione e ci avverte che è analiticamente sbagliato, nonché illusorio, definire la distruzione della natura come sostenibile se compensata da aumenti di capitale artificiale. Pur nelle diverse sfumature di questa critica, la scarsa sostituibilità tra natura e capitale ha profonde implicazioni sia sul piano della misurazione sia su quello delle politiche pubbliche

Un paradossale rovesciamento, di Paolo Cacciari

Il saggio vuole offrire una rapida panoramica dei motivi etici, scientifici, tecnici e politici per cui la capitalizzazione della natura si risolve in un nuovo assalto su larga scala ad ogni forma di vita. L’ultimo grimaldello per la sussunzione del vivente nel meccanismo economico capitalista è la Financing for Nature, ovvero la Finanza verde. Viene quindi ricostruito il percorso con cui si realizza l’inclusione della natura nei business aziendali. Ma non è facile misurare la natura e ridurre i servizi ambientali a moneta corrente. Nel frattempo, le “tempeste climatiche”, ovviamente, non si placano.

La difesa della natura: resistere alla finanziarizzazione della terra, di John Bellamy Foster

Partendo dal caso emblematico di una foresta nell’isola del Borneo ceduta ad una società finanziaria transnazionale è possibile capire la gigantesca truffa che si cela dietro la creazione di diritti sulla gestione degli ecosistemi. Agli stock di risorse naturali e ai loro servizi ecosistemici, un tempo gratuiti, vengono attribuiti prezzi per trasformarli in asset finanziari negoziabili. In nome della conservazione della natura, i popoli indigeni sono espropriati dal controllo delle proprie terre. Le teorie marxiane sul metabolismo sociale e sul valore d’uso ci possono ancora spiegare come funziona il sistema economico capitalista.

Ecosistemi e capitale naturale. Linguaggi per ridurre i valori degli ecosistemi a valore monetario, di Aldo Femia

Il “capitalismo naturale” – movimento reale di assoggettamento della natura al potere economico – è supportato da ideologia utilitarista e propaganda neoliberista. Queste mettono al centro concetti e linguaggi economicistici e pseudo-scientifici, affermando i quali la logica del capitale si fa universale e spiazza ogni discorso “altro” sul rapporto tra società e natura. La promozione dell’equivalenza tra natura e capitale è culturalmente regressiva e politicamente tossica, e la negazione del legame con la mercificazione di tutto è falsa coscienza, essendo connaturata al progetto la riduzione dei molteplici valori della natura al mono-dimensionale valore della moneta, che fa dei mercati il giudice ultimo delle alternative in campo e indica in ogni funzione della natura vivente un potenziale oggetto di scambio e occasione di profitto.

Capitale naturale e statistica ufficiale. Tecniche per ridurre i valori degli ecosistemi a valore monetario, di Alfio Metadatis

Il “capitalismo naturale” – movimento reale di assoggettamento della natura al potere economico – è supportato da processi istituzionali che a livello globale si sviluppano e consolidano attraverso l’intervento fattivo delle istituzioni finanziarie internazionali e di ricchi think tank. Questi perseguono l’elevazione di tecniche pseudo-scientifiche – il cui scopo è determinare in termini di moneta sonante niente meno che il valore degli ecosistemi per economia e società – a standard per la statistica ufficiale, da far valere come informazione di riferimento per i processi decisionali. Vengono sviluppati a tal fine, in nome dell’impellente bisogno di “andare oltre il PIL” ma non oltre la logica del capitale, apparati tecnico-metodologici tanto sofisticati quanto privi di alcune indispensabili basi logiche.

Acqua, oblio etico e deresponsabilizzazione, di Roberto Louvin

Questo saggio affronta alcuni nodi del rapporto tra diritto e economia in tema di acqua. La continua mercificazione di questo bene ha seguito negli ultimi decenni strade diverse, prima attraverso processi di privatizzazione dei servizi idrici e poi mediante strumenti di mercato che ne hanno fatto un’attraente possibilità di asset allocation. L’ultima frontiera di questo processo è data dal mercato dei derivati (futures) connesso alle transazioni commerciali sull’acqua. Accanto all’incontrastata espansione del dominio economico sui beni naturali, si registrano anche tentativi di nuovo protagonismo statale (“cesarismo idrico”). Nella parte conclusiva sono messi in luce i rischi collegati al predominio della logica dell’emergenza in materia idrica, dove invece occorre un approccio sistemico e un’apertura del dibattito democratico, mentre si profilano dinamiche di centralizzazione dei poteri e di deresponsabilizzazione dei poteri locali.

La commercializzazione dei certificati di emissione dei gas climalteranti e i mercati volontari, di Riccardo Liburdi

Il sistema europeo per lo scambio delle emissioni (EU-ETS) ha permesso - dal 2005 - la compravendita delle quote di emissioni di CO2 emesse dagli impianti industriali soggetti alla relativa normativa, legittimando – per i critici - il «diritto di inquinare». L’idea fondante è che la legge della domanda e dell’offerta sarebbe in grado di indurre le aziende più inquinanti a migliorare le proprie tecniche produttive, investendo su queste anziché acquistare le corrispondenti quote di emissione necessarie a colmare lo sforamento di un tetto prefissato, allorquando queste ultime diventassero troppo costose.
Se in effetti si è assistito alla riduzione delle emissioni nei tre lustri di attuazione di questa normativa, sembra difficile dimostrare che il mercato ne sia stato pienamente artefice e non, piuttosto, gli eventi congiunturali e gli aggiustamenti normativi che sono stati via via implementati. Tuttavia, una nuova estensione del Sistema ETS è in corso di realizzazione e l’attuazione dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi prevede l’utilizzo di meccanismi di mercato per commercializzare crediti di emissione generati da progetti volontari, crediti necessari a compensare le emissioni di quelle attività industriali non altrimenti riducibili.

