Ha oggi inizio la “Global Conference on Green Development of the Seed Industry” della FAO, il cui obiettivo è quello di snaturare il ruolo dell'agenzia dell'ONU per la lotta alla fame facendole assumere l'agenda dell'industria delle sementi.
Le organizzazioni dei contadini e dei popoli indigeni, assieme ad organizzazioni della società civile e accademici, denunciano e chiedono adesioni per fermare questo progetto.
Quella che segue è la dichiarazione del gruppo di lavoro sulla biodiversità agricola del Planning Committee for Food Sovereignty.
Si può aderire qui.
Ringraziamo il Centro Internazionale Crocevia per aver diffuso la notizia.
Traduzione dall'inglese di Ecor.Network.

In occasione della Conferenza mondiale della FAO sullo sviluppo verde dell'industria delle sementi Noi, le organizzazioni dei piccoli produttori alimentari e dei popoli indigeni membri dell'IPC, siamo indignati per la penetrazione incontrollata e sempre più aggressiva dell'industria negli uffici della FAO e per l’acquiescenza dei governi a tale presa di potere in un'agenzia delle Nazioni Unite.
Solo un anno fa denunciavamo la pericolosa partnership tra la FAO e CropLife (1), organizzazione che rappresenta gli interessi delle più grandi industrie agrochimiche del mondo, ricordando alla FAO che i piccoli produttori alimentari non fanno parte del settore privato e che le organizzazioni dei piccoli produttori soddisfano i criteri delle Consultation of the Civil Society Organizations (CSOs). Purtroppo, ci rendiamo conto che la posizione assunta dalla FAO è totalmente contraria a questa e al suo stesso mandato.
La Conferenza mondiale sullo sviluppo verde dell'industria delle sementi (di seguito la "Conferenza"), prevista per il 4-5 novembre 2021, si sta rivelando un altro passo verso l'imposizione dell'agenda dell'industria delle sementi all'interno della FAO.
La FAO, in contraddizione con il suo statuto, sta per aprire un nuovo processo politico orchestrato dall'industria delle sementi, dove non c'è un vero contraddittorio e la narrativa è unilaterale.
Questa conferenza sembra contraddire il lavoro della stessa FAO: secondo i dati del rapporto 2019 State of the World's Biodiversity for Food and Agriculture (2), tra i principali fattori della perdita di biodiversità globale ci sono "i cambiamenti nell'uso e nella gestione del suolo e dell'acqua, l'inquinamento, il sovrasfruttamento, il cambiamento climatico, la crescita della popolazione e l’urbanizzazione”.
La maggior parte di queste cause di perdita di biodiversità sono conseguenze della stessa agricoltura industriale; nel 2021, il rapporto UNEP "Food System Impacts on Biodiversity Loss" (3) identifica chiaramente l'attuale sistema alimentare come la causa principale della perdita di biodiversità.
Sulla base di questi dati, la celebrazione di questa conferenza tra la 26° Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici e il 15° incontro della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica è un ulteriore sostegno da parte della FAO alle strategie delle grandi aziende sementiere per dominare il mercato globale.
Le fondamenta stesse della conferenza sono inquinate dalla presenza di interessi industriali: il comitato direttivo è composto da rappresentanti dell'agrobusiness o da ricercatori che favoriscono l'uso delle biotecnologie in agricoltura. I documenti pubblicati in preparazione dell'evento presentano un discorso industriale che elogia il "contributo essenziale di sementi di qualità di varietà vegetali migliorate alla trasformazione dei sistemi agroalimentari, alla protezione dell'ambiente e al sostentamento degli agricoltori e delle comunità rurali di tutto il mondo", come unica soluzione per combattere "sfide senza precedenti, come il cambiamento climatico e la crescita della popolazione mondiale". (4)
Siamo consapevoli di come questa conferenza faccia parte della direzione che la FAO vuole prendere per sostenere l'agricoltura industriale, che - ricordiamolo - rappresenta solo il 25% della produzione alimentare mondiale (FAO, 2014).
Siamo consapevoli che gli obiettivi presentati nel quadro strategico della FAO per il periodo 2022-2031 attraverso le "quattro priorità" - vale a dire una migliore produzione, una migliore alimentazione, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno - possono essere raggiunti solo attraverso un completo cambio di paradigma nella produzione alimentare, ponendo al centro della strategia i produttori alimentari di piccola scala e le comunità locali. Non si deve permettere alle industrie alimentari di essere ancora una volta al centro della politica globale: sono loro i principali motori del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità globale.
