Cronista de una larga y silenciosa tragedia argentina
Raúl Horacio Lucero, Darío Fernández Zoppino, Juan Estanislao Camarasa
Universidad de Burgos, Servicio de Publicaciones e Imagen Institucional, España, 2025 - 168 pp.
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Un libro che offre un resoconto crudo del drastico cambiamento avvenuto nel modello di produzione agricola argentino negli ultimi trent'anni, con le relative conseguenze per la salute e l'ambiente. La questione è analizzata da due ricercatori in biochimica e biologia molecolare con una vasta esperienza nella ricerca e nell'insegnamento universitario in Argentina e Spagna, e da un esperto di agrobusiness e consulente in logistica e produzione agrozootecnica e problematiche ambientali.
Nella maggior parte dell'opera, il primo autore (Horacio Lucero) racconta, in prima persona, la sua esperienza con pazienti argentini colpiti dall'esposizione a pesticidi di diverso tipo e la sua incessante ricerca di informazioni scientifiche che giustifichino la gamma di patologie generate come conseguenza di tale esposizione. Nel corso di questa ricerca, ha interagito con altri scienziati, medici, giornalisti, imprenditori, politici e organizzazioni non governative, dai quali ha tratto argomentazioni a favore e contro della narrazione egemonica imposta in un paese storicamente denominato come il "granaio del mondo"..jpg)
Sfogliando le pagine di quest'opera, scopriremo la vasta mole di lavori scientifici che descrivono non solo i danni al genoma della popolazione esposta, ma anche il percorso che porta alle patologie associate. Inoltre, vengono descritte nel dettaglio le manovre spregiudicate volte a occultare e distorcere una verità sempre più evidente in tutto il pianeta e che rende ambientalmente insostenibile il modello basato sul pacchetto tecnologico, che combina semi geneticamente modificati con pesticidi sintetici.
È possibile che stiamo condannando intere generazioni con la giustificazione di produrre supposti alimenti per una popolazione globale che non accenna a fermare la sua crescita? Il secondo autore (Darío Fernández Zoppino) illustra dettagliatamente le conoscenze scientifiche che ci mettono in guardia sui pesticidi e sul loro trattamento come rifiuti pericolosi. Proprio questa gestione inadeguata e la mancanza di supervisione da parte delle agenzie statali hanno reso l'Argentina un esperimento a cielo aperto.
Infine, il terzo autore (Juan Camarasa), esperto di agroalimentare, affronta in modo approfondito una questione centrale in questo ambito: le promesse di porre fine alla fame nel mondo, con cui sono arrivati gli alimenti geneticamente modificati e i relativi pesticidi, sono state mantenute? Considerando che sono stati progettati per aumentare le rese produttive e utilizzare quantità minori di prodotti chimici per controllare i parassiti, è necessario valutare se questi obiettivi siano stati raggiunti.
-> Originale in spagnolo
qui
"Hai già smesso di essere un ambientalista?"
di Raúl Horacio Lucero
Dopo una disastrosa esperienza in cui si sono intrecciati interessi politici, imprenditoriali e le esigenze dei lavoratori, e dopo aver vissuto una giornata di violenza che ha impedito una visita a una comunità di residenti la cui salute era stata compromessa da prodotti agrochimici, ho ricevuto una chiamata da una persona a me vicina che mi chiedeva: "Hai già smesso di essere un ambientalista?" In quel momento, mi sono reso conto che difendere una verità che mette in luce la scarsa importanza che questo modello attribuisce alla salute della popolazione mi pone automaticamente sulla stessa barca degli ambientalisti fondamentalisti e in una posizione antagonista rispetto a coloro che, a loro avviso, difendono il progresso come strumento per alleviare la fame nel mondo.