Espropri basati sulla natura. La biodiversità come oggetto di compensazioni e le resistenze dei popoli indigeni, di Aldo Femia

Le Nature Based Solutions dovevano finanziare le aree naturali protette gestite dalle ONG. Oggi spesso nascondono nuove forme di esproprio e negazione dei diritti, perpetrate in nome della lotta al cambiamento climatico, ai danni dei popoli che vivono nelle e delle foreste del Sud globale, come denunciano le organizzazioni di questi popoli. Prima ancora che le ormai ben note truffe nella contabilizzazione delle emissioni evitate con la “conservazione integrale”, va denunciato come, negando agli indigeni l’accesso ai territori, regolamentando rigidamente gli usi degli ecosistemi che li sostengono da secoli e mettendo fuori legge le attività tradizionali, si impedisca a questi popoli di generare emissioni e di usare la biodiversità solo per permettere di farlo a multinazionali patinate di verde, e non per proteggere il pianeta.

Cento anni dopo Rosa Luxemburg Il processo di accumulazione originaria “continua” e la crisi della riproduzione del capitale, di Claudia von Werlhof

In un lungo saggio pubblicato in Italia dalla rivista “Deportate, esuli e profughe” con il titolo Cento anni dopo Rosa Luxemburg. Il processo di accumulazione originaria “continuata” e la crisi della riproduzione del capitale oggi, (DEP n. 28 / 2015, traduzione di Enrica Bortolini), Claudia von Werlhof dà conto degli studi da lei sviluppati, assieme alle colleghe Maria Mies e Veronica Bennholdt-Thomsen, sull’opera della grande rivoluzionaria polacca-tedesca. Nell’impossibilità di ripubblicare l’intero saggio (scaricabile qui) ci limitiamo a riportare solo alcuni passaggi dove l’autrice mette in relazione la distruzione globale pianificata della natura con la questione femminile.


I beni comuni. Evoluzione della nozione giuridica e prospettive. Quattro annotazioni, di Nicola Capone

Il tentativo di riforma del Codice civile, in materia dei beni pubblici, da parte della Commissione Rodotà - Radici storico-giuridiche della dissociazione tra appartenenza, funzione e destinazione d’uso dei beni pubblici - Verso il Demanio costituzionale - Il caso dei Domini collettivi e gli usi civici e collettivi come forma di cura collettiva.

Altri contributi, recensioni/segnalazioni

  • Il capitale naturale. Idee e soluzioni per fare pace con il pianeta, Una recensione di p.c
  • Il postulato della scarsità in Ivan Illich, di Francesco Zevio
  • Per un’idea di limite, di Francesco Zevio
  • Considerazioni su un’intervista di Latouche, di Francesco Zevio
  • La rivolta de Les Soulèvements de la terre, di Francesco Zevio
  • La terribile minaccia delle PFAS e la connivenza della legge, di Giovanni Fazio
  • La rivolta delle tende, di Letizia Molinari
  • Ex-Gkn: forse un altro mondo è possibile, di Bruno Mazzara
  • La scuola che vogliamo, di Federico Calò Carducci
  • L’irresistibile ascesa della geoingegneria, di Paolo Cacciari
  • Non prendersi in giro sulla terra: ovvero, della necessità di ripensare la nostra idea di confort 230 di Marco Deriu
  • Salvare l’ambiente senza fare niente, di Renato Galeotti
  • I rischi sistemici, di Alberto Castagnola
  • Oltre la crescita a Bruxelles, a cura della redazione
  • Appello per l’istituzione di un corso trasversale sulla crisi ecosociale nelle Università italiane
  • Una riforma in chiave ecologica della scuola italiana
  • Agroecologia e decrescita: un dibattito aperto e ricco di proposte, a cura del tavolo di lavoro sull’agroecologia alla conferenza di Venezia 2022
  • Respinto (per ora) l’assalto delle lobby alla proposta di legge “Nature Restoration Law”
  • In ricordo di Nino Lo Bello 262 di Umberto Santino
  • Intervista a Wolfgang Sachs, autore di Economia della sufficienza. Appunti per resistere all’Antropocene
  • Intervista a Mauro Bonaiuti, autore di La Grande Transizione. Il declino della civiltà industriale e la risposta della decrescita
  • Intervista a Bruno Mazzara, autore di Società dei consumi e sostenibilità. Una prospettiva psicoculturale
  • Verrà la pace e avrà i tuoi occhi, recensione di Alvise Marin
  • Ecologia-mondo e crisi del capitalismo. La fine della natura a buon mercato, recensione di Alvise Marin
  • Politica ambientale critica, un manuale. Handbook of Critical Environmental Politics, recensione di Antonio Pignatto
  • Segnalazione: Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità
  • Segnalazione: Oltre il turismo. Esiste un turismo sostenibile?

 

08 giugno 2024 (pubblicato qui il 10 giugno 2024)