Con questa conferenza i piccoli produttori alimentari sono completamente privati del loro ruolo, nonostante la loro funzione di primo piano nella produzione alimentare, come riconosciuto dalla stessa FAO (5) e da altre agenzie delle Nazioni Unite come l’IFAD (6), e che questo riconoscimento si estende anche al loro ruolo nella conservazione della biodiversità agricola, come riconosciuto dalla Convention on Biological Diversity (CBD). (7)
Come sempre, l'industria si presenta come il benefattore che "offre agli agricoltori una scelta su quali soluzioni fornire e come possono accedervi".
Tuttavia, le voci della base, ovvero gli agricoltori e i popoli indigeni, non saranno ascoltate in questo incontro. La mancata partecipazione alla conferenza non rispetta i principi della strategia della FAO per il partenariato con le Consultation of the Civil Society Organizations (CSOs) , che prevede la partecipazione delle CSOs (8) alle discussioni politiche, normative e tecniche organizzate dalla FAO.
Mentre il rapporto del Comitato Organizzatore afferma che "i sistemi delle sementi gestiti dagli agricoltori e i diritti degli agricoltori di selezionare e conservare le risorse genetiche vegetali sono importanti", non menziona il fatto che costituiscono la base dei mezzi di sussistenza per circa il 44% della popolazione mondiale. (9)
L'esistenza e l'importanza dei sistemi di sementi gestiti dagli agricoltori e dalle popolazioni indigene è anche oggetto di strumenti di diritto internazionale, sia vincolanti, come l' International Treaty on Plant Genetic Resources for Food (ITPGRFA),, sia indicativi, come l’ United Nations Declaration on the Rights of Peasants and Other People Working in Rural Areas (UNDROP) (10) e l’ United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples (UNDRIP). (11)
Siamo anche preoccupati per il "documento FAQ" (12), che sostiene chiaramente l'industria delle sementi affermando che "le cultivar attuali dovranno essere sostituite da cultivar più diversificate, intra e interspecifiche, produttive, nutrienti, tolleranti allo stress e a bassa necessità di input”.
La FAO dovrebbe essere uno spazio neutrale, come afferma anche il documento delle FAQ; tuttavia, è chiaro che la neutralità non è possibile in un forum in cui il linguaggio utilizzato per presentare le questioni è predeterminato in relazione alle conclusioni che la conferenza vuole raggiungere.
I documenti della Conferenza descrivono i sistemi delle sementi dei contadini e delle popolazioni indigene come "inefficienti" e affermano che "i piccoli agricoltori, che generalmente sopravvivono con sistemi di produzione precari e a basso input e che, insieme alle loro famiglie, sono vulnerabili all'insicurezza alimentare e alla malnutrizione, hanno bisogno di queste varietà di colture più produttive e nutrienti [cioè industriali]" (13).
Tali dichiarazioni ignorano deliberatamente i fattori strutturali che emarginano i produttori alimentari su piccola scala, come la mancanza di controllo sulla terra e l'accaparramento di terre, i conflitti, l'occupazione e la guerra, i disastri naturali causati dai cambiamenti climatici, le regole discriminatorie del mercato e del commercio e i regimi draconiani della proprietà intellettuale. In effetti, i brevetti e le leggi sulla protezione delle varietà vegetali (PVP), come il sistema dell'Unione internazionale per la protezione delle nuove varietà di piante (UPOV), minano i diritti collettivi degli agricoltori e dei popoli indigeni sui loro semi.
Riconoscendo che "i tassi di adozione di varietà di colture nuove e migliorate e quindi di sostituzione di vecchie varietà a basso rendimento che sono suscettibili a stress biotici e abiotici e hanno scarse qualità nutrizionali [sic], sono bassi", la Conferenza si propone di stimolare tale adozione.