Forse non si rendono conto che i nostri figli, fin dalla nascita, sono stati nutriti con prodotti derivati da Organismi Geneticamente Modificati (OGM), progettati per resistere a una quantità di prodotti tossici mai vista prima. Chi di noi è interessato agli effetti che i mutageni hanno sul nostro patrimonio ereditario non può restare indifferente di fronte a una simile minaccia, e se lo facessimo, verremmo sicuramente interpellati dalle generazioni future di fronte a cotanto silenzio complice.
Nel suo libro “Sin Rumbo”, Eugenio Cambaceres (1885) racconta come un dandy della generazione degli anni ’80 si suicida, facendo 'hara kiri', quando vede morire sua figlia dopo aver sofferto di una grave malattia, e con lei vede morire anche il suo destino dorato, dove l’oligarchia argentina dell’epoca crede di essere su un treno dorato che si dirige verso il suo destino trionfale, che le consente di essere il granaio del mondo, non per costruire un paese, ma per goderselo.
La relazione tra le pratiche estrattive e la distruzione della natura su scala globale e le loro conseguenze sempre più gravi, generano una grande incertezza per il futuro dell'umanità e della biodiversità. Gli accordi internazionali degli ultimi decenni si sono rivelati insufficienti ad arrestare il processo di deterioramento globale. Voler dominare e soggiogare la natura è diventato oggi un grande errore che deve essere corretto e riparato a livello materiale, a partire dall'armonia tra umanità e natura, attraverso l'educazione.
Questo processo ha operato e continua ad operare nell'educazione e nella produzione, a tutti i livelli, ed è questo che deve essere disattivato per fermare questo processo distruttivo.
[Qualsiasi persona moderatamente informata può comprendere i gravi problemi ambientali, come la perdita della sostenibilità del pianeta che già esiste e altri che si profilano all'orizzonte. Si tratta di vivere in armonia con la natura e con ogni essere vivente che la abita. La scienza e la tecnologia devono seguire il senso della vita di tutti gli esseri. Questo principio filosofico deve essere insegnato in famiglia, a tutti i livelli educativi, agli imprenditori, ai professionisti, ai lavoratori, ai consumatori e ai governanti. Sarebbe un modo per fermare la distruzione della natura e porre certi limiti alla ricerca e alla produzione dalle smisurate ambizioni.]
Come ci anticipa il riconosciuto giornalista Alberto Medina Méndez: "forse dovremmo riconsiderare se vogliamo davvero cambiare le cose. Probabilmente vogliamo solo sentirci meno in colpa, o nasconderci sotto un velo pietoso per giustificare i nostri errori, le nostre complicità e i nostri silenzi. Le nostre società sono piene di persone di valore, disposte a impegnarsi, ma è cosa salutare prendere una dimensione giusta, perché non è mai una battaglia né breve né facile.
Dall'altra parte ci saranno sempre coloro che avranno più che sufficienti ragioni per non cambiare nulla. Sono mossi da interessi settoriali, personali e politici. Sono preparati a resistere all'assalto del malcontento sociale, espresso in modo disordinato e inconsistente e senza soluzioni pratiche a portata di mano.
Sanno che, dalla parte dei cittadini, ci sono coloro che hanno delle preoccupazioni, ma non hanno il tempo o le risorse finanziarie per intraprendere battaglie prolungate. Loro, invece, hanno tutti gli elementi e sanno che il tempo è il miglior alleato. Per evitare ulteriore frustrazione e l'impotenza che ne consegue, non resta che diagnosticare correttamente il problema in questione. Per far muovere la nostra società nella giusta direzione serve molto più che avere ragione o credere di averla. Dare battaglia significa prepararsi a un lungo viaggio, costellato di insidie e delusioni. Se si è pronti a intraprendere questa strada, allora non rimane che rimboccarsi le maniche. Se invece si tratta solo di tentativi furtivi, prepariamoci a risultati scarsi.
L’impegno della società è essenziale. Forse dobbiamo capire che la tenacia non è solo un requisito in più, ma il requisito per eccellenza."
--> Originale in spagnolo
qui
* Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network