*** Dossier ***

I fondi della Next Generation EU e i limiti biofisici del pianeta

di Bruna Cañada, Nicola Scherer (Observatori del Deute en la Globalització)

Proponiamo oggi la lettura del dossier La Next Generation EU rispetta i limiti biofisici del pianeta?, di Bruna Cañada e Nicola Scherer, ricercatrici dell’associazione catalana Observatori del Deute en la Globalització (ODG).
Il dossier analizza le implicazioni materiali della transizione ecologica finanziata con i fondi europei della Next Generation EU, con un focus sul loro utilizzo da parte del governo spagnolo.
L’indagine esamina il problema dell’impatto globale di queste politiche, in particolare dell’aumento dell’estrazione di materie prime critiche di cui faranno le spese le popolazioni del Sud globale, e delle conseguenze climatiche dell’estrazione stessa.
Suggerisce, fra l’altro, una serie di domande sui
fondi della Next Generation EU su cui sarebbe utile ragionare anche qui in Italia.
Quella che segue è la presentazione da parte di ODG del dossier liberamente scaricabile.


¿Los Next Generation EU respetan los límites biofísicos del planeta? FAQs sobre los PERTE y las materias primas críticas para la transición verde y digital
Observatori del Deute en la Globalització
Barcellona, 16 giungo 2022, pp. 20.

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I fondi della Next Generation EU e limiti biofisici

Nella nostra nuova pubblicazione "La Next Generation EU rispetta i limiti biofisici del pianeta? FAQ sui PERTE [Progetti strategici per la ripresa e la trasformazione economica] e sulle materie prime critiche per la transizione verde e digitale”, abbiamo messo a confronto le incoerenze del modello di transizione verde - finanziato attraverso i fondi della NextGenerationEU (NGEU) - e la sua gestione da parte del governo spagnolo con l'avvio di una transizione ecosociale equa.
Attualmente né i fondi NGEU, né la loro strategia di base - il Green Deal europeo - riconoscono i limiti biofisici del pianeta e gli impatti esterni nei paesi terzi derivanti dall'estrazione dei minerali necessari per la transizione verde e digitale dell'economia europea.

 

I precedenti

Nel luglio 2020, la Commissione europea ha lanciato il pacchetto di aiuti pubblici denominato NextGenerationEU. L'obiettivo dei fondi della NextGenerationEU non è solo quello di finanziare la ripresa economica dopo gli impatti generati dalla pandemia di COVID-19, ma anche la trasformazione delle economie degli Stati membri, che erano in una situazione di respirazione assistita dalla crisi del 2008 e non rispettavano gli obiettivi climatici.
La Commissione europea (CE) ha quindi colto l'occasione per condizionare la consegna del denaro alla modernizzazione delle industrie e delle economie, come già previsto nella sua strategia del Green Deal del 2019, indicando che tale modernizzazione avrebbe dovuto essere realizzata nei dettami della "transizione verde e digitale": il 37% dei fondi doveva essere destinato alla transizione verde e il 20% alla digitalizzazione.
Mentre il governo spagnolo eroga i fondi attraverso i suoi ministeri, in particolare attraverso il Meccanismo di Ripresa e Resilienza, continuano a manifestarsi gli impatti climatici, sociambientali e i limiti del modello di transizione verde promosso dalla Commissione europea e dal governo di Pedro Sánchez.

 

Un modello che si scontra con i limiti del pianeta

Il modello di transizione basato sulle tecnologie, l'elettrificazione e la digitalizzazione richiede una quantità enorme di materie prime che collide con i limiti biofisici del pianeta.
Molti sono minerali classificati come materie prime critiche, il che significa che potrebbero esaurirsi nel prossimo futuro. Ad esempio, nel caso della promozione dell'industria dei veicoli elettrici, la Spagna richiederebbe il 5,43% di litio e il 4,61% di cobalto estratto annualmente se volesse raggiungere l'obiettivo del Plan Nacional Integrado de Energía y Clima (PNIEC) di avere 5 milioni di veicoli elettrici in circolazione entro il 2030.
L'estrazione di queste materie prime ha gravi impatti climatici, ambientali e provoca violazioni dei diritti umani nelle zone di estrazione, soprattutto nel Sud del mondo. Tuttavia, né i fondi NGEU, né la loro strategia di fondo - il Green Deal europeo -, riconoscono questi impatti esterni nei paesi terzi: non esistono indicatori stabiliti per misurare l'impatto globale, meccanismi di controllo o misure di riparazione da parte del governo spagnolo o dell'Unione europea nei confronti delle comunità interessate.

 

I partenariati pubblico-privato all'ordine del giorno

Gli investimenti in questa transizione sono canalizzati attraverso Progetti Strategici per la Ripresa e la Trasformazione Economica (PERTE) che consistono in grandi partenariati pubblico-privato che antepongono le esigenze delle imprese e i profitti all’interesse generale.
[In Spagna] sono già 11 i PERTE approvati che riceveranno 32.293 milioni di euro in sovvenzioni pubbliche.
Tuttavia, ad oggi nessuna società è registrata nel registro ufficiale delle Finanze, che è il requisito più importante per garantire un minimo di controllo pubblico. Si conoscono unicamente attraverso la stampa i nuovi consorzi creati per raccogliere fondi pubblici con imprese capofila, come Repsol, Iberdrola (consorzio SHYNE Spanish Hydrogen Network) o Volkswagen e Seat (consorzio Future: Fast Forward).

 

E allora... cosa proponiamo?

Nella nostra pubblicazione proponiamo 5 proposte concrete per invertire le ingiustizie e gli impatti negativi generati dal modello di transizione finanziato dai fondi NGEU, e per consentire una transizione ecosociale equa.
Oltre a chiedere maggiore trasparenza e controllo pubblico sulle imprese beneficiarie, proponiamo al governo di promuovere l'estrazione mineraria urbana, il riciclaggio dei materiali e l'estrazione secondaria a scapito dell'estrazione primaria.
Promuovere la ricerca e lo sviluppo per la progettazione di prodotti che tengano conto del loro ciclo di vita e di modelli di riutilizzo e riparazione, favorendo gli usi condivisi dei prodotti o promuovendo il consumo o l'uso di risorse locali. Inoltre, il governo e la Commissione europea dovrebbero mettere in atto politiche pubbliche che portino a scenari di riduzione della domanda a breve termine e di equa ripartizione delle prime critiche su scala globale.

 

 

28 settembre 2022 (pubblicato qui il 02 ottobre 2022)