Tra gli interventi che sarebbero necessari per raggiungere questo obiettivo, i documenti della conferenza evidenziano la facilitazione del commercio internazionale di semi, l'armonizzazione dell’ inquadramento legali e la promozione di tecnologie come l'editing genetico, il sequenziamento genetico, la biologia sintetica, la microbiomica, l'apprendimento automatico e l'artificiale intelligenza. (14)
Questa lettura distorta è contraria alle raccomandazioni dei comitati tecnici della FAO (15) e al testo del trattato. È nell'interesse dei piccoli produttori alimentari e dei popoli indigeni denunciare il potere che l'industria delle sementi ha presso la FAO, nella misura in cui vuole determinare l'agenda politica globale.
È necessario sostenere e garantire i diritti degli agricoltori. Continueremo a lottare per uno spazio decisionale democratico ed equo sulle questioni alimentari e agricole.
Chiediamo al Direttore Generale della FAO e a tutti gli Stati membri della FAO di
• Garantire che la FAO rispetti il suo mandato di agenzia multilaterale delle Nazioni Unite responsabile della promozione del diritto umano all'alimentazione e alla nutrizione e ad adottare misure efficaci per porre fine all'indebita influenza delle imprese sulla sua direzione strategica e sul suo lavoro;
• Terminare la partnership con CropLife e tutte le altre partnership con aziende e organizzazioni agroalimentari e sviluppare un'efficace politica sul conflitto di interessi nella sua cooperazione con il settore privato e le istituzioni filantropiche attraverso un processo trasparente e partecipativo;
• Attuare coerentemente la strategia della FAO per i partenariati con le Organizzazioni della Società Civile (OSC), riconoscendo efficacemente i produttori alimentari su piccola scala come titolari di diritti e attori chiave nella sicurezza alimentare;
• Garantire che il nuovo Quadro strategico della FAO 2022-2031, da discutere alla prossima Conferenza della FAO, sia favorevole alla realizzazione universale del diritto umano all'alimentazione e alla nutrizione, garantendo in particolare il rispetto, la protezione e la promozione dei diritti dei piccoli produttori alimentari;
• Intensificare gli sforzi per realizzare i diritti dei contadini e dei popoli indigeni sui loro semi e relative conoscenze, pratiche e innovazioni correlate, come garantite da ITPGRFA, CBD, UNDRIP e UNDROP;
• Dare priorità alla transizione verso l’agroecologia come mezzo principale per raggiungere gli obiettivi della FAO, per garantire la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità agricola e per affrontare il cambiamento climatico, sulla base dei dieci elementi dell'agroecologia adottati dal Consiglio della FAO (16);
• Applicare coerentemente e rigorosamente il principio di precauzione nel contesto della biotecnologia e di altre tecnologie emergenti e rispettare il diritto internazionale in questo contesto;
• Astenersi dal precludere l'esito delle discussioni in corso nelle varie sedi delle Nazioni Unite sulle "informazioni sulla sequenza digitale" (DSI) e difendere i diritti degli agricoltori in questo contesto.

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1 https://www.foodsovereignty.org/fao-and-croplife/
2 https://www.fao.org/3/CA3129EN/CA3129EN.pdf
3 https://www.unep.org/news-and-stories/press-release/our-global-food-system-primary-driver-biodiversity-loss
4 Report of the Steering Committee of the World Conference on Green Development of the Seed Industry: https://www.fao.org/3/cb6581en/cb6581en.pdf
5 https://www.fao.org/news/story/en/item/1395127/icode/
6 https://www.ifad.org/en/web/latest/-/blog/why-small-farms-are-key-to-the-future-of-food-and-how-we-cansupport-them
7 CDB CoP IX, Décision IX/1. https://www.cbd.int/decision/cop/?id=11644
8 https://www.fao.org/3/I3443E/i3443e.pdf.
9 https://data.worldbank.org/indicator/SP.RUR.TOTL.ZS
10 https://www.fao.org/plant-treaty/tools/toolbox-for-sustainable-use/details/en/c/1373893/
11 https://www.un.org/development/desa/indigenouspeoples/declaration-on-the-rights-of-indigenous-peoples.html
12 https://www.fao.org/3/ng989en/ng989en.pdf
13 https://www.fao.org/3/ng989en/ng989en.pdf.
14 Ibid
15 Implementation of the recommendations of the 26th Session of the Committee
https://www.fao.org/3/nd380en/nd380en.pdf
16 https://www.fao.org/3/ca7173en/ca7173en.pdf